Traduzioni di Dharma


Lo ZEN MISTICO di ZENMAR
Manuale Autorizzato di Meditazione Zen
di ZENMAR

trad. di Aliberth Meng
 

 

Per molto tempo, si è perso qualcosa nella Meditazione buddhista. Sembra chiaro che ciò che è stato perso è l'idea originale del Buddha, tramite la quale l’Adepto accede allo SPIRITO IMMORTALE che il Buddha scoprì molto tempo fa. Lo ZEN Mistico dichiara di aver trovato questa Pratica di Meditazione perduta, con la quale si accede allo Spirito Immortale. Noi non solo crediamo che la Meditazione dello Zen Mistico è la autentica meditazione del Buddha, ma l’abbiamo anche verificato con una nuova emozionante traduzione  di un importante Sutra buddhista. Questo Sutra  delinea la Meditazione Originale del Buddha, e qui essa è presentata per la prima volta da Zenmar.
 
Prefazione
Questo manuale di meditazione del buddhismo Zen Mistico è rivolto a quelle persone che hanno una inclinazione filosofica, che può essere assai utile per comprendere a fondo questo lavoro. E' ideale avere la capacità di sapere quali siano le implicazioni filosofiche che sorgono quando si studia questo breve, ma denso manuale di medi-tazione.
Toccando gli elementi essenziali della Filosofia in se stessa, per trovare una risposta soddisfacente e che si può verificare da noi stessi, alla domanda di “Chi siamo noi, e perché soffriamo?” che ogni essere senziente ha considerato ad un certo punto della sua vita è la causa che ha dato origine al buddhismo. E chiaramente, non è una cosa facile da decifrare, dato che ci sono un sacco di variabili che possono servire come risposte, però di solito, tali risposte sono alquanto superficiali e semplicemente non ci soddisfano.
Ad esempio, prendiamo le dichiarazioni che dicono che tutti i fenomeni (termine che traduce il Sanscrito ‘dharma’) sono vuoti di reale sostanza, cosa significa questo? Che se un qualcosa è vuoto di sostanza, che non è vero, che non ha una natura costante e quindi non è degno di essere etichettato come vero e assoluto, questo a sua volta ci dice che se andiamo dietro ai fenomeni ignoranti della loro vera natura e origine, come se fossero davvero reali, ci condurrà all'infelicità, poiché se andiamo dietro ad un fenomeno che ci piace, esso inevitabilmente morirà, e di conseguenza ci arrecherà dolore, perché di solito noi non abbiamo una visione riguardo alla vera natura delle cose. Qual è l'idea dietro al non seguire più questi falsi fenomeni per poter così superare l’infelicità? L'idea è che, ovviamente, il nostro ‘Vero Sé’, non è un fenomeno, poiché è indipendente e la sua felicità deriva dall'essere completamente consapevole della sua vera natura ‘reale’.
Come siamo arrivati ​​a questa conclusione? E' la domanda a cui questo piccolo manuale di meditazione si propone di rispondere in modo soddisfacente basandosi sul buddhismo Zen Mistico. Perciò, lo scopo è di portarci a ricordare questa natura vera che non abbiamo mai perso, ma solo dimenticato, ed essere capaci di verificare da noi stessi la verità di tali proposizioni filosofiche, invece di soltanto credere in tali proposte attraverso una limitata comprensione intellettuale, e/o una fede cieca.
                                                                                        - Samatha Savaka

Introduzione
Lo scopo principale di questa piccola opera è di dare al lettore un accesso "nudo" per applicare la meditazione dello Zen Mistico. Non c'è dubbio che questo manuale debba essere letto più volte in aggiunta ad una certa quantità di lavoro intuitivo che viene richiesto al lettore, rendendo così possibile l’utilizzo di questa pratica. Tuttavia, questo piccolo lavoro cerca di dare al lettore una approfondita conoscenza della natura dell'Illuminazione Originale del Buddha.
L'esperienza di meditazione di un principiante, e perfino dell'adepto più esperto, è più o meno esente da eventi notevoli in termini di cambiamenti radicali nel nostro tipico punto di riferimento, che è soggetto al nostro corpo. In questa luce, la medi-tazione può diventare un esercizio per imparare ad essere più pazienti, rilassati e calmi più che altro attraverso l'atto di sedersi per un certo periodo di tempo. In questo contesto, la meditazione non può farci retrocedere dal velo dell’ignoranza. Noi sosteniamo che addirittura può perpetuarlo….
Per molto tempo, qualcosa è andato in senso opposto alla meditazione buddhista. Ciò che è stato perso, appare chiaro, è l’idea originaria del Buddha attraverso la quale l'adepto accede allo Spirito Immortale che il Buddha scoprì molto tempo fa.
Lo Zen Mistico dichiara di aver riscoperto questa antica pratica di meditazione perduta del Buddha che accede allo Spirito Immortale. Noi pensiamo che non solo la meditazione dello Zen Mistico è la meditazione autentica del Buddha, dato che ora l’abbiamo anche verificato con una nuova ed entusiasmante traduzione di una Scrittura buddhista assai importante. Questa scrittura delinea la meditazione originale del Buddha, che l'autore presenta per la prima volta.
Ma il vero banco di prova dell'efficacia di questa meditazione risiede all'interno della stessa capacità dell’adepto di praticarla con l’adeguare la sua vita in accordo con gli insegnamenti del Buddha. A tal riguardo, la meditazione dello Zen Mistico, il suo stesso principio è molto semplice. Non ci vuole molto a capire che la meditazione dello Zen Mistico è quella che il Buddha ha insegnato, fatta salva la capacità di saperla comprendere, che si può ricordare per unirsi allo spirito che ci anima tutti. Questo spirito, va sottolineato, non è un prodotto del corpo, infatti esso si trova all'esterno di esso.
Realizzare il frutto della meditazione dello Zen Mistico mette l'adepto davanti ad un nuovo modo di sperimentare il buddhismo. Il buddhismo, più che essere una religione che consiste solo di varie credenze, si trasforma nel suo contrario, un mezzo che ci porta ad un fine che culmina nella completa emancipazione e liberazione dal potere ammaliante dei fenomeni, liberando così lo spirito dai suoi legami con le loro stesse manifestazioni. Con questo, l'adepto vede anche che la sua, e la nostra, ignoranza è il non conoscere il potere naturale dello spirito libero, che mentre crea i fenomeni non è mai schiavo di essi. Pertanto, i precedenti vincoli imposti dall’ignoranza, con il tempo, si dissolvono. Come risultato, la vita si arricchisce.

