DUE TESTI del BUDDHISMO TANTRICO

         (Tradotti da Aliberth- per il Centro Nirvana)-

=============================

“INSEGNAMENTI buddhiSTI TIBETANI

                                                 su MORTE e RINASCITA  “                            

di Lama Ole Nydhal

 

 “COS’E’ IL TANTRA- CAVALCARE la TIGRE della  SAGGEZZA”                

 di Ralph Abrams                                                                                 

                                                                                                                                                                                 

 

  * Gli Insegnamenti del buddhismo Tibetano *  *su Morte e Rinascita*

  di Lama Ole Nydhal, Lama buddhista Vajrayana

Distribuiti Elettronicamente da BUDDHANET- PO Box K1020 Haymarket, NSW 2000 Australia - (Per la distribuzione Libera) v.pannyavaro@uws.edu.au 

 

INTRODUZIONE

Gli insegnamenti buddhisti Tibetani su morte e rinascita sono unici e davvero completi. Essi di solito interessano chiunque li ottenga. Per capire la morte e la rinascita, è importante cominciare con l’ osservare la natura della nostra mente. Guardando alla mente, noi spesso pensiamo che vi siano due cose. C’è qualcosa che vede e un’altra cosa che viene vista. Vi è uno specchio là, la figura è nello specchio. Vi è ciò che osserva e ciò che è osservato. Ma se cerchiamo la vera dualità, questa non può essere trovata. Da dove vengono tutti i pensieri, le sensazioni e le esperienze? Vengono dallo spazio chiaro ed aperto della mente. Chi è che lo sa? Lo spazio chiaro ed aperto della mente. Dove cambia? Cambia in quello spazio chiaro ed aperto che anche ritorna ancora ad esso. Quindi, se noi cerchiamo la mente, vediamo che non è due cose, il vedente e le cose viste, lo sperimentatore e le cose esperite. Essi non sono due, ma una sola totalità che si manifesta in due modi. C'è l'aspetto senza tempo che è come l'oceano, e c'è l'aspetto di cambiamento del tempo che è come il viavai delle onde sull'oceano. E non possiamo dire che le cose sono, o non sono, i pensieri e le sensazioni, cioè la mente. Essi appaiono là dove possono essere conosciuti. Essi scompaiono ancora là nella mente. Chiaramente li sentiamo in modo diverso e sono sperimentati come diversi. Noi li vediamo come qualcosa di separato.  

Se guardiamo a questi due diversi aspetti della mente, vediamo che ciò che è consapevole, ciò che sta guardando attraverso i nostri occhi, ascoltando attraver-so i nostri orecchi, ciò che sta udendo e sentendo e sperimentando ora, è senza-tempo. È aperto come lo spazio. È radiante e chiaro. Non ha limiti né c’è un luogo ove finisce. Qualcosa che è come spazio illimitato chiaro ed aperto ovviamente non è legato al tempo. Non è limitato da tempo e luogo. Ma se noi cerchiamo la vera natura di quel ‘ciò’ che è consapevole, che sta sperimentando il mondo proprio adesso, questo deve essere visto come illimitato e senza tempo. La nostra mente, che è proprio spazio chiaro, è senza nascita né morte. Tuttavia, è assai raro che noi si sperimenti la nostra natura senza tempo. E’ davvero assai raro che lo specchio sia consapevole di se stesso e che la mente veda la sua propria natu-ra. Di solito, nella mente noi siamo presi dal va e vieni delle cose. Noi non stiamo vedendo l'oceano. Noi stiamo vedendo le onde che vanno e vengono sopra di lui. Le poche volte che la mente sperimenta se stessa sono i momenti di più grande intensità e gioia che noi possiamo immaginare. Quella volta in cui la radianza dello specchio è veramente più luminosa del viavai delle immagini nello stesso specchio quando la mente sperimenta la sua propria natura, è meravigliosa e assai potente, molto eccitante ed indimenticabile.  

 

L’INSEGNAMENTO DIRETTO

Le persone possono parlarvi riguardo alla chiara-luce. Esse possono parlarvi delle esperienze di vetta (peak-esperiences), come poco prima che si apra il paracadute in una caduta libera, o qualcosa del genere. Voi realmente avete potuto anche avere momenti in cui vi siete dimenticati di aspettarvi qualcosa, o avere paura di qualsiasi cosa, o vivere nel passato o nel futuro, in cui ci fu un tempo quando nella mente non c’era nient’altro. All’improvviso siete diventati molto gioiosi, totalmente sicuri. Vi siete scoperti molto potenti, molto determinati. Avete visto improvvisamente che lo stesso sperimentatore, ciò che è consapevole, realmente aveva alcune qualità durevoli che noi di solito non vediamo. Qualche volta noi sappiamo chi ci sta chiamando, prima ancora di alzare la cornetta del telefono e questo significa che la natura dello spazio della nostra mente è informazione e conoscenza. Quando diventiamo felici internamente senza motivo esterno perché dimentichiamo di sperare, o di aver paura, o di pensare a qualsiasi cosa, dimostra proprio che lo spazio della nostra mente è beatitudine (ananda). Quando noi siamo gentili e compassionevoli senza pensare che stiamo facendo qualcosa per qualcun altro, ma semplicemente perché essi non sono separati da noi e non c’è nient’altro da fare, dimostra proprio che lo spazio nella nostra mente è gentilezza ed amore illimitato. Anche se possiamo avere esperienze come quelle, per pochi momenti in questa vita, la maggior parte del tempo noi siamo presi dalle cose che vanno e vengono continuamente. Noi siamo figure nello specchio, e non siamo lo specchio. Noi vediamo ciò che cambia in continuazione.  

Vedendo questo, allora, appariranno sensazioni differenti, come l'attaccamento e l’avversione, simpatia ed antipatia. Seguiranno speranze e paure, più gli esseri mentre vivono la loro vita. Invece di essere qui ed ora nella verità e l'intensità ed il significato di ciò che accade in ogni momento, riconoscendo tutto ciò come se fosse vero soltanto perché le loro condizioni sono legate insieme, noi pensiamo al passato ed al futuro, e siamo sempre da qualche altra parte. Così facendo, stiamo sperimentando la vita umana. Il Buddha ci dice che non c'è nessuna cosa che sia sempre la stessa durante questa vita, nemmeno una sola cosa. Lo spazio illimitato chiaro ed aperto è lo stesso in ognuno. Non cambia mai, non è nato e non muore. Ma le figure nello specchio, il flusso di esperienze, anche se sembrano essere tut-te simili, sono più come un corso d’acqua che fluisce continuamente e c’è sempre  acqua nuova là. Se noi guardiamo realmente, vediamo che nel ragazzo di sette anni e nell'uomo di settanta non c'è nessuno che sia stato sempre lo stesso. Non c’è nessuna singola cosa personale che sia la stessa da un momento al prossimo. Tutte le cose appaiono, cambiano, scompaiono nuovamente, nascono e muoiono e vengono e vanno.  

D’altro lato, c’è una relativa continuità perché se non c'era il bambino di sette anni non ci sarebbe stato l’uomo di settanta. Quindi noi vediamo che anche se nessuna esperienza di corpo o mente, nessuna molecola, nessun atomo è mai lo stesso da un momento al successivo, pure c'è questa continuità (continuum). Una cosa provoca la successiva e diviene di nuovo la causa della prossima cosa. Tutte le cose si muovono in un flusso così. Noi siamo consapevoli di questo flusso. Noi siamo consapevoli dei tre cosiddetti ‘Bardi’, o stati intermedi, mentre stiamo qui vivendo. La parola tibetana Bardo, che è abbastanza famosa, significa in realtà qualcosa che sta tra una cosa e qualche altra cosa. Per esempio, se io ora non vi ho annoiato troppo, voi siete tutti nel Bardo-di-veglia, il Bardo di essere svegli. Fra qualche ora voi vi addormenterete e perciò sarete nel Bardo-del-sonno. Mentre siete in questo Bardo-del-sonno, avrete di certo dei sogni. Ognuna di queste cose è uno stato intermedio. Essi sono stati che si susseguono l'un l'altro per tutto il tempo. Dopo lo stato-di-veglia arriva un’altro stato di coscienza e all’interno di questo c’è ancora un altro stato: lo stato di sogno. E questo è ciò a cui noi siamo abituati ora. Ogni ventiquattro ore, se il nostro modo di vivere non è troppo estremo, questo è quello che noi sperimentiamo, cioè questi tre Bardi.  

Ma ci sono tre stati ulteriori, che noi sperimentiamo solo ogni volta che moriamo. C'è il processo stesso della morte, c'è ciò che accade dopo la morte, la continuità delle esperienze dell’ultima nostra vita, e ci sono poi le nuove esperienze in cui il nostro subconscio si avvia a riprendere una forma, ad andare in una certa struttura che poi conduce alla nostra prossima nascita, la nostra reincarnazione. E, prima che io vi parli di come accade l’intero processo, dovrei mostrarvi le mie credenziali per dirvi questo, perché davvero io posso sedere qui e dirvi questo. Voi probabilmente saprete che nel buddhismo Tibetano vi sono molti Lama incarnati. Noi abbiamo molti insegnanti che vengono riconosciuti quando ritornano in vita. Essi chiaramente sono la continuità di un flusso di coscienza di un precedente maestro.  

Quasi tutti conoscono il Dalai Lama. In realtà, il primo Dalai Lama era un disce-polo di un discepolo del quarto Karmapa, i quali erano i primi Lama incarnati in Tibet, circa nel 1110. E fra tutti i Lama incarnati del Tibet, e ce ne sono stati circa 110 di quelli speciali, egli ne fu davvero il primo. La sua prima fu nel 1110 in Tibet Orientale e lui fu anche l’unico che, prima di morire, scrisse ogni dettaglio della sua nuova rinascita, così gli altri Lama non dovevano cercarlo, essi potevano in realtà leggere la lettera che egli aveva lasciato e poi potevano andare a trovare il bambino. Quel bambino poi aveva una coscienza ininterrotta e la memoria della sua ultima vita che si era portato dietro. Quindi questa è la ragione, essendo un discepolo di questo Lama, ed avendo il suo insegnamento, per cui con fiducia io posso parlare di ciò.  

Un'altra ragione sono gli insegnamenti di altri grandi insegnanti come Guru Rinpoche, che diede questi chiarimenti. Lui fu il Lama che circa 1250 anni fa portò il buddhismo in Tibet. E la terza ragione è che io stesso sono un Lama del Powa. Powa significa morire consapevoli. Io insegno il ‘morire consapevole’. Finora io ho insegnato come morire consapevolmente a 3000 occidentali. Questo non è uno studio accademico, non è qualcosa che vi sto dicendo riguardo ciò che è astratto. Le persone lo accettano solo quando hanno un buco fisico nella loro testa, cioè quando tramite la meditazione essi hanno davvero creato un'apertura fisica sulla cima dei loro crani, senza neanche toccare le loro teste.  

