Articoli di Aliberth

La vera consapevolezza
del Chan

 

Fin da quando, una trentina di anni fa, ho cominciato a provare interesse per la spiritualità di tipo orientale, ho sentito nominare moltissime volte il termine CONSAPEVOLEZZA. Ma non mi sarei mai immaginato quale potesse essere il vero significato e la vera interpretazione che, nella spiritualità orientale, vengono date al suddetto termine. Il mio primo approccio a questa trascendente e metafisica valenza interpretativa è avvenuto allorché mi sono avvicinato alla filosofia Vedanta-Advaita, da me conosciuta nei primi anni della mia esperienza spirituale sotto l’amorevole guida del maestro Raphael. In seguito, quando mi trovai a frequentare il buddhismo, l’ho pari pari ritrovata nella meditazione del Chan, e da circa vent’anni la riconosco e la pratico.

Tuttavia, poiché anche nella normale dialettica di tutti i giorni le persone comuni usano frequentemente questo termine nelle più svariate circostanze, a tutti viene spontaneo pensare che questa consapevolezza non sia altro che una sorta di coscienza mentale appoggiata su qualcosa che ci interessa al momento. E infatti, vediamo che spesso si dice che dobbiamo essere consapevoli quando si attraversa la strada, quando si guida una macchina, o quando si esegue una qualche attività pericolosa…

Fin qui nulla da dire… anzi, se le persone fossero consapevoli almeno in queste parti-colari situazioni, di sicuro ci sarebbero moltissime disgrazie in meno e anche tantissima sofferenza in meno. Ed invece, purtroppo, nemmeno di questa consapevolezza assai più elementare ce n’è abbastanza!

 

Figuriamoci allora se ci mettiamo a disquisire circa la prajna, cioè la consapevolezza di livello superiore del Dharma, che si può acquisire soltanto dopo anni e anni di interiore lavoro meditativo! Bisogna rendersi conto che le persone ‘comuni’ (cioè, tutte quelle che non sanno nulla del Dharma), non conoscono neanche nulla della VERA Consapevolezza! Anzi, non sanno neppure che una ‘certa’ consapevolezza esista… Per questo motivo, poi, è così difficile insegnare la spiritualità autentica ai principianti ed a coloro che si presentano per la prima volta davanti ad un insegnante di Dharma.

Ora, cercheremo in qualche modo di far capire la differenza effettiva che passa tra la consapevolezza ordinaria e la consapevolezza supernormale. Purtroppo, per chi non è in grado di saper vedere il proprio pensiero introflesso non sarà certo facile capire, ma almeno qui si darà una chance per tutti coloro che sarebbero nella possibilità di capire e magari ancora non sanno di essere dotati di questa qualità spirituale. Dunque, ora provate a fare questo semplice esperimento: puntate il vostro dito indice davanti ai vostri occhi… sicuramente la vostra attenzione sarà concentrata sul dito. E questa è ciò che chiamiamo ‘consapevolezza-ordinaria’. Adesso, con decisione spostate l’attenzione dalla punta del dito a ciò che esso sta indicando… vale a dire, voi stessi. Ecco, questo è un primo esempio di ‘consapevolezza superiore’, dovuta alla introflessione della visione e della funzione pensativa.

Secondo punto: quando la vostra attenzione si è spostata dalla punta del dito a ciò che esso indica, vale a dire il vostro ‘sé’, quale immagine di ‘voi’ si forma nella mente? C’è la vostra immagine fisica, come quella che vedete nello specchio? Oppure c’è un senso di ‘essere’ senza una precisa raffigurazione fisica? E’ importante che vi accorgiate di questo, perché da come l’‘immagine’ di voi stessi appare nella mente può dipendere la potenzialità di essere idonei o meno per il sentiero spirituale…

Questo esempio dell’inversione della visione, è considerato una sorta di primo passo verso l’auto-coscienza, o auto-consapevolezza. Normalmente le persone non lo fanno, e non sono in grado di saperlo fare e, perciò, si dice che esse sono solo ‘estrovertite’. E questo è anche il motivo per cui le persone comuni sono così dipendenti dal mondo esterno, perché non sono in grado di ritrarvisi. Questa ‘inversione della visione’ è il primo passo verso la pratica della Consapevolezza Chan, perché permette finalmente di poter vedere il bersaglio del proprio lavoro…. cioè, noi stessi!

Ora, avendo fatto il primo passo, provate a sforzarvi ad ‘osservare’ il mondo, nella vita di tutti i giorni, mantenendo costantemente l’attenzione su voi stessi… cioè, anziché pensare (e aderire al pensiero) “io sto vedendo questo e quello”, provate ad invertire anche il pensiero e quindi ad accorgervi che voi state ‘osservando’ voi-stesso, proprio “mentre state guardando questo e quello…”. Se ci siete riusciti, beh, ora comincia il bello della vera pratica spirituale. Ora, non vi resta altro che portare questa scioccante esperienza alla totale completezza e continuità, abituandovi alla nuova dimensione del ‘vedere’, ma anche del ‘percepire’. Perché, questa esperienza dello ‘stare dentro di sé’ mentre si vede, va pian piano estesa anche a tutte le altre porte dei sensi, come l’udire, l’odorare, il toccare, ecc. e soprattutto nella sensazione interiore del pensare…

Se sarete capaci di fare questo, riuscendo ad acquisire e mantenere stabile, come una nuova tendenza, questa capacità di sperimentare e di essere coscienti di ‘chi-è’ che sta facendo quella data esperienza, allora potrete facilmente continuare il vostro lavoro spirituale con speranze di successo. Altrimenti, e mi dispiace dirlo, se non ci riuscite, o non capite il meccanismo, è meglio che vi dedichiate ad altre cose, magari sperando di poter diminuire il vostro karma negativo facendo opere buone e recitando preghiere e mantra. Perché, di sicuro, non siete destinati all’Illuminazione in questa stessa vita, e forse neanche nelle vite successive più prossime …

Però, c’è comunque un’ulteriore possibilità. Se siete davvero motivati ed intenzionati ad avviarvi sul Sentiero, potreste far affidamento su un valido insegnante che potrà darvi una mano. Intanto potrà aiutarvi a farvi capire ed a rendere efficaci gli strumenti, come quello dell’esempio di cui sopra, e così potrà permettervi di arrivare in profondità all’interno di voi stessi e riconoscere ciò che finora non avevate mai pensato di essere. Poi, con il tempo e la continua e costante applicazione, potreste perfino migliorare la pratica e così eliminare gli ostacoli karmici che vi impedivano di poter avere l’apertura mentale idonea alla comprensione. Per poter arrivare a questo, però, dovrete essere forti e tenaci, e non lasciarvi prendere dai dubbi, da incredulità o scoraggiamenti, come hanno fatto quei timidi e sconsiderati individui, che pur avendo avuto la fortuna di essersi affacciati alla nostra ‘Porta-senza-Porta’, dopo solo poche sedute si sono dati alla fuga, per il semplice motivo che ‘non capivano’, o non erano interessati a quel tipo di esperienza. Ma che cosa stavano veramente cercando, questi stolti, che potrebbero poi pentirsi amaramente di non essersi fermati alla Sorgente della Consapevolezza?