SELEZIONE di TESTI dei

MAESTRI ZEN (CHAN) CINESI

(Estratti da Internet e tradotti dall’Inglese da Aliberth)

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       C'è una gran massa di letteratura che deve essere chiamata Zen soprattutto a causa del suo stile e per la sua terminologia. Fino al tempo di Hui-neng (in Giapp., Yeno) e dei suoi immediati discepoli, non c'era poi molto, per quanto concerne le espressioni letterarie, che distinguesse i trattati specifica-mente Zen dal resto della letteratura buddhista. Ma col tempo, aumentò ciò che ora è noto come lo ‘Yu-lu’ (goroku in giapp.), contenente i detti e sermoni, i poemi "gatha", e le altre opere letterarie dei Maestri Zen. Strettamente parlando, lo Yu-lu o Goroku non è limitato allo Zen. Una delle caratteristiche principali del Goroku Zen è l'uso libero di espressioni colloquiali che non sono trovate nella letteratura classica della Cina. Finché Zen si appella all'esperienza diretta di uno, l'astrazione è troppo inutile per la mente di un Maestro. 

                                       Da: I MAESTRI ZEN CINESI 

1°) BODHIDHARMA ed IL DUPLICE INGRESSO NEL TAO[1] 

Ci sono molti modi di entrare nel Sentiero, ma volendo essere brevi, essi sono solo di due tipi. Uno è l"Ingresso per Ragione" e l'altro "Ingresso per Condotta" [2]. Con "Ingresso per Ragione" noi intendiamo la realizzazione dello spirito del buddhismo con l'aiuto dell'insegnamento scritturale. Noi allora arriviamo ad avere una fede profonda nella Vera Natura che è la stessa in tutti gli esseri senzienti. La ragione per cui essa non è manifesta si deve alla sovrapposizione degli oggetti esterni e dei pensieri illusi. Quando un uomo, abbandonando il falso ed abbrac-ciando il vero nella semplicità di pensiero, pratica il Pi-kuan[3] scopre che non c'è né il sé né l’altro, che le masse ed i valori non hanno alcuna essenza, egli poi si attiene fermamente a questa credenza e non la lascia mai più. Allora egli non sarà più schiavo delle parole, perché è in silenziosa comunione con la Ragione stessa, libero dalla discriminazione concettuale; egli è sereno e imperturbabile. Questo è chiamato "Ingresso per Ragione." 

Con "Ingresso per Condotta" si intende Le Quattro Azioni, in cui sono inclusi tutti gli altri atti. Quali sono questi quattro? 1) Sapere come comportarsi con l’odio; 2) Essere obbedienti al karma; 3) Non bramare nessuna cosa; e 4) Essere in accordo con il Dharma. 

1) Cosa si intende con "Sapere come comportarsi con l’odio"? Colui che disciplina se stesso nel Sentiero dovrebbe così pensare quando deve lottare contro avverse condizioni: "Negli innumerevoli secoli passati io ho attraversato una molteplicità di esistenze, dedicando tutto il tempo a dettagli di vita senza importanza a spese di cose più essenziali e creando così occasioni infinite per odio, cattiva-volontà, e azioni malvagie. Benché in questa vita non sia stata commessa nessuna vera violazione, i frutti delle cattive azioni del passato ora saranno riunite. Né dèi e né uomini possono indovinare ciò che sta per accadermi. Io dovrò sottopormi di buon grado e pazientemente a tutto il male che mi accadrà, senza mai lamentarmi o piangere. Il Sutra mi insegna a non preoccuparmi sui mali che riceverò. Perché? Perché quando le cose sono osservate da un'intelligenza più alta, la base della causalità è raggiunta". Quando in un uomo questo pensiero si è risvegliato, egli sarà in accordo con la Ragione perché fa il miglior uso dell’odio e lo trasforma in un servizio a suo vantaggio verso il Sentiero. Questo è chiamato il "modo di comportarsi con l’ odio." 

2) "Essere obbedienti al karma" significa: Non c’'è nessun ‘sé’ (atman) in qualsiasi essere, i quali sono prodotti dall'interazione delle condizioni karmiche; anche il piacere ed il dolore che si provano sono i risultati delle mie azioni precedenti. Se io sono ricompensato con fortuna, onori, ecc. questa è solo la conseguenza dei miei atti passati che a causa della causalità si generano nella mia presente vita. Quando la forza del karma è esaurita, il risultato che io ora sto godendo scompa-rirà anch’esso; perciò che bisogno c’è di essere felici di ciò? Guadagno o perdita, devono essere accettati come il karma che mi porta questo o quell'altro; la Mente stessa non conosce né aumento né diminuzione. Il vento del piacere [e del dolore] non mi turberà, perché io sono silenziosamente in armonia col Sentiero. Perciò questo è chiamato "Essere obbedienti al karma". 

3) "Non bramare (ch'iu) nessuna cosa" significa che: Gli uomini del mondo, in confusione eterna, sono dovunque e dappertutto attaccati ad una cosa o ad un’altra, e ciò è chiamato ‘bramare’. Tuttavia, i saggi comprendono la verità e non sono come gli ignoranti. Le loro menti dimorano serenamente nell'Increato mentre il corpo si muove intorno in accordo con le leggi della causalità. Tutte le cose sono vuote e non c’è niente di desiderabile da ricercare. Dove c'è un merito luminoso, certamente là si tengono in disparte gli oscuri demeriti. Questo triplice mondo dove noi stiamo tutti insieme troppo a lungo è come una casa in fiamme; tutti quelli che hanno un corpo soffrono, e nessuno realmente sa che cosa è la pace. Poiché i saggi conoscono completamente questa verità, essi non sono mai legati alle cose che cambiano; i loro pensieri sono acquietati, essi non bramano mai nulla. Dice il Sutra: "Dovunque vi sia la brama, là c'è dolore; cessate di bramare e sarete benedetti." Così noi sappiamo che non bramare nulla è realmente la Via alla Verità. Perciò, è insegnato per non si deve bramare nessuna cosa." 

4) "Essere in accordo col Dharma" vuol dire che la Ragione, che noi chiamiamo il Dharma, nella sua essenza è pura, e che questa Ragione è il principio del vuoto o vacuità (shunyata) in tutto ciò che è manifestato; è al di sopra delle oscurazioni e degli attaccamenti, e in essa non c'è nessun "sé" né nessun "altro". Dice il Sutra: "Nel Dharma non ci sono esseri senzienti, perché è libero dalla macchia di essere; nel Dharma non c'è nessun 'sé' perché è libero dalla macchia dell’ego". Quando i saggi comprendono questa verità e credono in essa, le loro vite saranno "in accordo col Dharma." 

Poiché nell'essenza del Dharma non vi è nessun desiderio di possesso, i saggi sono sempre pronti a praticare la carità col loro corpo, la loro vita, la proprietà; essi non provano mai invidia, non sanno mai cosa significhi una malagrazia. Poiché essi hanno una perfetta comprensione della triplice natura del vuoto, essi sono al di sopra delle parzialità e degli attaccamenti. Solamente a causa della loro volontà di purificare tutti gli esseri dalle loro macchie, essi vengono tra di loro, simili a loro, ma essi non sono attaccati alle forme. Questa è la fase che nella loro vita ne trae profitto. Comunque, essi sanno anche come beneficiare gli altri, e pure come glorificare la verità dell’illuminazione. Oltre che con la virtù della carità, anche con le altre cinque virtù [del Prajnaparamita]. I saggi praticano le sei virtù della perfezione per sbarazzarsi dei pensieri confusi, eppure non c'è una specifica coscienza da parte loro di essere impegnati in un qualunque atto meritorio. Questo è chiamato "Essere in accordo col Dharma"[4]. 

NOTE:

1. Da ‘La Trasmissione della Lampada’, XXX. 

2. "Ingresso per Ragione" può essere reso anche "Ingresso tramite la Suprema Intuizione", e "Ingresso per Condotta" con, "Ingresso tramite il Vivere Pratico". 

3. "guardare fisso il muro". 

4, Questa è la traduzione di Tun-huang, venuta alla luce e contenente il testo della ‘Trasmissione della Lampada’. Essa si trova nel ‘Leng-chia Shih-tzu Chi’ (‘Maestri e Discepoli del Lanka’), già pubblicato, e l'altra è ancora nel M.S., che comunque l’attuale autore intende riprodurre fra poco come facsimile. Essa, in ogni modo, differisce in minima parte con la traduzione qui data. 