Molti lo hanno anche realmente sperimentato lasciando i loro corpi durante questo processo ed entrando in reami di grande beatitudine e grande gioia. Alcuni, nel processo perdono realmente la loro paura di morire. I maggiori corsi sono sempre tenuti in Polonia, Russia, Germania, Europa Centrale ed Orientale, ma io qui ho già insegnato una volta. Questo è un processo che impiega circa da tre a quattro giorni con le istruzioni e tutto il resto ed il risultato è che voi davvero potrete uscire dal vostro corpo. Voi manderete la vostra mente fuori del vostro corpo. Io voglio dire che voi avrete un vero segnale fisico e ovviamente anche molte trasformazioni mentali. Questo è un insegnamento che per quanto ne so è anche praticato in luoghi come la Birmania, ma fra le vecchie scuole del buddhismo Tibe-tano è conosciuto totalmente in modo esteso. Il termine ‘Powa’ significa 'un uccello che vola fuori da un lucernario del tetto’, questo ne è davvero il significato. Io ho anche avuto l'esperienza di esseri che erano morti venire a me. Loro erano là tanto veri come voi qui oggi. Per tutte queste ragioni io ora vi sto dicendo di avere fiducia, io non sto ripetendo quello che ho letto in un libro né sto facendo un sommario di qualche altro insegnamento. Io stesso sono totalmente convinto di quello che sto dicendo qui.  

Quindi, ciò che accade nel processo di morire è sempre lo stesso. Se guardiamo al processo della morte dal difuori può sembrare molto diverso. La morte in persone che scendono in una miniera o sono colpite da una macchina veloce sembra molto diversa dalla morte di qualcuno che muore di AIDS o Cancro in un ospedale. Non sembra proprio la stessa cosa. Ma in realtà ciò che sta accadendo è lo stesso processo. Quello che accade è che tutta l'energia che era diffusa nell’intero corpo comincia a confluire in un canale di energia centrale in una parte del corpo.  

Ci sono diversi tipi di energia ed io dovrei forse parlare un pò anche di questo. Noi siamo tutti Occidentali istruiti, così conosciamo i nervi, quei cavi gialli che passano attraverso il corpo talvolta grossi e poi spesso diventando sempre più sottili, che  contraggono i muscoli e che portano le informazioni. Essi lavorano con l’elettricità e con un ormone chiamato serotonina.  

Poi, alcuni di voi che sono Asiatici, probabilmente conoscono l’agopuntura e l’ago-pressura, in cui per esempio, voi mettete un ago in un dito e portate un flusso di energia e più consapevolezza ai vostri reni o cuore o fegato o qualcos’altro. Vi è questo flusso esterno di energia che attraversa diversi meridiani fino agli organi interni. Probabilmente avrete sentito poi anche il termine Indù kundalini, dove essi parlano dell'energia nervosa che si trova nella spina dorsale.  

Nel buddhismo noi lavoriamo col canale centrale che comincia quattro dita sotto l'ombelico nella parte anteriore centrale del corpo e risale fino ad un luogo otto dita dietro alla linea originale dei capelli sulla cima della testa. Si dice che questa linea di energia originale o canale di energia, apparve quando l'uovo e lo sperma si incontrarono nell'utero di nostra madre. In quel momento, l'uovo aveva un'energia che nella meditazione è sperimentata come rossa e lo sperma aveva un'energia che è sperimentata come bianca.  

Le informazioni in queste due cellule crearono i miliardi di cellule che oggi formano i nostri corpi. L'energia rossa si mosse verso il basso, quattro dita sotto l'ombelico e l'energia bianca si mosse verso l’alto a circa otto dita dietro alla nostra attaccatura originale dei capelli sulla cima della nostra testa. Tra questi due poi c’è l'asse centrale. Esso si attiva in cinque luoghi. Sulla testa trentadue canali si muovono in fuori ed attivano il centro del cervello. Essi riguardano il corpo, tutto il fisico, tutti i sensi. Con la parola ci sono sedici canali che partono dalla gola. Nel cuore ci sono otto canali, che diventano canali multipli e coprono il corpo superiore e riguardano l’intuizione, le sensazioni e così via. Dall'ombelico partono sessantaquattro canali che fuoriescono e vanne nelle gambe e coprono la parte bassa del corpo e che riguardano qualità come le abilità artistiche, la creatività e così via. Quattro dita sotto l'ombelico c'è il nostro centro di potere che i Cinesi chiamano ‘Ki, o Chi’, che produce il potere sessuale e l’ordinario potere fisico.  

Ciò che accade nel processo della morte è che queste reti di energia molto sparse cominciano a rifluire nel canale centrale dell’energia. I diversi chakra collassano. L'esperienza che ne abbiamo a livello esterno è che le nostre esperienze sensoriali diminuiscono sensibilmente. Vediamo, ma non siamo del tutto sicuri di chi o che cosa, sentiamo i suoni ma è più come un borbottìo. Non è distinto. Noi sentiamo qualcosa ma non siamo sicuri di ciò che stiamo sentendo e tutto il nostro contatto col mondo esterno comincia davvero a sparire. Mentre sta accadendo questo, noi stiamo avendo anche delle esperienze interne. Cominciamo ad essere confusi e sentiamo di andare alla deriva e fuori di coscienza. Diventa difficile focalizzare ed essere consapevoli. Allo stesso tempo abbiamo anche delle particolari esperienze fisiche. Prima, c’è un senso di pressione. Che è l'elemento solido che passa nell'e-lemento acqua. Poi c'è una sensazione di fluire. Che è quando l'elemento acqua sta passando nell'elemento fuoco. C'è poi un senso di aridità. Poco a poco che la mente comincia a ritirarsi dalla sua base fisica, che sono gli elementi solidi e fluidi con il calore che danno e le arie che smuovono e, alla fine, lo stesso spazio e la coscienza. Quando sentiamo di fluttuare e cominciamo a provare freddo, la nostra coscienza comincia a scomparire. Durante questi diversi processi, che in realtà sono l’unico processo della morte, tutta l'energia entra nel canale centrale. E qui ad un determinato momento, noi espiriamo tre volte e la terza volta ci scordiamo di inspirare di nuovo.  

A questo punto le persone dicono: ‘Ora questa è la morte’; ma in verità come per uno scherzo, talvolta noi diciamo che se le persone possono permettersi alcuni giorni in più di ospedale, qualcuno verrà e metterà degli elettrodi sul loro cuore e darà loro qualche colpo, e così esse potranno andar avanti ancora per qualche tempo. Ma anche se noi agganciamo in qualche modo le persone sui locali piloni dell’elettricità, dopo un po' esse comunque muoiono. Tutti muoiono. Quindi nel momento in cui uno muore, dopo aver preso l’ossigeno, lo scambio di energia col mondo esterno si è fermato, c’è un periodo di circa venti o trenta minuti in cui le energie interne si bloccano. Accade poi per prima cosa che l'energia bianca dalla cima della nostra testa gradualmente comincia a scendere in basso attraverso il corpo fino al cuore, che è al centro del nostro corpo e non a destra o a sinistra. Così discendendo, trentatre tipi di sentimenti che provengono dalla rabbia, che di solito sono basati sulla rabbia, scompaiono. Allora vediamo una luce molto chiara come quella di un chiaro di luna piena. Poi, dopo circa dieci o quindici minuti l'energia comincia a muoversi in sù dal basso centro, il centro sotto l'ombelico. Appena essa comincia a muoversi in su, sperimentiamo un segno rosso come un sole nascente che si muove in sù e scompaiono i quaranta tipi di sentimenti che furono causati da attaccamento e avidità. E quando sono passati da venti a trenta minuti dopo che abbiamo smesso di respirare, queste due energie, la bianca e la rossa, entrano insieme nel cuore. All’inizio, tutto diviene scuro. In questa oscurità scompaiono i sette tipi di sentimenti che hanno la loro base nell’ignoranza.  

Poi, dopo quello, noi esperimentiamo una intensa luce chiara. Essa è tutta la con-sapevolezza, tutta l'energia, tutto ciò che riempiva il nostro intero corpo. Tutto questo ora è nel centro del nostro cuore. Tutto è incominciato là. Questo momento è davvero il nostro miglior momento per l’illuminazione. Se noi possiamo mantenere questo stato, se possiamo rimanere consapevoli da venti a trenta minuti dopo la morte che questa luce chiara è la nostra vera essenza, che questa è allora la nostra consapevolezza, anche noi possiamo fare quello che molti grandi santi hanno fatto in quest’ultimo momento, negli ultimi duemila e cinque-cento anni.  

Gradirei dare qui un esempio dalla mia propria esperienza diretta. Fu nel 1981, quando morì il sedicesimo Karmapa. Un anno e mezzo prima, nel 1980, mi aveva detto in quale giorno egli sarebbe morto. Io lo incontrai in Colorado, America, nel solstizio estivo. Lui ci disse di tornare da lui nel primo giorno dell'undicesimo mese dell’anno successivo. Ci disse che potevamo portare anche i nostri amici. Così noi partimmo per andare a trovarlo in Sikkim, nell’Himalaya. Egli avrebbe voluto morire in Occidente, dove gli scienziati potessero esaminare il suo processo di morte. Cinque giorni dopo la sua morte il suo corpo era ancora caldo e flessibile. Fu messo poi nella posizione di meditazione, circondato da molte lampade al burro. Egli rimase lì per quarantacinque giorni, fino al 19 dicembre, quando fu tolto dal suo posto di meditazione. Il suo corpo si era ritirato diventando molto piccolo. Così fu messo in una teca con una finestra, da cui lo si può vedere. La maggior parte delle persone non vollero guardare, ma io lo feci perché sapevo che avrei dovuto raccontare la storia. Sapevo che sarebbe stato il mio lavoro. La sua testa era più piccola, ma non troppo piccola, ma tutto il suo corpo era come quello di un bambino. Da vivo, egli era più grande di me. Era un grande Tibetano massiccio che proveniva da una tribù di guerrieri, un uomo grande e forte. Quando fu bruciato il giorno seguente c'erano dei segnali esteriori, un duplice arcobaleno intorno al sole, che è una cosa molto insolita in Sikkim. C'era anche un'enorme aquila che continuava a volteggiare in alto intorno al luogo in cui egli bruciava. Ad un certo punto il suo cuore uscì dal forno crematorio e rotolò in giù fino ad arrivare dai suoi discepoli. Vi furono molte altre cose insolite, che sono successe in quella circostanza.  

