VACUITA’, SAMSARA E NIRVANA di Aliberth

(INCONTRO del 15/5/2000 – tenuto al Centro Nirvana di Roma)

 

   Questa sera credo sia utile riprendere il discorso sulla Vacuità: cercheremo di capire un po’ meglio il significato di questo termine. Anche se nell’uso comune noi non siamo avvezzi ad usarlo, si può comunque dire che, nella realtà dei fatti, tutte le cose, comprese le persone, ne sono totalmente intrise. Noi, pur non avendone coscienza, siamo tutti immersi nella Vacuità e non sappiamo assolutamente cogliere in che modo essa si manifesta nella nostra mente.

   Secondo il Chan, Vacuità e mente sono spesso usati come sinonimi, perché entrambi rappresentano lo spazio vuoto e misterioso, che però è PIENO di energia e per questo motivo dà vita ai fenomeni universali e individuali del Macro- e Microcosmo. Nella terminologia Sanscrita il termine Vacuità si esprime con SHUNYA o SHUNYATA’, che letteralmente significano Vuoto e Vuotezza.

   Abbiamo visto, però, che questo Vuoto si riferisce esclusivamente alla caratteristica ‘vuota’ dello spazio che, proprio per questa ragione, può accogliere in sé la ‘piena’ possibilità della manifestazione. Allora come si concilia l’apparente contraddizione tra ‘Vuoto’ e ‘Pieno’ che, come tutti i significati opposti delle cose, sembrano ostacolarsi e annullarsi l’un l’altro?

   Per chi conosce il Chan (o lo Zen), o almeno ha una certa infarinatura con le sue famose contraddizioni, questo fatto non è nuovo e non è un problema. Infatti il metodo di ricerca del Chan è proprio basato sulla contraddizione e sul paradosso. Più avanti vedremo meglio come verrà chiarita la presunta opposizione tra i termini ‘vuoto’ e ‘pieno’ nel contesto in cui, quando si approda alla mente Chan, tutti gli opposti si riconciliano sovrapponendosi e riunificandosi.

   Tra l’altro, VACUITA’ è un concetto che, nel nostro modo di esprimere i significati, non ha lo stesso valore del termine spirituale usato nel Chan e nel Buddhismo in generale. Siccome noi occidentali dipendiamo esclusivamente dalla interpretazione dualistica dei termini e della loro funzione, nella nostra interpretazione mentale questo termine ci spinge inesorabilmente verso un estremo ‘polarizzato’, in contrasto ad un altro estremo. Si dà quindi il caso che il termine “Vacuità”, per sua stessa analogia, impedisca alla nostra mente di coglierlo nel suo secondo aspetto di ‘vuoto riempibile’.

   Questo è il problema della difficoltà di comprendere il vero significato di SHUNYATA’. Dato che questo termine produce in noi quasi un significato di ‘annichilimento’, cioè una sorta di annullamento, di scomparsa di tutto ciò che riguarda la nostra persona e la nostra esperienza del mondo. Sembra quasi voler significare una violenta mano gigantesca che, togliendoci tutto ciò che per noi è comprensibile, compresa la nostra individualità, ci trascini in una specie di “buco nero” mangiatutto, in cui tutto sparisce in una misteriosa e indecifrabile forma di … NULLA.