Slogan dello Zen Mistico
Direttamente puntando alla luce Buddhica
Guardare l'essenza dell'esistenza
E, quindi, lasciarsene illuminare;
Questa è la trasmissione oscura fuori
Della confusione dell’esegesi dei Sutra….

L’Insegnamento Essenziale
Prima di tentare la pratica della Meditazione dello Zen Mistico (in seguito: MZM) è innanzitutto necessario avere una conoscenza rudimentale del vero insegnamento del Buddha.
Per cominciare, diciamo che è importante capire che il buddhismo non impone alcun dogma ai suoi seguaci. Non c'è niente a cui noi dobbiamo credere ciecamente, perché, in definitiva, ciò che il Buddha ha insegnato può essere oggettivamente attestato da noi stessi. Questo stato, è importante notare, è qualcosa di oggettivo. Un esempio adeguato sarebbe la verifica della presenza della gravità, lasciando cadere un oggetto sul terreno. Allo stesso modo, scoprire ciò che il Buddha scoprì, è come rivelare un principio universale, così come lo è la gravità, che anch’essa può essere facilmente verificata.
Pur se all’inizio possiamo vedere le idee del Buddha, in certi casi, come soggettive e incomprensibili, tuttavia ciò implica che chiunque potrà vedere e verificare la verità da se stesso. In ultima analisi, la luce della vita che Buddha scoprì circa 2500 anni fa può ancora essere trovata dentro ciascuno di noi.
In particolare, cosa significa questo? Significa che il principio animatore che muove il nostro corpo, e che lo Zen Mistico chiama Luce Buddhica, è come una luce, però totalmente invisibile. Ancor più importante, mentre fa muovere il corpo essa è libera dalla corruzione del corpo e della sua eventuale morte.
Premesso che il Buddha viene indicato come il ‘portatore di luce’, la Via per il luogo ove questa Luce Buddhica risiede, in certi momenti, è aperta oppure bloccata. L’apertura della Via, infatti, dipende dall’apertura dello stesso adepto e dalla sua mancanza di confusione. Il Sentiero dipende anche dall'attitudine dell’adepto rispetto agli effetti del suo karma precedente, che è questo corpo attuale, e che è chiamato il vecchio karma.
Questo vecchio karma è un potente avversario che non può essere facilmente vinto se si vuole praticare il sentiero con successo. Se l’adepto potrà incontrare o meno questa Luce Buddhica dipenderà da come l’adepto saprà gestire il temperamento del suo attuale corpo fisico ed anche da come gestirà le diverse illusioni associate con il corpo. Se l'adepto è in grado di attraversare e superare con successo le poderose incitazioni che lo costringono a seguire il mondo condizionato di cui il suo corpo è l’erede, la confusione e l'ignoranza dell'adepto diminuiranno in proporzione.

