Il TANTRA nel TAOISMO


(Tratto dal testo: Shakti and Shâkta- Essays and Addresses on the Shâkta tantrashâstra (cap. XI)- by Arthur Avalon (Sir John Woodroffe), London: Luzac & Co., [1918] (da
www.sacred-texts.com)



La credenza in Shakti o Potere Divino, distinto dalla Divina Essenza (Svarupa), col primo che è immaginato a scopo di adorazione in genere nella forma femminile, è assai antica. Il concetto di Shakti nel Taoismo Cinese non è soltanto una prova di esso (perché la nozione di Shakti è molto più antica) ma è un'indicazione dell’antico carattere indiano della dottrina. Vi sono alcuni che erroneamente pensano che il concetto abbia avuto la sua origine nel "Misticismo Shivaico", che ebbe la sua origine in qualche luogo nel VI° secolo della nostra era. Lao-tze, o il "vecchio maestro" era venti anni più anziano di Confucio, e si dice che visse tra il 575-490 a.C. Una data accettata comunemente da Orientalisti Europei che porterebbe la sua vita nel VI° secolo a.C., come quella del Buddha (essendo le opinioni Indiane e Tibetane considerate come minimo "stravaganti"), uno dei periodi più meravigliosi nella storia del mondo. Si dice che Lao-tze abbia scritto il Tao-te-ching, il testo fondamentale del Taoismo. Questo titolo significa, ‘Trattato su Tao e Te’. Il Tao, che Lao-tze chiama "Il grande", significa il ‘Brahman’ nel suo equivalente Sanskrito e il Te è il Suo potere o attività, cioè la Shakti. Come indica Padre P. L. Wieger, al cui serio lavoro (Histoire des Croyances Religieuses et des Opinions Philosophiques en Chine, p.143 e seg.-1917) io sono debitore, Lao-tze non inventò il Taoismo, non più di quanto Confucio (557-419 a.C.) inventasse il Confucianesimo. È caratteristica di questi e di altri Antichi Maestri Orientali il loro dire di essere non più che dei "trasmettitori" di una saggezza più antica di loro. Lao-tze non fu il primo ad insegnare il Taoismo. Tuttavia, egli ebbe precursori che non erano degli autori. Lui fu lo scrittore del primo libro sul Taoismo che servì come base per l'ulteriore sviluppo della dottrina. In base a ciò, a lui è attribuita la paternità. Nell'archivio ufficiale è detto (p.743) che già c’erano riferimenti a questa dottrina. I pre-Taoisti erano gli analisti ed astrologi del Tcheou. Lao-tze, il quale formulò il sistema, era uno di loro (ib.p.69). Il terzo Ministero che contiene questo archivio registrò tutto ciò che venne da parti straniere, come il Taoismo. Per come dice Padre Wieger, il Taoismo è, nelle sue linee principali, un adattamento Cinese della contemporanea dottrina delle Upanishad ("le Taoisme est dans ses grandes lignes une adaptation Chinoise de la doctrine Indienne contemporaine des Upani-sads"). Il fatto di una vera importazione in assenza di documenti non può essere provato, ma come dice il dotto autore, il fatto che la dottrina non fosse Cinese, cioè che era quindi attuale in India, e la sua improvvisa espansione in Cina, crea in favore dell'argomento dell'importazione straniera quasi una conclusione certa. La somiglianza delle due dottrine è ovvia a chiunque sia uno che è informato con la dottrina delle 'Upanishad’ e quella della Shakti. Il dualismo dell'Unità (il Tao) che si manifesta, denotato dallo Yin-Yang, appare per la prima volta in un testo di Confucio, contemporaneo di Lao-tze, che ha potuto informarlo su di esso. Tutto il Monismo Cinese discende da Lao-tze. I testi patriarcali furono sviluppati dai grandi Padri del Taoismo Lie-tzeu e Tchong-tzeu (vedi "Les Péres du systéme Taoiste" dello stesso autore) che il reverendo padre chiama gli unici veri pensatori che la Cina abbia prodotto. Entrambi c’erano praticamente prima del contatto tra Grecia e India sul fiume Indo, sotto Alessandro. Il primo sviluppo del Taoismo avvenne nel Sud. Più tardi arrivò al Nord dove ebbe poi una grande influenza. 

