Traduzioni di Dharma

Che cosa è il Chan?
Una conferenza del Maestro Sheng-Yen (1977)
http://www.westernchanfellowship.org/what-is-chan-shengyen.html
Trad. di Aliberth Meng
© Western Chan Fellowship, UK, 1999. May not be quoted for commercial purposes. Anyone wishing to quote for non-commercial purposes may seek permission from the WCF Secretary.
 

Nel 1977, Shifu era all'inizio della sua carriera di insegnamento in America. Egli fu invitato a tenere conferenze in vari luoghi, e queste erano mirabilmente tradotte.

In questo discorso, la nitida visione del suo training finale di Chan, che Shifu aveva portato dalla Cina e dal Giappone, è chiaro agli occhi di tutti. Poiché abbiamo stabilito di creare un canale adatto per l'Europa, questo articolo ha una utile e sorprendente forza di persuasione. Esso è stato pubblicato in un piccolo libretto, di cui probabilmente ne restano solo poche unità. Tim Paine stava rovistando nella biblioteca di Maenllwyd, quando si è imbattuto in esso e ne vide la sua eccellenza. Fu infatti una ispirazione per la prima visita di John Crook al  Chan Centre di New York. Siamo molto lieti che Tim lo abbia riscoperto e abbiamo fiducia che i nostri lettori lo troveranno ugualmente stimolante. Shifu ci ha dato il permesso di riprodurlo qui.

 

Vorrei iniziare dicendo che il Chan non è la stessa cosa della conoscenza, tuttavia la conoscenza non è completamente separata dal Chan. Il Chan non è solo religione, però i risultati della religione possono essere raggiunti attraverso il Chan. Il Chan non è filosofia, ma la filosofia non può in alcun modo superare lo scopo del Chan. Il Chan non è scienza, però lo spirito di mettere in risalto la realtà e l'esperienza è necessario anche nel Chan. Pertanto, si prega di non tentare di esplorare il contenuto del Chan motivati da semplice curiosità, perché il Chan non è qualcosa di nuovo portato qui [negli USA] dagli Orientali; il Chan è presente ovunque, nello spazio senza limiti di tempo e senza fine.

Tuttavia prima che il buddhismo dell'Oriente fosse propagato in Occidente, le persone di questa parte del mondo mai erano venute a conoscenza dell'esistenza del Chan. Il Chan insegnato dagli Orientali in Occidente non è, in realtà, il vero Chan. E' il metodo per realizzare il Chan. Il Chan è stato scoperto da un principe di nome Siddharta Gautama (chiamato Shakyamuni dopo la sua illuminazione), che nacque in India circa 2500 anni fa. Dopo che fu illuminato egli fu chiamato il Buddha, ed insegnò il metodo per conoscere il Chan. Questo metodo è stato trasmesso dall'India alla Cina, e poi in Giappone. In India era chiamato dhyana, che si pronuncia 'Chan' in cinese, e 'Zen' in giapponese. In realtà, tutti e tre sono identici.
Il Chan ha esistenza universale ed eterna. Non ha bisogno di nessun insegnante per essere trasmesso, infatti ciò che viene trasmesso dai docenti è solo il metodo con cui si può sperimentare personalmente questo Chan. Qui in Occidente, alcune persone erroneamente credono di capire che il Chan sia un qualche tipo di misteriosa esperienza, altri pensano che attraverso l'esperienza del Chan si possano raggiungere dei poteri soprannaturali. Naturalmente, il processo di pratica della meditazione Chan può causare vari tipi di strani avvenimenti sul piano delle sensazioni fisiche e mentali, e, attraverso la pratica dell’unificazione del corpo e della mente, si potrebbe perfino essere in grado di ottenere il potere mentale di controllare o modificare le cose del mondo esterno. Ma tali fenomeni, che sono considerati come misteri della religione, non sono l'obiettivo della pratica Chan, perché essi possono soddisfare solo la propria curiosità o megalomania, ma non possono essere in grado di risolvere i problemi reali della vita delle persone.
Il
Chan parte dalla radice del problema. Esso non ha in "né l'idea di dominare gli ambiti sociali e materiali del mondo esterno, ma dà inizio a un processo di acquisizione della conoscenza approfondita del nostro proprio ‘sé’. Nel momento stesso in cui si arriva a conoscere che cosa è il nostro sé, questo 'Io' che ora noi prendiamo come me-stesso, esso simultaneamente scomparirà. Questa nuova conoscenza del concetto di sé, noi la chiamiamo 'Illuminazione' o 'Vedere nella propria natura fondamentale'.