La Base della Pratica MZM
Nella preparazione della pratica MZM, il Buddha vuole farci capire che ciò che siamo come entità fisiche in realtà è una costruzione artificiale, che è vuota di una natura essenziale. Noi ci aggrappiamo al nostro corpo con la forte convinzione che esso è in qualche modo il nostro vero sé, tuttavia secondo il Buddha, il nostro stato attuale non mostra evidenti segni di questo fatto. In effetti, se la si esamina da vicino, la nostra intera esistenza psico-fisica è fatta di impermanenza, sofferenza e di un falso senso di essere che prende il posto del vero Sé. (cioè, la Luce Buddhica.)
L'individuo che identifichiamo come il ‘nostro-sé’, è in realtà assolutamente un non-essere (anatman). Per questo i nostri corpi sono temporanei, perché sono corrotti, soggetti alle malattie, alla vecchiaia e alla morte. La nostra condizione è come quella di un robot dentro il quale siamo nati, mentre del nostro vero corpo, fatto di luce, noi restiamo ignoranti. Dopo aver vissuto a lungo in questo robot, ci identifichiamo con esso, pensando che sia indistruttibile, chiamandolo il nostro vero sé, quando in realtà non lo è.
Avere e mantenere questa falsa credenza che l'individuo sia il nostro vero sé, fatto di un temporaneo corpo, è la nostra situazione spiacevole. E' sempre fuorviante e non ci porterà mai alla pace eterna e al Nirvana, che è la realizzazione del nostro immortale corpo di luce.
Nonostante questo, noi abbiamo un valido rifugio in questa malsana forma, per essere ciò che realmente siamo, cioè, il vero sé, che in realtà non è mai nato in questo corpo. Questo può spiegare perché prima della morte del suo corpo fisico il Buddha disse: ”Perciò, Ananda, mantieniti come quelli che tengono l’Essere come illuminazione, come quelli che tengono l’Essere come un rifugio, come quelli che non hanno altro rifugio; come quelli che tengono il Dhamma come un'isola, come quelli che tengono il Dhamma come illuminazione, come quelli che non hanno altro rifugio”.
Mentre siamo arrivati a identificarci con una quasi infinita successione di dolorose esistenze, noi non siamo mai veramente nati in nessuna di esse. Apparentemente sembra proprio di essere in questo modo, perché ci siamo immedesimati. Cioè, il vero sé si è focalizzato verso l’aspetto mutevole e corrotto dei fenomeni, così come essi sono percepiti dai sensi e dal corpo, invece di vedere ciò che è immutabile e immortale.
Come risultato di questa inversione, l'intenzione del MZM sarà quella di ripristinare la nostra vera posizione. La pratica, quindi, consiste nell’imparare ad allontanarsi dal mondo fenomenico percepito tramite i sensi e, invece, riportarci continuamente al mondo reale della Luce Buddhica per continuare a seguirla, allargando il nostro contatto con essa.
Per quanto riguarda il mondo fenomenico, esso è quello che vediamo davanti a noi tramite i nostri organi di senso, e che viene poi interpretato dal nostro cervello. A tal proposito, dobbiamo capire che la luce spirituale del Buddha, essendo originale, è sempre antecedente ai fenomeni e persino alle interpretazioni del cervello. Se noi cerchiamo di utilizzare il nostro intelletto sensoriale per percepirla, questa luce rimane inconoscibile perché è increata, nonostante il fatto che senza questa luce non potremmo nemmeno riuscire a respirare.
Nella nostra situazione attuale, mentre vediamo il mondo, noi stiamo in realtà affrontando un effetto vivido e adescante, che è una fantastica creazione della mente. Come risultato, noi seguiamo queste creazioni illusorie perché abbiamo perso il contatto con la illuminante Luce Buddhica. Dalla nostra nascita dal grembo delle nostre madri, siamo stati impegnati a prestare attenzione alle esigenze del corpo, che è in realtà una creazione artificiale.
Non ci è mai venuto in mente che tornando indietro, per dirlo in un altro modo, noi ci uniamo con la luce del Buddha, che anima i nostri corpi così da poter godere del suo risveglio e vedere l'immortale. Ma invece, abbiamo deciso di seguire la strada del mondo e quindi più ci aggrovigliamo sempre più in esso. E' come se una persona assetata insegue dei miraggi con la speranza di placare la sua sete. Di sicuro, questo è il significato che sta dietro l'idea di ‘samsara’, in cui diventiamo più volte consci di nuove rinascite corporee e delle loro successive morti.
Per riunirci con la Luce del Buddha, e in seguito svilupparla, la MZM utilizza come soggetto di meditazione il respiro (compresi i koans ed altri temi, se necessario).
Usando il respiro come soggetto di meditazione, l'adepto non segue la respirazione. Invece, la MZM richiede che l’adepto si convinca di ‘essere mentalmente in uno stato antecedente’ alla respirazione, al fine di distinguere ciò che anima il processo stesso della respirazione da ciò che è animato. Cioè, l’effettivo senso stesso del respiro.
Ora, perché questo è così importante? Come accennato prima, è perché il corpo è un costrutto artificiale, e manca quindi di una sua essenziale natura propria. Se noi vogliamo sfuggire dalla distruzione del corpo, causata dalla nostra simpatia con esso, dobbiamo identificarci con il nostro vero sé, che è immortale. Ma ancora più importante, dobbiamo identificarci con la Luce Buddhica, che non appartiene al corpo mortale e che anch’essa, a sua volta, è totalmente anteriore ad esso. Questa luce è meglio compresa e distinta dal corpo fisico tramite la pratica del sentire che “noi siamo prima” dell’inspirazione ed espirazione del respiro.