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II°) “CREDERE NELLA MENTE” (SHIN-JIN-NO-MEI)

di SENG-TS’AN [1]  [traduzione dall’Inglese (Internet) di Aliberth]

 

La Perfetta Via non conosce difficoltà 

Basta che tu rifiuti di avere preferenze; 

Solo quando è libera da odio ed amore, 

Si rivela pienamente e senza nascondersi;  

Una differenza di un solo decimo di pollice, 

E cielo e terra sono separati drasticamente; 

Se desideri vederla davanti ai tuoi occhi, 

Non averne pregiudizi o pensieri pro o contro. 

Stabilire ciò che ci piace o non ci piace - 

Questa è la vera malattia della mente: 

Quando il significato profondo [della Via] non è capito, 

La pace mentale è disturbata senza scopo. 

[La Via] è perfetta come un enorme spazio, 

Con nulla da desiderare  e nulla di superfluo: 

È veramente a causa di voler fare delle scelte 

Che la sua vera realtà viene persa di vista. 

Non si perseguano gli ostacoli esterni, 

E non si indulga nella vacuità interiore; 

Si resti sereni nell'unicità di tutte le cose, 

E [la dualità] finirà per svanire da sola. 

Quando ti sforzi di ottenere la pace fermando il movimento, 

La pace quiescente così ottenuta è sempre in movimento; 

Finché tu vorrai rimanere nella dualità, 

Come potrai realizzare quella Unicità? 

E quando l'Unicità non è completamente capita, 

In due modi la sua perdita è sostenuta: 

La negazione della realtà è il suo asserirla, 

E l'asserire la vacuità equivale a negarla! [2] 

Più noi usiamo verbosità ed intellettualismo

E più siamo costretti ad andar fuori strada,

Se invece gettiamo via verbosità e intellettualismo, 

Non c'è luogo ove non potremo andare liberamente. 

Quando si ritorna alla radice, otteniamo il significato; 

Quando ci interessiamo agli oggetti esterni, perdiamo la ragione. 

Il momento in cui poi saremo illuminati, 

Andremo oltre il vuoto di un mondo contrastante. 

Le trasformazioni del mondo vuoto che ci contrasta 

Appaiono tutte reali a causa dell'Ignoranza: 

Cerca perciò di non cercare più il vero, 

Ma cessa soltanto di mantenere opinioni. 

Non dimorare dunque nel dualismo, 

Evita attentamente di coinvolgerti in esso; 

Appena ti capita di vedere giusto e sbagliato, 

Confusione ne consegue, e la Mente vien persa. 

Il numero Due esiste a causa dell’Uno, 

Ma non attaccarti nemmeno a quest’Uno; 

Quando una mente non è disturbata, 

Le diecimila cose non recano offesa. 

Nessuna offesa recata, e nemmeno le diecimila cose; 

Non essendoci nessun disturbo, nessuna mente si agita: 

Il soggetto si acquieta quando l'oggetto cessa, 

L'oggetto cessa quando il soggetto è acquietato. 

L'oggetto in realtà è un oggetto per il soggetto, 

Ed il soggetto è un soggetto per l'oggetto: 

Sappi dunque che alla relatività dei due 

Alla fine non resta altro che il solo Vuoto. [3] 

In quel Vuoto, i due non sono distinti, 

Ed ognuno contiene in se tutte le diecimila cose; 

Quando nessuna discriminazione è fatta tra questo e quello, 

Come può sorgere una visione unilaterale e prevenuta? 

La Grande Via è calma e di ampio cuore, 

Per Essa niente è facile, eppure niente è difficile; 

Le visioni inferiori restano senza soluzione, 

Più sono affrettate e più durano a lungo. 

L’attaccamento non si tiene mai dentro i limiti, 

È sicuro che andrà sempre nel modo sbagliato; 

Abbandonalo, e le cose seguiranno il loro corso, 

Mentre l'Essenza non parte né permane. 

Rispetta la natura delle cose, e sarai in accordo con la Via, 

Calmo, semplice e libero da preoccupazioni; 

Ma quando i tuoi pensieri sono annodati, ti allontani dalla verità, 

Essi aumentano pesanti ed ottusi e non sono certo un bene. 

Quando essi non sono buoni, lo spirito è agitato; 

Allora a che serve essere parziali ed unilaterali? 

Se vuoi percorrere il sentiero dell’Unico Veicolo, 

Non essere prevenuto contro i sei oggetti dei sensi. 

Se tu non sei prevenuto contro i sei oggetti sensoriali, 

Allora sarai unito insieme alla Illuminazione; 

Sappiamo che i saggi sono non-attivi, 

Invece gli ignoranti si attaccano a se stessi; 

Mentre nel Dharma stesso non c’è individuazione, 

Essi si legano con ignoranza agli oggetti particolari. 

È la loro propria mente che crea le illusioni-- 

Questa non è forse la maggior auto-contraddizione? 

Gli ignoranti cullano le idee di riposo ed attività, 

Gli illuminati non hanno né piaceri e né dispiaceri: 

Tutte le varie forme di dualismo

Sono escogitate dagli stessi ignoranti. 

Esse sono come visioni e fiori nell'aria; 

Perché dovremmo agitarci per credere ad esse? 

Guadagno e perdita, giusto e sbagliato -- 

Sbarazziamoci di essi, una volta per tutte! 

Se un occhio non si addormenterà mai, 

Tutti i sogni cesseranno da soli: 

Se la Mente mantiene la sua assolutezza, 

Le diecimila cose sono di un’unica Talità [4]. 

Quando il mistero profondo della Talità è approfondito, 

All'improvviso noi dimentichiamo gli ostacoli esterni; 

Quando le diecimila cose sono viste nella loro unicità, 

Noi ritorniamo all'origine e rimaniamo dove siamo sempre stati. 

Dimentichiamoci quindi il perché delle cose, 

E raggiungeremo uno stato oltre l’analogia; 

Il movimento si ferma e non c'è più movimento, 

L’immobilità si mette in moto e non c'è più immobilità; 

Quando il dualismo non è più attivato, 

La stessa unicità non è più dimorante. 

La fine ultima delle cose, dove non possono andare oltre, 

Non è vincolata dalle regole e misure: 

Nella Mente armoniosa [con la Via] abbiamo il principio di identità, 

In cui noi troviamo tutti gli sforzi acquietati; 

Dubbi e incertezze vengono completamente spazzati via, 

E la corretta fede alfine è ben direzionata; 

Non c'è nulla lasciato indietro, né nulla di trattenuto, 

Tutto è vuoto, luminoso, ed auto-illuminante; 

Non ci sono sforzi, né spreco di energie -- 

Quì è dove il pensiero non arriva mai,

Quì è dove l'immaginazione sbaglia la mira. 

Nel supremo reame della vera Talità, 

Non c’è né il “sé” e  né  l’ "altro": 

Quando l'identificazione diretta è trovata, 

Noi possiamo dire solamente, "Uno e non due" [5]. 

Nell’ essere "non due", tutti siamo la stessa cosa, 

Tutto ciò che è compreso in ‘Quello’; 

Tutti i saggi delle dieci direzioni, 

Tutti entrano in questa Assoluta Ragione. 

Questa Assoluta Ragione è oltre il tempo e lo spazio, 

Per Essa un istante è come diecimila anni; 

Sia che noi si possa vederla o meno, 

È manifesta dappertutto in tutte le dieci direzioni. 

Cose molto piccole sono grandi come possono essere le grandi cose, 

Perché qui non si raggiunge nessuna condizione esterna; 

Cose molto grandi sono piccole come possono essere le piccole cose, 

Perché qui i limiti oggettivi non sono per nulla considerati. 

Quello che è, è lo stesso come quello che non è, 

Quello che non è, è lo stesso come quello che è: 

Dove questo stato di cose non riesce ad arrivare, 

Effettivamente, nessuno può trattenersi là. 

Uno in Tutti eTutti nell'Uno -- 

Se soltanto si riesce a realizzare questo, 

Nessuna preoccupazione riguarda più la tua perfezione! 

Laddove la Mente ed ogni mente fiduciosa non sono divise, 

E dove indivise sono ogni mente fiduciosa e la Mente, 

Qui è dove le parole cessano; 

Perché Qui non c’è passato, presente, e futuro. 