Questo è l'inizio di ciò che ci aiuta a risolvere completamente i problemi reali. Alla fine, si scoprirà che l'individuo, insieme con l'intera esistenza, non è che una totalità unica che non può essere divisa.
Poi
ché tu stesso hai imperfezioni, proprio tu quindi senti che l'ambiente circostante è imperfetto. E' come uno specchio con una superficie irregolare, in cui le immagini che si riflettono in esso sono anch’esse distorte. Oppure, è come la superficie dell’acqua di uno stagno disturbata dalle onde, in cui la luna che vi è riflessa è irregolare e instabile. Se la superficie dello specchio è chiara e liscia, oppure se sulla superficie dell'acqua il vento non increspa le onde, il riflesso nello specchio sarà chiaro e liscio, e la luna nell’acqua sarà chiara e precisa.

Perciò, dal punto di vista del Chan, la principale causa del dolore e della sfortuna che sono subiti dall'umanità non è l'ambiente infido del mondo in cui viviamo, né la società terribile del genere umano, ma il fatto che noi non siamo mai stati in grado di saper riconoscere la nostra natura di base. Quindi, il metodo del Chan non è diretto a noi per evadere dalla realtà, né tantomeno a farci chiudere gli occhi come lo struzzo africano che, quando vede venire i suoi nemici, nasconde la testa sotto la sabbia, pensando che tutti i problemi siano risolti. Il Chan non è un idealismo auto-ipnotico.
Con la pratica del Chan, dopo che lo si è ben visto, non solo si può eliminare il piccolo '"io" egoista, ma anche il grande' "Io", che in filosofia è chiamato 'Verità' o 'l'Essenza'. Solo allora c'è assoluta libertà. Così un compiuto praticante Chan non sentirà mai che ogni responsabilità è un peso, né sentirà la soffocante pressione che le condizioni di vita esercitano sulle persone. Egli sente solo che lui sta perennemente portando la vitalità della vita nella piena attività. Questa è l'espressione della ‘assoluta libertà’. Quindi, la vita del Chan è inevitabilmente normale e positiva, allegra e aperta.

La ragione di questo è che la pratica del Chan ci fornisce continuamente un mezzo per scavare la nostra preziosa miniera della saggezza. Più profondo è lo scavo, maggiore è la saggezza che viene raggiunta fino a che, alla fine, si ottiene tutta la saggezza che c’è in tutto l'universo. A quel punto, non c'è una sola cosa in tutto il tempo e lo spazio che non sia contenuta all'interno del campo di applicazione della nostra saggezza. A quel punto, la saggezza diventa assoluta, e dal momento che è assoluta, il termine “saggezza” non serve più.

Per esserne sicuri, in quella fase in cui l’'Io' vi spinge a perseguire cose come fama, ricchezza e potere, o per sfuggire dalla sofferenza e dal pericolo, si vedrà che esso è totalmente scomparso. Per di più, anche la saggezza che ha eliminato il vostro "Io", diventa per voi nient’altro che un inutile concetto.
Naturalmente, dal punto di vista dell'illuminazione improvvisa, è molto facile per un praticante Chan raggiungere questo stadio; nondimeno però, prima di raggiungere la porta della ‘Illuminazione improvvisa’ egli dovrà esercitare un grande sforzo nella Via. In caso contrario, i metodi del Chan sarebbero inutili.
 



 

Le tre fasi della Meditazione Chan
Attualmente [1977], i metodi di meditazione che io sto insegnando negli Stati Uniti sono divisi in tre fasi:


Fase 1: Equilibrare lo sviluppo di corpo e mente per raggiungere la salute fisica e mentale
Per quanto riguarda il corpo, noi sottolineiamo la dimostrazione e la correzione delle posture di camminare, dello stare in piedi, seduti e sdraiati. Allo stesso tempo, si insegnano i vari metodi di esercizi fisici per camminare, stare in piedi, seduti e sdraiati. Si tratta di esercizi unici di metodi combinati di Hatha Yoga indiano e Tao-yin cinese, che possono portare salute fisica, nonché risultati nella meditazione.