L’Inizio
Qualsiasi percorso spirituale ha inizio dalla presa di coscienza del sé interiore. Più in particolare, esso inizia nella parte più profonda del sé interiore che permane tra il corpo fisico e il Buddha, che è il portatore di luce. Ancor più in profondità della nostra personalità, che a quanto pare è sempre attratta dal mondo sensoriale, il sé interiore è in grado di utilizzare la sua intelligenza innata per analizzare il mondo sensoriale e, così facendo, si distingue dall’essere morbosamente coinvolto in esso. Fondamentalmente, l'essere interiore può distinguere tra il mondo fisico e il mondo silenzioso della mente, che è un ingresso alla magnifica luce spirituale del Buddha.
Cioè, l'essere interiore sa che egli non è materiale né sensoriale. In più, egli sa che tutti i fenomeni sono vuoti, come fantasmi. E finalmente, questo essere interiore comprende che avere attrazione per le realtà sensuali porta a ripetute nascite ed a ripetute morti.
Ed è l'essere interiore, quello che medita, quello che cerca la luce Buddhica e che poi convergerà in essa. A lui non interessa il corpo, che è soggetto alla distruzione. Perché non c'è una sola cosa che sopravviva alla sua distruzione. Allora, perché si dovrebbe usare il corpo come veicolo di liberazione? Perché usare così tanto tempo in inutili esercizi fisici, quali il perfezionamento della postura della seduta a gambe incrociate, con la convinzione che questo sia il modo per diventare Buddha? In contrasto a tale errato ragionamento, nel glorioso Avatamsaka Sutra si afferma quanto segue: "Se le attività fisiche fossero pratiche religiose idonee, allora tali pratiche consisterebbero nel camminare, stare in piedi, seduti, sdraiati, e utilizzare i sensi, per guardare in tutte le direzioni."
Se noi abbiamo intenzione di occuparci con successo della corretta metodologia buddhista, dobbiamo capire che siamo proprio noi coloro che soffrono, per cui dobbiamo puntare alla Luce Buddhica e non al corpo. Questa luce è il nostro rifugio, non le nostre gambe e né il tronco. In realtà, non c'è nulla nel nostro corpo che si possa prendere come rifugio. Tutti i rifugi appropriati sono trascendentali – e non mondani. Leggiamo ora il seguente Sutta buddhista e riflettiamo sul suo significato.

Il ‘Sutta Sul Mettersi Prima del Respiro’
[Majjhima Nikaya 3,82 Copyright 2001, trad. Ven. Shakya Aryanatta]
Come può essere supremamente perfezionata la fase del ‘prima del respiro’? Come viene amplificata per apportare i grandi frutti che diventano benedizioni per l’altro mondo?
Così, o monaci, il monaco che dimora lontano dalla confusione delle distrazioni della gente ordinaria, essendo andato alla radice dell'albero, essendo andato all’aperto e sedendosi con le gambe incrociate e la spina dorsale eretta. Egli osserva con cura e piena attenzione lo stato precedente ricordando l’Assoluto. E così egli sta attento al ‘prima’ durante l’inspirazione, e così egli sta attento al ‘prima’ durante l'espirazione.
Respirando con lunghe inspirazioni, egli così discerne: "Queste sono solo lunghe inspirazioni".

Respirando con lunghe espirazioni, egli così discerne: "Queste sono solo lunghe espirazioni."

Respirando con brevi inspirazioni, egli così discerne: "Queste sono solo brevi inspirazioni."
Respirando con brevi espirazioni, egli così discerne: "Queste sono solo brevi espirazioni."
Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando supremamente l’intero corpo ricordando com’ero prima di esso."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando supremamente l’intero corpo ricordando com’ero prima di esso."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando ciò che sta prima della nascita della formazione del corpo."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando ciò che sta prima della nascita della formazione del corpo."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando supremamente la gioia squisita ricordando com’era prima di adesso."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando supremamente la gioia squisita ricordando com’era prima di adesso."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando supremamente l’estasi squisita ricordando com’era prima di adesso."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando supremamente l’estasi squisita ricordando com’era prima di adesso."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando supremamente le forma-zioni mentali ricordando quello che c’è prima di esse."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando supremamente le forma-zioni mentali ricordando quello che c’è prima di esse."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando supremamente quello che c’è prima del sorgere delle formazioni mentali."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando supremamente quello che c’è prima del sorgere delle formazioni mentali."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro contemplando supremamente la mente e ricordando ciò che c’è prima di essa."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro contemplando supremamente la mente e ricordando ciò che c’è prima di essa."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro deliziandomi nel supremo ammaestra-mento della mente."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro deliziandomi nel supremo ammaestra-mento della mente."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro raccogliendo la mente nella attenzione della ipostasi."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro raccogliendo la mente nella attenzione della ipostasi."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro avendo supremamente liberato la mente."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro avendo supremamente liberato la mente."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro ricordandomi dell’impermanenza dei fenomeni."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro ricordandomi dell’impermanenza dei fenomeni."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro ricordandomi della liberazione dalle contaminazioni."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro ricordandomi della liberazione dalle contaminazioni."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro ricordandomi della squisitezza senza limiti che c’è nella perfezione."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro ricordandomi della squisitezza senza limiti che c’è nella perfezione."

Egli saggiamente così discerne: "Io inspiro ricordandomi dello squisito Ritorno verso l’Assoluto, da cui tutto sorge e che è tutto ciò che esiste."

Egli saggiamente così discerne: "Io espiro ricordandomi dello squisito Ritorno verso l’Assoluto, da cui tutto sorge e che è tutto ciò che esiste."