 

NOTE:

1. Seng-t'san (in Giapp. Sosan, morto nel 606 d.C). La Mente (hsin). Hsin è una di quelle parole Cinesi che mettono in crisi la traduzione. Quando gli studiosi Indiani tentarono di tradurre le opere buddhiste Sanskrite in Cinese, essi scoprirono che c'erano cinque classi di termini Sanskriti che non potevano essere resi in modo soddisfacente nella lingua Cinese. Così nel Tripitaka Cinese troviamo che parole come prajna, bodhi, buddha, nirvana, dhyana, bodhisattva, ecc. sono quasi sempre non-tradotte; e nella terminologia tecnica buddhista appaiono nella loro forma originale Sanskrita. Se in questa traduzione potessimo lasciare hsin con tutte le sue sfumature di significati, questo ci salverebbe dalle molte difficoltà che si affrontano nella sua traduzione in Inglese. Perché hsin significa "mente", "cuore", "anima", "spirito" - ciascuno preso singolarmente come pure in maniera onnicomprensiva. In questa composizione del Terzo Patriarca Zen, talvolta ‘hsin’ ha una certa connotazione intellettuale, ma altre volte gli si può dare un più appropriato significato di "cuore". Ma poiché la nota predominante del buddhismo Zen è più intellettuale di qualsiasi altra cosa, benché non nel senso di essere logica o filosofica, io qui ho deciso di tradurre hsin come "mente", piuttosto che come "cuore", e per questa mente io non intendo la nostra mente psicologica, ma quella che può essere chiamata mente assoluta, o Mente [con la maiuscola]. 

2. Questo significa: Quando l'unicità assoluta delle cose non è propriamente compresa, la negazione come pure l'affermazione tendono ad essere una visione unilaterale della realtà. Quando i buddhisti negano la realtà di un mondo oggettivo, essi non intendono dire di credere nel vuoto incondizionato delle cose; essi sanno che c'è qualcosa di reale che non può essere eliminato. Quando sostengono la dottrina del ‘vuoto’, ciò non vuol dire che tutto quanto è un nulla, ma c’è un spazio vuoto che porta ad un’auto-contraddizione. La filosofia Zen è attenta ad evitare l'errore di un’unica unilateralità coinvolta tanto nel realismo che nel nichilismo. 

3. La Mente = La Via; La Via = l’Uno = il Vuoto. 

4. I Maestri e Discepoli del Lanka cita anche una composizione poetica di So-san ("Il Misterioso"), in cui troviamo questi versi, che richiamano l'idea espressa qui: 

["Una Sola ed Unica Realtà soltanto -- 

Com’è profondo e di vasta portata! 

L’insieme delle diecimila cose -- 

Com’è confusamente multiforme! 

Il vero ed il convenzionale sono davvero mescolati, 

Ma essenzialmente essi sono della stessa sostanza. 

I saggi e i non illuminati si possono davvero distinguere, 

Ma nella Via del Sentiero, essi sono uniti come Uno. 

Desideresti tu trovare i suoi limiti? 

Come ampiamente si espande! Esso è illimitato! 

Come vagamente svanisce! I confini non si raggiungono mai! 

Esso ha origine in tempi senza inizio e termina in tempi senza fine".] 

5.  Vedi la sentenza Upanishadica: Tat tvam asi (Tu sei Quello!). 

 

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III°) PASSI dal TAN-CHING di  HUI-NENG [1] 

 

24).“Mahaprajnaparamita” è un termine Sanskrito del paese Occidentale (India); in T'ang significa "grande-saggezza (chih-hui) che ha raggiunto l’altra-sponda". Questa Verità (dharma=fa) deve essere vissuta, non deve essere [soltanto] pronunciata con la bocca. Quando non è vissuta, è come un fantasma, come una apparizione. Il Dharmakaya dello Yogin è lo stesso come quello del Buddha. 

Cos’è maha? Maha vuol dire "grande". La capacità della Mente è vasta e grande, è come lo spazio vuoto. Però, sedere con una mente svuotata fa piombare nella vacuità dell'indifferenza. Lo spazio contiene il sole, la luna, stelle, le costellazioni, la grande terra, montagne, e fiumi. Tutte le erbe e piante, uomini buoni e cattivi, le cose cattive e le cose buone, il Cielo e l’inferno - sono tutti dentro lo spazio vuoto. Il vuoto di [auto-] natura che è in tutte le persone è proprio come questo. 

25. L’[Auto-]natura contiene in sé tutti gli oggetti; perciò è grande. Tutti gli oggetti senza eccezione sono dell’Auto-natura. Essa, vedendo tutti gli esseri umani e non-umani come essi sono, buoni e cattivi, cose buone e cose cattive, accoglie tutto, non li abbandona, né è contaminata da essi; è come il vuoto dello spazio. Perciò è chiamata grande, cioè, maha. Gli ignoranti la pronunciano a parole, con le loro bocche, i saggi la vivono con le loro menti. Ci sono inoltre, persone confuse [nella mente]; esse la concepiscono grande quando svuotano le loro menti dai pensieri – il ché non è corretto. La capacità della Mente è grande; quando non c'è nessuna vita che l'accompagna, allora essa è piccola. Non pronunciarla soltanto con la bocca. Quelli che non si disciplinano vivendo questa vita, non saranno miei discepoli. 

26. Cos’è prajna? Prajna è chih-hui (saggezza). Quando ogni vostro pensiero non è mai oscurato, quando vivete sempre il chih-hui (= prajna, la saggezza), allora questo stato è chiamato la vita di Prajna. Quando un solo vostro pensiero è oscurato, allora Prajna cessa di operare. Quando un solo vostro pensiero è del chih, cioè illuminato, allora Prajna è nato. Pur essendo sempre oscurati nelle loro menti, le persone dichiarano che esse stanno vivendo la Prajna. La Prajna non ha nessuna fattezza né forma, essa non è altro che l'essenza (hsing) del chih-hui (saggezza). 

E cos’è Paramita? Questo è un termine Sanskrito del paese Occidentale (India). In Yang significa "raggiunta l'altra sponda". Quando il significato (artha in Sanskrit) è capito, allora uno è liberato da nascita e morte. Quando invece ci si afferra al mondo oggettivo (visaya), allora c'è la moltiplicazione di nascite e morti; esso è chiamato "questa sponda", ed è come le onde che sorgono dall'acqua. Quando vi siete liberati dal mondo oggettivo, non ci sarà più nessuna nascita e morte per voi; questo è "arrivare all'altra sponda", ed è come l'acqua che scorre continuamente il suo corso: Da qui, Paramita. 

I confusi pronunciano [Prajna] con le loro bocche; i saggi lo vivono nelle loro menti. Quando è soltanto pronunciato a parole in quello stesso momento c'è una falsità; quando c'è una falsità, non è la realtà. Quando Prajna è vissuto in ogni pensiero (cioè quando ‘cogliete’ ogni vostro pensiero), questo è noto come la realtà. Quelli che comprendono questa verità, capiscono la verità di Prajna e praticano la vita di Prajna. Quelli che non comprendono e non praticano Prajna sono dette persone ordinarie. Quando voi lo vivete e lo praticate in ogni vostro singolo pensiero, voi siete uguali al Buddha. 

Buoni amici, le passioni non son altro che l’illuminazione stessa (bodhi). Quando ciò che è antecedente al vostro pensiero è confuso, allora la vostra è una mente ordinaria; appena il vostro successivo pensiero è illuminato, voi siete Buddha. 

Buoni amici, la Prajnaparamita è la più onorata, la suprema, la prima; non dimora in nessun luogo, non va in nessun luogo, e non viene da nessun luogo; tutti i Buddha del passato, presente, e futuro fuoriescono da essa. Grazie alla Grande Saggezza (ta-chih-hui=mahaprajna) che conduce all'altra sponda (paramita), sono distrutti i cinque aggregati (skandha), le passioni, e le innumerevoli follie. Quando si è così disciplinato, uno è un Buddha, e le tre passioni [avidità, rabbia, e follìa] si trasformeranno nelle Tre Virtù: Moralità, Meditazione e Saggezza (sila, dhyana, e prajna). 

27. Buoni amici, secondo il mio modo di capire questa verità, le 84,000 saggezze (chih-hui) sono prodotte da un’unica Prajna. Perché? Perché ci sono 84,000 follie. Se non vi fossero così innumerevoli follie, Prajna sarebbe eternamente dimorante, inseparabile dall’Auto-natura. Colui che ha un’insight in questa verità è liberato dai pensieri, dalle memorie, dagli attaccamenti; in lui non vi sono più né illusione e né falsità. Qui vi è soltanto l'essenza della Talità. Quando tutte le cose sono viste alla luce della saggezza (chih-hui=prajna), non c’è più attaccamento né distacco. Qui c’è solo il ‘vedere nella propria Auto-Natura’ e questo fa ottenere la verità dello Stato di Buddha. 