Questo è un caso che si può chiamare Thukdam. Thuk è la parola tibetana che significa cuore o mente profonda, e dam significa legame. Indica il luogo in cui si è capaci di legare la coscienza al proprio cuore. Se uno è capace di fare questo e mantenere poi quello stato, uno può fare tutte quelle altre cose. Quelle altre cose accadono anche quando muoiono maestri Yoga e Lama. Essi talvolta cambiano l’intera vibrazione dei loro corpi, da solido ad energia, e lasciano soltanto i loro capelli, i denti e le unghie, che non hanno nervi e non possono essere trasformati.  Ancor oggi queste cose accadono. Ma se uno trasforma tutto, come è più difficile poter rinascere, perché non c’è niente di fisico da portarsi ancora dietro. È sempre difficile per i grandi Incarnati ritornare, perché ci sono così tante cose che li tirano in altre direzioni e solo i problemi delle altre persone li riportano ancora quaggiù. Quindi questo è un esempio di qualcuno veramente in grado di restare nella luce chiara della mente, nello stato chiamato Thukdam.  

Se voi usate meditazioni in cui vi concentrate su forme del Buddha che scompa-iono e vi concentrate sull’essere consapevoli, senza essere consapevoli di niente, concentrandovi solo sulla nuda consapevolezza, totalmente consapevoli, senza dover essere consapevoli di nulla, solo avendo consapevolezza nel vostro proprio stato che rimane così com’è, allora questa è un tipo di meditazione che si svilup-perà nel potere di poter restare consapevoli anche quando state morendo. C’è un periodo in cui consapevolezza, energia e spazio interno ed esterno non sono più separati, in cui la propria mente, la consapevolezza e la luce chiara sono lo stesso dentro e fuori, in cui non c'è differenza tra l’illuminazione qui e là. E’ tutto proprio come spazio e consapevolezza, inseparabili.  

Se uno non è capace di mantenere questo stato ed un normale contribuente ha difficoltà a mantenere quello stato, allora si diventa inconsci o inconsapevoli. Qui il testo dice che di solito, quando uno muore, è inconscio per tre o quattro giorni. La mia propria esperienza è che da sempre le persone che muoiono, sono ritornate da me precisamente sessantotto ore dopo. Accadde con mia madre ed anche in altre occasioni. Io non so qual è il significato di ciò, ma so che quando loro sono di là, sono più vicini a voi, ed è più chiaro che loro sono là. Ogni volta che dopo ho fatto un controllo, erano 68 ore. Quindi può essere che la gente delle grandi città moderne, persone molto addestrate intellettualmente e così via, attraversano i processi più rapidamente dei meno nevrotici contadini o persone simili. In ogni modo, questa è stata la mia propria esperienza.  

Poi quando uno si risveglia da questo stato di inconsapevolezza, di solito non si sa poi che si è morti. Se il proprio processo di morte è stato molto lungo, se uno è da molto tempo in procinto di morire, allora uno ha una certa idea, ma se uno è stato appena colpito da qualcosa e non ha avuto tempo per prepararsi, allora realmente non ha idea. Uno si confonde, anche perché non ha più un corpo solido e questo significa qualunque cosa si pensi, allora quello è il luogo dove noi siamo. Se noi pensiamo all’Inghilterra o all’India, o Thailandia, o Birmania o alla Danimarca, qualunque cosa noi pensiamo, nel momento che lo pensiamo, la nostra stessa consapevolezza è là, perché come spazio e consapevolezza, non c’è nessuna cosa che si deve muovere. E’ anche una difficile situazione, perché nessuno ormai può più vederci. Quindi noi tentiamo di contattare le altre persone. Tentiamo di sco-prire perché vediamo che tutti i nostri amici sono infelici ed i nostri nemici sono felici. Noi non possiamo capire realmente queste cose. Ogni volta che tentiamo di parlare con loro, essi si allontanano, e quando ci sediamo su una sedia essi arrivano e si siedono su di noi e così via. Ci sentiamo molto strani. Dopo circa una settimana in questa condizione, e questo significa circa dieci giorni dopo che noi siamo morti, allora la mente affronta realmente il fatto che noi siamo morti. Poi finalmente capiamo: 'Oh, devo essere morto'. E qui di nuovo, se si medita sul processo in cui nella meditazione tutto sorge come un reame puro, ognuno è un Buddha, Voi siete un Buddha, ogni cosa è un reame puro, il cui scopo è per la seconda fase, la fase di risvegliarsi ancora. Una persona ordinaria che è abituata a vedere il mondo in un modo ordinario, in quella situazione vede dappertutto cose ordinarie, mentre chi è addestrato in questo processo di vedere il mondo intero apparire come una terra pura, e che vede dappertutto la natura di Buddha, nel momento in cui si risveglia dallo shock della morte, vedrà ancora i Buddha e gli stati puri della mente e correrà là e farà ciò che dicono i Tibetani, cambierà i corpi con i differenti Buddha.  

È come un bambino quando vede sua madre e corre là. Quando noi vedremo queste diverse forme di Buddha, su cui siamo abituati a meditare, noi correremo là e ci mescoleremo con loro ed entreremo nel loro livello mentale. Questo non è ancora lo stato di Dharmakaya o lo stato della verità suprema. È uno stato di Sambhogakaya. E’ uno stato di felice beatitudine e ricchezza della mente. Ma questo stato è anche senza alcun rischio di precipitare in giù o soffrire di nuovo. Se noi non la portiamo poi a quello stato, come ho detto, la mente scoprirà che in realtà essa è morta, e questo è un così gran colpo che noi ancora una volta ridiventiamo inconsapevoli. Quando poi voi vi risvegliate da quell'inconsapevolezza il flusso di esperienze dell'ultima vita è stato interrotto, il flusso di esperienze della vita passata è svanito ed ora comincia a venire su il nostro subconscio. Le cose che vi furono piantate, piacevoli, sgradevoli, pensieri amichevoli e sentimenti ostili ora emergono, perché nessun’altra nuova impressione sta venendo alla mente dal di fuori. Non c'è nessuna nuova sensazione che entra. Ogni cosa del subconscio comincia ad emergere e dipendendo da ciò che è la più forte tendenza in noi, poi uno dei sei mondi esterni comincia a predominare.  

Per esempio è possibile che noi abbiamo fatto molte cose buone, ma eravamo anche consapevoli che le stavamo facendo. In questo caso chiaramente noi riempiamo la mente con buone impressioni, ma sempre pensando che lo facciamo per qualcuno. Noi non rimuoviamo la separazione tra di noi. Noi non rimuoviamo le cose che ci bloccano. Sebbene le cose siano positive e diano buoni sogni, esse non ci faranno risvegliare all'esperienza che tutto ciò è lo stesso spazio chiaro ed aperto. Quindi, se noi abbiamo fatto quello, se noi abbiamo riempito la mente con impressioni buone, ma ancora abbiamo pensato di fare qualche cosa per gli altri, il risultato allora sarà quello che noi chiamiamo gli Dei mondani. Il Buddha ci dice che ci sono sei livelli in cui noi sperimenteremo la beatitudine spontanea, e tutti i desideri saranno spontaneamente adempiuti. Vi sono diciassette livelli in cui noi sperimentiamo gioia estetica, come i bei tramonti e le belle arti e così via, e ci sono quattro livelli dove noi sperimentiamo l'astrazione. Il Buddha li chiamò Arupadhatu, Rupadhatu e Karmadatu, ovvero, il mondo senza-forma, il mondo di forma ed i mondi del desiderio. Questi tre sono gli stati psicologici in cui noi entriamo se vi è molto Karma positivo, sebbene noi ancora crediamo che vi sia un ‘Io’ che fa qualcosa per gli altri.  

Poi, c'è anche un altro stadio che è assai meno piacevole. Ed è quando la gelosia è il nostro sentimento più forte. Allora in quel caso noi arriviamo a quello che è chiamato il reame dei semi-dei. I semidei non hanno una buona sorte, dato che sono sempre gelosi, e sono sempre in lotta per ottenere ciò che hanno gli altri; essi hanno sempre esperienze di dover cercare armi e così via, e non possono mai sperimentare serenità e gioia. Essi vengono feriti anche più facilmente degli dèi. La mente degli dèi funziona in modo tale che essi pensano di poter morire solo se vien tagliata via la loro testa. Ma anche i semidei pensano di poter morire solo se vengono colpiti da una freccia. Quindi le loro menti funzionano differentemente. Anche in questo stato da semidei di solito gli esseri sono molto arrabbiati ed essi quando muoiono, precipitano realmente in basso, dato che le loro menti sono cariche di impressioni negative, rabbia ed odio.  

C'è poi anche la possibilità che la mente abbia realmente oscurato il suo potenziale. Ciò può provocare una situazione in cui quando si muore si è così confusi che si tenta di nascondersi tra pietre o cespugli, e qui davvero uno la volta successiva può apparire con quattro gambe ed un bel cappotto di pelliccia. Per la mente è possibile unirsi con un corpo animale per almeno una vita. Io conosco almeno tre casi nella mia propria esperienza, per una qualche ragione sempre con grandi cani gialli, in cui essi sono apparsi davanti a me mettendo la loro zampa sul mio petto, mi guardarono negli occhi e mentalmente mi dissero: ’Che è successo? All’improvviso arrivò una luce ed ora io mi trovo in questo stato!’. A Malta, un cane mi seguì realmente per tutto il tempo. Era così imbarazzato di avere quel corpo!. Questo fu un vero contatto. Non posso dire che succeda spesso. Se noi guardiamo al mondo, ci sono così tanti miserabili, poveri ed oppressi che soffrono nelle loro vite umane, che non c’è davvero bisogno di diventare anche un animale per soffrire. Guardate l’Africa e il Sud America, e così molte parti povere del mondo, in cui le persone non hanno niente. Nella mia esperienza, io ho avuto il contatto oltre quella barriera e devo dire che essa esiste.  

E’ possibile che in quel caso l'avidità e l'avarizia siano stati i sentimenti più forti. In quel momento, i desideri e le voglie che sempre ci tormentano, si concentrano su cibo e bevande. E là gli esseri possono avere ancora le esperienze più strane. Essi possono avere l'esperienza di avere una bocca molto piccola. Ogni cosa che si tenta di mangiare è difficilissimo mandarla giù. In questo stato di sogno si può avere un corpo grande come una città ed è impossibile ottenere tutto ciò di cui si ha bisogno. Ci sono altri stati in cui si sperimentano ostacoli esterni, in cui quando si arriva a qualcosa, poi qualche demone o qualche influenza disturbante sempre ce la porta via. Oppure, le cose diventano fuoco e ci si brucia e così via.  

Alla fine, se noi abbiamo caricato la mente per di più con la rabbia ed abbiamo odiato, allora il risultato è la paranoia. Quando dalla mente emergono le impres-sioni del subconscio, la mente non può stare con loro, e le principali sensazioni sono il freddo e il caldo. Il Buddha ci dice che ci sono otto livelli di sensazioni di freddo estremo ed otto livelli di sensazioni di estremo calore. Poi vi sono anche livelli che arrivano poco a poco, come quando le persone cominciano a bere e all’ improvviso si arrabbiano, litigano tra loro e distruggono la loro vita una, due o quattro volte all'anno, facendo un macello della loro vita e poi gradualmente essi devono rimettersi di nuovo insieme.  