 

"Monaci, questo è il modo in cui ‘Ciò che c’è prima’ del respiro è supremamente perfezionato. Ecco come viene amplificato prendendo il gran frutto che si converte in benedizioni dell’altro mondo. Qui l'obiettivo è di superare i limiti e la sofferenza del corpo sensoriale attraverso il ricordare ciò che è antecedente al suo stesso funzionamento. Nel caso descritto sopra, l'esercitazione da mantenere è la completa antecedenza, non la respirazione. In nessuna parte del Sutta si indica 'di seguire la respirazione’. buddhisti e non-buddhisti che si impegnano solo nel "seguire il respiro" stanno seguendo tutt'altro che una vera pratica buddhista.
Ai primi livelli della MZM, la precisa sensazione di ‘ciò che è sempre antecedente’, tuttavia, è mescolata con la respirazione, ivi compresi i sensi e le attività del corpo, parola e mente. Perciò, ora, si dovrà fare una chiara e precisa distinzione tra la respirazione stessa, e ciò che è completamente antecedente ad essa. L'adepto, a titolo illustrativo, deve rendersi conto che la materialità del respiro, come se fosse la funzione di un mantice, non può influenzare l'intera antecedenza che, come le mani che fanno funzionare il mantice, fa iniziare la respirazione.
Al tempo stesso, l'adepto deve capire che CIO’ che muove il mantice non viene da dentro di esso, se non che, metaforicamente parlando, fa muovere il respiro dal di fuori. Per dirla in altro modo, CIO’ che è completamente antecedente è riflesso nello specchio del sistema nervoso, per modo di dire. Tuttavia, la sensazione del riflesso, mentre si respira, non è completamente antecedente. Inoltre, la respirazione non è il mio essere, e né io sono la respirazione. A questo punto, io devo ricordare la mia dimora originale, che è antecedente al respiro.
Praticando in questo modo, l’adepto alla fine arriverà ad unirsi con QUELLO che è antecedente a tutti i modi di respirazione, tra cui il corpo stesso. Quindi, tramite il continuo ricordarselo, l’adepto avanzerà sempre di più verso la luce immortale del Buddha, sempre più percependola, e quindi di conseguenza ottenendo l’effetto di non sentire più il corpo. Alla fine, l'adepto si libererà dal samsara e otterrà la dis-incarnazione (cioè, il Nirvana).
E' importante ricordare che CIO’ che è completamente antecedente è la corrente del Nirvana che ci fa ritornare alla nostra immortale dimora natale, chiamata Samma (ossia, perfezione) in Pali. Non solo questo ‘Ciò che è completamente antecedente’ è la vita (jiva), in quanto anima il respiro ed il corpo, ma è la stessa vita eterna, che non è mai stata realmente discosta da noi.

Postura
Mentre molti buddhisti mettono grande attenzione nell'assumere una postura diritta, sedendosi su un cuscino di meditazione a gambe incrociate nella posizione del pieno o mezzo loto, è importante sottolineare che tenere in mente ‘Ciò che è antecedente’ al respiro è la vera meta della pratica. Tuttavia, la postura indirettamente influisce sull’attenzione dell’adepto e sulla sua capacità di mantenere una connessione con la mèta. Perciò, saranno necessarie alcune parole di consiglio.
Quando la spina dorsale è correttamente allineata si rafforza il sistema nervoso. Quando il collo è correttamente allineato ciò assicura che tutta l'aria che bisogna espirare sarà espirata. Quando la lingua è correttamente messa contro il palato e gli occhi sono adeguatamente concentrati, gli organi fisici interni sono ben nutriti con vitalità. In conclusione, quando la posizione è corretta, il corpo si trova in migliore armonia con noi. Ma le nostre menti necessitano ancor più di sana pratica. La nostra visione interiore deve essere convertita da una visione grossolana, presa totalmente con il mondo esterno degli oggetti dei sensi, in una visione sottile che possa vedere il mondo invisibile dello spirito, che è antecedente allo stesso corpo.
Anche se questo è già stato brevemente accennato in precedenza, la meditazione a gambe incrociate, che è una postura, serve principalmente per intensificare e per arricchire il sistema nervoso del corpo, ma non soddisfa le necessità spirituali della mente che deve crescere, né quelle del corpo che ha bisogno di una circolazione corretta del sangue che, se non mantenuta, può portare al cancro e/o a coaguli di sangue. Per ovviare a questo, la meditazione a gambe incrociate richiede il forte antidoto di una intensa pratica fisica che consiste in continue e lunghe camminate e/o in pratiche di prostrazione.
Altre parole di avvertimento, il buddhismo Zen non ha mai dato vera importanza alla meditazione a gambe incrociate. Questo è ben chiaro, grazie ai molti detti e scritti degli antichi maestri Chan-Zen, che avevano capito la saggezza che lo Zen esprime differenziando la Luce Buddhica dal corpo materiale.

