INSEGNAMENTI di DARK ZEN  (Lo Zen Segreto)-

Un breve discorso introduttivo di Zenmar, il mistico del Dark-Zen.

 

“Studenti della Via, stasera voi mi avete chiesto di parlare con il cuore, sullo Zen segreto. Chiaramente, capisco di aver trascurato il mio dovere verso di voi, e per questo vi chiedo di perdonare questo vecchio sciocco. La vecchiaia ha reso questo suo corpo così ottuso che esso pensa solamente a fare pisolini nel pomeriggio ed a guardare il tramonto di sera. 

Mi piacerebbe, prima di tutto, che voi possiate capire che i profondi insegnamenti del Dark-Zen (Lo Zen Segreto) consistono realmente di due importanti Risvegli. Nel primo risveglio noi arriviamo a vedere la pura natura della Mente (cittaprakriti) chiamata il 'il gotra'. In questo stato, piuttosto che essere una vera perfezione di Mente, noi arriviamo a vedere soltanto una piccola porzione della vastità di Mente. Perciò, per favore, cercate anche di capire che prima dovrete avere questa sicura intuizione, prima di diventare dei veri Bodhisattva. 

Lasciatemi anche dire che ciò che dicono i moderni insegnanti, circa il diventare Bodhisattva, non deve essere fuorviato. Diventare un vero Bodhisattva vuol dire avere certe intuizioni spirituali riguardo alla Mente, e non certo imparare come essere un boy-scout buddhista che fa le sue buone azioni. Ricordate che mostrare compassione per gli sfortunati è un dovere del Pratyekabuddha (Buddha Solitario) il quale aiuta i disgraziati ed insegna il Dharma ai laici. La vera compassione del Bodhisattva è di tipo spirituale e non può essere vista con la percezione ordinaria. 

Di conseguenza, il mio discorso successivo, quello sul secondo risveglio, - che è quello che vi sta a cuore - sarà alquanto breve. Nel risveglio finale, dopo che voi sarete già diventati Bodhisattva superando tutti i livelli, voi vi rivolgerete verso la Mente in modo totale - non solo ad una piccola parte di essa, cioè il gotra. Dopo esservi completamente rivolti verso la Mente, vedrete che il Buddha segreto non è molto distante – ma anzi esso è proprio tutto qui. Ecco perché un antico maestro chiamò lo Zen ‘il percorso dalla merda all’oro e dall’oro alla merda’. Rivolgendosi verso la Mente, nulla è realmente realizzato o ottenuto, di un qualcosa chiamato "Mente", perché la Mente che è stata vista, era presente fin dall’inizio di questo pazzo viaggio all'altra sponda dell’Illuminazione. Dovrei dire, ironicamente, che proprio la Mente ha spinto tutti voi stasera a venire qui nella sala di conferenze, per sedere come asini ad ascoltare questo sciocco ignorante! 

Bene, questo è tutto ciò che avevo da dire stasera. Ora io andrò a mettere questo vecchio sciocco a letto, perché è molto stanco. Frattanto - tutti voi – siate un po’ più svegli, abbastanza per vedere una pò della luce della Mente entrare nei vostri bulbi oculari sonnolenti!

 

 “NOI SIAMO TUTTI BUDDHA!” (Dark-Zen e Dzog-Chen)

Il brano che segue è composto da una intervista con Surya Das, condotta da Fred von Allmen (1989). Altre parti dell’intervista appaiono anche nell’Estratto sulla ‘Indagine della Mente’, del 1992. Questo brano fu letto al BBS Mount-Kailash, da Ann Parker, coordinatrice dell’area di Boston della Fondazione di Dzog-chen-U.S.A. 

 

Domanda: Gradiremmo parlare della Sua pratica nella tradizione Tibetana dello Dzog-chen, ovvero la Grande Pratica. 