Secondo il Taoismo, c’era all'inizio, c’è ora, e sempre ci sarà, una 'Realtà ultima’ che è variamente chiamata Huan, il Mistero, che non può essere nominato né  definito, perché il linguaggio umano è il linguaggio di esseri limitati che riguarda oggetti limitati, mentre il Tao è impercettibile ai sensi ed è la causa non-prodotta di tutto, oltre il quale non c'è niente: il Senza-Forma, o Tao, il principio causale, la fonte inesauribile ed illimitata, da cui provengono tutti ("Tao, le principe parceque tout derive de lui"). Esso procede dal nulla ma tutto viene da Lui. Così è detto del Brahman, che in se stesso è oltre la mente e le parole, senza-forma e (come dice il Brahmasutra) ‘Ciò da cui è nato l'Universo, da cui è mantenuto ed in cui sarà dissolto’. Dall'abisso del Suo Essere, esso estrae tutte le forme di Esistenza e non è mai svuotato. Esso è un’infinita sorgente, esteriorizzando tutte le forme da Sé-Stesso, dal Suo Potere (Te). Queste forme né diminuiscono né si aggiungono al Tao, che rimane sempre lo stesso. Questi esseri limitati sono come una goccia di acqua nel Suo oceano. Tao è la somma, seppure infinita, di ciò che va oltre tutte le esistenze individuali. Come il Brahman, il Tao è uno, eterno, infinito, auto-esistente, onnipresente, immutabile, non-mutevole, perfetto e completo (Purna). Ad un certo momento il Tao (per Lui, dirlo nella nostra lingua fu aldilà del tempo) estrasse da Sé Te, il Suo Potere (Shakti) che, in modalità alternative chiamate Yin e Yang, opera e produce, come se fossero la condensazione della sua sottigliezza (Shakti ghanibhuta), il Cielo e la Terra, e l’Aria tra di essi, da cui vengono tutti gli esseri. Le due modalità della Sua attività, Yin e Yang, sono inerenti nel Primitivo Tao, e si manifestano come modalità del suo Te, o Shakti. Lo Yin è la stasi, e quindi dopo la creazione del mondo fenomenico, il tornar indietro, la contrazione, la concentrazione verso l'Unità originaria (Nivritti), mentre lo Yang è l’azione, e quindi l’opposto principio di andare avanti, o espansione (Pravritti). Queste modalità appaiono nella creazione sotto le sensibili forme di Terra (Yin) e Cielo (Yang). L’originale principio Unico, o Tao, come Shiva e Shakti, diviene così duplice nella manifestazione come Cielo-Terra da cui emanano le altre esistenze. Lo stato di Yin è quello di stasi, concentrazione e imperturba-bilità che erano lo stato proprio (Svarupa) del Tao prima che il tempo e le cose fossero. Lo stato di Yang è quello dell’azione, espansione, di manifestazione in esseri senzienti ed è lo stato del Tao nel tempo, e di ciò che in un certo senso non è il Suo vero stato ("L'etat Yin de concentration, de repos, d'imperceptibilité, qui fut celui du Principe avant le temps, est son êtat propre. L'etat Yang d'expansion et d'action, de mani-festation dans les êtres sensibles, est son êtat dans le temps, en quelque sorte  impropre"). Tutto questo è ancora Indiano. Lo stato primordiale del Brahman, o Shiva-Shakti prima della manifestazione, è quello in cui Esso rimane in se stesso (Svarupa-vishranti), ovvero, lo stato infinito di stasi e senza-forma. Esso, poi, dal Suo Potere (Shakti) manifesta l'universo. In questo potere vi è la forma di due movimenti o ritmi, cioè l'andar in avanti o espansione (Pravritti), ed il ritorno o movimento concentrato (Nivritti). Questo è il Ritmo Eterno, il Pulsare dell'universo in cui esso viene e va da ciò che in se stesso, è il nulla. Ma esso è un movimento reale o ideale? Secondo Padre Wieger, il Taoismo è un panteismo realistico e non idealistico, in cui il Tao non è un Principio Consapevole ma una Legge Necessaria, non Spirituale ma Materiale, benché impercettibile a ragione della sua sottigliezza e stato di stasi. ("Leur systéme est un pantheisme realiste, pas ideâliste. Au commencement était un étre unique non pas intelligente mais une loi fatale, non spirituel mais matériel, impercettibile a force de tenuité, d'abord immobile".) Egli chiama anche Cielo e Terra come non-intelligenti agenti di produzione di esseri senzienti. (Agents non-intelligents de la production de tous les étres sensibles). Io parlo con tutto rispetto per l'opinione di uno che ha fatto uno studio speciale del soggetto, che io finora non ho capito come il suo aspetto Cinese. Ma anche se, com’è possibile, in quell’epoca la piena importazione idealistica del Vedanta non fosse stata sviluppata, io dubito dell'accuratezza di interpretazione che dichiara il Tao come materiale ed inconscio. Secondo Rev. Wieger, il Tao prolunga se