Accesso
Colui che è riuscito a praticare la visione della ‘completa antecedenza’, la quale è anteriore all'inspirazione ed espirazione del respiro, sperimenterà inizialmente una sensazione di tipo magnetico o nella zona della testa o nella zona del torace, intorno alla zona dello sterno. Questi sono i due punti critici del contatto, che sono assai più sensibili alla Luce Buddhica delle altre parti del corpo, le quali sono da essa nutrite. Questa sensazione di tipo magnetico può essere tanto debole che forte.
Durante l'accesso, alcuni praticanti hanno segnalato un certo gusto estatico, che è piuttosto squisito e pieno d'amore. Ciò che senza dubbio appare universale durante l'accesso alla Luce Buddhica tramite la MZM, è la sorpresa di riconoscere che questa luce che piove leggera verso di noi c'è sempre stata, tranne per il fatto che di solito noi ci dimentichiamo di rivolgersi a lei; rivolgendoci invece verso il mondo senza luce dei fenomeni.
Quindi, è importante che questo contatto sia come una tenera e debole scintilla in erba che però deve essere trasformata in una fiamma. Pertanto, come riflessione di fondo, è importante inoltre convertire la scintilla in una fiamma. Tuttavia, una volta che essa è consolidata, non c'è più rabbia, anche durante il dolore fisico o mentale. Questo è detto il "sigillo di autenticità", di colui che è riuscito a completare la parte più importante della MZM, che è il periodo iniziale.
Con l'accesso è facile vedere ciò che realmente significa la sofferenza, compresa la sua causa principale, il suo culmine e il sentiero che porta al culmine. Prima di tutto,
la sofferenza è sempre stata vista nel contesto di me stesso, e del corpo in cui tutti siamo incarnati, che ci contamina con i Tre Veleni di stupidità, crudeltà e desiderio sensuale, rendendo quasi impossibile per noi comprendere i sublimi insegnamenti del Buddha. La sofferenza che io sento in me, sorge costantemente perché io sono affezionato e attaccato ai componenti aggregati del rinascere, che rende possibile il mio legame con questo corpo attuale, e col rinascere in altri futuri corpi materiali. Questo significa anche che a me manca la capacità di vedere ciò che non soffre, che è sempre al di fuori della giurisdizione del corpo e, più precisamente, quello che è detto il composto. Se, al contrario, io riesco ad accedere alla Luce Buddhica, per me allora è aperto un Sentiero per sfuggire al labirinto della sofferenza del corpo e delle successive rinascite, che portano alle varie forme di sofferenza

Dopo l'Accesso
Dopo l'entrata, mentre percepisco la Luce del Buddha che fluisce dentro di me, so che questa sta correggendo gli errori del passato. Questa è l'idea che sta alla base della fede buddhista e che è essenziale per progredire. Significa che io ho fiducia che questa luce ha una intelligenza superiore alla mia; che io non devo pensare che essa possa essere manipolata o utilizzata per perpetuare i miei vecchi valori e idee.
Dopo l'accesso, le vecchie inclinazioni dell’adepto saranno gradualmente sorpassate, ma non senza fatica, poiché l'adepto è ancora sotto il comando di molte sue vecchie abitudini che sono state responsabili di suoi eventuali errori. La maggioranza degli insegnamenti del Buddha è rivolta a coloro che hanno ancora bisogno di tenere a bada il loro vecchio modo di essere per evitare la perdita della connessione con la Luce Buddhica, il che può accadere quando uno desidera fortemente riunirsi con i fenomeni sensoriali.
Si potrebbe ritenere che l'accesso sia come entrare nella corrente del Nirvana per la prima volta, che poi finirà per diventare un fiume, e poi diventerà un possente mare di liberazione. Tuttavia, benché ottenere l'accesso sia un'occasione importante, i Tre Veleni di stupidità, crudeltà e desiderio sensuale sono ancora in funzione e tutti questi tipi di negative delusioni possono ancora sorgere. Ironicamente, si dice che il Sentiero del Buddha vada contro corrente. Però, questa corrente non è che la forza delle abitudini, che portano a ripetute sofferenze. Non è la corrente buona che porta a Samma (ossia la perfezione) e all'immortalità.
La nostra natura umana è predisposta in un modo tale che, senza pratica costante, avendo l'abitudine di voltare le spalle alla Luce Buddhica, inevitabilmente ricadremo ancora nei nostri vecchi modi di essere. È per questo motivo che un ulteriore studio è necessario. Esso ci aiuta a rafforzare la nostra fede e agisce come una sonda per garantirci che stiamo progredendo e che non stiamo girando le nostre ruote nello spesso fango dei Tre Veleni.
Guardandolo dal sublime punto di vista del Buddha, il nostro ricordarci dello spirito che è PRIMA, cioè antecedente, che è meglio compreso tramite la sua radice latina, "animus", è il vero discernimento del principiante. Deve ancora essere approfondito, lasciando che una maggiore Luce Buddhica fluisca nel corpo materiale, così da avere più potere di persuasione rispetto ai timori e ai comandi del corpo. Diversamente, il corpo tenderà di intimorirci dopo qualche tempo, restringendo l'accesso alla nostra vera natura e soprattutto alla capacità di comunicare con la Luce Buddhica.
Pertanto, è molto importante utilizzare la maggior parte del nostro tempo per poter ascoltare i meravigliosi insegnamenti del Buddha che ci aiutano ad emanciparci, e facendoci diventare sempre più l’universale Luce Buddhica. I consigli del Buddha così risultano essere fortemente determinanti.
E' ovvio che coloro che disprezzano le parole del Buddha, dicendo al sincero adepto di non studiare le scritture del Buddha, sono proprio quelli che non hanno mai avuto testimonianza della Luce Buddhica durante le loro meditazioni. Poiché in essi non c’è stata esperienza della Luce Buddhica, non c’è interesse a voler leggere le parole del Buddha, che parlano a coloro che si sono illuminati. Ironicamente, queste persone fanno la guardia davanti alle sacre porte della biblioteca del Buddha, vale a dire non solo impedendo agli altri di entrare, ma anche tenendosene fuori loro stessi. Queste persone sono veramente viziate e cieche. Esse danno maggior valore ai rituali e alle pratiche formali dato che la loro intelligenza è rivolta verso il veleno del desiderio carnale, tanto che adornano la loro pelle con abiti dai colori vivaci, articoli religiosi senza valore, e danno mostra di fare pie meditazioni. Il loro comportamento esterno è finto e lascia trasparire uno spirito disperato, che ostacola la vivida luce Buddhica, non facendola manifestare neanche in coloro che anelano una comunione con essa.
E' assai importante sottolineare questo punto: le cattive idee ci ostacolano la Luce Buddhica, limitandone l'accesso, e perciò esse fanno mantenere uno stato mentale delirante e potenzialmente malvagio. E’ caldamente raccomandato che i praticanti della MZM studino la filosofia per imparare a far retrocedere i loro pensieri e le idee che legano la mente al corpo che dovrà morire.