Così, uno che pratica Chan e ha ottenuto buoni risultati, potrà sicuramente avere un corpo forte in grado di sopportare le difficoltà. Per la mente, si sottolinea l'eliminazione dell’impazienza, del sospetto, dell’ansia, paura e frustrazione, in modo da creare uno stato di fiducia in se stessi, determinazione, ottimismo, pace e stabilità.
Un bravo studente, dopo circa cinque o dieci lezioni, può raggiungere il primo stadio ed essere in grado di ottenere risultati in queste due aree sopra descritte. Una delle relazioni dei nostri studenti ha dichiarato: "Questo tipo di propedeutica Chan è buona particolarmente per uno come me che, per professione o abitudine, era abituato a far funzionare il cervello quasi ogni minuto del giorno. Spesso trovo questa seduta Chan molto utile come riposo o soccorso. Così, anche senza uno scopo maggiore, questa classe Chan è stata molto utile e dovrebbe essere altamente raccomandata" [Da Chan Magazine Vol.1; No.1].
Nella prima lezione di ogni classe, io chiedo sempre individualmente a ciascuno degli studenti il suo scopo nell’apprendimento del Chan, se sperano di ottenere benefici per il corpo, o cercano aiuto per la mente. Le risposte dimostrano che quest’ultimo scopo era la maggioranza. Ciò indica che le persone che vivono nella società americana ed occidentale di oggi, sotto la pressione e lo sforzo dell'ambiente attuale, soffrono di eccessive tensioni, e molti hanno perso il loro equilibrio mentale. Alcuni, sono così gravemente tesi che devono consultare uno psichiatra. Tra coloro che vengono a imparare il Chan, c’è una studente-donna, una docente eccezionale in una ben nota università, che durante la prima riunione mi ha chiesto se potevo aiutarla ad alleviare la sua tensione e il suo disagio mentale. Le ho detto che per un praticante Chan ciò è una questione molto semplice. Dopo cinque lezioni, ha sentito che il Chan era una grande benedizione per la sua vita.
Il metodo della prima fase è assai semplice. Principalmente si richiede di rilassare tutti i muscoli ed i nervi di tutto il corpo, e concentrare l'attenzione sul metodo che si sta appena imparando. Poiché la tensione dei muscoli e dei nervi influisce sull'attività del cervello, la chiave è quindi di ridurre il carico sul vostro cervello. Quando le illusioni ed i vostri pensieri vaganti diminuiscono, il vostro cervello a poco a poco avrà un po' di riposo. Poiché il suo bisogno di sangue è ridotto, più sangue circolerà attraverso tutto il corpo. Nel frattempo, grazie al rilassamento del cervello, si rilasseranno tutti i nervi ed i muscoli, e così i vasi sanguigni si dilatano, ed uno si trova bene in tutto, lo spirito si sente fresco e vigile, e le vostre risposte mentali saranno naturalmente più leggere e più vivaci.
Se il proprio scopo di studiare il Chan è solo quello di acquisire miglior equilibrio fisico e mentale, e non quello di studiare la meditazione vera e propria, allora probabilmente si avrà la sensazione che è sufficiente completare solo la prima fase, ma molti studenti non si accontentano di questo, e anzi, da fin dall'inizio alcuni sono alla ricerca dello scopo almeno della seconda fase.

 

Fase 2: Dal piccolo 'Io' al grande ‘Io’
La prima fase aiuta solo a portare la concentrazione sulla vostra mente confusa, ma quando si pratica la concentrazione, altri pensieri sparsi continuano ad apparire nella vostra mente - a volte molti, a volte alcuni. Il concetto del vostro scopo nella pratica Chan è per i benefici fisici e mentali. Questa è una fase in cui il concetto è puramente egocentrico. Non vi è alcuna idea di ideali filosofici o di esperienza religiosa.

Quando si raggiunge la seconda fase, essa vi permetterà di liberarvi dal ristretto punto di vista dell’ 'Io'. Nella seconda fase si inizia a entrare nella fase della meditazione. Quando si praticherà il metodo di coltivazione insegnato dal vostro insegnante, la sfera di visione del piccolo 'io' si allargherà fino a farlo coincidere con il tempo e lo spazio.