stesso. Ogni essere è un prolungamento (Prolongement) del Tao, attaccato a lui e perciò non diminuendolo. Da lui è affermato che il Tao sia Natura Universale, la somma (Samashti) di tutte le individuali nature che sono punti finali (Terminaisons) del prolunga-mento del Tao. Nell’Upanishad, similmente noi leggemmo che il Brahman produce il mondo da Lui-stesso, come il ragno produce la rete fuori da se stesso. Il Tao così è la Madre di tutto ciò che esiste ("la mére de tout ce qui est"). In tal caso, Esso è la Madre della mente, desiderio, emozioni, ed ogni forma di coscienza. Come possono essi derivare meramente da un principio "materiale"? Non può essere che, proprio come le Upanishad usano immagini materiali per denotare la creazione e tuttavia postulano un Principio spirituale consapevole (sebbene non nel nostro senso limitato), Lao-tze, che aveva un debito con esse, può aver fatto lo stesso. Non è questo indicato anche dalla dottrina Gnostica dei Taoisti? L'autore citato dice che gli stati cosmici di Yin e Yang corrispondono nella mente dell’uomo agli stati di stasi ed attività. Quando la mente umana pensa, si riempie di forme e immagini ed è mossa dai desideri. Quindi essa percepisce soltanto gli effetti del Tao, cioè, i distinti esseri senzienti. Quando al contrario l'azione della mente umana si ferma, ed è fissa e vuota di immagini di forme limitate, allora è il Puro Specchio in cui è riflessa l'ineffabile ed l’innominabile Essenza Stessa del Tao, della cui intuizione parlano a lungo i Padri del Taoismo. ("Quand au contraire l'esprit humain est arrêtê est vide et fixe, alors miroir net et pur, il mire l'essence ineffable et innomable du Principe lui-meme. Les Pêres nous parleront au long de cette intuition"). Questa comune analogia dello Specchio è data anche nel Kamakalavilasa (v. 4) dove si parla di Shakti come lo specchio puro in cui Shiva si riflette (pratiphalati vimarsha darpane vishade). La mente consapevole non riflette un principio materiale come sua essenza. La sua essenza deve avere il principio di coscienza che la mente stessa possiede. Ed è il Te, la Virtù, o il Potere che il Tao emette da Sé ("ce Principe se mit a êmettre Te, sa vertu") che noi dovremmo attribuire a ciò che apparentemente è inconscio e materiale. Ma i due sono Uno, proprio come sono uno Shiva, il possessore del potere (Shaktiman) e Shakti o il potere, e questo essere così distinti è soggetto ad andar perso. Allo stesso modo nelle asserzioni delle Upanishad si può trovare che esse non hanno l'accuratezza di distinzione fra il Brahman e la sua Prakriti, che noi troviamo nei successivi sviluppi del Vedanta e particolarmente nella forma Shakta di esso. Inoltre qui noi stiamo trattando con l’Uno nel Suo carattere come causa e come Suo effetto la sostanza del Mondo. È di Prakriti-Shakti e possibilmente di Te, e quindi non del Tao, che possiamo dire che apparentemente è un principio materiale inconscio, impercettibile e immobile a ragione della sua sottigliezza (fino al punto che non è un effetto oggettivo produttivo). Inoltre, P. Wieger ci assicura che tutti i contrari si producono dallo stesso immutabile Tao, e che essi sono solo apparenti ("Toute contrariété n'est qu' apparente"). Ma in relazione a che? Egli dice che essi non sono illusioni soggettive della mente umana, ma apparenze oggettive, aspetti duplici dell'Essere unico, corrispondenti alle modalità alternate di Yin e Yang. Così è. Per come ci dice Shamkara, gli oggetti esterni non sono mere proiezioni della mente individuale umana ma della mente cosmica, l'Ishvari Shakti. 

Noi non dobbiamo, chiaramente, leggere il Taoismo sostenuto nel VI° secolo a.C. come se fosse lo stesso del Vedanta sviluppato da Shamkara che, secondo la cronologia europea, visse circa mille anni più tardi. Ma questa interpretazione del Vedanta può aiutarci a vedere ciò che è almeno implicito nelle prime versioni del significato della loro fonte comune - le Upanishad. Come è ben noto, Shamkara sviluppò la dottrina delle Upanishad in un senso idealistico, e perciò i suoi due movimenti nella creazione sono Avidyà, l'ignoranza primordiale, che produce l'apparenza dell'universo oggettivo e Vidyà, o conoscenza, che disperde una tale ignoranza, facendo maturare quella Essenza ed Unità che è Spirito-Coscienza Stessa. La dottrina Upanishadica può essere considerata sia dall’aspetto mondano e materiale, che dall’aspetto spirituale e non-mondano. In India l’hanno pensata in entrambi i modi e la versione di Shamkara è un tentativo di sintetizzarli. 