Si consiglia anche ai praticanti della MZM di essere consapevoli dell'eresia spirituale dello "scientismo", che convince la gente a non fidarsi dello spirito e della religione. Capitalizzando la sua conoscenza della scienza fisica, lo scientismo è una manovra retorica che pretende di parlare in nome della scienza, mettendo in discussione le dichiarazioni del mondo religioso. Tuttavia, le dichiarazioni del mondo spirituale e religioso devono essere considerate innocenti e veritiere fino a prova contraria. Ed inoltre, non si dovrebbe mai perdere di vista che è ragionevole credere che ciò che noi chiamano "mente" o "coscienza", è un potenziale campo di programmazione di cervelli organici. Soprattutto, è ancor più importante, andando in questa direzione, che questo campo potenziale sia spirituale e intelligibile.

Ulteriori Implicazioni
Dopo che ripetuti accessi alla MZM sono stati fatti, quindi dopo qualche tempo, il solo pensare ad essa potrà indurre la mente alla meditazione. Perciò, uno dovrà saperla apprezzare come il suo stesso maestro che illumina l'interno più intimo del proprio essere, rimovendo le traccie dell’ignoranza acquisita durante la discesa della coscienza nel corpo materiale, dopo il concepimento nella carne.
In nessun modo, con la MZM, uno avrà compiuto un viaggio verso l'altra sponda. E tuttavia, l'accesso garantisce che chiunque, riconoscendo la Luce Buddhica, potrà rinascere nei mondi superiori per poter apprezzare pienamente la sua maestosità e  profondità. La condizione umana è davvero minima rispetto a ciò che può essere.
La MZM può essere applicata virtualmente a tutte le azioni, quando uno comprende che la Luce Buddhica precede tutte le attività corporee umane. Il canto di mantra, le prostrazioni, e i koan Zen sono inclusi, in particolare i koan Zen, poiché questi sono basati esclusivamente sul significato del hua-tou, che è precedente alla parola.
In realtà, tutte le bizzarre azioni che sono descritte nei koan non sono così bizzarre quando noi ci rendiamo conto che questi saggi stanno dimostrando l’effettivo potere della Luce Buddhica che è totalmente ‘antecedente ai suoi fenomeni’.
La MZM si estende perfettamente nella nostra vita quotidiana. Può essere applicata da coloro che difendono il proprio paese, dando loro coraggio, poiché hanno avuto accesso all'Immortale. Può essere applicata agli operatori della pace, proteggendoli dall'odio. La si può applicare in cucina e nell’alimentazione, per garantire una buona salute. Può essere applicata specialmente per aiutare a tenere fuori il pericolo della malattia. Perfino il sentimento affettivo dell’amore non è escluso, quando il corretto stato mentale di “Ciò che è completamente antecedente” è totalmente raggiunto. E poi, anziché aderire al desiderio carnale, l'adepto può seguirlo per arrivare alla Luce Buddhica che tocca la sua pelle, invertendo la dipendenza sensoriale.
La gamma di applicazioni della MZM è strabiliante. Ora, parlando dei risultati avuti da alcuni di coloro che seguono lo Zen Mistico, certe parole non servono più. Uno, stando nel “Ciò che è completamente antecedente”, sperimenterà in proporzione la felicità più squisita. In alcuni casi, la felicità è così schiacciante che sembra quasi di essersi lasciati alle spalle il corpo. C'è la definitiva percezione di una connessione più forte tra felicità e amore, che ci elevano ad un maggiore stato di godimento tipico di un essere divino. Rapimento ed estasi non sono così rari da ottenere. Ma ancor più, si cominciano a comprendere gli insegnamenti del Buddha in un modo più profondo. Non sono più visti come negativi. In effetti, il buddhismo è la religione che sulla terra promuove più la vita e la religione dell'amore. Non ha un credo differente da quello che dobbiamo dare noi alla Luce Buddhica, e seguirla per vivere così in questo modo non ci farà mai più rinascere in uno stato di lunga e inutile sofferenza, senza luce.
                                                                                                     ZENMAR