Surya Das: Lo Dzogchen fondamentalmente si interessa della 'intelligenza innata’, o ‘consapevolezza intrinseca’ che tutti gli esseri possiedono. Esso significa una visione non-dualistica delle cose, piuttosto che l’usuale dicotomia dualistica di soggetto-oggetto. Per definizione, l’illusione è dualistica, mentre la non-dualità è la saggezza ultima o assoluta. Lo Dzogchen non necessariamente ha a che fare con il buddhismo. Esso è la natura pura e perfetta di tutte le cose. 

D.:- Si dice che nello Dzogchen "la visione" è di assoluta importanza. Ci spieghi cosa si intende con “visione”. 

Surya Das: Nello Dzogchen la visione viene prima, ed è cruciale. La visione è la prospettiva che tutto è primordialmente puro e perfetto proprio così com’è.  Uno potrebbe anche dire che la visione è come il vasto spazio, senza centro o periferia, infinito ed aperto. È la grande visione, la veduta d'insieme di ogni visione. Noi la chiamiamo la visione dal di sopra. Lo Dzogchen è come piombare in giù dall’alto. Una volta il Dalai Lama disse che lo Dzogchen è la vera pratica dei Buddha, e non una pratica degli esseri comuni. 

D.: Come fa lo Dzogchen a rendere le persone abili nel riconoscere la loro vera natura? 

SD: Si dice che una pratica come lo Dzogchen dipenda dal fatto che qualcuno venga ‘introdotto’ alla natura ultima. In Tibetano, la parola "ngo-trod" significa “essere introdotto” ma significa anche "identificare". Così "introduzione" non vuol dire solo che qualcuno vi dice qualcosa su di lui; essa significa anche che voi lo avete riconosciuto da voi-stessi. Voi avete visto il sole uscir fuori dalle nuvole, per un momento almeno. È probabile che le nubi oscurino di nuovo il sole, proprio come la mente oscura la innata consapevolezza, ma il punto importante è che noi con certezza abbiamo riconosciuto la natura ultima; siamo arrivati a vedere le cose come sono in realtà. 

D.: E questa pratica di Dzogchen è per i Buddha, non per gli esseri ordinari? 

SD: Si ricordi che noi siamo tutti Buddha. C'è una famosa storia su un cuoco che stava nella tenda del campo di Adzum Trungpa. Adzum Trungpa era un grande maestro, ed un giorno il suo cuoco, che era illetterato e non addestrato, scottò la sua mano nel fuoco e "si risvegliò". Allora egli andò correndo dal maestro e gli disse ciò che aveva realizzato. Nel momento in cui egli si era scottato la mano tutto era sparito e lui aveva avuto una dirompente esperienza di ‘satori’ e di non-dualità. Egli comprese chi era lui e la natura di tutte le cose. Il maestro gli disse, "Si, è proprio quello!". Ed il cuoco, "Ed ora, cosa devo fare?" E il maestro disse, "Continua a cucinare!". 

Quel cuoco divenne un grande yogi, e continuò solo a cucinare. Ma lui ebbe quella grande visione che non è intellettuale, non è una visione filosofica. È la nostra più alta ed intuitiva saggezza. È il nostro gestalt, la veduta d'insieme che realmente è prima-del-pensiero. È così come noi vediamo il mondo. 

D.: Quindi lo Dzogchen non ha niente a che fare con conoscenza o sofisticazione, o con questa o quella scuola, o tradizione? 

SD: Sì, esatto. Se Lei vuole intitolare questa intervista "Noi siamo tutti Buddha", io penso che ciò possa essere adeguato, perché lo Dzogchen è oltre ogni "ismo". Esso è perfino oltre il buddhismo. Noi siamo tutti dei Buddha, alcuni addormentati e alcuni risvegliati. Un Buddha dormiente ed un Buddha risvegliato sono entrambi Buddha per loro esplicita natura. Ed il nostro unico compito è risvegliarci alla nostra vera natura. Questo è l’insegnamento Dzogchen detto con le mie parole. J