Centro Ch'an Nirvana
 


 IL “SOGGETTO” NELL’ADVAITA VEDANTA
CONOSCI TE STESSO
di Ramana Maharshi

 

  

      “Il ‘Se’ è Pura Coscienza, conosce ogni cosa. Esso è l’ultimo vedente, tutto il resto, il corpo, la mente e l’io sono meri oggetti: così ognuno di essi, eccetto il SE’, è un oggetto” (Ramana Maharshi)

“Se prendiamo un pezzo di argilla e ne facciamo un anfora e questa un bel giorno prendesse coscienza di Sé, dirà: io sono un’anfora.
Se dissolviamo l’anfora, rimpastiamo l’argilla e ne facciamo una statua e questa un bel giorno prendesse coscienza di Sé, dirà: io sono una statua.
Se ancora dissolviamo la statua, rimpastiamo l’argilla e ne facciamo una piramide e questa un bel giorno prendesse coscienza di Sé, dirà: io sono una piramide.
Ma se l’anfora, la statua, la piramide, le costruzioni temporali, spaziali e qualificate, potessero prendere coscienza del loro sostrato primordiale, direbbero: sono l’argilla inqualificata, omogenea, che prende forma ora come anfora, ora come statua, ora come piramide”  - Raphael (commento al Drg-drsyaviveka )
Secondo la Psicosintesi, l’uomo è composto da diversi livelli di soggettività:
Coscienza istintuale - Coscienza razionale - Coscienza intuitiva - Coscienza spirituale
ATMAN – TESTIMONE – SOGGETTO ULTIMO

EVOLUZIONE DELL’UOMO
Ogni livello di soggettività può essere oggettivata dal livello superiore, fino ad arrivare all’unico vero soggetto che non può essere oggettivato: l'ATMAN. Ad ogni stadio dell’evoluzione, un livello più basso è integrato in uno più alto attraverso un processo di DISIDENTIFICAZIONE, in cui il soggetto trascende il piano più basso di visione della realtà ed allarga il suo raggio visivo, come una persona che, affacciandosi dalla finestra del piano più elevato di un fabbricato, ha la visione di un più vasto orizzonte.
La coscienza, pertanto, procederà dalla consapevolezza del reame inferiore, pre-personale, istintuale ed emozionale, alla consapevolezza del reame medio, personale, mentale e razionale (che include il precedente), per arrivare alla consapevolezza del reame superiore trans-personale, intuitivo e spirituale (che include i due precedenti).
Il risveglio della coscienza attraverso disidentificazione, integrazione e trascendenza è essenzialmente un processo di sintesi che porta all’attuazione delle umane possibilità fino alla realizzazione del SE’.
Si può capire quindi che per favorire lo sviluppo della coscienza a livello mentale è necessario favorire la disidentificazione del soggetto dai contenuti istintuali (emozioni e desideri che sono mossi dalla sessualità e dalla aggressività). Allora il mondo degli istinti appare come un insieme su cui il soggetto può operare per trasformarlo e dirigerlo. Ponendosi su un piano più alto, che è quello della mente, il soggetto può armonizzare i contenuti istintuali con i mezzi del pensiero e della volontà che apparten-gono a questo piano più alto su cui egli è trasceso.
In tal modo avviene una sintesi dei due livelli fino ad allora separati (istinti e mente) in una unità istintivo-mentale che riassume e supera i due poli sino ad allora separati. Nello stesso modo, per realizzare il risveglio della coscienza a livello spirituale, occorre che il soggetto si distacchi dalla esclusiva identificazione con il complesso istintivo-mentale (costituito dai credi, dalle motivazioni auto-affermative, dai bisogni affettivi e sessuali) e ponendosi su di un piano più alto (valori, significati etici, visione intuitiva ed universale della vita) operi sui due livelli inferiori. A questo punto avverrà una sintesi di tutte le componenti della struttura umana (istintiva, mentale, spirituale).
Anche a livello di cura psicologica, il dominio del sintomo è possibile solo se il soggetto può disidentificarsi da esso e vederlo come oggetto. La Trascendenza quindi, ponendo il soggetto in una posizione di più elevato livello, non è più un termine dal significato vago, ma un processo mediante il quale l’uomo realizza la disidentificazione dai propri contenuti psichici e con essa lo sviluppo della coscienza.