28. Buoni amici, se desiderate penetrare nel più profondo Reame della Verità (dharmadhatu), e raggiungere il Prajnasamadhi, dovreste subito cominciare nella vita ad esercitarvi alla Prajnaparamita; non appena vi sarete dedicati a leggere un solo volume del Vajracchedika-prajnaparamita-Sutra, arriverete a vedere nella natura del vostro essere, sarete entrati nel Prajnasamadhi. Dovreste sapere che il merito di una persona così è incommensurabile, poiché essa è distintamente lodata nel sutra e di questo io non ho bisogno di parlare in dettaglio. 

Questa Verità Suprema è insegnata a persone di grande intelligenza e dotazioni superiori. Se a persone di poca intelligenza e dotazioni inferiori accade di sentirlo, nessuna fede si risveglierebbe mai nelle loro menti. Perché? È come se un enor-me dragone versasse fiumi di piogge torrenziali sul Jambudvipa (la nostra Terra): città, paesi e villaggi sarebbero tutti inondati e trasportati via nell'inondazione come foglie o fuscelli. Ma quando la pioggia, quantunque tantissima, cade sul grande oceano, in esso non c'è aumento né diminuzione di acqua. 

Quando i seguaci del Grande Veicolo (Mahayana) ascoltano una dissertazione sul Vajracchedika, le loro menti sono aperte e vi è una comprensione intuitiva. Essi sanno con ciò che la loro propria Natura è originariamente dotata di Prajna-saggezza e che tutte le cose saranno viste alla luce di questa loro saggezza (chih-hui), e non avranno bisogno di dipendere da testi o parole. È come l’acqua della pioggia che non rimane conservata nel cielo; ma è riversata giù dal dragone-re dei fiumi e degli oceani, laddove tutte le piante e tutti gli esseri, senzienti e non-senzienti, condividono universalmente il bagnarsi. Se tutte le fluenti acque ancora una volta sono versate nel grande oceano, l'oceano accetterà che tutte le acque si fondano in un unico corpo di acqua. La stessa cosa avviene con Prajna-saggezza che è la Natura originale di tutti gli esseri. 

29. Quando le persone di dotazioni inferiori sentono questa dottrina "improvvisa" qui pronunciata, esse sono come quelle piante che crescono un pò naturalmente sulla terra ma che, se sono bagnate da una pesante pioggia, non sono più capaci di rielevarsi in su e continuare la loro crescita. La stessa cosa avviene con le persone di dotazioni inferiori. Esse sono dotate di Prajna-saggezza tanto quanto le persone di grande intelligenza; non c'è nessuna distinzione. Perché allora esse non hanno una uguale intuizione anche se sentono la stessa Verità? Ciò è dovuto alla pesantezza degli ostacoli, causata da visioni false ed al profondo radicamento delle passioni. È come una grossa nuvolaglia che copre il sole; finché non arriverà un vento che soffia forte, nessun raggio di luce sarà visibile. 

Non c’è una Prajna-saggezza che sia più grande o più piccola, ma quando tutti gli esseri mantengono pensieri confusi in loro, essi cercano il Buddha per mezzo di esercizi esterni, e non sono capaci di vedere nella loro auto-natura. Ecco perché essi sono detti essere persone di dotazioni inferiori. 

Quegli esseri che, ascoltando la dottrina "Improvvisa", non si dedicano ad esercizi esterni, ma riflettendo dentro di loro fanno sorgere questa Natura originaria per tutto il tempo della loro corretta osservazione [della Verità], rimarranno [sempre incontaminati dalle] passioni e follie; ed in quel momento tutti loro avranno un insight [nella Verità]. E’ come il grande oceano che riceve tutti i fiumi, grandi e piccoli, e li riunisce in un unico corpo d’acqua - questo è vedere nella propria Auto-Natura. [Colui che così vede nella sua propria Auto-Natura] non ha bisogno di dimorare ovunque dentro o fuori; egli arriva e parte liberamente; egli sa come liberarsi dei pensieri di attaccamento; il suo cammino non ha ostruzioni. Quando uno è capace di praticare questo tipo di vita, comprende che fin dall’inizio non c'è nessuna differenza fra [la sua Auto-natura] e la Prajnaparamita[2]. 

30. Tutti i sutra e le scritture, tutte le lettere, i due veicoli Maggiore e Minore, le dodici divisioni [del Canone buddhista] – questi sono tutti proclamati per le persone del mondo. Dato che c'è la saggezza-naturale (chih-hui-hsing), perciò c'è lo stabi-lirsi di tutte queste opere. Se non vi fossero state persone del mondo, nessun oggetto di questo tipo sarebbe mai esistito. Perciò, noi sappiamo che tutti gli oggetti sorgono originalmente a causa dell’esservi persone del mondo. E’ detto che tutti i sutra e le scritture abbiano la loro esistenza a causa delle persone del mondo. 

La distinzione tra la stupidità e l'intelligenza è possibile soltanto fra le persone del mondo. Quelle che sono stupide sono persone inferiori e quelle che sono intelli-genti sono persone superiori. I confusi fanno domande ai saggi, e per loro i saggi parlano della Verità, al fine di rendere lo stupido illuminato e fargli avere una comprensione intuitiva di essa. Quando i confusi sono illuminati e hanno le loro menti aperte, essi non saranno più distinti dalle persone di grande intelligenza. 

Perciò, noi sappiamo che i Buddha quando non sono esseri illuminati non son altro che esseri ordinari; quando c'è un solo pensiero illuminato, gli esseri ordinari si trasformano subito in Buddha. Perciò, noi sappiamo che di tutti i numerosissimi oggetti, ognuno di essi esiste nella nostra propria mente [3]. E allora, perché dall'interno della nostra propria mente, non si rivela subito l'essenza originale della Talità?

Il ‘Bodhisattvasila-Sutra’ dice: La "mia auto-natura originale è primariamente pura; quando la mia Mente è conosciuta e la mia Natura è vista naturalmente in me, io raggiungerò il Sentiero della Buddhità". Dice inoltre il Vimalakirti-Sutra: "Quando tu hai un'apertura immediata della ‘visione’, tornerai alla tua Mente originale." 

48. Il Grande Maestro morì nel terzo giorno dell'ottavo mese del secondo anno di Hsien-t'ien (713 d.C.). Nell'ottavo giorno del settimo mese di quell’anno egli ebbe un'assemblea di addio dei suoi seguaci, non appena sentì che li avrebbe lasciati per sempre nel mese seguente, e disse loro che tutti i dubbi che loro avessero avuto sul suo insegnamento, sarebbero stati sistemati una volta per tutte in questa occasione. Poiché egli li trovò tutti in lacrime, disse loro: "Voi state tutti piangendo, ma per quale motivo siete così dispiaciuti? Se siete addolorati per il mio partire verso un non-si-sa-dove, vi sbagliate; perché io so dove sto andando. Infatti, se non lo sapessi, io non mi dividerei da voi. La ragione perché voi state piangendo è probabilmente perché voi stessi non sapete dove io sto andando. Se voi lo sapeste, non piangereste così. L'Essenza del Dharma non conosce alcuna nascita-e-morte, nessun andare-e-venire. Sedetevi dunque, tutti voi, e vi darò un gatha dal titolo, "Sull'Assoluto"[4] 

“Ovunque, non c'è nulla di vero, 

Il vero non può essere visto in nessun luogo; 

Se voi dite di vedere il vero, 

Questo vedere non è la verità. [5] 

Là dove la verità è lasciata essere se stessa, 

Non c’ è niente di falso in essa, perché è la Mente stessa. 

Quando la Mente in se stessa non è liberata dal falso, 

Non c'è niente di vero, in nessun luogo si potrà trovare il vero. 

Un essere consapevole comprende da solo ciò che significa "muoversi";[6] 

A coloro che non son dotati di coscienza, il ‘muoversi’ è inintelligibile; 

Se vi eserciterete nella pratica di tenere la mente immobile,

[Ovvero, con una meditazione quietistica], 

L'immobilità che guadagnate è quella di chi non ha coscienza. 

Se siete bramosi per una vera immobilità, 

L'immobilità è nel movimento stesso, 

E questa immobilità è ciò che è [veramente] immobile; 

Non c'è nessun seme di Buddhità dove non c'è coscienza. 

Vedete bene come sono vari gli aspetti [di ciò che è immobile], 

E sappiate che la prima realtà è immobile; 

Solamente quando è raggiunta questa comprensione, 

Il vero operare della Talità è compreso. 

Io consiglio a voi, O studenti della Verità 

Di esercitarvi correttamente nella giusta direzione; 

Nell'insegnamento del Mahayana, 

Fate in modo di non commettere l’errore,

Di attaccarvi alla conoscenza relativa [7] di nascita e morte. 