Il piccolo '"io" si fonderà con l'universo intero, formando una unità. Quando si guarda verso l'interno, la profondità sarà senza limiti, quando si guarda verso l'esterno, la vastità sarà senza limiti. Dal momento che vi siete uniti e diventate uno con l'universo, il mondo del vostro proprio corpo e mente non esiste più. Ciò che esiste è l'universo, che è infinito in profondità e ampiezza. Voi stessi siete la totalità dell'universo, e non solo una parte di esso….
Quando voi raggiungerete questa esperienza nella vostra seduta Chan, allora capirete cosa in filosofia si intende con ‘principio o sostanza fondamentale’, ed anche quale e come è l'esistenza fenomenica. Tutti i fenomeni sono la superficie fluttuante o strato percepibile della sostanza fondamentale. Da un punto di vista superficiale, i fenomeni hanno innumerevoli distinzioni e ciascuno ha caratteristiche diverse; in realtà, le differenze tra i fenomeni non alterano la totalità della sostanza fondamentale. Per esempio, sul pianeta in cui viviamo, ci sono innumerevoli tipi di animali, piante, minerali, vapori, liquidi e solidi, che incessantemente sorgono, cambiano e periscono, costituendo essi i fenomeni della Terra. Tuttavia, vista da un altro pianeta, la Terra è solo un unico corpo. Quando abbiamo la possibilità di liberarci dai vincoli del ‘sé’, o visioni soggettive, di assumere il punto di vista oggettivo del Tutto e osservare tutti i fenomeni insieme, noi possiamo eliminare le opposte e contraddittorie opinioni. Prendete un albero, come esempio. Dal punto di vista delle singole foglie e rami, essi sono tutti diversi gli uni dagli altri, e possono anche essere percepiti strofinarsi l’uno contro l'altro. Tuttavia, dal punto di vista del tronco e delle radici, tutte le parti, senza eccezioni, sono un tutt’uno unificato.
Nel corso di questa seconda fase, avete realizzato che non solo voi avete un’esistenza individuale indipendente, ma anche un’esistenza universale, insieme a questo profondo e illimitato cosmo, e quindi il confronto tra voi e l'ambiente circostante non esiste più. Malcontento, odio, amore, desiderio - in altre parole, le tendenze a rifiutare le cose o ad attaccarsi ad esse scompaiono naturalmente, e avvertirete una sensazione di pace e soddisfazione. E poiché avrete eliminato il piccolo egoista '"io", sarete in grado di considerare tutte le persone e tutte le cose come se fossero fenomeni prodotti dalla vostra stessa sostanza, e quindi vi sarà amore per tutte le persone e tutte le cose nello stesso modo in cui amavate e consideravate il vostro piccolo 'io'. Questa è la mente di un grande filosofo.
Naturalmente, tutte le grandi figure religiose devono essere passate attraverso le esperienze di questo secondo stadio, in cui essi si sono liberati dai limiti del piccolo '"io", e scoperto che la loro propria sostanza fondamentale non è altro che l'esistenza di tutto l'universo, e che non vi è alcuna differenza tra loro stessi e tutto nell'universo. Tutti i fenomeni sono manifestazioni della loro propria natura. Essi hanno il dovere di amare e considerare tutte le cose, ed hanno anche il diritto di gestirle; così come noi abbiamo il dovere di amare i nostri figli e il diritto di gestire i beni che ci appartengono. Questa è la costituzione della relazione tra la divinità e la moltitudine di cose che essa ha creato. Queste persone personificano la sostanza fondamentale dell'universo che sperimentano attraverso la meditazione, e generano la credenza in un Dio. Essi poi sostanziano in questa idea di un grande '"Io" il sé-amore di Dio, e formulano così la missione di essere un Salvatore del mondo o un Emissario di Dio. Essi unificano tutti i fenomeni e guardare a loro come oggetti che sono stati creati e devono essere salvati. Di conseguenza, alcuni personaggi religiosi pensano che la natura fondamentale della loro anima sia la stessa di quella della divinità, e che loro siano incarnazioni umane di quella divinità. In questo modo, essi ritengono se stessi Salvatori del mondo. Altri pensano che, sebbene la natura fondamentale della loro anima non sia identica né inseparabile da quella della divinità, il fenomeno della loro incarnazione dimostra che essi sono stati inviati in questo mondo da Dio come messaggeri per promulgare le intenzioni stesse di Dio.
In genere, quando i filosofi o le figure religiose raggiungono l'altezza della seconda fase, essi sentono che la loro saggezza è illimitata, il loro potere è infinito, e la loro vita è eterna. Quando la portata dell’ "io" si allarga, la fiducia in se stessi di conseguenza diventa più forte, ma questa più forte fiducia in sé-stessi infatti è solo e semplicemente l'illimitata escalation di un senso di superiorità e di orgoglio. Quindi, è definito il grande 'Io', ma ciò non significa che la libertà assoluta dalle contrarietà sia stata raggiunta.