Effettivamente possiamo vederlo tutti, se guardiamo in una struttura mentale o ad esseri umani che vivono in situazioni estreme. Tutte queste cose possono succe-dere mentre ci sono corpi fisici. Noi vediamo esseri umani che sperimentano tutte queste cose in luoghi diversi. Tutto ciò può accadere addirittura più fortemente quando non c'è un corpo fisico. Ora, se si è depressi o infelici, si può prendere una pillola, ma quando moriamo non c'è nessun corpo per distrarre la mente. Le esperienze sono tutte molto forti. Quindi per questa ragione il Buddha realmente ci consiglia di fare, pensare e dire cose utili. Altrimenti ci creiamo dei problemi.  

Questi altri reami, anche se possono essere sperimentati per un tempo molto lungo, sono reami in cui ci si libera del karma, dove si aggiusta il karma. Se uno è nel reame degli dèi, è come se sta spendendo i suoi soldi, la buona energia che aveva creato. Se invece si è negli stati di paranoia o di sofferenza, allora uno sta eliminando il proprio debito. Ma il luogo in cui uno ritorna veramente al luogo più importante è questa vita umana. Se noi ritorniamo alla vita umana sette settimane dopo essere morti, allora troviamo dei genitori che fanno l’amore e scendiamo giù dalla cima della testa di nostro padre e seguiamo il suo sperma fin dentro nostra madre. Noi aspetteremo finché lo sperma si unisce all’uovo, e così una nuova vita avrà inizio. Oppure, da questa vita noi andremo in uno degli altri stati piacevoli o sgradevoli. Ma dopo un po' di tempo di nuovo ci riuniremo con una vita umana come questa e solo questa vita umana è dove realmente possono essere fatte la maggior parte delle cose. Qui abbiamo un corpo fisico. Qui possiamo capire se le cose sono positive o negative, e abbiamo sentimenti molto forti, desideri, affetti, attaccamenti ed aspettative.  

Se poi noi guardiamo alla continuità della nostra ultima vita, o proprio a questa, allora la prima cosa da considerare è ciò che accade dopo che noi moriamo. Quali strutture emergono, in quale luogo andiamo. E quando poi siamo di nuovo rinati come umani ci sono tre risultati. Prima ci sono vari tipi di nascita umana. Alcuni dei luoghi più piacevoli in cui si può essere oggi, sono l'Australia e il nord Europa. Quindi, c'è il luogo in cui si nasce. Si può nascere in un luogo dove c'è un buon karma collettivo, dove ci si prende cura dei poveri, dove ci sono processi politici trasparenti e dove si può essere liberi di avere una vita utile per svilupparsi e pensare agli altri. Oppure si può nascere in un luogo con molta sofferenza, fame e oppressione, che in realtà sono la maggioranza nel mondo.  

C'è poi anche un certo tipo di corpo che otteniamo. Possiamo vivere in un corpo che è sano ed ha lunga vita, che abbia felicità e sia famoso, oppure noi possiamo trovarne uno che sia malato, non-funzionale, con molti problemi e che abbia una breve vita. E infine, la terza cosa sono le tendenze che noi abbiamo, cioè se ci piace condividere naturalmente, se ci piace essere buoni con gli altri, se ci piace trarre profitto dagli altri, o se ci piace sottometterli ed opprimerli, mettendoli sotto i nostri piedi.  

Dopodiché, quando noi moriamo, nella prossima vita l’intera roulette interna rico-mincia di nuovo. Quindi le impressioni esterne scompaiono ancora una volta e noi entriamo in nuovi stati. Il Buddha ci dice che non c'è alcun inizio per tutto questo. Egli dice che la mente è come lo spazio e lo spazio non ha nessun inizio. La mente ha da sempre giocato con se stessa, esprimendo le sue qualità, sperimentando, producendo situazioni interne ed esterne. E vi sono molte più nascite in stati di dolore che in stati di gioia e beatitudine. Anche quando siamo nati qui come esseri umani, come ora siamo noi, in un bel paese, sani e così via, eppure quando siamo usciti dall’utero di nostra madre noi non sorridevamo, abbiamo gridato e pianto perché ci ha fatto male. Un giorno noi diventeremo vecchi, ammalati e moriremo.  

Tuttavia, mentre siamo qui, nei nostri migliori anni come siamo oggi, stiamo sempre cercando di trovare cose che ci piacciono ed evitiamo le cose che non ci piacciono. Cerchiamo di mantenere ciò che abbiamo e ci adattiamo alle cose che non possiamo evitare. In tutti gli stati condizionati, non importa dove siamo, vi è sempre la sofferenza del veder crollare e caderci tutto sulla testa o la sofferenza di cose che essendo impermanenti continuamente cambiano, e che siamo incapaci di mantenere, oppure c'è la sofferenza di essere ignoranti, semplicemente di non conoscere la verità, di ricordare poco di ieri e non avere idea circa il domani.  

Ecco perché il Buddha ci consiglia di spostare i nostri valori da una banca che ci dà sempre meno interessi, perché la nostra vita sta diventando più breve e noi non possiamo portarci dietro le cose, ad una banca che ci dà sempre di più. Di spostare i nostri valori dalle cose che cambiano e scompaiono, che sono nate e muoiono, che vanno e vengono, e spostarli in qualcosa che è senza tempo e non può sparire, in qualcosa che è più gioioso, più felice, più compassionevole, più potente. E che fondamentalmente significa cambiare i nostri valori dai pensieri e  sentimenti e proiezioni della mente, in un aperto sentimento di spazio della mente stessa. Significa cercare di rimanere nella nostra consapevolezza e far sì che essa veda solo quello che vede, e non diventare le cose che sono viste, e cercando di essere consapevole di chi è colui che è consapevole.  

Noi vedremo tre cose che ci faranno molto gioiosi. Prima, vedremo che colui che è consapevole non è una cosa. Ossia, esso non ha colore, né peso, odore o taglia, ma è realmente come spazio. E riconoscendo che è come spazio, noi diventiamo senza paura, voglio dire veramente senza paura. Nulla può più disturbarci. Nulla può farci ancora del male. Essendo senza paura, noi possiamo vedere che tutto è interessante proprio perché accade, perché mostra le qualità, l’abilità e la ric-chezza della mente. Finalmente possiamo vedere che gli altri esseri sono come noi. Anch’essi vogliono la felicità, vogliono evitare di soffrire, e che la loro mente è ugualmente come spazio chiaro. E quindi diventiamo amorevoli e gentili. Così effettivamente tutte queste diverse qualità, tutte queste diverse tendenze mentali diventano veramente importanti. Noi effettivamente vedremo alcuni di loro che si mostrano come, ad esempio, un poliziotto con un berretto rosso sulla nostra strada verso Canberra. Egli ci ha fermato mentre andavamo a 90 chilometri l’ora in una zona dei 60, e lui era davvero totalmente felice facendoci la multa, mentre noi stavamo lasciando il paese e nessuno ne avrebbe sofferto. Questo sentimento di condivisione e di essere con noi era una reazione umana davvero meravigliosa. Queste tendenze esistono dappertutto in ognuno e tutti possono rivelarle. C'è qualcosa che vede e c'è qualcosa che viene visto. Là vi è uno specchio.     -------------------FINE ---------------------

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

 

"Cos’e è il Tantra?"

(Cavalcare la Tigre della Saggezza)

 Un'incontro con il Maestro Tantrico Prem Pranama. 

Tratto da INTERNET – www.tantranet.com-

Per informazioni su ritiri, classi di meditazione ed altri programmi presso l’Eremo della Nube Pazza:                     

scrivere a: Crazy Cloud Hermitage (Eremo della Nube Pazza) 

                     7101 W. Liberty, Ann Arbor, MI 48103 – U.S.A.

  e-mail: dalef@umich.edu  -   telefono:  (313) 741-1084 

Tutelato in base ai diritti d'autore 1994, Centro di Dharma Nube Pazza. Viene accordato il permesso di copiare liberamente e distribuire questo libretto, purché in forma inalterata. 

TRADOTTO da Aliberth Meng, per il Centro NIRVANA di Roma, nel mese di Novembre 2004 -

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Introduzione: 

Fin dall'inizio dei tempi, vi sono stati rari uomini e donne che, seguendo il gran desiderio ardente dei loro cuori, risposero alla domanda esistenziale della nascita e morte con la realizzazione di chi loro fossero veramente - chi fossimo noi tutti. Pranama è uno di essi. Egli ci invita, ci alletta, ci sfida ad unirci alla sua danza. Leggete le sue parole, permettete ad esse di entrare nel vostro cuore e rompere il tabù irrazionale che è contro la felicità. Il fuoco dell’essere passerà dal maestro al discepolo nel grande silenzio del cuore. - Queste parole sono un incisivo invito. - Questo incontro avvenne nell'estate del 1994. L'intervistatore, Ralph Abrams, è stato un ricercatore spirituale negli ultimi 25 anni. Egli ha lavorato con Swami Muktananda, Nisargadatta Maharaj, Chagdud Tulku, Nagkpa Chogyum, alcuni insegnanti Nativi Americani, ed attualmente vive nell’ Eremo della Nube Pazza, in cui sta studiando il Sentiero Tantrico con Pranama. 

-----------------

DOMANDE e RISPOSTE:

Ralph: Di questi tempi, la parola ‘Tantra’ è stata alquanto rigettata nei circoli spirituali, perché essa significa spesso cose molto diverse. Mi piacerebbe subito cominciare con la semplice domanda: Cos’è il Tantra? 

Pranama: Il Tantra è il sangue caldo della pratica spirituale. Esso rompe un irra-gionevole tabù contro la felicità; è un sentiero fulmineo, rapido, gioioso e fiero.  Ci sono molti tipi diversi di sentieri. Alcuni ci sfiorano come una gentile pioggia pri-maverile, mentre il Tantra è un deflagrante tuono di un selvaggio temporale estivo, con creazione, distruzione, beatitudine e vuoto. Il Tantra è una tigre selva-tica - se vi avvicinate ad essa con giusta motivazione, buone intenzioni e integrità, lei vi allatterà al suo seno; ma se l’avvicinate in un modo sciatto e scorbutico, vi lacererà completamente il corpo e la mente, vi mangerà per cena, e vomiterà ciò che resta di voi. 

R: Uauh!  Io penso che questo senso di gioioso abbandono e forza e beatitudine che Lei ha descritto, renderebbe il sentiero Tantrico attraente a molte persone.  Con in più il fatto che esso è noto come un sentiero assai veloce per l’illumina-zione. 

