ZEN NOSTRANO…

(Leonardo  Anfolsi - Reiyo Zenji )

 

Tratto da: http://www.thezensite.com/MainPages/miscellaneous_teachings.html#noneng

 

Curiosando nel WEB, in un sito internazionale, abbiamo trovato queste perle Zen di un Meditante Italiano

 

Se Una Parola Non Basta…
Quando ho cercato di spiegare qualcosa del modo di intendere la Via o, se vuoi, di come disporsi verso la conoscenza o, se preferisci, di come non cercare l'illuminazione pur addestrandosi... ho presto capito che se una parola non basta cento sono inutili.
...E cento sono ben poche, vorrebbe dire parlare per un minuto al massimo... Ma sono già troppe. Perché il pericolo più grave è cercare di far volare le tartarughe: siamo tutte aquile, potenzialmente, ma quella attitudine che lega questa potenzialità alla vita quotidiana è davvero molto, molto rara. Eppure sembra strano il fatto che certi individui davvero molto dotati siano ad un passo dall'illuminazione (per non dire che sono già "questo") ma non capiscano di Ciò magari solo un frammento, e che a causa di ciò non possano viverne la piena realtà! Che follia!
Ma la realtà non è che gli manca un "frammento", quanto piuttosto è che hanno deciso di bloccare questa loro innata radianza con un ripensamento. La realtà non ha fram-menti né ripensamenti. Ci pensi? Sarebbe come se di colpo una casalinga non sapesse di essere più una casalinga o un soldato non sapesse più di essere un soldato...
Com'è possibile?
Eppure il ripensamento a riguardo della propria libertà sembra d'obbligo, in particolare se proviamo imbarazzo. Cosa ha a che fare questo ripensamento con il risveglio? E' una disfunzione dei chakra? La caduta di un angelo? Se fosse così potremmo porvi rimedio...
Ma in verità è tutto più semplice, si tratta solo di comprensione verso l'insegnamento e chi lo impartisce, si tratta di fiducia capace di risonanza, di disporsi come diapason nei confronti del Dharma: il che non è un atteggiamento acritico ma... illuminato.
Il punto è che se al posto di questo ci sono altre cose umanissime ma non funzionali non succede nulla. Per questo io stimolo tutti ad una "ordalia", cioè ad una prova continua!
Chiunque può leggere i libri su Gurdjieff, sul Tantra o sullo Zen, ma da qui a essere capace di un vero sforzo, bisogna imparare proprio la differenza fra quella "illuminazione che c'è già" e il comune smarrimento del cuore che va vinto con incrollabile ferocia... Ferocia verso la nostra debolezza, non verso di noi, verso i tempi o verso altri... Ma se uno sguardo non basta, cento gesti sono inutili e le parole... Beh, le parole...

 

La Mia Dottrina: Il Tuo Occhio Spalancato;
È bello che in tutto il mondo chi pratica meditazione abbia un amore sincero per i propri Maestri, ed io stesso sento affetto per i miei allievi ed i miei Maestri. È un sentimento spontaneo ed altissimo che non abbiamo bisogno di esagerare o di rendere appiccicoso: i frutti della riconoscenza nei miei confronti sono comunque già in te, anzi, sono te.
Cosa altro posso volere da te se non la tua libertà?
Questo “volere” è poi un “non volere”, è una comunione inevitabile, accade senza che nemmeno io lo pensi. Chi realizza in profondità questo fatto, chi lo vede, per quel che può di cerca aiutare la mia “missione”, anche se fondamentalmente non ne ho una. È così: anche se non tutti hanno tempo, disponibilità o danaro per aiutare la nostra opera, in molti cercano di darmi l’occasione per essere più utile a tutti. Io tuttavia non chiedo alle persone di essere “devote” nei miei confronti ma di “esercitare” quel semplice amore che si ha verso un figlio: si ama un figlio anche se ha un cattivo carattere perché si spera che un giorno tutto si compierà in un abbraccio e nella comprensione reciproca.
Chi mi conosce lo sa: non gestisco le persone in modo da rassicurarle per farle restare dormienti & paganti. Preferisco che solo alcuni abbiano il coraggio di restare e che gli altri tornino a quella filosofia o a quella religione di massa che più li rassicura; chi ritorna da me, o chi mi resta a tiro, deve invece capire che la spiritualità significa coraggio, insistenza, impegno, risveglio, allenamento, ma soprattutto coraggio… Perché deve rendersi manifesto un chiaro segno della tua vittoria, un segno che è il principio ma anche il compimento della tua vita reale.
Ma attenzione: io non ho da fornirti nuove spiegazioni, non ho una dottrina e questo è così per una chiara scelta di gnosi e di amore. Io sono qua per offrirti un’esperienza, una esperienza che TU fai e di cui io ti fornisco l’ispirazione, l’esempio, la vicinanza. La “mia dottrina” è la tua esperienza di libertà.
Quindi non ho da dirti che il mondo è così o cosà e che bisogna fare questo e quello: ci sono già per questo gli scienziati ed i teologi ad intessere la loro rete di speranza e paura, ed è giusto che sia così. “The show must go on”.
Se comprendi il significato reale che sta oltre le superstizioni di ogni tempo, se ti rendi capace di questa “gravitas”, del “samadhi” che è “sahaja” cioè innato, se bypassi lo “show” e vai nella “real thing”, allora, e solo allora, comprendi cosa sta alla radice, prima di ogni interpretazione del mondo e di ogni teoria che si possa mai formulare e così comprendi anche che tutte le teorie quando sono contestualizzate hanno il loro senso, e comprendi che questa intuizione la persona comune non la può realizzare volendo restare aggrappata alle opinioni in voga.
Quindi esistono l’evoluzione e la salvazione, con i propri contesti e significati relativi oltre che i propri misteri, ma non certo consistono in quello che la gente comune crede: e ci sono anche le vite passate e le vite future, la reincarnazione - metempsicosi o metemsomatosi che sia - in un certo senso esistono anche l’eterno ritorno dei greci o la precessione equinoziale con l’incalzare delle epoche zodiacali, e l’anno platonico che incorona l’Eone - anche quello chiamato dai Buddhisti Kalachakra - ma alla cuspide di tutto ciò è il tuo risveglio, ciò che DAVVERO TU VEDI.
La tua illuminazione è quindi la comprensione di ciò in presa diretta, in tempo davvero reale, ovvero nella assoluta atemporalità di questo eterno istante presente. Da questo volto divino, ed in questo volto divino, da questo cuore liberato tu vedi questo. Tutto questo.
Tutte le idee sono “vere” se le attivi con la tua fede, ma sono “assolutamente vere” se terminano o sorgono nella tua esperienza, se sono consacrate dalla esplosione del tuo volto. Allora tu le contieni e non ne hai più bisogno.
Gli uomini hanno bisogno delle spiegazioni ma tu, ora, ne sei libero e vivi in questa pienezza danzando fra le idee, le cose ed i volti. Nella ridda di questo amore oceanico.
Rileggerai a distanza di tempo queste righe e vedrai come la realtà-verità ti apparteneva di già - come vita reale - anche attraverso le mie parole.
 