Dove c'è un'armonica concordanza di visioni univoche, 

Voi potete parlare insieme riguardo all’insegnamento del Buddha; 

Dove non c'è realmente una simile concordanza, 

Tenete pure le mani giunte e la gioia dentro di voi. 

Non c'è realmente nulla da discutere in questo insegnamento; 

E’ sicuro che ogni argomento andrà contro la sua intenzione; 

Le dottrine pronunciate con confusione ed argomentazioni 

Conducono da sole verso la nascita e morte. 

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NOTE:

1. [Hui-neng = Yeno, 637-713]. Tratto dalla copia di Tun-huang, redatto da D. T. Suzuki, 1934.

2.  Il testo qui ha "Prajnaparamita-Sutra". Ma io intendo prenderlo come lo stesso Prajna, invece del sutra. 

3.  Nel testo c’è il "corpo", mentre l'edizione Koshoji e quelli attuali hanno "mente". 

4. Il titolo letteralmente riporta: "la falsa vera-quiete-mobile". Qui "vero" si scontra con "falso" e "mobile" con "quiete", e finché c'è un'opposizione di qualche tipo, nessun vero insight spirituale è possibile. E questo insight non nasce da esercizi di meditazione quietistica. 

5. Ovvero, l'Assoluto rifiuta di dividersi in due: ciò che vede e ciò che è visto.

6. Qui "muoversi" intende "dividersi" o "separarsi". Quando l’Assoluto si muove, ha luogo un'interpretazione dualistica di esso, che è la coscienza. 

7. Chih, jnana in Sanskrito, [qui è usato per contraddistinguerlo da Prajna, che è la forma più alta di conoscenza, cioè il vedere direttamente nell'Immobile, ovvero nell’Assoluto.] 

 

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IV°) Il "CANTO DELL’ILLUMINAZIONE"[1]

di Yung-Kia Ta-Shih (Giapp. Yoka Daishi)

 

1. Conosci quel gentile filosofo che va oltre l’istruzione e non si esercita in nulla? 

Egli non tenta di evitare pensieri inutili e né ricerca la Verità; 

[Perché egli sa che] in realtà l'ignoranza è la Buddha-natura, 

[E che] questo corpo illusorio non è meno vuoto del Dharmakaya. 

2. Quando si sa cos’è il Dharmakaya, non c'è alcun oggetto [da conoscere così), 

La sorgente di tutte le cose, l’auto-natura, è il Buddha nel suo aspetto assoluto; 

I cinque aggregati (skandha) sono come nuvole fluttuanti qua e là senza scopo,

I tre veleni (klesa), come schiuma che appare e scompare, così accade ad essi. 

3. Quando la Realtà è raggiunta, è vista senza un'ego e priva di ogni oggettività, 

E con ciò, tutto il karma che ci getta nei più bassi inferni è di colpo prosciugato; 

Tuttavia, quelli che ingannano gli esseri con la loro conoscenza errata, 

Vedrànno certamente le loro lingue fuoriuscire per innumerabili ère a venire. 

4. In un essre la cui mente è subito risvegliata [alla pratica] del ChanTathagata-

Le Sei paramita e tutti gli altri meriti saranno pienamente maturati; 

Pur tracciando un vivido arco in un mondo di sogni coi sei modi di esistere, 

Ma dopo il risveglio c'è solo una vasta Vacuità e nessun gran chiliocosmo esiste. 

5. Qui, uno non vede peccati né beatitudine, né perdita né guadagno; 

In mezzo all'Eternamente Sereno, nessun inutile interrogativo è attivato; 

La polvere [dell'ignoranza] è stata da tempo accumulata sullo specchio mai pulito, 

Ora una volta per tutte è tempo di vedere positivamente la pulizia fatta. 

6. Chi è che dice di non aver alcun-pensiero? e chi di esser non -nato? 

Se veramente fosse non-nato, non ci sarebbe nemmeno nessuna-nascita; 

Chiedetelo ad un uomo-macchina e scoprite se ciò non è così; 

Finché cercate la Buddhità, esercitandovi per essa, non c'è ottenimento per voi. 

7. Lasciate che i quattro elementi lascino la presa su di voi, 

E nell'Eternamente Sereno, bevete o mangiate, a vostro piacimento; 

Laddove tutte le cose relative sono transitorie ed ultimamente vuote, 

Là si può vedere la grande illuminazione perfetto del Tathagata realizzato. 

8. Il vero stato monastico consiste nell'avere una ferma convinzione; 

Se, tuttavia, non l’avete, chiedetemelo con le vostre idee, [e sarete illuminati]. 

Avere una comprensione diretta riguardo alla radice di tutte le cose,

questo è ciò che il Buddha afferma; 

Se voi continuate a raggruppare rami e foglie, non vi si può aiutare. 

9. Dove si trova il prezioso gioiello (mani) generalmente non è noto alle persone, 

Esso giace profondamente sepolto nei recessi del Tathagata-garbha

Le sei funzioni miracolosamente compiute da esso sono un'illusione, eppure non è un’illusione, 

I raggi di luce che emanano da quel sole perfetto appartengono al reame di forma, eppure non gli appartengono. 

10. Se la quintuplice vista dell’occhio [2] è pura il quintuplice potere [3] è ottenuto, 

Quando uno ha una realizzazione, che è oltre la misurazione[intellettuale]; 

Non vi è certo difficoltà nel riconoscere le immagini nello specchio, 

Ma chi può mantenere la presa sulla luna che è riflessa nell’acqua? 

11. [Colui che è illuminato] cammina sempre da solo, va in giro sempre da solo; 

Ogni essere perfetto passeggia sempre lungo lo stesso passaggio del Nirvana; 

Il suo tono è classico, il suo spirito trasparente, l’aspetto naturalmente elevato, 

Le sue forme sono magre, le sue ossa ferme, egli non presta attenzione agli altri. 

12. I Figli del Sakya sono famosi per essere poveri; 

Ma la loro povertà è del corpo, la loro vita spirituale non conosce povertà; 

Il loro corpo assai povero è avvolto negli stracci, 

Ma il loro spirito tiene al suo interno una gemma incalcolabile e rara. 

13. La preziosa gemma rara non si danneggia mai anche se la si usa molto, 

E gli esseri sono beneficiati generosamente come richiesto dalle occasioni; 

I Tre Corpi [4] ed i Quattro Jnana[5] sono perfezionati al suo interno, 

Le Otto Emancipazioni [6] ed i Sei Poteri Miracolosi [7] sono impressi in esso. 

14. Colui che è Superiore lo ha sempre stabilito una volta per tutte,

Colui che è mediocre impara molto, ma mantiene molti dubbi; 

Il punto è di gettare via i vostri vestiti usati così caramente mantenuti; 

Che bisogno c’è di mostrare le vostre opere davanti agli altri? 

15. Lasciate che gli altri parlino male di me, che mi contrastino pure; 

Quelli che cercano di dar fuoco al cielo con una torcia finiscono per stancarsi; 

Io li ascolto senza odio ed assaggio [le loro male-parole] come nettare; 

Tutto poi si scioglie ed io mi trovo all’improvviso dentro lo stesso Impensabile. 

16. Sapere che gli altri parlano male di me, mi da l’opportunità di ottenere meriti, 

Per questo motivo, essi realmente sono i miei buoni amici; 

Quando, pur essendo vituperato, io non mantengo né l'inimicizia né favoritismi, 

Dentro di me cresce il potere di amore e umiltà che sorgono dal Non-nato. 

17. Che io sia deciso non solo in esperienza interna ma nella sua interpretazione, 

E la nostra disciplina sarà perfetta nel Dhyana come in Prajna, non dimorando unilateralmente in Sunyata (Vacuità); 

Questo non è dove noi siamo finalmente arrivati da soli, 

Ma tutti i Buddha, numerosi come le sabbie del Gange sono della stessa essenza. 

18. Sentendo il ruggito del leone - della dottrina dell'impavidità -- 

Tutti i cervelli degli animali timidi sono lacerati a pezzi, 

Anche l'elefante domato corre selvaggiamente dimenticando la sua natia dignità; 

Solo il dragone celeste si sente felice, ascoltando calmo [il ruggire del Buddha]. 

19. Io attraversai mari e fiumi, scalai le montagne e guadai i torrenti, 

Per incontrare i Maestri, chiedere loro la Verità, scavare i segreti dello Zen; 

E sin da allora io fui abilitato a riconoscere il Sentiero di Sokei,[8] 

Io so che ‘nascita-e-morte’ non è una cosa di cui mi devo interessare. 