P. Veloce, sì.  Ma il sentiero Tantrico del Vajrayana è complesso e può essere peri-coloso. Richiede un forte e ben integrato senso di sé, preparato tramite una pratica preliminare accurata. Altrimenti per il praticante è possibile fare grossi errori di giudizio. Nel sentiero Tantrico, è più facile forse generare la forma finale di inganno e di egocentrismo che non divenire liberi. Si può cominciare avendo la intenzione di liberarsi dalla tirannia delle apparenze ordinarie nella consapevolezza primordiale e finire per cristallizzare l'ego in un inganno duro come il diamante. Non c'è autentico Tantra senza un profondo impegno, disciplina, intelligenza, coraggio, ed un senso di selvaggio, azzardato e impavido abbandono. 

R: Perché è così? E perché l’abbandono è azzardato? 

P: E’ azzardato perché esso è il sentiero per giocatori d'azzardo. C'è un bel poe-ma di Rumi che parla di questo nella tradizione Sufi. “L’Amore è imprudente; non la ragione. La ragione cerca un profitto. L’amore diventa forte, consumandosi impassibile. Pur nel mezzo della sofferenza, l’amore procede come una macina, duro in superfice e diritto in avanti. Essendo morto al proprio interesse, rischia tutto e non chiede nulla.  L’amore gioca d'azzardo con ogni regalo che Dio gli dà. Senza causa Dio ci diede l’Essere; senza causa ce lo da ancora e ancora. Giocare d'azzardo è oltre qualunque religione. La religione cerca la grazia e i favori, ma quelli che giocano d'azzardo sono i favoriti da Dio, perché essi non misero Dio alla prova né bussano alla porta di guadagno e perdita" (trad. di Edmund Helminski). 

Il Tantra fa il salto nella pazza saggezza eliminando perfino Dio dall'equazione, lasciando solamente il mistero senza l'ultimo tentativo di definirlo. Questo è un sentiero per coloro i cui cuori sono così selvaggi da essere pronti a gettarlo via del tutto su un sospetto, per una intuizione. 

Sono richiesti disciplina, coraggio, duro lavoro e intelligenza, perché questo è ciò che ogni ricerca richiede al cuore. Il Tantra, che fonde il potere della creazione e l’ego con mezzi abili eliminando l’illusione, richiede una preparazione accurata. Noi non ci aspettiamo che chiunque voglia ora solo suonare su una tastiera diventi poi

un pianista di concerto. Noi non ci aspettiamo che chiunque sia capace di tirarsi giù da un divano, poi un giorno corra il miglio in quattro minuti. Grandi scopi richiedono grandi sforzi. 

Con il Tantra stiamo utilizzando mente e corpo come un calderone, e sentendo l’ego, gli elementi e il mondo come ingredienti alchemici, l'immaginazione forma-ta dal potere divino come catalizzatore; stiamo portando a termine il gran compito magico di trasformazione alchemica. Il vile metallo della visione dualistica diviene l'oro assai prezioso della pura e luminosa consapevolezza. Il Tantra è un sentiero dal potere tremendo. Questo potere non è facile da usare senza il rischio di venir bruciati da esso. Eppure, nello stesso tempo, è un sentiero di grande gioia. 

Se voi userete veleno, piacere, e la personalità come sentiero, dovete stare attenti a non auto-distruggervi. Nel lavorare con una pratica avanzata (sadhana) come il Vajrakilaya, che nel nostro lignaggio è fondamentale, vengono imbrigliate energie potenti di psiche, natura, e reami del sottile. Quando una tale potente sadhana è introdotta nel proprio sistema tramite un’autentico conferimento di potere, non è un qualcosa che si possa prendere alla leggera. Diciamo che andrete a portare la rabbia nel sentiero. È la lama di un rasoio, che sta tra il liberare la rabbia in una adirata compassione come saggezza-specchio e diventare solo un pedante e arrogante ipocrita. Con il Vajrakilaya, potrete trasformare il vostro flusso mentale in questo essere-saggezza di grande potere e furore, oppure rischiate di rivestire solo la vostra egoistica rabbia in un’abito di divinità. Se il Tantra è adoperato male, il divino diventa un demone.

Quando lavorate col sentiero Tantrico, voi state giocando con una corrente viva, che non è carica con l’elettricità, ma col potere che c’è dietro alla energia creativa. La sadhana Tantrica destruttura e ricostituisce la realtà, come un gioco, finché l'essenza della realtà diviene palese. Tramite le sadhana, le non-realtà private si interfacciano con la non-realtà pubblica (o collettiva), finché non ci si rende conto della vera natura di entrambe. Si usa l’illusione per eliminarla attraverso l’illusione. 

R. Io non sono sicuro di capire ciò che lei intende con non-realtà pubbliche e private. Ma le immagini, le energie, e gli esseri con cui si lavora nelle pratiche sono reali o no? Potrebbe spiegarmi meglio questo punto? 

P. La base di tutto questo sta nella comprensione di Dharmakaya e Shunyata, "il reame di essenza" e "la  vacuità". Il Dharmakaya non è un luogo e neanche uno stato di essere o di coscienza. Il Dharmakaya è il campo di puro potenziale che in ogni momento sta esplodendo in energia e materia rese effettive. Ogni oggetto o cosa, anche nella sua "proprietà intrinseca", è ancora in un’essenza caratterizzata da questo campo di potenzialità. In altre parole, ogni "cosa" è vuota di caratteri-stiche permanenti; le sue caratteristiche condividono la qualità della pura poten-zialità dinamica e sono sempre tese verso l'espressione di quella potenziale via costante-mente in cambiamento e trasformazione. 

Tutti i mondi e campi di percezione fuoriescono da questa pura potenzialità che è anche pura consapevolezza o vuoto. Questa essenza, questo vuoto, è indicibile e non è affatto un qualcosa. Eppure essa è la matrice dinamica da cui sorge tutto ciò (egli agita il suo braccio tutt’intorno alla stanza), e di cui tutto ciò è una mani-festazione, ed in cui tutto questo ritorna. 

Questa fuoriuscita, o esplosione di essenza, crea campi di percezione energetica. Questa energia è condizionata in forme a causa del gioco della causa ed effetto. Queste forme sono il nostro mondo e il nostro ‘sé’. Il mondo, e tutti i mondi, è coincidente con l'essenza della consapevolezza, che è immortale e senza-nascita e completamente libera da implicazioni di forma e limiti. Il mondo manifesto non è altro che l'essenza, ma l’essenza non è limitata alla forma o alle condizioni dei mondi manifesti. Si direbbe che il mondo e tutti i mondi sono tenuti insieme come forma dalle condizionate ed abituali intenzioni della coscienza. Il nostro particolare mondo è tenuto insieme dalle intenzioni degli esseri umani. I mondi degli altri esseri sono tenuti insieme dalla forza della loro intenzione condizionata. 

Le strutture di esistenza non sono "reali" in un senso assoluto. Esse sono le non-realtà pubbliche, allegri sogni plasmati all’esterno dall’essenza e forgiati in forme. Esse sono la radianza della pura potenzialità, temporaneamente nell’aspetto di forme determinate da intenzioni e mantenute dal karma in apparenti strutture coesive e designate da una coscienza condizionata dall’abitudine. Un Tantrico yogi spezza l’obbligo alle apparenze ordinarie – la dimenticanza di come le cose assunsero le loro forme apparentemente reali - forgiando nuove strutture di esistenza – cioè le non-realtà private. 

Noi non stiamo parlando qui di "visualizzazione creativa" nel senso generalmente usato. L'immaginazione è, di solito, semplici forme mentali in mezzo a pubbliche non-realtà. Noi stiamo parlando di una vera destrutturazione dei fondamenti della realtà e ricostruzione di alternative. Entrambe le non-realtà pubbliche e private sono forme condizionate di coscienza. Decretando i processi di creazione e distru-zione nella non-realtà privata, l'autorità incontestata e la permanenza della non-realtà pubblica viene minata. Attraverso il processo dell’avanzata sadhana Tantrica si è capaci di riconoscere la base della consapevolezza intrinseca all'interno di tutte le forme condizionate. Questa realizzazione ci permette di vivere come consapevolezza intrinseca e riconoscere che tutto sorge come ornamento di quella consapevolezza. 

L'idea del Tantra non è l'identificazione con infinite nuove forme condizionate di consapevolezza e colore. Il punto è di scivolare tra le fessure nella matrice della stessa pura potenzialità. Lo scopo non è il conseguimento di stati insoliti, ma è il riconoscere la nostra natura intrinseca e primordiale in ogni apparenza. Allora ogni apparenza avrà il solo gusto di beatitudine e saggezza. Questo non è né la fine e ne l’inizio del gioco infinito. 

R. Questo sembra andare un po' oltre la visione generale del Tantra, come un semplice modo di auto-aiuto avanzato, anziché una pratica trascendente o pro-fondamente magica. Ma non è anche vero che il Tantra (in questa radicale forma) lavora con le emozioni ordinarie e i problemi di ogni giorno? 

P. Non ci sono emozioni ordinarie né problemi di ogni giorno. Questo è il punto.  Essere è la naturale qualità luminosa di questa matrice di puro potenziale e lo stesso Essere si presenta nel gioco dell’esistenza. La radianza della beatitudine-pazza di pura consapevolezza gioca con i colori dell’Essere. Il mondo ed il vostro proprio corpo, la vostra mente e le vostre energie non sono null’altro che la naturale spinta comunicativa dell’illimitatezza. Non c’'è assolutamente niente di ordinario in qualsiasi cosa. 

Quando i colori dell’ Essere sono letti tramite le distorsioni della visione dualistica, essi appaiono come emozioni e confusione, e si è limitati nella tirannia delle appa-renze ordinarie. L’essersi liberati da questa distorta visione gioca come sensazioni  di chiarezza nel selvaggio e rauco chiasso della manifestazione. Quando la vera natura di ogni evento è riconosciuta, perfino il più apparente momento mondano conterrà così tanta bellezza da infrangere la mente. 

Il potere del Tantra risiede nella sua capacità di riconoscere i veleni dell’ego come distorsioni delle qualità dell’illuminazione. Le pratiche trasformano queste distor-sioni o, secondo le proprie capacità, spontaneamente liberano dalle distorte visioni dualistiche nella nostra propria vera natura. Per il Tantra, il corpo materiale, la mente emotiva, le emozioni e gli eventi ordinari della vita sono gli essenziali ingre-dienti che servono per la trasformazione alchemica delle visioni distorte nello stato di Buddha. 

R. Lei menziona l'apparenza dell’ Essere come un gioco di colori, e che mi intriga. Infatti, spesso l’Essere è descritto come luce chiara o luce bianca. La realizzazione non-dualistica sembra essere una cosa uni-dimensionale e di un unico sapore, mentre questo sembra avere una certa profondità. 

