Articoli di Aliberth

Un mondo "virtuale" olografico?
di Aliberth, dal bollettino Nirvana News
 

Facendo seguito ai nostri precedenti articoli, purtroppo da alcuni considerati un pò criptici e nebulosi, per il fatto che trattano argomenti spiritual-metafisici o, quantomeno, non molto ‘terreni’ e quindi non attinenti, o scarsamente interessanti, nei riguardi della nostra attuale situazione di ‘esseri che vivono’ in questo effettivo mondo materiale… Tuttavia, ciò che noi vorremmo testimoniare e, in un certo modo far riconoscere a tutti coloro che sono interessati da sempre agli argomenti di profondo valore spirituale e pure dotati di spirito lungimirante per i segreti misteri dell’esistenza, è come e quanto le varie dottrine filosofiche-esoteriche (nel nostro caso, il buddhismo-Chan e l’Advaita-Vedanta), insistano nel fermamente dichiarare ed asserire senza tentennamenti né dubbi che questo nostro mondo, apparentemente così ‘reale’, in realtà non è altro che una concettualizzazione materializzata della nostra stessa mente.

 

E cioè, una sorta di ‘ologramma’, una proiezione ‘virtuale’ del karma della nostra energia mentale, intesa e percepita come ‘realtà’ a causa del velo di ‘illusione’ o ‘ignoranza-metafisica’ (avidyà) che ricopre e ottenebra totalmente la nostra facoltà intellettiva.
Questa sorta di ‘nebbia-oscurante’ (cioè, nescienza, o ignoranza) della vera realtà del modo di essere, riguardo alla essenziale natura dei fenomeni che appaiono, e degli eventi che accadono in questo mondo ‘sognato’ dalla nostra mente illusa, è ciò che in termini tecnici, nel Buddhismo e Induismo, è chiamato ‘samsara’. Questo ‘samsara’, spesso è riferito come opposto a ‘nirvana’, volendo così significare che quest’ultimo è la coscienza pura e immacolata in grado di cogliere la vera realtà dell’essere, così come essa realmente è. Ma allora perché, tutti noi esseri viventi che esistiamo insieme in questo ‘samsara’, siamo globalmente e collettivamente preda della stessa magica ‘rete-di-illusione’ (maya) che appunto ci fa credere di essere veramente ciò che crediamo di essere e ci fa credere in ciò che crediamo di vedere? Il motivo è, come dicono i sutra del buddhismo, proprio la nostra ignoranza-avidyà, che non ci permette di capire la fonte, l’origine di questo strano e meraviglioso scenario di esistenza, che noi chiamiamo ‘mondo’.
Se la coscienza, come è presumibile, attraverso i sensi e la stessa mente percepisce una cosiddetta ‘realtà’ esterna e la considera ‘reale’, è solo perché questo “senso-di-realtà” le proviene da essa stessa. Cioè, bisogna intendere che solamente la coscienza è reale, e non tutto ciò che essa percepisce… Infatti, quando questa coscienza lascerà questo mondo (il livello energetico di manifestazione), non sarà essa a sparire, bensì proprio ciò che lei percepiva, vale a dire, questo mondo. Anche se, per le altre entità esistenti, sembrerà che quando una persona muore, sia proprio essa a sparire da questo mondo, nella realtà dell’individuo che lascia questa esistenza, è proprio questo mondo che invece svanisce… Perciò, il vero significato di ‘realtà’ è quantomeno oggettivamente relativo ed opinabile.
Perché questo è quello che veramente accade, anzi è costretto ad accadere, in questo mondo ‘samsarico’ condizionato dal ‘KARMA’. Tutto ciò che viene da noi interpretato, è a causa della ‘visione-dualistica’. Cioè, il vedere il mondo solo nel suo effetto finale.
Se si potesse conoscere, e comprendere, la genesi di come il mondo è stato costretto ad essere, si capirebbe facilmente che questo scenario, in cui le cose appaiono in un modo così ‘preformattato’, non può essere frutto di una scelta occasionale. Ma è il risultato karmico di scelte, e conseguenti azioni, fatte da tutte le menti universali che hanno voluto esistere ed entrare nella manifestazione e dai successivi risultati-evento, resi obbligati dalla legge di ‘Causa ed Effetto’. Ecco perché, nonostante che questa ‘visione-dualistica’ non sia la verità, per noi non vi è assolutamente scampo dalla interpretazione di una presunta ‘realtà’ delle cose così come ci appaiono, e in definitiva così come poi esse sono effettivamente per noi.