LA DISIDENTIFICAZIONE
Ci possiamo disidentificare semplicemente osservando. Anziché lasciarci assorbire da sensazioni, emozioni, desideri, pensieri, li osserviamo oggettivamente senza giudicarli, senza volerli cambiare, senza interferire in alcun modo. Li vediamo come qualcosa di esterno a noi, come se guardassimo un paesaggio. Osserviamo con calma questi arabeschi psichici da una posizione distaccata.
Questo atteggiamento di osservazione serena può essere praticato in ogni momento della nostra vita ed il suo effetto più importante è di liberazione: “Io ho paura, osservo la mia paura, ne vedo chiaramente i contorni, capisco che la paura non è me, e me ne sento liberato”.
Al contrario, senza una prospettiva unitaria che si realizza con l’identificazione col Sé, la personalità diventa preda di illusioni, vagando da una identificazione all’altra e provando continuamente un senso di perdita. Essere identificati col Sé è un po’ come trovarsi in cima ad un belvedere da cui possiamo avere una visione panoramica degli elementi della nostra personalità.
Il Sé è l’esperienza fondamentale. Dobbiamo anche ricordare che il Sé non è qualcosa fuori di noi che dobbiamo sforzarci di raggiungere; al contrario noi siamo già il Sé in ogni momento, solo che non ce ne rendiamo chiaramente conto.
Inoltre l’esperienza del Sé non cancella necessariamente tutto quanto: emozioni e pensieri possono continuare ad andare e venire, ma ora sono come sullo sfondo, mentre la nostra coscienza diventa cosciente di se stessa.
Il Sé è una esperienza da portare nella vita di ogni giorno; il Sé è puro silenzio interno, ma ciò non ci deve distogliere dalle nostre attività quotidiane, anzi esso può sempre più manifestarsi come presenza efficace e come fiducia.

SVILUPPO DELL’ATTENZIONE
L’attenzione è un elemento essenziale per lo sviluppo dell’osservazione. Quel tipo di attenzione che è generalmente volta al mondo esteriore e frantumata dagli stimoli sensoriali, viene ora diretta all’interno e così illumina la spazialità psichica.
Sottratta agli stimoli diversi e molteplici del mondo delle cose e concentrata su uno spazio silenzioso, l’attenzione acquista forza e voltaggio.
In tal modo essa recupera una capacità di intuizione che non avrebbe in condizioni di estroversione. Sottoposto ad attenzione vigilante, il panorama della coscienza si dilata e mostra aspetti insospettati. Lo spazio interiore, ove risiedono i desideri che guidano l’uomo e che sono generalmente la causa dell’agire e del sentire, appare ora come un campo di pensieri ed emozioni oggetto di osservazione da parte di un soggetto che ne rimane fuori e quindi libero da ciò che vede.
Questa posizione di ‘Osservatore’ permette una rivoluzione nei riguardi del proprio Sentire che da padrone diviene oggetto osservato. E’ questa la posizione di distacco e di disidentificazione per eccellenza, quando il soggetto può divenire consapevole di avere un corpo, ma di non essere il corpo, come pure di avere emozioni e pensieri ma di non essere quelle emozioni e quei pensieri.
Dall’esperienza di centralità dell’Io deriva la percezione della libertà individuale dagli impulsi dell’inconscio. Le emozioni ed i pensieri appaiono associarsi in complessi che agiscono come sub-personalità in conflitto fra loro per bisogni spesso tra loro antitetici ed inconciliabili. La posizione di disidentificazione dagli oggetti interni della coscienza
permette l’uso della volontà sul ritmo meccanico della mente perché basicamente il centro di coscienza dell’Io è essenzialmente Centro di Volontà.