 

Fase 3: dal grande 'Io' al ‘Non-Io’
Quando si raggiunge l'altezza della seconda fase, uno realizza che il concetto di "io" non esiste. Ma egli ha abbandonato solo il piccolo '"io" e non ha negato il concetto di sostanza fondamentale o l'esistenza di Dio; potete chiamarlo la Verità, il solo e unico Dio, l'Onnipotente, il Principio Immutabile, o addirittura il Buddha del buddhismo. Però, se pensate che esso sia reale, allora non siete ancora nel reame del grande "Io", e non avete lasciato il campo della filosofia e della religione.
Devo sottolineare tuttavia che il contenuto del Chan non appare fino alla terza fase. Il Chan è inimmaginabile. Non è né un concetto né un sentimento. E' impossibile da descrivere sia in termini astratti che concreti. Anche se di solito la meditazione è il diretto e corretto sentiero che porta al Chan, una volta arrivati alla porta del Chan, anche il metodo della meditazione diventa inutile. E' come utilizzare diversi mezzi di trasporto per fare un lungo viaggio. Quando poi raggiungerete la destinazione finale, troverete una ripida scogliera che sta proprio di fronte a voi. E' talmente grande che non se ne può vedere la cima, e così ampia che i suoi lati non possono essere trovati. A questo punto, una persona che è stata dall'altro lato della scogliera viene a dirvi che dall'altra parte c'è il mondo del Chan. Quando l’avrete scalata sarete entrati nel Chan. E tuttavia, essa vi dice che non dovete dipendere da nessun mezzo di trasporto per sorvolare, bypassare, o penetrare attraverso di essa, perché essa è l’infinito stesso, e non c'è alcun modo per riuscire a scalarlo.
Anche un eccezionale maestro Chan, in grado di portare il suo allievo in questo luogo, si scoprirà del tutto incapace di aiutarvi. Benché sia stato dall'altra parte, egli non può prendervi su con lui, così come una madre non può far sì che il suo proprio mangiare e bere tolga la fame al suo bambino che si rifiuta di mangiare e bere. A quel punto, l'unico aiuto che potrà darvi è di dirvi di eliminare tutte le vostre esperienze, le vostre conoscenze, e tutte le cose e le idee che voi pensate essere le più affidabili, le più magnifiche e più reali, inclusa perfino la vostra speranza di arrivare nel mondo del Chan. E' come se voi steste entrando in un edificio sacro. Prima che voi lo facciate, il guardiano vi dice che non dovete portare nessuna arma, che dovete togliervi le scarpe e tutti i vestiti, e che non solo dovrete essere completamente nudi, ma dovrete anche lasciare il vostro corpo e mente dietro di voi. Solo allora, potrete entrare.
Poiché il Chan è un mondo dove non c'è un sé, se vi è ancora qualche attaccamento a qualsiasi cosa nella vostra mente, non c'è modo di potersi armonizzare con il Chan. Pertanto, il Chan è il territorio del saggio, e il territorio del coraggioso. Infatti, se uno non è saggio, non potrebbe credere che dopo aver abbandonato tutti gli attaccamenti, davanti a lui potrebbe apparire un altro mondo. E se uno non è coraggioso, troverebbe molto difficile eliminare tutto ciò che ha accumulato in questa vita - tutti i suoi ideali, la conoscenza e le cose spirituali e materiali.
Ci si può chiedere quali vantaggi potremmo ottenere dopo aver fatto questi grandi sacrifici per entrare nel mondo del Chan. Lasciate che vi dica che non vi sarà possibile entrare nel mondo del Chan mentre questa domanda è ancora con voi. Il cercare vari