La Paramita Della Sopravvivenza;
Parlando della eterna questione di come vivere ciò che si è compreso, qualcuno mi ha scritto: ‘L'unica cosa che mi è veramente chiara è la presenza e la necessità di vivere in ‘questo’... Altrimenti tutto si trasforma in sofferenza... Che poi non esiste neppure tutto il resto... é tutto già lì, nel presenziare alla vita...’
Chi mi ha scritto è una persona molto intuitiva ed eccezionalmente dotata nella scrittura e perciò non deve stupire che sappia esprimersi in modo così forte e stringente parlando di essere, ecc... ecc... Oltre ciò il tema è controverso a causa del potere che le parole hanno nel nostro mondo ed il fatto che siamo abituati ad essere utenti e consumatori (finanche di "emozioni") e che quindi ci è duro comprendere che oltre a sentire ‘Questo’ ci possiamo dedicare completamente a ‘Questo’, anche senza essere dei frati, anzi.
Il dedicarci a ‘Questo’ sarebbe inevitabile per amore ma, oggi, anche i campioni del sentire cercano di andare in vacanza, perché in questo nostro modo di vivere si fa comunemente fatica, talvolta anche a respirare. Non dico questo per esagerare ma è che essendoci oggi meno certezze (nel bene o nel male) siamo messi più alla prova.
Forse viene più facile dare se stessi ad un partner di cui ci si innamora, o ad un lavoro intrigante, o ad una religione o ad un Guru, che sappiano incastrarci in una qualche forma di sudditanza o di tormento interiore, e tuttavia resta il fatto che solo noi, solo io, solo tu, possiamo definire per noi stessi una disciplina nella quale sentirci coinvolti e messi alle strette oltre che potenziati, ravvivati, incoraggiati e SOPRATTUTTO chiariti a riguardo di ciò che (praticamente) deve essere preso o abbandonato nella nostra vita.
Non confondiamoci: anche se siamo oltre le dicotomie, oltre le speranze e le paure, oltre l'accettare ed il rifiutare dovremo prima o poi prendere o abbandonare qualcosa o qualcuno, ed in questo manifesteremo il nostro modo di essere, il nostro stile.
Alla persona, in particolare ho cercato di spiegare che una maggiore presenza nella propria vita della pratica interiore dà molti più risultati in tal senso che il mero "ricordo" di ciò che si dice dell'essere, dell'insegnamento...
Tutti i santi giorni dobbiamo sorprenderci: per questo motivo chi è "religioso" prega o fa i suoi riti tutti i giorni, e per questo esistono le sesshin, le novene o il ramadan! E noi, che siamo "quelli dell'illuminazione", vorremmo già aver capito tutto perché Qualcuno, magari io, gli ha detto che "l'essere bla... bla... bla..."
Certo, non è che io ho parlato tanto per dire qualcosa ma è che, a ben vedere, forse ho anche mostrato qualcosa con la mia faccia, il mio sudore, il mio passo, il mio silenzio: tutte cose che possono apparire comuni & scontate se lo diventano anche il nostro stesso occhio, il nostro stesso passo, eccetera.
Allora rischiamo di specializzarci nell'appiattimento di questa Santa Realtà perché tuti i giorni ci parlano come degli "utenti" o dei "consumatori". L'illuminazione è anche nel "presenziare alla vita", hai ragione, ma essere la vita stessa è ancora più limpido di così, più potente, spiazzante. Questa è l'unica illuminazione che conosco, mi spiace, ed è questa che mostro anche quando inciampo.
Non potrei mostrartela se io stesso non "praticassi" tutti i giorni e, proprio perché esiste già ed è perfetta, se non la manifestassi nei nuovi gesti di ogni giorno. Ti ingannerei, se parlassi di una cosa che ho letto, o sentito dire, o che ho visto "quella volta là".
Questa è l'unica illuminazione vera che conosco.