Il maestro Taoista Ki (Op.cit.,168) disse che l'armonia celeste era quella di tutti gli esseri nel loro Essere comune. Tutti sono Uno, come noi lo sperimentiamo nel sonno profondo (Sushupti). Tutti i contrari sono suoni dello stesso flauto, funghi che nascono dalla stessa umidità, non reali esseri distinti ma aspetti differenti dell' unico universale "Essere". La parola "Io", non ha alcun significato se non in contrasto con "tu" o "quello". Ma Chi è che Muove Tutto? Tutto accade come se ci fosse un vero governatore. L'ipotesi è accettabile purché ciò non faccia di questo Governatore un essere distinto. Egli (io traduco le parole di Padre Wieger) è una tendenza senza forma palpabile, l’inerente norma dell'universo, la sua evolutiva ed immanente formula. I saggi sanno che l’unico REALE è questa Norma Universale. L’ignorante che non riflette crede nell'esistenza di esseri distinti. Come nel caso del Vedanta, esiste molto malinteso perché il concetto di Coscienza differisce in Oriente ed Occidente, come ho indicato in dettaglio nel mio saggio che ha a che fare con Cit-Shakti. 

Lo spazio tra Cielo e Terra, in cui il Potere (Vertu, Shakti, Te) si è manifestato, dai Taoisti è paragonato al sacco cavo di un mantice, di cui Cielo e Terra sono i due lati fatti di legno; un mantice che soffia continuamente senza esaurirsi. Il potere espansivo del Tao nello spazio intermedio è imperituro. È la misteriosa Madre di tutti gli esseri. L’andare e venire di questa Madre misteriosa, ossia, l'alternarsi delle due modalità dell’Uno, produce  il Cielo e la Terra. Agendo così, Essa non è mai stanca. Dal Tao furono esteriorizzati Cielo e Terra. Dal Tao emanò il Potere produttore universale, la Shakti, che di nuovo produsse tutti gli esseri senza auto-esaurimento o fatica. Avendo il primo spinto fuori il suo Potere, la seconda agisce secondo le due modalità alternate di andare avanti e indietro. Questa azione produce l'aria intermedia, o Ki, che è la Materia sottile, ed attraverso Yin e Yang, scaturiscono tutti gli esseri fisici grossolani. Il loro arrivo in esistenza è paragonato a un districarsi (dévidage) dall’Uno, o Tao, come se fosse un filo di una bobina o rocchetto. Nello stesso modo, lo Shakta Tantra parla di un "svolgersi". La Shakti è avvolta (Kundalini) intorno al punto-Shiva (Bindu), unita a esso nella dissoluzione. Durante la creazione Essa comincia a srotolarsi con un movimento a spirale che è il movimento della creazione. Il Taoista Padre Lieu-tze analizzò questo movimento creativo nei seguenti stadi: "La Grande Mutazione" precedente all'apparire della materia sottile (Movimento delle due modalità nell’indefinito essere), "La Grande Origine" o lo stadio della materia sottile, "Il Grande Principio" o lo stadio della materia sensibile, "Il Grande Flusso" o lo stadio della materia plastica e l’effettivo materiale presente che compone le esistenze. Nello stadio primigenio, quando la materia era impercettibile, tutti gli esseri a venire erano latenti in uno stato omogeneo. Vorrei solamente aggiungere, nel far riferimento al soggetto della coscienza, che il già citato autore dichiara che i Taoisti dettero la massima importanza all'intuizione e l'estasi (prajna, samadhi), le quali si dice che siano paragonate agli stati inconsci di infanzia, ebbrezza, e narcosi. Questi paragoni forse potrebbero fuorviare, proprio come è fuorviante il paragone tra lo stato dello Yoghi con quello di un tronco (Kashthavat). Questo non significa che la coscienza dello Yoghi sia come quella di un tronco di legno, ma solo che lui non percepisce più il mondo esterno come invece fa quell’altro. Egli non fa così (come il tronco) perché ha la coscienza del Samadhi, cioè, l'Illuminazione ed il vero Essere stesso. Egli quindi è uno con il Tao, e Te o Shakti, nel loro stato reale.