Facciamo un esempio. Provate a toccare un qualche oggetto non con le mani, o con il corpo, ma solo con la vostra mente…. Vi accorgerete che non potrete percepirne la grossolanità materiale, perché per sentire quella, dovreste usare il tatto, che è l’organo di percezione della pelle e del corpo fisico il quale, appunto, è anch’esso materiale. Però, se fermate la vostra percezione solo alla vista, o al più all’udito ed al pensiero, quindi alle altre facoltà della mente sensoriale, essendo queste più sottili del tatto e, quindi, della materia di cui lo stesso corpo è formato, potrete consapevolizzare che gli oggetti, toccati soltanto con i sensi più sottili, non presentano più la loro tangibilità materiale in modo così fortemente e così ‘realmente’ sostanziale… Oppure, se i vostri occhi stanno distrattamente osservando degli oggetti posti davanti a voi, ma la vostra mente nel frattempo sta pensando a qualche altra cosa di fortemente coinvolgente, nel momento in cui foste veramente e totalmente auto-consapevoli, vi accorgereste che gli oggetti percepiti dagli occhi, privati però dell’energia della focalizzazione attiva, quasi vi sembrerebbero come degli ‘ologrammi’, o proiezioni luminose, senza vera sostanza.
Questi esempi, perfettamente constatati dai meditanti, provano che la nostra presunta convinzione di una realtà esterna è solo apparente e immaginaria. Tuttavia, questo non significa che noi dovremmo snobbare o svilire completamente l’idea di una ‘realtà’ relativa che, invece, è ben esistente e debitamente da considerare importante. Infatti, se noi non dessimo almeno un certo senso di ‘verità’ alla realtà che ci circonda e che costantemente viviamo nella nostra vita di tutti i giorni, potremmo correre il rischio di affondare in un mare di ‘vuoto nulla’, che non è quella vacuità, descritta dalle dottrine e dai sutra, piena di potenzialità e che fa esistere tutto ciò che esiste. Una negativa ed errata interpretazione della Vacuità, sarebbe nondimeno terribilmente pericolosa e deleteria, perché oltre a non permetterci affatto di arrivare alla ‘comprensione’ della ‘verità’, risulterebbe di nuovo essere la ‘causa-prima’ della nostra ignoranza-avidyà di cui sopra, che è proprio quella ‘fonte-originaria’ che attiva la diabolica e perversa catena dell’Originazione Interdipendente (pratityasamutpada), causa delle samsariche rinascite e della nostra incapacità di ‘vedere’ la vera realtà dell’Essere.
E a proposito di meditazione: chi ha praticato sul serio la giusta e corretta ‘meditazione sulla vacuità’ sa perfettamente a cosa mi riferisco, quando parlo di ‘mondo irreale’. Infatti, già nel corso della seduta meditativa, ma in seguito anche giornalmente, nella cosiddetta ‘meditazione in azione’ (che è lo stato meditativo costante di un realizzato), si impara a distinguere i vari stati della mente. Quello coinvolto e attaccato che ‘crede’ nel mondo e nei fenomeni e che va tenuto costantemente ‘sotto-controllo’, e quello silenzioso e distaccato, che permette la libera visione e percezione delle cose senza sentirvisi attratti e imprigionati. Nello stadio di mente libera e distaccata, il mondo stesso non vi verrà più incontro…  Infatti, cominceranno prima a diminuire, e poi a cessare, tutte le influenze che rendevano la mente partecipe dello stato coinvolto e attaccato tanto da farla essere costantemente protesa verso l’esterno, proprio come accade alle persone cosiddette ‘ordinarie’, che sono così ‘coinvolte e attaccate’ agli eventi ed alle persone con cui si relazionano nella loro vita illusoria.