20. Proprio perché camminare è Zen, ed anche sedere è Zen, 

Parlando o restando in silenzio, muovendosi o stando fermi, è sempre l'Essenza;

Perfino se accolto con spade e lance, non perde mai il suo modo quieto, 

Ed anche le droghe velenose, non riescono a turbare la sua serenità. 

21. Il nostro Maestro [Sakyamuni], anticamente servì il Buddha Dipankara, 

E ancora per molti kalpa si disciplinò come un asceta chiamato Kshanti. 

[Ed anch’io] sono passato attraverso molte nascite e molte morti; 

Nascite e morti! - quante volte  esse si ripetono all’infinito! 

22. Ma con la mia realizzazione di Non-nascita, che mi venne all’improvviso,

Le vicissitudini del karma buono e cattivo, hanno perso il loro potere su di me. 

Da allora, io vivo in un’umile capanna, lontano sulle montagne; 

Alte son le montagne, fitta l’ombra degli alberi, e sotto un vecchio pino, 

Io siedo quietamente e allegramente nella mia casa monastica; 

Qui c’è il dominio di perfetta tranquillità e rustica semplicità. 

23. Se vi risveglierete [al Dharma], tutto sarà compreso, senza alcun sforzo; 

Ogni affare del samskrita [9] non appartiene a questa natura; 

Carità praticata con l'idea di forma (rupa) potrà dar luogo ad una nascita celeste, 

Ma è come tirare con l’arco una freccia contro il cielo, 

Quando la forza è esaurita, la freccia ricadrà sulla terra. 

Similmente, [quando la ricompensa celeste finisce], è sicuro che la vita seguente sarà fortunata. 

Non è meglio allora stare nella Realtà, che è asamskrita e oltre ogni sforzo, 

E da cui uno immediatamente entra nella condizione di Tathagata? 

24. Preoccupiamoci quindi di restare nella radice e non interessarci dei rami; 

È come un lucido bacino di cristallo che riflette la luna, 

Ecco cos’è questa gemma preziosa (mani), ed io ora lo so, 

Da cui, non solo per me, ma per tutti si trae profitto, inesauribilmente; 

La luna serena si riflette nel lago, la brezza passa leggera attraverso i pini, 

C’è un perfetto silenzio tranquillo che regna – e per cosa? 

25. Il gioiello-moralità-inerente della Buddha-natura si stampa nella mente [di colui che è illuminato]; La cui tunica è composta di nebbia, nuvole, e rugiada, 

La cui ciotola anticamente pacificò i feroci dragoni, e la cui frusta una volta separò le tigri in combattimento; 

Ora ascoltate gli squilli dorati del suo frustino che produce motivi melliflui. 

Ma queste non sono mere espressioni simboliche, vuote di contenuti storici; 

Ovunque si muova il santo staffile del Tathagata, vi sono marcate tracce distinte. 

26. Egli non cerca il vero e né si stacca dal falso contaminato, 

Egli chiaramente percepisce che le dualità sono vuote e non hanno realtà, 

E che non avere realtà significa non essere unilaterali, né vuoti né non-vuoti, 

Perché questa è la forma genuina dello Stato del Tathagata. 

27. La Mente come un specchio è brillantemente illuminata e non ha ostruzioni, 

Essa penetra l'enorme universo fino alle sue minutissime pieghe; 

Tutti i suoi numerosissimi contenuti di forme, sono riflessi nella Mente, 

Che, splendendo come una gemma perfetta, non ha superficie, né interno. 

28. Il vuoto definito negativamente, nega il mondo della causalità, 

Allora tutto è confusione assoluta, senz’ordine, e ciò attira certamente tutti i mali; 

Esso però sostiene il vero, quando gli esseri sono attaccati alla Vacuità, 

Così, è come gettarsi nelle fiamme per evitare di essere affogati nell'acqua. 

29. Quando uno tenta di tenere la presa sul vero, abbandonando il falso, 

Questa è discriminazione, e quindi ci sono artificiosità e falsità; 

Quando lo Yogi, non sapendo [cos’è la Mente], si dà alla mera disciplina, 

Egli veramente rischia di prendere un nemico per il suo proprio figlio. 

30. Se si distruggono i Dharma-materiali, il merito è perso, 

Perché in ogni caso arriva dalla mente discriminatoria e relativa; 

Perciò lo Zen insegna ad avere un totale insight nella natura della Mente, 

E lo Yogi  realizza all’improvviso la verità della Non-nascita grazie al suo potere intuitivo. 

31. Un uomo di grande volontà porta con sé la spada della Prajna, 

La cui fiammeggiante lama-Vajra taglia gli ostacoli di conoscenza e ignoranza; 

Non solo fracassa in pezzi l'intelletto dei filosofi 

Ma scoraggia perfino lo spirito dei malvagi. 

32. Egli fa ruggire il Dharma-tuono, Egli percuote il Dharma-tamburo, 

Egli solleva le nuvole della misericordia, Egli versa pioggie di nettare, 

Egli si comporta come un grandioso elefante o dragone, e con ciò innumerevoli esseri sono benedetti, 

I Tre Veicoli e le Cinque Famiglie sono tutti ugualmente portati all’illuminazione.

Per lui l'erba cresce sul Himalaya, dove non si trova nessun altra erba, 

Ed i corvi che si alimentano di essa danno il latte più puro, e ciò io godo sempre. 

Un’Unica Natura, perfetta e onnipervadente circola in tutte le nature; 

Un’Unica Realtà, onnicomprensiva, contiene al suo interno tutte le realtà; 

Una sola luna si riflette dovunque vi sia un filo di acqua, 

E tutte le lune in tutte le acque, si abbracciano nell'unica luna; 

Il Corpo-di-Dharma di tutti i Buddha entra nel mio proprio essere, 

Ed il mio proprio essere si trova in unione con il loro. 

33. In un Livello sono immagazzinati tutti gli altri livelli; 

[La realtà] Non è la forma, né la mente, né l’opera; 

Ancor prima d’uno schiocco di dita, più di ottantamila santi insegnamenti sono compiuti; 

Perfino in un secondo, il cattivo karma di tre asamkhyeya-kalpa è distrutto; 

Qualunque proposizione fatta con la logica, non è una [vera] proposizione, 

Perché non è in nessuna relazione intrinseca con la mia Luce interiore. 

34. [Questa Luce interiore] è aldilà di ogni elogio ed ingiuria, 

E come lo spazio che non conosce confini; 

Eppure è proprio qui con noi, che contiene serenità e pienezza; 

È soltanto quando lo cerchi, che invece lo perdi. 

Tu non puoi possederlo, ma nemmeno te ne puoi sbarazzare; 

Mentre tu non puoi fare nulla, esso segue la sua propria strada;

Se tu rimani silenzioso esso parla; se tu parli esso è silenzioso; 

La grande porta della carità è spalancata e senza ostruzioni davanti ad esso. 

35. Se qualcuno mi dovesse chiedere quale insegnamento io comprendo, 

Io risponderò che il mio è il potere di Mahaprajna; 

Puoi affermarlo o negarlo, esso è oltre la vostra intelligenza umana; 

Sia che procedi con esso o contro di esso, il Cielo non sa dove si andrà. 

36. Io sono stato istruito in esso, per tutti i molti kalpa delle mie vite; 

Questo mio non è un vano discorso, né io vi sto ingannando; 

Io alzo la bandiera del Dharma per mantenere questo insegnamento, 

Che io ho avuto da Sokei e che non è altro che ciò che proclamò il Buddha. 

37. Mahakashyapa fu il primo, egli guida la linea di trasmissione; 

Ventotto Patriarchi lo seguirono in Occidente; 

La Lampada fu poi portata attraverso il mare in questo paese; 

E qui Bodhidharma divenne il primo Patriarca: 

Il suo manto, come noi tutti sappiamo, tramandò ad altri Sei Patriarchi, 

E grazie ad essi molte menti arrivarono a vedere la Luce. 

38. Anche il vero bisogno non è [specificamente] stabilito, quanto al falso non è mai stato in esistenza; 

Quando essere e non-essere sono messi da parte, perfino il non-vuoto perde il suo senso; E fin dall’inizio non si aderisce alle venti forme di Vuoto;  

L'unicità eterna dello Stato di Tathagata resta assolutamente la stessa. 

39. La mente funziona attraverso gli organi di senso, e con ciò si afferra un mondo oggettivo- Questo dualismo marca in maniera oscura lo specchio; 

Quando lo sporco è spazzato via, la luce risplende in fuori; 

Quindi quando la mente ed il mondo oggettivo, sono dimenticati, l'Essenza asserisce la sua verità. 