 

LA DOTTRINA
- Abituiamoci a pensare che “Io ho un corpo ma non sono il mio corpo”. Non diciamo più “Io sono stanco”, perché l’Io non può essere stanco: il corpo può essere stanco e trasmette all’Io una sensazione di affaticamento – e questo è molto diverso.
- Abituiamoci a pensare che “Io ho una vita emotiva, ma Io non sono le mie emozioni”.
Noi diciamo “Io sono irritato” oppure “Io sono contento”, ma anche in questo caso l’espressione giusta è: “Vi è in me uno stato di irritazione”, oppure “Vi è in me uno stato di felicità”
- Lo stesso dicasi per l’incessante flusso dei pensieri: “Io ho dei pensieri, ma Io non sono i miei pensieri”. L’Io è semplice, immutabile, cosciente di Sé: “Io sono Io”
La coscienza dell’Io è ciò che distingue l’uomo dall’animale. Gli animali hanno delle sensazioni fisiche, hanno emozioni, anche una attività mentale elementare, ma non risulta che abbiano autocoscienza.
Invece l’uomo ha una coscienza di Sé, talvolta vaga ed incerta, talvolta acuta e sepa-rativa (egocentrismo) e può avere la coscienza dell’Io puro, libero da ogni identi-ficazione.


RIFLESSIONE MEDITATIVA
Io ho un corpo ed Io sono più che il corpo. Il mio corpo si può trovare in condizioni diverse di salute e malattia, può essere riposato o stanco, ma non è il mio Sé, il mio Io reale. Io ci tengo al mio corpo, esso è prezioso, è necessario se devo avere esperienza del mondo esterno e devo agire in esso.
Lo tratto bene, lo mantengo in buona salute, ma non è il mio vero Sé. Io ho un corpo ed Io sono più che un corpo. Io ho delle emozioni ed Io sono più che le mie emozioni.
Le mie emozioni cambiano di continuo, a volte in armonia, a volte in contraddizione. Esse possono oscillare dalla simpatia all’ostilità, dalla calma alla collera, dalla gioia alla tristezza e tuttavia la mia essenza, la mia vera natura non cambia. Io rimango.
Sebbene l’onda di una emozione particolare mi potrà sommergere temporaneamente, so che mi passerà. Perciò non sono Io quell’emozione. Fino a quando posso osservare e comprendere le mie emozioni e quindi imparare gradualmente a dirigerle, utilizzarle ed integrarle, è lampante che esse non sono me stesso.
Io ho delle emozioni ma Io sono più che le mie emozioni. Io ho una mente ma Io sono più che la mia mente. La mia mente è un valido strumento per l’espressione e per la scoperta, ma non è l’essenza del mio Essere. Quando afferra nuove idee, nuove conoscenze, nuove esperienze, i suoi contenuti cambiano in continuazione.
A volte la mia mente è lucida, a volte è appannata. A volte si rifiuta di obbedirmi.
Quindi non può essere Me, il mio Sé. Io ho una mente ma sono di più che la mente.
Che cosa sono allora Io? Che cosa rimane dopo che mi sono disidentificato dal mio corpo, dai miei sentimenti, dalla mia mente?
Rimane l’essenza di me, un centro di pura coscienza. E’ il fattore permanente nel flusso sempre mutevole della mia vita personale. E’ ciò che mi dà il Senso dell’Essere, della permanenza di un equilibrio interiore.
Io affermo la mia identità con questo centro e ne realizzo la permanenza e l’energia.
Io sono un centro dell’essere e della volontà, capace di osservare, dirigere ed usare tutti i miei processi mentali, emotivi e fisici. IO SONO IO.