benefici, sia per sé o per altri, appartiene alla 'fase-orientata-all’Io’. Il Sesto Patriarca del Chan Cinese insegnò ai suoi discepoli che il modo per entrare nell'illuminazione del reame del Chan è: "Non pensare al bene, né pensare al male". Cioè, si deve eliminare ogni tipo di tesi opposte, come io e l'altro, interno ed esterno, essere e non-essere, grande e piccolo, buono e cattivo, ignoranza e Risveglio, illusione e Illuminazione, falso e vero, sofferenza della nascita e della morte e gioia dell’emancipazione. Solamente così il reame del Chan, o Illuminazione, appare e vi porta ad una nuova vita.
Questa nuova vita voi l’avevate da molto tempo, e non l'avevate ancora mai scoperta. Nella setta Chan la si chiama “il tuo volto originale prima che tu nascessi”. Questo, non è il piccolo '"io" di corpo e mente, né il grande 'Io' del mondo e dell'universo. Questa è la libertà assoluta, libertà da miseria e angoscia di tutte le vessazioni e le oscurazioni. Entrare nella porta del Chan, come descritto sopra, non è facile. Molte persone hanno studiato e meditato per decenni, e tuttora non hanno ancora raggiunto l’ingresso nella porta del Chan. Tuttavia, ciò non sarà difficile quando le cause e condizioni della vostra mente saranno mature, oppure se avrete la fortuna di incontrare un buon maestro Chan che vi guidi con cura ed attenzione. Questo Maestro può adottare vari metodi, atteggiamenti, azioni ed espressioni verbali che a voi possono sembrare ridicoli, come mezzo indiretto per aiutarvi a raggiungere il vostro obiettivo in tempi brevi. E quando il Maestro vi dirà che ora siete entrati nella Porta, voi realizzerete all’improvviso che non c'è nessuna porta del Chan. Prima di entrare, non è possibile vedere dov’è la porta, e dopo essere entrati si scopre che la porta non esiste. Altrimenti, ci sarebbe sempre la distinzione tra interno ed esterno, tra illuminati e ignoranti, e se ancora ci sono tali distinzioni di questo tipo, non siete ancora nel Chan.
Quando si è nella seconda fase, anche se si ritiene che l’ "io" non esiste, la Suprema Verità, o sostanza fondamentale dell'universo, esiste ancora. Anche se riconosciamo che tutti i diversi fenomeni sono l'estensione di questa sostanza fondamentale, o Verità Suprema, esiste ancora l'opposizione della sostanza fondamentale verso i fenomeni esterni. Fino a quando le distinzioni nei confronti di tutti i fenomeni non sono del tutto scomparse, e tutto torna alla Verità, o al Cielo, non avrete la pace assoluta e l’unità. Finché il mondo dei fenomeni è ancora attivo, non si potrà fare a meno di conflitti, calamità, sofferenza e crimini. Pertanto, anche se i filosofi e le persone religiose percepiscono la pace della sostanza originale, essi ancora non hanno alcun modo di sbarazzarsi della confusione dei fenomeni.
Colui che è entrato nel Chan non vede la sostanza di base ed i fenomeni come due cose in opposizione l'uno all'altro. Essi non possono nemmeno essere illustrati come due facce della stessa medaglia. Questo è perché i fenomeni stessi sono la sostanza fondamentale e, diversamente dai fenomeni, non vi è alcuna sostanza fondamentale che possa essere trovata. La realtà della sostanza fondamentale esiste proprio nella ‘irrealtà’ dei fenomeni, che cambiano continuamente e che non hanno alcuna forma costante. Questa è la Verità. Quando voi sperimentate che i fenomeni sono irreali, allora sarete liberi dal concetto di sé ed altro, giusto e sbagliato, buono e cattivo, ecc. e sarete liberi da vessazioni di avidità, odio, paura e orgoglio. Non avrete più bisogno di cercare la pace e la purezza, e non avrete bisogno di detestare angherie negative e impurità. Anche se si vive nel mondo della realtà fenomenica, per voi, ogni ambiente è la Terra Pura del Buddha. Per una persona non illuminata, voi sarete sempre una persona comune. Ma per voi, tutte le persone normali sono identiche al Buddha. Voi sentirete che la vostra propria auto-natura è la stessa di quella di tutti i Buddha, e l'auto-natura del Buddha è universale attraverso il tempo e lo spazio. Potrete così spontaneamente applicare la vostra saggezza e benessere, offrendoli a tutti gli esseri senzienti, ovunque in ogni tempo e spazio.
Ciò che io
ho detto rivela una piccola parte del sentimento di chi è entrato nel reame illuminato del Chan, ed è anche il percorso che uno segue partendo dal piccolo '"io" e  arrivando allo stadio di ‘Non-Io’. Tuttavia, una persona recentemente illuminata che è appena entrata nel reame del Chan è ancora al punto di partenza dell'intero passaggio per il Chan. Egli è come uno che ha appena bevuto il suo primo sorso di un buon vino. Egli, ora ne conosce il gusto, ma il vino non rimarrà nella suo bocca per sempre. Così, lo scopo del Chan non è di farvene bere solo un sorso, ma di far sì che la vostra intera vita sia immersa e dissolta nel vino, perfino al punto di farvi dimenticare l'esistenza di se stessi e del vino. E allora, dopo aver assaggiato il primo sorso dell’assenza di ego, quanto ancora più uno dovrà camminare? Quali cose restano ancora da vedere? Io ve lo dirò quando ne avrò la possibilità!



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