   Tutto ciò genera una certa paura ancestrale, un “horror vacuii” metafisico, una spettrale porta oscura da attraversare con terrore, il cui risultato paventato sarebbe uno ‘svuotamento’ del nostro Io. Il quale Io, recalcitrante come un cavallo imbizzarrito, tenta di opporsi con tutte le forze all’inghiottimento verso questo vuoto baratro cosmico. Ecco lo scenario dantesco che la mente della persona ordinaria subisce al solo sentire questa espressione e, ne siamo sicuri, tutto ciò stravolge il vero significato della Vacuità.  In ogni modo, il concetto di Vacuità nella prefigurazione spirituale, di sicuro vuole significare uno svuotamento di un Io ‘troppo’ pieno, troppo tronfio, troppo carico. Ma nel più profondo aspetto dell’Insegnamento Zen e della Madhyamika (Via di Mezzo) del Buddhismo, Vacuità non sta a significare un estremo da dover raggiungere, una direzione obbligata verso l’annichilimento e l’eliminazione drastica dell’Io. Non è così, ma è per questo innato fraintendimento della nostra mente ordinaria che non ci è facile accettare, e nemmeno comprendere, il vero significato della Vacuità. Come, d’altra parte, non sarà facilmente accessibile la comprensione immediata di termini come Samsara e Nirvana, che dalla Vacuità sorgono con l’apparente scopo di volerla modificare. Se in partenza noi opponiamo una barriera, un’ostruzione, veniamo immediatamente impossibilitati ad una comprensione reale ed istantanea del contesto in cui questi termini DEVONO essere usati. Perciò, tornando alla Vacuità, si presume che essa indichi una condizione del tutto diversa dal valore etimologico con cui la nostra mente la concepisce.

   Proprio perché la nostra mente “immagina” che la Vacuità sia QUALCOSA, siamo lontani mille miglia dal suo vero significato e ciò rende assai più difficile non solo la nostra comprensione personale, ma perfino il suo stesso Insegnamento. Gli antichi Saggi conoscitori della Vacuità, nel passato si sforzarono di dichiarare la verità di come essa doveva realmente essere appresa e compresa, ma essi si rifiutarono fermamente di raffigurarla. Lo stesso Buddha, nel famoso discorso silenzioso in cui mostrò il fiore a Mahakasyapa, mostrò apertamente il significato della Vacuità, ma nessuno riuscì a comprendere né il gesto né il significato di esso, salvo appunto il solo Mahakasyapa.

   Se in quella occasione fu così difficile, per i più prossimi discepoli del Buddha, comprendere istantaneamente la Vacuità, figuriamoci se la comprensione di un simile arcano possa essere lampante per le nostre menti. Come può, alle nostre menti ipertecnologiche e materialistiche, esser chiaro che la Vacuità sta lì soltanto per dimostrare la Natura della Realtà che ci circonda, sempre in ogni istante ed in ogni condizione? Quella stessa Realtà che ininterrottamente viviamo e che, da sempre, vediamo ed ascoltiamo nella nostra vita di tutti i giorni?

   Il punto allora è: ma noi siamo veramente capaci di percepire la Realtà che ci circonda, nel modo in cui Essa realmente è? La risposta inevitabilmente, che ci piaccia o no, è purtroppo Assolutamente No! Tutte le Tradizioni Sapienziali dell’antichità, ci hanno ammonito sul fatto che la nostra mente ignorante non può percepire né conoscere la VERA Natura della Realtà. Quindi, come potremmo concepire la comprensione della Vacuità, se prima non si riuscirà a comprendere la Realtà? Realtà e Vacuità sono strettamente interrelate, sono come l’aria ed il respiro, se non c’è l’una non può esservi l’altro.

   La mente umana, umanizzata, percepisce una forma di realtà coperta e filtrata dal proprio obbligo, inevitabile e insormontabile, a dover pensare! Tutto ciò che appare all’istante, sullo schermo ricevente della mente umana, viene all’istante trasformato in una forma di percezione e comprensione “personalizzata”. Se non fosse così, chi mai potrebbe relazionarsi col mondo sociale degli umani? Questo spiega l’incapacità, o meglio la condizionalità, della mente umana a non poter avere una visione reale delle cose, perché noi siamo costretti a vedere la realtà, così come fa comodo a noi! In questo condizionante aspetto obbligatorio di percezione della Realtà, il concetto di Vacuità, nel suo vero modo di essere, non trova posto. Un po’, come i concetti astratti di NULLA o MORTE i quali, non potranno mai essere testimoniati nel loro reale valore di sperimentazione. Il Nulla, così come la Morte, non può essere sperimentato efficacemente dalla mente umana, perché se noi sperimentiamo il Nulla come un qualcosa da poter essere sperimentato, non può essere il Nulla. La stessa cosa dicasi per la Morte, quindi vediamo che SONO i limiti della mente umana, i veri impedimenti a comprendere le cose incomprensibili…