P. Una luce che attraversa un prisma mostra i colori che sono sempre la sua natura. La sua essenza è chiara luce e la sua natura è manifestarsi come i colori dell'arcobaleno. La pura consapevolezza è totalmente trasparente come una lastra di vetro. Ma quando viene interrotta, essa mostra un arcobaleno di colori e sapori che sono la sostanza della manifestazione. La pura consapevolezza ed i colori dell’ Essere non sono in opposizione e neppure in due modi. Essi sono aspetti della singolarità. Quindi molte Vie spirituali negano in modo inerente, benché spesso sottilmente, mondo, corpo ed esistenza. Essi stanno sempre cercando di mettere l’altrove nella "luce", non riuscendo a riconoscere che tutto è luce. 

I sistemi spirituali spesso fraintendono la schiavitù come un risultato dell’essere-forma piuttosto che da una visione sbagliata. A causa di ciò, essi erroneamente presumono che l’illuminazione significa astrarsi fuori dalla forma, nei reami sottili o nella "pura consapevolezza". Questi sistemi spirituali tentano di negare la forma e dissolversi, o ritornare, nella matrice ante-forma di pura potenzialità. Questo è possibile e quel radicale atto di trascendere la forma è molto piacevole - ma ciò non è l’illuminazione. Forma e non-forma non sono due; essi sono un solo ed unico mistero. Questi sistemi sono forme spiritualizzate dell'illusione dualistica. Il Tantra che nella sua vera forma è Advaita (cioè non-duale), trascende questa limi-tazione. Il Tantra è selvaggia saggezza che va a braccetto con la totalità di tutto ciò che è. 

Con il Tantra non si va in alcun luogo; Solo ci si risveglia alla vera natura delle cose così sono. Gli inerenti colori della chiara luce non son altro che la luce stessa. Lo spiegamento con cuil’Essere presenta il suo mistero illimitato non è altro che il mistero puro senza nascita e senza morte dal quale viene l’Essere stesso… 

R. E’ interessante che Lei menzioni l’Advaita. Recentemente io lessi Poonjaji, un maestro Advaita. Egli non difende nessuna pratica. La forma è illusione ed ogni azione dall'illusorio sé si aggiunge alla non-illuminazione. Cosa pensa Lei di ciò?. 

P: Bene, io ho grande rispetto per le forme tradizionali dell’Advaita. Io sono stato sempre intimamente connesso con Ramana Maharshi, ed il sentiero che insegno è il "Tantrayana Advaita". D'altra parte, vi sono alcuni seri problemi e limiti con la scuola discorrente dell’Advaita contro le varie pratiche di scuole come il Tantra. 

R: Cosa intende dire con "scuola-discorrente?" 

P: Le Scuole discorrenti sono quelle che comprendono che l’illusione è solamente un inganno e che tutto ciò che serve è capire cos’è l'illusione, per essere liberi da essa. Poiché tutto ciò che serve è capire, allora tutto ciò di cui io ho bisogno di fare come maestro è spiegare a voi la verità, e tutto ciò che voi avete bisogno di fare è di ascoltare così lo capirete. Il problema è che questo è un modo superficia-le di capire. Capire, nella scuola discorrente è considerato un atto primariamente mentale. Io parlo; voi ascoltate. In realtà, capire è un atto dell’intero corpo. Voi dovete capire con le cellule del vostro corpo, della vostra mente e con tutti i vostri sentimenti. Ascoltare coinvolge un’azione profonda dell'intero sé. Questa azione è  ciò che è pratica. La pratica spirituale è l'atto di ascoltare l'insegnamento con tutto il corpo intero. 

Ci sono differenze fondamentali tra un insegnante, anche risvegliato, ed un maestro. Poonjaji è un insegnante. Egli parla riguardo alla Verità in modo assai esatto, benché anch’egli soffra un po' dall'inganno del vedere la forma come illu-sione piuttosto che come presentazione della non-forma. A causa di ciò, egli non ha gli abili mezzi necessari a trattare con le vere radici dell’illusione. Egli è privo di abili mezzi per comunicare con l’intero essere fisico piuttosto che solo con la mente. In una recente intervista, lui disse di insegnare la pura Verità - alcuni la trovano, alcuni no, ed egli non sapeva il perché.  Questa è la differenza tra un insegnante ed un maestro: Un maestro sa il perché e può trattare abilmente con le cause.  Un maestro è in grado di trattare con l’illusione sul suo proprio terreno se necessario. Esso è disposto a catturare il dragone nella sua caverna, anche se il dragone è solamente un'illusione. 

Gli insegnanti dei discorsi infiniti non seguono alcuna scuola di pratica, nel dire: "aprite i vostri occhi e quardate che bel tramonto. Voi non avete bisogno di fare nulla, né di aggiungere nulla a voi stessi. Solo aprire i vostri occhi". Mentre è vero che voi non avete bisogno di aggiungere nulla, il problema è che i vostri occhi sono chiusi e voi state portando in giro un bendato. Voi aprite i vostri occhi e non vedete niente. Questi insegnanti non vi vedono perché sono troppo occupati ad ammirare la loro propria "non-dualità". 

Gli insegnanti della scuola discorrente Advaita in effetti danno delle pratiche. Loro danno la pratica molto difficile di indagine pre-verbale, che però funziona solo una volta che voi avete tolto le vostre bende dagli occhi. Ma fino ad allora, essa vi lascia arenati. Troppo spesso le persone cercano il senso delle parole e sviluppano una illuminazione concettuale. Voi capite così bene la descrizione di un tramonto che pensate di star vedendolo, anche se state ancora portando una benda, oppu-re avete gli occhi chiusi. Le persone in questa condizione seguono anche insegnanti che provengono dalla scuola discorrente, e che in continuità descrivono agli altri l’immaginato tramonto. Io sono sicuro che ciò sia basato sulla mia predilezione Tantrica per la saggezza divenuta selvaggia, per la mia manifestata delizia, ma trovo questi insegnanti di Advaita spesso un po’ leziosi. Essi non sono capaci di godere il gioco, incapaci di godere della pazzia e della selvaggità della esistenza. Non c’'è alcun spazio per un dualismo non-duale nella loro non-dualità. 

R: Ciò mette in chiaro la confusione che c’è sull’Advaita, e che io non ero stato totalmente capace di mettere in parole. Lei ha menzionato Ramana Maharshi. Da come ho capito, il Suo sentiero originalmente non era il Tantra.  Sarei interessato a sentire in che modo Lei evolse verso questo stile di insegnamento e pratica. Cosa La condusse al risveglio e ad insegnare il metodo attuale? 

P: Il mio avvio, e la mia iniziazione nel mondo del Tantra cominciarono tramite l’incontro nella biblioteca della scuola di laurea dell'Università del Michigan, con una donna nuda che aveva le mestruazioni. Lei ballò e cantò, e mise la mia bocca sulla sua vulva sanguinante ed io bevvi da quella fonte il nettare dell'immortalità, il liquido che era l’unione di beatitudine e vacuità. Lei era la Vajra-Dakini Yeshe Tso-gyal, Madre della mia vita reale. Ma quella è la fine della storia e non fu certo programmata, richiesta, o prevista. Per la maggior parte del mio viaggio spirituale, 

non avevo mai avuto niente a che fare con il Tantra, né lo avevo mai cercato. 

Il mio lavoro spirituale era cominciato nel sistema di Gurdjieff. Gurdjieff era stato influenzato da insegnamenti Tantrici, anche se più fortemente influenzato dalle Scuole Sufi. Nel suo sistema io trovai un metodo pratico e concreto per lavorare con l’abituale condizionamento del mio corpo, mente, ed emozioni. Io ero arrivato a vedermi senza alcun ostacolo. Fu in questa scuola che cominciai veramente a cristallizzare il desiderio di crescere e forgiarlo in un centro di gravità che poteva iniziare a spingere le parti non-integrate del ‘sé’ in un intero unificato. 

Dopo un po' di tempo, cominciai a scoprire che certi assiomi da cui dipendeva il mio lavoro erano, per me, limitati nella loro visione. Data la mancanza di qualcuno che potevo considerare un vero Maestro, io ripresi la mia ricerca per un sistema che poteva portarmi più lontano. Incontrai molti diversi insegnanti e comunità, lessi una gran quantità di testi, e mi interessai ad una grande varietà di estremi esperimenti su di me. Alla fine incontrai l’opera dell'enigmatico e briccone Maestro Osho. Il mio incontro con Osho che a quel tempo era chiamato Bhagwan, risvegliò nel mio cuore un’intensa estasi e devozione. Cominciò anche un lungo periodo di potenti esperienze visionarie, concentrate sulla Vergine Maria e la Dea Kali. 

Per me la devozione fu istantanea e naturale, sebbene il duro sentiero spesso fu pieno di confusione. Il mio cuore esplose nell’amore. Il Guru fu la miccia. Il Guru è l'oggetto che il devoto usa come una scusa per superare i limiti del sentimento ordinario. Io imparai, nella mia prova del fuoco, che la devozione irresponsabile verso il maestro finisce sempre in una seria sofferenza. In altre parole, il Guru non è il vostro papà, il Guru è un'introduzione alla vostra propria natura. Quello che è molto importante è ciò che io imparai, e col tempo l'amore che Bhagwan risvegliò in me maturò in una indagine non-duale. 

Un giorno, tutta l'energia che stavo riversando nell’amore all’esterno da cinque anni semplicemente si fermò e cominciò a muoversi verso l’interno. Questo processo fu fondamentale grazie alle domande-koan di Ramana Maharshi "Chi sono Io?" “Chi è colui che sperimenta ogni esperienza?”. Questo processo elimina ogni gerarchia di esperienza più "alta" o più "bassa" tagliando alla radice tutte le esperienze. Ogni volta che io mi sedevo giù era come se si muoveva un vortice di energia che si espandeva in campi di silenzio. Io sentivo questo vortice e restavo in esso. Tracciavo dentro di me stati sempre più profondi di silenzio, da cui mi im-pegnavo nell’indagine pre-verbale. Ciò che prima era stato l'estasi e l’amore ora era riconosciuto come un luogo di silenzio simile ad un utero. 

Quando iniziai la fase meditativa della mia pratica, tutte le visioni presto si ferma-rono. Prima esse erano esplosioni di amore, e del tipo che andavano a cavallo dell'energia che affluisce dalla devozione, il mio interesse per esse era alimentato dal loro apparire. Più tardi, nella fase silenziosa della pratica, molti mesi prima del mio riveglio, cominciò una nuova serie di esperienze visionarie. Visioni di Yeshe Tso-gyal, la Regina del Lago di Consapevolezza, Madre del Puro Piacere. Queste visioni esplosero dalla profondità del vuoto e del silenzio. 