40. Ahimè! Quest’Era di degenerazione è piena di malvagità; 

Gli esseri sono molto più scarsamente dotati e difficili da controllare; 

Essendosi inoltre allontanati dall’antico Saggio, essi mantengono false visioni; 

Il Maligno sta radunando le sue forze mentre il Dharma si è indebolito, e l’odio sta crescendo rampante; 

Anche quando essi sanno della scuola "improvvisa" dell'insegnamento buddhista, 

Che peccato che non riescono ad abbracciarlo e con ciò schiacciare il male come un pezzo di creta! 

41. La mente è l'autrice di ogni opera ed il corpo il sofferente di ogni malanno; 

Non biasimare gli altri lamentandoti per ciò che propriamente ti appartiene; 

Se desideri che su di te non incorra il karma infernale, 

Cessa subito di bestemmiare la ruota del buon Dharma-Tathagata. 

42. Non ci sono alberi più piccoli nel boschetto di sandali, 

Nella foresta primordiale e intricata solo i leoni trovano la loro dimora; 

Dove non arriva nessun disturbo, dove regna solo la pace, è il luogo per i leoni;

Tutte le altre bestie si tengono lontane, e gli uccelli non volano lì vicino. 

43. Sono solo i loro propri cuccioli che seguono i loro passi nel bosco, 

Quando quelli giovani hanno appena tre anni, loro ruggiscono. 

Come possono i sciacalli perseguire il re del Dharma? 

Pur con tutte le loro arti magiche, i folletti non ottengono nessun scopo. 

44. Il perfetto Insegnamento "improvviso" e non ha niente a che fare con l’imma-ginazione umana; 

Dove c’è ancora un'ombra di dubbio, là c’è la causa per argomentare; 

Il mio dire questo non è la conseguenza del mio egoismo, 

La mia unica paura è che la vostra disciplina vi porti fuori strada, o al nichilismo o all’eternalismo. 

45. Dire "No", non vuol dire necessariamente "No", né "Sì" è "Sì"; 

Ma quando sbagli anche solo un decimo di pollice, la differenza diventa di mille miglia; 

Quando è "Sì", una fanciulla dei Naga in un istante raggiunge la Buddhità, 

Quando è "No", il più erudito Zensho [10] precipita vivo all’inferno. 

46. Da anni io ero stato impaziente dopo il dotto conseguimento, 

Io ho studiato i sutra e gli sastra con i loro commentari, 

Mi sono lasciato andare all'analisi di nomi e forme, e mai seppi che significava fatica; Ma tuffarsi nell'oceano per contare i suoi granelli di sabbia è certamente un compito vano che esaurisce; 

Il Buddha non si è mai sprecato così, i suoi rimproveri furono solo su un punto, 

Perciò, che bisogno c’è di calcolare tesori che non sono i miei? 

Tutti i miei conseguimenti passati sono stati sforzi di applicazione vani e sbagliati -Io ora me ne rendo completamente conto, 

Io sono stato un monaco vagabondo per molti anni senza qualche scopo. 

47. Quando la nozione della famiglia originale non è propriamente compresa, 

Non si otterrà mai la comprensione del perfetto metodo "improvviso" del Buddha; 

I due Veicoli si esercitano abbastanza, ma mancano aspirazioni [da Bodhisattva]; 

I filosofi sono abbastanza intelligenti, ma carenti di saggezza-Prajna; 

[Come il resto di noi] Essi sono tutti ignoranti o infantili; 

Pensano che un pugno vuoto possa contenere qualcosa, e prendono il dito per l'oggetto indicato; 

Quando il dito è stato preso per la luna stessa, tutti i loro sforzi sono andati persi; 

Essi sono davvero inutili sognatori persi in un mondo di sensi e di oggetti. 

48. Il Tathagata si incontra quando uno entra nel reame di non-forma, 

Questo è essere chiamato realmente un Kwanjinzai (Avalokitesvara) 

Quando ciò è compreso, gli ostacoli karmici sono vuoti per natura; 

Quando non è compreso, tutti noi paghiamo per i debiti contratti in passato. 

49. Una tavola reale è messa davanti agli affamati, ma essi rifiutano di mangiare; 

Se l’ammalato evita di andar da un buon medico, come potrà mai guarire? 

Praticando Zen nel mondo del desiderio, il potere genuino dell'intuizione si manifesterà; Quando il loto fiorisce nel mezzo di un fuoco, non si distruggerà mai. 

Il Bhikshu Yuse (Yung-shih) [11] fece uno dei crimini più gravi, ma quando ebbe l’insight illuminato della Non-nascita, 

Egli ottenne immediatamente la Buddhità ed ora sta vivendo in un altro mondo. 

50. La dottrina dell'impavidità è insegnata col rombo di un leone ruggente: 

Che pena vedere le menti confuse inflessibilmente indurite come il cuoio; 

Capiscono soltanto che quelle gravi offese sono ostruzioni all’Illuminazione, 

E non sono capaci di vedere nel segreto dell’insegnamento-Tathagata. 

51. Anticamente c'erano due Bhikshu (monaci), uno aveva commesso assassinio e l’altro una violenza carnale: La visione di Upali era come quella di una lucciola, e finì solo per stringere i nodi dell’offesa; 

Ma quando essi furono immediatamente illuminati dalla saggezza di Vimalakirti, 

I loro dolori e dubbi si sciolsero come neve e ghiaccio di fronte al sole ardente. 

52. Il Potere dell' Incomprensibile emancipazione del Dharma non ha limiti,

Ed opera meraviglie innumerevoli come i granelli di sabbia del Gange; 

[Ad esso] vengono fatti più volentieri quattro generi di offerte, 

Migliaia di pezzi d’oro sono donati senza coinvolgere nessuno nei debiti; 

Le ossa possono essere ridotte in polvere, il corpo  tagliato a pezzi, ed ancora

Noi non possiamo rimborsarlo abbastanza per quello che esso fa per noi; 

Perfino una frase [estratta da esso] resta vera per centinaia di migliaia di kalpa. 

53. Questo Potere è il Re del Dharma, che merita il più alto rispetto; 

Tutti i Tathagata, numerosi come le sabbie del Gange, testimoniano la verità del suo conseguimento; Ora io capisco cos’è questo prezioso gioiello-mani

E so che tutti quelli che l'accettano con fede sono in accordo [con esso]. 

54. Per vederlo, la visione è alquanto chiara, ma qui nessun oggetto sarà visto, 

Qui non si vedrà nessuna persona, tantomeno il Buddha; 

Innumerevol universi cosmici sono mere bolle nell'oceano, 

Tutti i saggi e i valorosi sono bagliori di lampi in lontananza. 

55. La Ruota di ferro, comunque, gira rapidamente sulla mia testa, 

La perfetta luminosità di Dhyana e Prajna in me non è mai eclissata; 

Il sole potrà diventare freddo, e la luna calda; 

Con tutto il potere dei malvagi, la vera dottrina rimarrà indistruttibile per sempre. 

La carovana di elefanti scalerà con fermezza la ripida collina, 

Davanti alle sue ruote come potrà stare immobile uno scarafaggio? 

56. Il potente elefante non cammina sulla corsia della lepre, 

La suprema Illuminazione va oltre la ristretta capacità dell’intelletto; 

Smettete di misurare il Cielo con un piccolo pezzo di canna; 

Se voi non avete ancora l’insight, io avrò la domanda giusta per Voi. 

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NOTE:

1. Yoka Daishi (in Cinese Yung-chia Ta-shih, morto nel 713), altrimenti noto come Gengaku (Hsuan-chiao), fu uno dei discepoli principali di Hui-neng, il Sesto Patriarca del buddhismo Zen (Ch’an). Prima che si fosse convertito allo Zen, egli era uno studente del Tendai (T'ien-tai). Il suo incontro con Hui-neng è registrato nel Tan-ching. Morì nel 713 d.C. lasciando un numero di brevi opere sulla filosofia Zen, e di esse la presente composizione in versi è la più popolare. Il titolo originale era: Cheng-tao Ke, "Il Canto della Via di Realizzazione". 

2. i Cinque Modi di visione dell’occhio (cakshus) sono: (1) fisica, (2) Celestiale, (3) Prajna, (4) Dharma, e (5) la Visione dell’occhio-di-Buddha. 

3. I Cinque Poteri (bala) sono: (1) la Fede, (2) l'Energia, (3) la Memoria, (4) la Meditazione, e (5) la Saggezza-Prajna. 