   Tutti noi che siamo qui presenti, abbiamo una certa nozione di essere vivi e di essere esistenti in un mondo composto di cose esistenti, di cose che possono venire ad esistere e di cose che non esistono più. Nessuno però riesce pure a considerare di trovarsi in un mondo pieno di cose che, forse non esisteranno MAI! Questa, per quanto vagamente improbabile ad essere concepita, è una traccia che può spiegare il significato di Vacuità, la quale comprende in sé sia l’esistenza e sia la non-esistenza. Ora, noi possediamo una mente limitata che può chiaramente comprendere soltanto lo stato di esistenza, mentre per lo stato di Non-esistenza può fare solo un lavoro di immaginazione concettuale. Malgrado ciò, non è assolutamente certo che la nostra mente possa cogliere, nel modo esatto, neppure un’ombra della verità di ciò che NON conosce o di ciò che CREDE di conoscere.

   Vacuità sta a indicare la condizione inconoscibile di PRIMA dell’esistenza, cioè lo STATO VUOTO, il quale nella sua realtà, rimane sempre simile a se stesso, anche quando e se verrà riempito da cose esistenti. Questa rivelazione fa immancabilmente decadere il concetto di una Entità personale autoesistente, più o meno chiamata Dio, che possa creare e distruggere a suo piacimento le cose di questo o di altri mondi. Se vogliamo a tutti i costi, credere in un Dio esistente in un certo modo, allora dobbiamo pensare a DIO come una ENERGIA onnipervadente, che risponde solo alle sue Leggi immutabili e che non è per niente interessato, né tantomeno responsabile, a ciò che accade nel piccolo mondo degli umani. Sono infatti, proprio i piccoli umani che si affannano a sindacare l’esistenza, mai veramente provata nel modo attribuito, di questa Entità antropomorfa a cui è stato dato il nome di DIO. Se vogliamo a tutti i costi, cercare un Dio anche nel Buddhismo e nello Zen, allora dobbiamo dare alla Vacuità quel ruolo che ha le caratteristiche di Dio. Ma questa è chiaramente soltanto un’operazione forzata e di comodo per coloro che, inguaribilmente vogliono attribuire il potere di tutto ciò che esiste ad un Artefice Assoluto, o la colpa di tutto ciò che va male ad un supremo capro espiatorio metafisico.

   Ecco perché, come detto all’inizio, la Vacuità e la Mente rispecchiano lo stesso potere e possono interscambiarsi, nel loro significato ultimo. Nella Mente, prima e anche dopo la sua temporanea modificazione in ‘mente umana’, esistono tutte le caratteristiche del potere attribuito a Dio stesso. Infatti, la Mente crea e distrugge, produce il bene ed il male, il piacere ed il dolore, la santità e la perversione. Quando è attiva dona vita alle cose e quando è spenta, le disattiva. Quando è pacifica ha in sé le migliori qualità dell’amore e della benevolenza, ma nello stato agitato è un Dio irascibile e furioso che colpisce e distrugge tutto.

   Come si può vedere, questo continuo sorgere e sparire dei fenomeni all’interno della mente è la perfetta caratteristica della Vacuità stessa. Non c’è alcunché di stabile, di eternamente fisso, di fermamente esistente per sempre, nei fenomeni generati e contenuti nella mente; e tutto questo è GIA’ Vacuità. Allora, tutto ha origine in questo misterioso stato, impossibile da comprendere, finché siamo coinvolti nella natura umana, a causa della nostra intima convinzione di esistere in un mondo materiale. Il quale mondo materiale, benché sottoposto evidentemente alle leggi del cambiamento e della Causa ed Effetto, nella sua essenza non ci dà modo di percepire in profondità la natura di queste leggi. Questa radicata convinzione è già il sintomo della malattia della mente umana, costretta a funzionare in termini di polarità dualistica, a causa dell’AVIDYA’ metafisica, e perciò ormai irrimediabilmente smarrita nel mondo samsarico del nome e della forma. 