Una mattina, dopo che avevo finito la mia pratica, andai in biblioteca per studiare i testi Sufi. Stavo leggendo due volumi delle opere di Rumi. Mentre stavo camminando verso la biblioteca, ero pervaso da un sentimento familiare residuo delle precedenti esperienze visionarie. Era un’intensa sensazione piacevole che proveniva dal centro del mio corpo, dal cuore verso la pelle, anche se stavolta sembrava spalancarsi dallo spazio silenzioso. Mi sentii ubriaco e preso da vertigini. Guardai in su e per un attimo potrei giurare di aver visto il contorno di una donna che ballava stando in aria al di sopra della biblioteca. Era enorme! Forse alta sui trecento piedi. 

La visione durò un secondo, ed io entrai e cominciai a leggere, in questo quasi deserto quarto piano. Più a lungo restavo seduto, e più intensa questa vibrazione divenne.  Io conoscevo molto bene questo processo, e sapevo che mi avrebbe portato ad una sensazione di tale intensità che il mondo ordinario intorno a me svaniva. Questa sensazione di ubriachezza estatica divenne sempre più forte  come se stesse risonando sempre più rapidamente attraverso tutto il mio corpo.  Ad un certo punto l'esperienza visionaria offuscò del tutto il mondo "ordinario".    Io mi trovai in un cimitero. Una donna si avvicinò a me. Lei era nuda, a parte degli ornamenti di osso che aveva indosso. Stava cantando e ballando un motivo di melodia ossessionante che più tardi scoprii essere il mantra del suo consorte Padmasambhava: Om Ah Hung, Vajra Guru Padma Siddhi Hung! 

Io ero in trance, e provavo insieme un amore estatico ed un assoluto sentimento di schiacciante desiderio sessuale, così forte che ero sicuro di poterne morire. Lei ballò intorno a me e poi si mise rapidamente in piedi, direttamente di fronte a me, mettendo i suoi genitali sulla mia faccia. La sua vagina era sulla mia bocca, c'era sangue che fluiva da essa, ed io bevvi questo sangue profondamente in un flusso senza fine. Io potevo sentirlo scorrere attraverso il mio corpo come calore liquido.  Improvvisamente la visione scomparve. Mi ripresi e tornai a casa – bene, pensai, prima di tornare mi comprerò dei biscotti al cioccolato. Cominciò così un periodo che mia moglie ed io chiamammo il periodo in cui "sbavavo sul divano".  Io passai tutto un mese rinchiuso, sedendo soprattutto sulla sedia a dondolo, nel nostro soggiorno incapace di funzionare perché la forza della Beatitudine che stava fluendo attraverso il mio corpo era così inebriante da sommergermi. Io non ero neanche capace di parlare di ciò che mi stava accadendo. 

R: Lei ha una moglie con molta comprensione. 

P: Sì.  Senza di lei, non posso immaginare quello che mi sarebbe accaduto quella volta.  Queste esperienze risvegliarono nella mia mente e nel mio corpo una beati-tudine così intensa e senza fine, e latenti tracce nevrotiche di tale forza, da essere

incredibili. Sensazioni di ogni tipo di degenerazione, andare su tutte le furie, forti irritazioni, concupiscenza, attaccamenti, avversione. Mi dispiace dire che avevo così gran voglia di metterli in pratica, prima che ogni equilibrio fosse ripristinato, da causare sofferenza a me ed altri. Inutile dire che questo fu un periodo molto difficile per il nostro matrimonio. 

Una delle cose che accadono nella pratica spirituale è che gli aspetti sottili del nostro ego, le essenze-seme dell’ego, si nascondono proprio fra le pieghe della nostra pratica. Se si è abbastanza fortunati, la forza della beatitudine divina ad un certo punto li costringerà fuori all'aperto. Quindi non tutto era solo beatitudine.  Era un incontro con i lati più brutti e più belli di me. L’intero ritratto. Le visioni, su base quotidiana, continuarono a sorgere. Di massima, esse coinvolgevano una sorta di esperimento nel mescolare stati di beatitudine con la mia precedente pratica di auto-indagine ed una sensazione di vuoto silenzioso. La Beatitudine sposata alla vacuità, è un potere tremendo che produce ciò che stava accadendo a questo punto. 

R: Io posso vedere la sua evoluzione nel sentiero, dal molto concreto auto-lavoro di Gurdjieff, alla relazione devozionale con un maestro, ed agli stati mistici che portano al silenzio ed all’indagine. Sembra che un qualche tipo di questa parte di Tantrismo stava per concludere questo processo. Quindi, questa pratica la condusse alla Sua realizzazione? 

P: Tutto ciò era successo da solo, senza nessuna volontà consapevole. Io stavo continuando l’ auto-indagine non-duale Advaita con tutta la forza che potevo: chi è colui che sta sperimentando questo? E se io fossi stato davvero capace di fermare queste esperienze, probabilmente lo avrei fatto, perché esse mi distrae-vano dall’indagine, come pure provocavano qualche comportamento abbastanza stupido nella mia vita ordinaria. Fortunatamente, il potere della Dakini, la donna di saggezza, era molto più grande dei miei insignificanti sforzi di prevenirle. Ma sic-come queste esperienze continuarono nel corpo, mente ed emozioni, io continuai la mia indagine. 

Il risveglio venne come risultato di questa miscela di pratica. La mente della beati-tudine è capace di penetrare molto più in profondità nella verità. Beatitudine, felicità e piacere ispirano un tipo integrale di coraggio. Senza di esso nessuno può salire in quel cielo di non-morte e non-ego. Senza la forza della beatitudine nessuno sarebbe così idiota da gettare via la propria vita in curva. La realizzazione stessa è oltre ogni esperienza. Tuttavia, essa non esclude l’esperienza e nemmeno il rifiuto di essa; è essa che include tutto. Dopo il risveglio si viene ripristinati ad un assoluto ed infinito umorismo. 

R. Quindi, come iniziò il Suo lavoro di insegnamento, e dove era rappresentata la trasmissione Tantrica in esso? 

P. Diversi mesi dopo aver raggiunto il Risveglio, un amica di mia moglie, cogliendo in me una certa differenza, le chiese se avessi potuto aiutarla con qualche pratica spirituale. Io fui d'accordo, e alcuni mesi più tardi altri nostri amici di famiglia mi chiesero se avessi potuto lavorare su di loro.  Il mio insegnamento cominciò molto lentamente e gradualmente. All'inizio, ciò che insegnavo era l’indagine non-duale, perché sembrava la cosa più diretta. Ciò che col tempo io compresi era che la pratica di indagine ed anche la naturale pratica della devozione verso il divino senza-forma è inefficace nella vita di molte persone. Essa non porta con sé i mezzi abili per lavorare con le oscurazioni e le contaminazioni - le nevrosi grossolane e sottili – che impediscono alle persone di realizzare la loro natura di beatitudine e consapevolezza in perfetta unione. 

La pratica Advaita che stavo facendo era estremamente simile al Dzogchen o agli insegnamenti di Ati-Yoga del lignaggio Nyingma. E tramite le pratiche Advaita io ero capace di ricollegarle. Una delle cose più sorprendenti su Padmasambhava, il Guru di Yeshe Tso-gyal, fu il suo riconoscimento che c'erano molti insegnamenti che avrebbero avuto bisogno di essere ri-scoperti in un successivo tempo. Lui e la sua consorte, Yeshe Tso-gyal, scrissero le pratiche e le nascosero negli elementi e nella pura natura di consapevolezza – nel flusso della mente dei suoi discepoli. Questa è la vera origine della mia connessione con il Tantra. Padmasambhava creò ciò che è chiamato un Sigillo del Mandato della Mente e nascose i mezzi abili per insegnare il Tantra come una capsula ad apertura a tempo.

Quando la mia propria pratica maturò al punto in cui fu appropriata, questa forza della saggezza si aprì. Anche l’energia, il potere e la beatitudine di essa furono liberate, quantunque io avessi dimenticato completamente questa connessione. 

R: Quindi Lei non aveva avuto realmente un contatto con i Lama Tibetani, o con il lignaggio Nyingma (quello di Padmasambhava), eppure il Suo insegnamento è in-fluenzato moltissimo dal Tantra e Lei riconosce Padmasambhava come Suo Guru-radice. Senza alcun contatto col lignaggio, Lei come insegnante è una sorta di wild-card.

P: (Ridendo fragorosamente) Sì, io come Maestro Tantrico sono una wild-card. Ma più selvaggio ancora, in questa pazza connessione con il Tantra, è che io sono libero. Libero da nascita e morte, paura, ansia, preoccupazioni. Libero oltre l’esse-re e il non-essere. Libero di fare qualsiasi cosa. Ed io lo posso proprio – e questa è una cosa meravigliosa! 

Una wild-card come me, che si è risvegliato dentro ed ha incarnato il cuore della pratica Tantrica, è unico in termini della migrazione trans-culturale del Tantra in Occidente. Padmasambhava era un uomo selvaggio perché lui era la beatitudine e la libertà di questa misteriosa realtà. Quelli che si risvegliano alla loro vera natura sono uguali - sebbene nella loro propria apparenza unica. Poiché il Tantra si svi-luppò in questa cultura, molti aspetti della sua forma dovranno cambiare. Allo stesso tempo, ciò deve esser fatto in modo tale da non danneggiare gli insegna-menti. Questo è un lavoro di grande delicatezza. Questi cambi hanno bisogno di essere fatti da qualcuno che sta fuori dai lignaggi tradizionali, che però rispetti il cuore degli insegnamenti con estrema riverenza... 

Ogni pratica Tantrica ha origine da una rivelazione di Pura Visione. Nella forma buddhista, le pratiche Tantriche hanno origine dal Sambhogakaya, o il Reame della Beatitudine Visionaria della realtà. Un praticante avanzato può ricevere gli inse-gnamenti da questa fonte, sebbene ciò sia molto raro. Un maestro risvegliato è questo reame – esso è un aspetto del loro corpo. 

È certamente ragionevole essere scettici, ed io chiedo ai miei studenti di non accettare gli insegnamenti da chiunque con fede cieca, ma di esaminarli nel labo-ratorio del loro proprio corpo/mente. La fede che serve per avere una relazione Tantrica con un Maestro Spirituale deve svilupparsi su un lungo periodo di tempo.  Non si può semplicemente saltare in braccio a lui. Bisogna esaminare tutti gli aspetti - tempo ed azioni. Certamente io sono arrabbiato per alcuni standard. Lei ed io non viviamo in mondi remotamente simili. Io so che il mio corpo è l'univer-so, il tempo stesso è la mia forma sottile, e il cielo dell’immortale consapevolezza è la mia mente.  Il mio interesse ora è di far scintillare questo risveglio negli altri, non di averli fissi su di me. Ciò distruggerebbe solamente loro crescita e, prima o dopo, sarebbe la causa del loro odio per me. Noi tutti odiamo coloro di cui siamo dipendenti – a nessuno piace essere uno schiavo. 