Ulteriori commenti sulla Sutta: “Ciò che è antecedente al respiro”

                                                                             di Zenmar - (7 novembre 2003)

 

Non riesco a ricordare se ho già condiviso con voi questo passaggio ma, in termini più chiari, esso rivela che ‘ciò che è antecedente al respiro’ è l’intero enchilada! (Mi viene in mente il "Volto Originale" di Hui-neng, e l’aspetto Hua-Tou dei Kung-an, o Koan…) Ecco il passaggio:
"Anapanasati (ricordarsi di ciò che è prima del respiro). Con anapane-sati si intende 'il ricordo è rivolto verso (pavatta) l'inizio (rabbha); essendo la mèta (attho) della meditazione (sati) completamente (pari) l’eclissi dell’inspirazione e dell’espirazione".
- Itivuttaka-Atthakatha 2,87.
Questo, naturalmente, viene dai commenti ai Nikaya in Pali, che sono abbastanza antichi. Questa è una definizione di anapanasati. Per me è assai chiara riguardo al suo significato. Quando questo lo mettiamo vicino ad una dichiarazione fatta dal  Buddha nel Majjhima-Nikaya, possiamo ottenere un quadro più chiaro di quello che probabilmente stava succedendo nella sua mente.
"Inspirazioni ed espirazioni sono respiri del corpo: queste sono cose collegate con il corpo. Ecco perché il respiro dentro e fuori sono funzioni del corpo.”- M.N. 1,301.
Tenendo questo in mente, che vantaggio ci può essere nel seguire il respiro, che è "collegato con il corpo?" A me sembra che sarebbe più proficuo ricongiungersi (sati) accuratamente a ‘ciò che c’è prima (parimukha) del respiro. Inutile dire che io ho fatto così – e uno arriva a sentire un senso inconfondibile di energia, o la stessa "luce spirituale". In accordo a questo, recentemente ho trovato questo passaggio.
"Colui, la cui meditazione (sati) del respiro è stata perfezionata, che è pieno di potere (bhava), che pratica come il Buddha ha insegnato, egli emana una luce sul mondo come la luna piena quando esce da una nuvola." - Theragatha, 548
Quanto alla luce – beh, essa c’è ed è qui…. Non c'è dubbio. Ho il sospetto che fu la luce del Gran Maestro Lin-chi, a fargli dire quanto segue:
"La pura LUCE in un istante di consapevolezza nella tua mente è la vera essenza del Buddha dentro di te. La luce non-discriminante in un istante di consapevolezza nella tua mente è la saggezza del Buddha dentro di te. La luce non-differenziata in un istante di consapevolezza nella tua mente è la vera manifestazione del Buddha che c’è dentro di te".
E ancora:
"La luce spirituale che si manifesta attraverso i sei sensi, non è mai stata interrotta. Colui che è in grado di percepirla potrà essere un uomo distaccato e non-coinvolto per il resto della sua vita".
In ogni caso, "quello che viene alla luce" è ciò che è dappertutto, questo essere luce è la stessa volontà (sva-citta), che è arrivata a se stessa e che alla fine ha trovato la completa benedetta perfezione. Non avendo più l’obbligo di sforzarsi (samsara) e né di sottostare al conflitto (duhkha).
Parlando a riguardo di un "adepto", vorrei ricordare il fatto che il Buddha sembra abbia avuto in mente alcune qualificazioni per i suoi studenti che volevano fare questo tipo di meditazione. Egli così si espresse:
"Oh monaci, Io non insegno lo sviluppo del raccoglimento (sati) per osservare il respiro per colui che è privo di raccoglimento, e che non può essere chiaramente consapevole…" – S.N. 5,337
Ora, al fine di riassumere tutto ciò, proseguirò con la logica che dice che se uno è sul punto di superare la "bestia" (Ego), sarà meglio per lui ricordare qualcosa che è davvero trascendente. Per Hui-neng era il "Volto Originale". Per Hsu-Yun - la "Mente Non-nata". Per Milarepa, "Dal meraviglioso Palazzo del Cielo splende il raggio di luce con cui tutti gli esseri senzienti sono illuminati e visti." - (1.39)
E l'elenco potrebbe continuare. In effetti, l'intero Sutra dell'Ornamento Fiorito (cioè, l’Avatamsaka) è sulla ‘luce’. Il Buddha Vairochana è un generatore di luce divina, così come il Buddha Dipamkara fu il Creatore della Luce Buddhica.
Ora, poiché noi siamo caduti nell’oscurità, come mettere in discussione perfino una tale luce! Ma allora cos’è che ha permesso a Joshu (Chao-chou) di mettere i sandali sulla sua testa, o di dire "Wu!" alla domanda: “Un cane ha la Natura-di-Buddha?” Sicuramente egli non era un cadavere!