   Questo stato “iniziale” a cui si è dato il nome di Vacuità, questa specie di BIG-BANG della Mente Assoluta e di quella individuale, è il <motore immobile>, la matrice sorta dal nulla, la fonte senza fonte in cui tutto è, è stato e sarà, possibile di manifestazione. Ma, attenzione, anche di NON-MANIFESTAZIONE! L’Essere ed il Non-Essere in una perfetta simbiotica interconnessione, l’esistenza e la non-esistenza prima ancora che diventino tali. L’incapacità della mente umana a cogliere questo aspetto non palese e non evidente, della invisibile Realtà che soggiace a se stessa incurante del fatto che noi si sia o meno capaci di comprenderla, è dovuta proprio al misterioso potere della Vacuità. Si tenga comunque presente che ‘VACUITA’ è soltanto un nome, un termine scelto in forma epistemiologica, forse per farci avvicinare il più possibile al significato, dato che non esiste per la mente umana un modo di poter comprendere meglio questo significato. Se non quello, destinato a pochi individui estremamente motivati, di sperimentarla direttamente, per mezzo del processo meditativo di auto-consapevolezza.

   D’altra parte i buddhisti, e in particolare gli adepti del Chan, hanno assai efficacemente utilizzato questo termine, specialmente coloro che sono giunti alla sperimentazione diretta dell’Illuminazione. In fondo, questa essenziale condizione, colta personalmente con la mente vuota e libera, quindi non più prigioniera del condizionamento egoico, a cavallo tra la propria sperimentazione e l’effetto che se ne riceve, proprio questa è chiamata Illuminazione. Ora si capisce perché Vacuità è anche considerata sinonimo di Mente Originaria, cioè la Mente Illuminata: Causa ed Effetto perfettamente combacianti ed identici. Insomma, quanto più lasciamo scatenare la nostre abitudini mentali incontrollate, tanto più la Vacuità sarà riempita da queste nocive abitudini. Più ci interessiamo ai valori mondani, ricercando l’acquisizione di beni e sensazioni materiali, gratificazioni personali, affetti egoistici ed erudizioni concettuali, e più la Vacuità sarà colma e condizionata da queste cose. Conseguentemente, più la nostra mente coi suoi bisogni egocentrici, sarà lontana e dimentica della sua Natura Fondamentale, e più la Vacuità, da pura e assoluta qual è, tende a diventare un contenitore temporaneo di illusioni e verità relative. In questo caso, Essa diventa sinonimo di MAYA, cioè l’aspetto illusorio e apparente della Realtà, quella che appare alle nostre menti ignoranti ed imperfette: una sorta di sogno irreale sovrapposto alla Verità Assoluta.

   Per questo motivo, la Vacuità originaria, pura e libera come la Mente Fondamentale, viene stravolta e costretta a causa dell’ignavia coscienziale delle menti umane a trasformarsi in una energia corrotta che crea il mondo delle apparenze, cioè il SAMSARA. Ma non è che essa cambi in modo reale ed assoluto, perché nella sua Natura è contemplata la possibilità di manifestarsi in qualunque modo, a seconda del livello di ricezione della mente che la sperimenta. Se questa energia resta pura e incondizionata alla sperimentazione di una Mente Illuminata, allora la Vacuità si manifesta nell’aspetto di NIRVANA.

   Il SAMSARA, dunque, è lo stato di sperimentazione dell’esistenza, nel modo in cui la quasi totalità delle menti umane è costretta a conoscerlo col termine VITA. Il Samsara è connesso con le problematiche della relazione dualistica di bene e male, gioia e dolore, Io e Tu e tutte le coppie di opposti che rendono questa esperienza altamente instabile e insicura. Mentre, il NIRVANA, pur manifestandosi nell’aspetto esteriore con le stesse situazioni, cioè con le stesse regole di mutamento e impermanenza della Vacuità, è la condizione mentale di un Essere che è in pace con tutte queste manifestazioni. Non avendo nulla da preoccuparsi, anche nell’illusorietà degli avvenimenti, la Mente di un Essere Illuminato, vive la Vacuità come la Realtà e, questo fatto, si stabilisce in essa come Nirvana.