Io stesso, tempo addietro, quando non conoscevo la verità interiore, quasi in modo morboso anelavo e bramavo le cose del mondo, le persone, gli avvenimenti e cercavo che queste cose, persone ed eventi fossero sempre alla mia portata. Caparbiamente desideravo il contatto e l’incontro con individui ‘importanti’, amici influenti, situazioni piacevoli e cercavo sempre la compagnia di persone dell’altro sesso. E, queste cose, anche se non in maniera soddisfacente, occasionalmente accadevano… Venivo anch’io cercato e (talvolta) anche gratificato. Mi ricordo che, agli inizi e per tutto il periodo in cui praticavo il Sentiero, ma ancora non conoscevo la verità, qualcuno mi cercava per conoscerla a sua volta, qualche organo di informazione mi cercava per delle interviste, perfino qualche personaggio ‘importante’ chiedeva informazioni su di me…
Per fortuna ora, e questo fatto mi conferma la mia avvenuta emancipazione spirituale, io non cerco più nessuno. Non ho più alcuna ambizione ‘mondana’. Non mi interessa più quel che succede ad un passo da me. Gli altri esseri umani sono visti, dalla mia mente silenziosa e distaccata, come mere rifrazioni speculari della mia stessa persona, ombre del mio essere che esistono solo nella ‘realtà virtuale’ del mio sogno di vita. E, quindi, come tutti i personaggi dei sogni notturni che al mattino quando ci si risveglia svaniscono e spariscono, così i personaggi di ‘questo sogno vivente’ sono tutti in procinto di sparire e svanire. Perciò, che cosa potrei mai aspettarmi da essi? Ed infatti, quegli stessi personaggi che tanto inseguivo prima e che a loro volta avevano con me interscambi e relazioni, ora sono svaniti sul serio. In effetti, io non cerco più nessuno ma, pure, più nessuno cerca me… A nessuno più importa se io conosco la verità, o meno. Perché questa è solo la mia verità, dato che questa verità, che poi è la verità di tutti quando tutti capiranno di essere in realtà UNA SOLA COSA, porta proprio alla vacuità. Che è, appunto, la verità del vero modo di esistere dei fenomeni.
Tuttavia, non tutti gli esseri sono realmente spariti. Infatti, se qualcuno viene da me per imparare il Dharma, allora io mi faccio in quattro per insegnarglielo. La vera compassione del buddhismo è riscontrabile proprio in questa situazione. Non tanto nel fare l’elemosina ad un qualche essere che è stato punito dal suo karma, quanto quello di informare e rendere consapevole quell’essere proprio del suo karma. Così, anch’egli potrà dar avvio al suo cammino di liberazione ed emancipazione (dal karma, e dalla sua condizione di miseria). Forse, questo mio oscuro lavoro, in una sola vita non sarà sufficiente a redimere quell’essere sfortunato, ma col tempo, in altre vite, l’aiuto dato dalla conoscenza del Dharma, potrà veramente aiutare lui e tutti gli altri….
In conclusione, vorrei raccomandare fermamente a tutti di studiare e comprendere bene il significato della dottrina della ‘vacuità’, anche cercando lumi in questo sito, poiché solo comprendendo bene il vero significato della vacuità si può arrrivare a concepire, serenamente e felicemente, il vero modo di esistere dei fenomeni e di noi stessi, vale a dire il mondo, che è tutto quanto quello che sta intorno e dentro di noi, e che miracolosamente ci accoglie e ci ospita, fintanto che possederemo questo corpo materiale, fatto della stessa sostanza di vacuità di cui è composto tutto ciò che esiste. Il mondo è vero, fintanto che noi crediamo di essere ‘veri’ nel modo in cui siamo soliti apparire, ma il mondo diventa evanescente ed irreale come il sogno notturno, non appena ci illuminiamo ed arriviamo a cogliere la nostra stessa vera realtà di essere, cioè una pura e immacolata coscienza, o luminosa mente spirituale, aldilà del nostro pesante e doloroso fardello materiale in cui, invece, falsamente ci riconosciamo.