Lei dovrebbe aspettare un pò prima di eccitarsi nel letto del Dharma, perché  una volta in esso non c’è proprio davvero nessun sesso sicuro. Ci pensi attentamente come se stesse cercando un partner matrimoniale. E ciò può richiedere anni. Però c'è una valvola di sicurezza: comunque all'inizio Lei non riceverà pratiche Tantri-che avanzate. Lei inizierà con le pratiche preliminari che, nella nostra comunità, sono una serie che riguarda lo sviluppo nella stabilità di corpo, mente ed emozioni a livello psicologico ordinario. 

Lei potrà usare le meditazioni tradizionali sull’amorevole gentilezza, scambiando se stesso con gli altri. Questi stili di meditazione lavorano molto in profondità. Al tempo stesso, suggerirei che questa persona cerchi una terapia, o lavori in un programma di Dodici Punti. Se Lei è ossessionato da preoccupazioni, ansia, paura, confronti, vergogna, dubbi su di sé, dubbi di corpo, dubbi di sesso, allora quelle cose diventano il Suo centro di gravità. Il continuo sforzo per compensare il dolore delle nevrosi La priverà della gioia della vita ordinaria e dell'energia per l'evoluzio-ne spirituale. In questo stato di cose, le persone tentano di sostituire il lavoro necessario a sviluppare un autentico centro di gravità con il Maestro o con Dio - come se qualcuno di esterno potesse fare qualcosa per esse. Ciò deve essere del tutto superato. 

In seguito vi sono i preliminari Tantrici straordinari che riguardano le prostrazioni, la pratica di Vajrasattva, la pratica del Mandala e il Guru-Yoga. Questi sono abbastanza tradizionali. Essa non è una catena di montaggio per l’illuminazione. Ogni sentiero personale è unico e probabilmente assai diverso da questa descri-zione. Nella nostra comunità ci sono persone che non lavorano mai col sentiero Tantrico, ma che lavorano su altre linee. I preliminari straordinari comunque sono profondi metodi psico-trasformativi che fondono insieme corpo, emozioni, energia e mente per risvegliare le potenzialità latenti. 

Durante questa fase e dopo che i preliminari sono finiti, gli studenti cominciano a lavorare con le energie dello yoga, della dieta e con le radicali pratiche di Advaita e Mahashanti. Un altro modo di lavorare con i miei studenti è di mandarli dai migliori maestri viventi dei lignaggi tradizionali. Questo amplia la loro visione e li abilita per esaminare il mio insegnamento, il mio stile e l'autenticità della mia tra-smissione nel contesto di quelli che sono comunemente riconosciuti come Maestri Tantrici. Tre meravigliosi Maestri dai quali mando i miei discepoli sono Chagdud Tulku, Lama Tharchin, e Nkgapa Chogyam. 

R: Lei non sembra affatto intimidito nel lasciar andare i Suoi studenti a far esperienza con altri Maestri. 

P: Assolutamente no! 

R. Questo sembra un po' insolito. La maggior parte delle persone hanno una grande paura che il Guru voglia intrappolarli in una relazione di dipendenza. Inviare discepoli da altri maestri sembra come se egli volesse aiutarli a smettere con lui. 

P. Si, ma questo è necessario per due ragioni. Una è che ciò incrocia il lignaggio.  Questa è una delle cose belle del Tantra. Lei ha bisogno di una base che è di più che un solo maestro. Lei ha bisogno di ricevere le energie speciali di trasmissione e l'autorizzazione da una varietà di validi maestri. Questo incrocio, è proprio come nel giardinaggio; esso crea una pianta più forte. C'è un solo Guru nel Suo cuore e molti nel mondo. Ogni persona deve poi dedurre con chi è collegato il suo cuore. 

L'altra ragione è che io sarò una wild-card fino a quando gli insegnamenti Tantrici andranno avanti. Io rivendico l'autorità per insegnare il Tantra, che è basata sul mio proprio risveglio radicale alla consapevolezza non-duale, e direttamente da Padmasambhava la mia propria Trasmissione del Mandato della Mente. Tale riven-dicazione potrebbe essere facilmente fatta da qualunque idiota - e spesso lo è. Io voglio che i miei studenti e i miei discepoli abbiano un forte radicamento sul fatto che essi possono valutarmi e possano decidere essi stessi come portare avanti la nostra connessione. Mi piacerebbe che i miei studenti che fanno la praticaTantrica siano in grado di lavorare con gli altri maestri così che essi possano arrivare ad un maggior grado di comprensione del mio lavoro, quando valutato nel contesto della tradizionale pratica Tantrica. 

R: A me sembra che ci sono molte informazioni e libri scritti sul Tantra sessuale, e certamente ci sono più persone interessate in questo, che non nelle altre forme di Tantra. Forse esse stanno cercando questa coraggiosa beatitudine che Lei ha menzionato prima. Lei pensa che le persone che praticano lo yoga del sesso siano veramente praticanti Tantrici della massima serie? 

P: Beh, non c'è un modo per giudicare i sentieri spirituali delle altre persone. Se il Suo sentiero non è autentico col tempo ciò diventerà chiaro. Tradizionalmente, l'uso della sessualità nel Tantra arriva ad uno stadio assai avanzato del sentiero. Non c'è Tantra sessuale se uno non ha trasceso il desiderio. Certamente molte persone stanno tentando di esplorare e giocare con l’energia sessuale, e ciò è grande, ed esse stanno correlandolo alla parola Tantra perché il Tantra usa la sessualità come parte del sentiero.  Noi viviamo in una cultura apparente aperta e permissiva che però in realtà è molto ansiosa, pudica e provinciale. Noi esaltiamo sensazioni nevrotiche stimolanti solo per vendere prodotti di bellezza. Sotto sotto, c’è una paura di tutto ciò che è genitale. 

Comunque, il Tantra non è solo sessualità. Esso riguarda l’illuminazione. Parago-nato alla forza di beatitudine della nostra vera natura, il piacere dell’orgasmo è alquanto minimo. Gli insegnamenti possono essere usati per portare un certo gra-do di equilibrio ordinario alla psiche, inclusa una franca apertura alla sessualità. Questa è una cosa molto buona, ma non bisogna fermarsi alla via d'accesso! 

R: Godere del Tantra come aiuto psicologico è bene, ma esso non deve sostituire radicalmente l’assoluta liberazione spirituale.  

P: Giusto!. 

R: Lei ha enfatizzato la comunità e questo per me è molto interessante. Io trovo che di questi tempi molte persone vorrebbero che la loro pratica sia una parte personale e privata  della loro vita. Le relazioni sono dure e la pratica spirituale è dura, e mescolare le due cose sembra come se potesse alleviare il processo oppure complicarlo. 

P: Come pratica spirituale, il gruppo, o la comunità, è della massima importanza nella nostra cultura. Nelle culture tradizionali, ciò che spacca i compiacenti modelli abituali viene dall’andar via da una comunità che era stata il centro della propria vita. Nella nostra cultura, abbiamo proprio lo scenario opposto. Lo schock qui si provoca quando le persone arrivano nella comunità, provenienti dalle loro isolate vite che la nostra cultura crea. Questo era il metodo centrale del sistema Gurdjieff ed era assai potente. 

R: Quel senso di isolamento che noi abbiamo nella nostra cultura è molto triste. 

P: Più che triste – è molto doloroso! Appena si cresce e si matura nella sadhana, si ha bisogno di esaminare la propria crescita nella vita quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni e nella comunità con gli altri praticantti. Chiaramente, vi sono delle eccezioni a questo, vi sono persone che hanno bisogno della solitudine per la loro pratica per svilupparsi, e ci sono pratiche che richiedono una prolungata solitudine per essere completate. Proprio ora, sto discutendo con la comunità sulla creazione di un centro di Eremitaggio per ritiri intensivi a lunga scadenza. Questo è molto importante se vogliamo manifestare veramente i più alti livelli di pratica e distrug-gere la tirannia delle apparenze ordinarie. 

Noi dobbiamo essere accurati per far sì che si applichino i livelli più alti di pratiche Tantriche. La perdita di questi grandi metodi è un vero pericolo. C'è un pericolo per le forme tradizionali di Tantra, perché le culture della pratica Tantrica sono state decimate da guerre o dall’occidentalizzazione, cioè dal culto scientifico. Io penso che nella nostra cultura vi sia una minaccia diversa: Che i livelli più profondi di pratica non saranno ottenuti a prescindere. Nella nostra cultura la minaccia è rappresentata da coloro che il Tantra lo vogliono morto. I veri praticanti dovranno infrangere il culto della mentalità e mediocrità della TV, per penetrare nella dignità della loro natura-Vajra, se vogliono che il Tantra prenda radice qui e possa fiorire nella sua totale pienezza. 

R: Forse qui non ci sono abbastanza studenti che hanno le basi e che possano poi passare ai livelli più profondi della pratica. 

P: Giusto. Per far sì che la pratica Tantrica prenda radice nella nostra cultura è importante che vi sia una comprensione della vastità di possibilità che il Tantra offre. Risvegliarsi al reame della beatitudine-irata, nell'unione perfetta di percezio-ne e puro piacere è veramente tutta un’altra cosa. È perfino meglio di ciò che le persone sognano nei vari sex-shops. 

Per uno che si è risvegliato, la relazione col mondo, con gli elementi, è completa-mente diversa che per chiunque altro. Noi dobbiamo essere capaci di dirigerci verso le meravigliose e veramente magiche forme di pratica trasformativa, con cui stiamo lavorando non solo con il nostro proprio corpo/mente ai livelli più sottili, ma con gli elementi stessi. Quel livello di risveglio necessita per essere realizzato,   che il suo potere venga applicato alla cultura e all’effettivo terreno su cui noi viviamo. Lavorare a questi livelli -  i livelli iniziali ed i livelli più avanzati, che porta-no un integrale risveglio o illuminazione - lavorare con tutti questi, è il vero regalo che il Tantra offre. Il regalo è che noi si possa includere la nostra intera vita, da quella più ordinaria a quella più meravigliosa, in un solo e unico sentiero. 

R: Questo sarebbe un vero atto di valore. 

P: E infatti lo è! Lo yogi Tantrico che può vivere, sposato con figli, una vita total- mente ordinaria, ma allo stesso tempo giocare col mondo, come un ornamento della consapevolezza, è realmente qualcosa di mirabile! Riconoscere tutte le appa-renze come l'ornamento della propria natura di saggezza e vivere nel reame della beatitudine-irata della libertà, dove ogni percezione è delizia: Questa è la mèta del Tantra. 

R: Grazie di cuore. 

P: Ricordi che noi stiamo parlando qui del Suo diritto di nascita. Risvegliarsi è il Suo diritto di nascita. Accetti dunque la Sua eredità!