    La Vacuità è, si può dire, come uno spazio vuoto che, se pervaso dal profumo di una rosa appare piacevole, mentre se è inondato dal fetore di cose marce, diventa insopportabile e sgradevole. E così sono i suoi aspetti di Samsara e Nirvana: ma una volta eliminati e svaniti il profumo ed il fetore, che cosa rimane? Ecco come può essere compresa la Vacuità e, di conseguenza, la Natura Ultima della Mente, che non cambia e non muta né aggiungendo né togliendo, né sostenendo né negando qualsiasi cosa. Soltanto l’effetto sperimentato muta e cambia, a seconda del livello mentale di coloro che fanno l’esperienza, spiacevole o gradevole, perché si coglie il momentaneo stato di essere individuale della stessa sperimentazione.

   Allo stesso modo, non è possibile comprendere la Vacuità (come pure la Natura della Mente) se ci si attacca e ci si basa su questi aspetti mutevoli e cangianti della Verità. La Vacuità, coi suoi aspetti apparentemente opposti di Samsara e Nirvana, è la nostra stessa Natura Reale che può essere colta quando tutti gli sprazzi di energia, che danzano dentro la stessa Vacuità, si sono acquietati. Il nostro frenetico modo di vivere, le nostre tendenze automatiche, i pensieri stravaganti e, soprattutto la nostra Ignoranza Primordiale, SONO quegli sprazzi di energia. Essi sono l’impedimento, l’ostacolo ed ogni altra forma di difficoltà che impediscono la Comprensione silenziosa e pacifica della vera natura delle cose e della nostra stessa mente.

   Tutto questo mondo di meraviglie e tutti i mondi mentali noti o sconosciuti, la nostra vita di adesso e quelle sperimentate in altre esistenze, sono agevolate e permesse proprio dalla composizione della Vacuità. Come pure l’interdipendenza dei fenomeni, la loro reciproca compenetrazione, tutte le manifestazioni viventi, compresi gli oggetti inanimati, la successione di eventi temporali e spaziali, la coesistenza delle menti individuali in un'unica Mente Assoluta, tutto ciò è permesso e stimolato dalla Inconcepibile e Insondabile Vacuità. Perciò il Saggio ottiene la cosiddetta Realizzazione attraverso l’acquietamento delle funzioni pensative e sensoriali della propria mente. C’è una precisa ragione per cui uso il termine “acquietamento” e non, per esempio, “sparizione”: perché l’acquietamento è proprio il risultato che deriva dalla comprensione dell’insegnamento. Mentre, negli stati meditativi forzati può accadere che la mente, momentaneamente, sparisca, oppure nella morte fisica si può pensare che la stessa mente “sparisca” definitivamente, in realtà la mente NON PUO’ SPARIRE. Essa può soltanto essere modificata e, quindi, per farla ritornare alla sua originaria qualità, bisogna ACQUIETARLA.

   Il sorgere e sparire dei fenomeni E’ proprio la peculiarità della Vacuità e della Mente Fondamentale, ma non della mente umana, che è già una modificazione di Esse. Perciò, per mezzo della comprensione della Vacuità, ottenuta con un lungo e continuato training meditativo, possiamo ridurre al minimo e quindi acquietare le funzioni esasperate e incontrollabili della nostra mente umana. In questo modo, se ci identificheremo finalmente nell’assoluta Natura della Vacuità anziché nel personaggio egoico, esso prima o poi dovrà sparire e con esso, anche i disturbi della nostra mente.

   Probabilmente, questa è la spiegazione dei “miracoli” apparentemente impossibili, tramandatici dai resoconti storici, in cui è narrato che i grandi Esseri riuscivano a creare dal nulla o a far scomparire forme o personaggi apparenti. A volte  loro stessi potevano trasformarsi in altre persone oppure facevano apparire personaggi illusori che sembravano reali. Comunque, piuttosto che esaltare questi poteri miracolosi (Siddhi) è assai più importante avere coscienza di come funziona questo grande Mistero e trarne i dovuti approfondimenti. Come abbiamo già detto, la mente umana non comprende facilmente le differenze che dividono la realtà della coesistenza simultanea tra l’esistente e il non-esistente. Purtuttavia, il Chan spiega con molta pazienza che, in realtà, una vera differenza tra questi due stati non può esistere, perciò per coloro la cui mente è arrivata FERMAMENTE a questa verità, non è impossibile generare dal nulla una o l’altra delle due condizioni.

Allora a cosa dobbiamo credere?  Alla nostra innata e imperfetta capacità di poter vedere l’esistenza come una serie infinita di manifestazioni separate, in cui la non-esistenza è soltanto una fase intermedia non conoscibile? Oppure, non è forse meglio credere all’Insegnamento del Chan, che ci proviene dai grandi Saggi che hanno sperimentato la Verità, e che ci dichiara che la Realtà è un INSIEME, una totalità di essere e non-essere simultaneo e contemporaneo di tutto ciò che esiste? Teniamo in considerazione che, per lo Zen, il termine “non-esistente” non è esattamente il contrario di “sempre-esistente”, dato che quest’ultima espressione, per lo Zen, è appunto impossibile, praticamente “inesistente”.

   Per Il Chan non può esservi NULLA che sia “sempre-esistente”, per cui proprio per questo, NULLA può essere “non-esistente”.  Se vi fosse anche una sola cosa (ad esempio l’Io, a cui spesso la nostra mente concede l’illusione di ritenersi “sempre-esistente”) che non rispondesse a questa verità, non potrebbe esservi spazio per nessuna altra cosa esistente. Avete capito? Vi sarebbe soltanto un enorme, immenso, infinito ‘Io’ che coprirebbe tutto lo spazio, impedendo a qualsiasi altro fenomeno la pur minima possibilità di concomitante esistenza.

   Vediamo che questi ragionamenti, seppur logici da un certo punto di vista, sfiorano inevitabilmente i limiti dell’assurdo e dell’illogico, perché la nostra mente concettuale non ce la fa a seguirli in modo comprensibile. Anzi, la nostra mente reagisce proprio con una volontà contrappositoria con l’intento di confutare all’infinito, nel tentativo di voler ricondurre tutti questi concetti nei limiti di una logica comprensibile. Così facendo, perde inesorabilmente l’occasione di bloccarsi, di rivolgersi verso se stessa e quindi di sondare e investigare i propri limiti.

   Questo è il fondamentale errore che impedisce alla mente ordinaria, a cui siamo incatenati, di espandersi oltre la sua portata e poter arrivare a comprendere l’insondabile Verità Assoluta ed i continui messaggi che giungono dalla Vacuità della Mente Fondamentale. Perciò è necessario che si stabilisca il metodo per giungere alla tacita comprensione di questi valori apparentemente contrapposti. La verità dell’esistenza e non-esistenza, dell’essere e del non-essere, di mente e non-mente, di Io e Non-Io, di SAMSARA e NIRVANA, tutto deve venire assorbito e compreso per mezzo della pratica Chan. Con lo studio degli insegnamenti e con la pratica meditativa appropriata bisogna uscire dalla ordinaria concezione di come noi interpretiamo il modo di esistere dei fenomeni. Bisogna instaurare una continua indagine ed una reiterata introspezione della nostra stessa mente ordinaria, così com’è, per arrivare alla Verità dell’ASSOLUTO. Grazie alla nostra mente, vero Bene Supremo, e con l’ausilio di una sana Meditazione, cosciente e silenziosa, e proprio indirizzata verso la mente stessa e sulla sua Vacuità, arriveremo presto ad intravedere i limiti stessi della mente. Potremo quindi scoprire il modo per superarli, non in modo concettuale e superficiale, bensì in maniera definitiva con la risposta non verbale proveniente dalla Intuizione Profonda (Prajna), vero benefico supporto che si rivelerà essere la Voce segreta della Mente Fondamentale.

   Se una persona possedesse la mappa di un tesoro incalcolabile e decidesse di gettarla via, contentandosi di pochi spiccioli raccolti in terra, pur di evitare di affrontare la ricerca del tesoro con un viaggio difficile, sarebbe certo molto stupido. Così, coloro che si contentano di vivere nell’ignoranza samsarica e nell’oscurità della mente umana, vengono considerati più che stupidi, anzi uccisori della loro Coscienza, proprio perché non affrontano il deciso lavoro del Dharma della Mente. Essi, avendo paura o scetticismo, rinunciano alle delizie di un Nirvana quiescente, privo di angosce e sofferenze mentali per restare nella loro penosa condizione. Cosa si può sperare di ottenere, andando in direzioni diverse dalla Verità che illumina la Coscienza della Mente? Quante altre sofferenze aspettano coloro che non conoscono il proprio destino e non vogliono far nulla per svelarlo a se stessi? Continuando imperterriti a produrre pensieri contrastanti, opinioni discordanti e giudizi insofferenti, non facciamo altro che ostacolare e ritardare, quasi a farlo apposta, la scoperta del tesoro, continuando a lasciarlo nascosto e sepolto nell’isola segreta della Mente.

   Il risultato di un simile cieco comportamento è la continuità di esistenza di questo “Carnaio” che verrà ancora e ancora alimentato dalle coscienze insane ed ignare, con la ininterrotta produzione di materia purtroppo destinata a decomporsi e a degenerarsi senza fine e senza scampo. E l’effetto infernale di questo risultato è il nostro andare, venire e tornare in questo “carnaio”, in cui siamo soggetti ad una inutile e vana rincorsa dietro il nostro desiderio di felicità che, inevitabilmente si tramuta in incombenti atroci sofferenze. Come falene tremanti attratte dalla fiamma adescatrice, in cui poi andiamo inesorabilmente a bruciare, le nostre menti che non riescono a trovare la via d’uscita, sono come prigioniere in una casa in fiamme. I nostri desideri, la brama di vivere e le passioni sono le pareti di essa; la nostra avversione, l’antipatia ed il rifiuto di ciò che non ci piace è il tetto; ed il carburante che alimenta il fuoco è, senza alcun dubbio, l’ostinata ignoranza con cui facciamo finta di non credere agli avvertimenti del Dharma, e la volontà di non applicarci al metodo di salvezza spirituale.

   La Visione Interiore della Coscienza che comprende la Vacuità, è l’Acqua Santa che può spegnere le fiamme, è la Chiave Magica che può aprire la porta della prigione, è la Luce che illumina e rende felice la mente. Essa, semplicemente osservando se stessa, cogliendo appieno il proprio pensiero, ristabilendo il giusto e corretto funzionamento spontaneo dell’energia della Coscienza, può invertire il processo, il vizioso circolo con cui l’Ignoranza fornisce alimento al “Carnaio”. Vedendo i nostri pensieri di desiderio, di  avversione e di tutti gli altri innumerevoli difetti mentali, pronti a manifestarsi come una carica di bufali impazziti, possiamo fermare la triste Ruota delle rinascite nel mondo della sofferenza.

    Ricordiamoci, in fin dei conti, che anche tutti questi difetti mentali, così come il “Carnaio”, la prigione e le fiamme sono, in realtà, soltanto mere illusioni di una mente erronea. Una mente illusa crea catene e fiamme illusorie, infelicità illusorie, piaceri effimeri e volatili, ma poiché essa ci crede fermamente a queste apparenze illusorie, tutte queste produzioni da essa generate appaiono “reali” e, perciò, la mente viene costretta a sperimentarle come tali. Ecco perché la nostra stessa esistenza, in realtà, è solo VACUITA’, pur apparendo così fortemente “reale”, ed ecco perché, poi, è così difficile far scomparire questa pseudo-reale apparenza di SAMSARA e NIRVANA, anch’essi illusori.               ----------------------------JJJ

 

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