4. I Tre Corpi (trikaya) sono (1) il Corpo-di-Dharma (dharmakaya), (2) il Corpo di Godimento (sambhogakaya), e (3) il Corpo di Trasformazione (nirmanakaya). 

5. Le Quattro Saggezze sono:(1) l’intuizione-specchio, (2) l'intuizione dell'identità, (3) la conoscenza di operare, e (4) la chiara percezione delle relazioni. 

6. L'Abhidharmakosa, VIII, dà un chiarimento degli otto Vimoksha. Vedi traduzione francese di La Vallee Poussin, Cap. VIII, pp. 203-221. 

7. Per i sei riddhi, che sono i prodotti soprannaturali della meditazione, vedi opera citata, VII, 122 seg.  

8. Sokei (T'sao-ch'i) è il nome della località dove Hui-neng aveva il suo mona-stero, e con esso, quindi, si intende il Maestro stesso. 

9. Secondo la filosofia buddhista, l’esistenza è divisa in due gruppi, samskrita ed asamskrita. Il samskrita si applica a qualsiasi cosa che fa un qualche tipo di opera in una qualche possibile maniera, mentre l'asamskrita è ciò che non fa e non produce nulla. In questa categoria c’è lo spazio, considerato come una modalità della realtà, il Nirvana, e la non-esistenza, dato che sono prive delle necessarie condizioni. 

10. Zensho (Shang-hsing), letteralm. "buona stella", fu un grande erudito della sua epoca. 

11. La storia di questo Bhikshu è raccontata nel “Sutra della Purificazione degli Ostacoli Karmici” (Ching Yeh-chang Ching). 

 

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V°) BASO (MA-TSU) E SEKITO (SHIH-T'OU),

DUE GRANDI MAESTRI DELLA DINASTIA T'ANG 

Ma-tsu (Baso) il cui titolo postumo fu il Maestro-Zen della Grande Quiete (ta-chi) fu propriamente chiamato Tao-i (Doichi). il suo patronimico era Ma, dal distretto di Han-chou. Il suo insegnamento, che fu originalmente propagato nella provincia di Chiang-hsi, ebbe grande influenza nel mondo buddhista di quel tempo, ed egli arrivò ad essere generalmente noto come il Patriarca Ma, cioè, Ma-tsu. 

Storicamente, il buddhismo Zen fu introdotto in Cina da un monaco Indiano di nome Bodhidharma, durante le Dinastie Sud e Nord, probabilmente nel tardo del quinto secolo. Ma non fu che al tempo di Hui-neng e Shen-hsiu che Bodhidharma fu riconosciuto come il primo patriarca del buddhismo Zen in Cina; perché questo fu il periodo in cui lo Zen (Ch’an) venne propriamente ad essere chiamato così ed a stabilirsi come uno dei più forti movimenti buddhisti creati dal genio religioso Cinese. Il movimento prese fermamente radici con Ma-tsu (-788) e Shih-t'ou (700-790). Quest’ultimo aveva il suo monastero nella provincia di Hu-nan, e così Hu-nan e Chiang-hsi divennero la culla del movimento Zen. Tutti i seguaci dello Zen in Cina, così come in Giappone, attualmente fanno risalire il loro lignaggio a questi due Maestri del T'ang. 

Shih-t'ou (Sekito) il cui patronimico era Chen, veniva dal distretto di Tuan-chou. Il suo altro nome era Hsi-ch'ien. Mentre era ancora giovane, il suo sentimento reli-gioso fu fortemente scosso contro l’uso barbaro che veniva praticato fra la stirpe di Liao. Questo costume consisteva nel sacrificare i buoi per placare la collera degli spiriti maligni, che erano adorati dal popolo. Shih-t’ou distrusse molti di questi sacrari dedicati agli spiriti e salvò molte vittime. Egli probabilmente agì in un modo alquanto deciso e convincente, così che anche gli anziani del suo villaggio non riuscirono ad impedirgli di operare in modo così avventato contro le super-stizioni popolari. Egli più tardi abbracciò il buddhismo, diventando un discepolo di Hui-neng. Quest’ultimo, tuttavia, morì prima che il giovane fosse stato ordinato formalmente come monaco buddhista. Egli andò poi da Hsing-ssu (-740), di Chi-chou, e studiò il buddhismo Zen. Hsing-ssu, come pure Nan-yueh Huai-jang che fu l'insegnante di Ma-tsu, era anch’egli un discepolo di Hui-neng. 

Prima di citare Ma-tsu, proponiamo alcune delle domande-e-risposte di Shih-t'ou (wen-to, giapp. mondo) come registrati nella “Trasmissione della Lampada”. 

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Hsing-ssu un giorno chiese: "Alcuni dicono che un'intelligenza verrà dal sud del Ling". 

T'ou: “Non c'è nessuna tale intelligenza da qualcuno" 

Ssu: "Se non c’è, da dove vengono tutti quei sutra del Tripitaka?" 

T'ou: " Tutti loro escono da qui, e non ci manca niente". 

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Shih-t'ou, "Testa-di-pietra" ottenne questo suo nome poiché aveva una capanna sulla superficie piatta di una roccia che si trovava nel suo monastero in Heng-chou. Una volta egli dette il seguente sermone: "Il mio insegnamento che proviene dagli antichi Buddha non è basato sulla meditazione (dhyana) o su una diligente applicazione di qualche tipo. Quando voi avrete la visione che ebbe il Buddha, voi comprenderete che la Mente è il Buddha ed il Buddha è la Mente, che la Mente, il Buddha, gli esseri senzienti, la Bodhi (l’Illuminazione), ed i Klesha (le passioni), sono tutti di un’unica e stessa sostanza, benché i loro nomi variano. Voi dovreste sapere che la vostra propria essenza-mentale non è soggetta all'annientamento né a sussistere in eterno, non è né pura né contaminata, e rimane perfettamente imperturbata ed autosufficiente sia nel saggio che nell'ignorante, che essa non è limitata nel suo operare, e che non è inclusa nelle categorie della mente (citta), della coscienza individuale (manas), o del pensiero (vijnana). Il triplice mondo del desiderio, forma, e non-forma, ed i sei sentieri di esistenza, non sono null’altro che manifestazioni della vostra stessa mente. Essi sono tutti come la luna riflessa nell’acqua o come immagini nello specchio. Come possiamo parlare di esse come l’essere nati o come il morire? Allorché arriverete a questa comprensione, voi sarete forniti di tutto quanto avete bisogno”. 

Tao-wu, uno dei discepoli di Shih-t'ou, chiese allora: "Chi è che è giunto alla comprensione dell’insegnamento di Hui-neng?" 

T'ou: "Quelli che comprendono il buddhismo." 

Wu: "E tu, allora, l'hai compreso? " 

T'ou: "No, io non comprendo il buddhismo!". 

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Un monaco chiese: "Come si fa a diventare emancipati? " 

Disse il Maestro: "Chi vi ha mai messo in schiavitù?" 

Monaco: "Cos’ è la Terra Pura? " 

Maestro: "Chi vi ha mai contaminati?" 

Monaco: "Cos’ è il Nirvana?" 

Maestro: "Chi vi ha mai  sottomessi a nascita-e-morte?" 

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Shih-t'ou chiese ad un monaco nuovo-arrivato: "Da dove vieni?" 

"Da Chiang-hsi. " 

"Hai mai visto Ma, il grande insegnante?" 

"Sì, Maestro." 

Shih-t'ou indicò allora una fascina di ramoscelli e disse: "Come fa l'insegnante Ma ad assomigliare a questo? " 

Il monaco non dette risposta. Ritornando poi dall'insegnante Ma, egli raccontò di quell’incontro con Shih-t'ou. Ma chiese: "Hai notato com’era grande la fascina?" 

"Oh, era immensamente grande!". 

"Tu sei davvero un uomo molto forte". 

"Come?" chiese il monaco. 

"Perché tu hai portato quell’enorme fascina da Nan-yueh fino a questo monastero. Solamente un uomo forte poteva portare a termine un tale atto di valore." 

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Un monaco chiese: "Qual’è il significato della venuta dall'Ovest del primo Patriarca?" 

Maestro: "Chiedilo a quel posto là!". 

Monaco: "Io non capisco…" 

Maestro: "Nemmeno io, non più di te!". 

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Ta-tien chiese: "Secondo un antico saggio, ritenere il Tao o esistente o non-esistente è un dualismo. Per favore mi dica come rimuovere questa ostruzione". 

"Non c’è nulla qui, e cosa desideri rimuovere?" 

Shih-t'ou si girò intorno e chiese a sua volta: "Elimina la tua gola e le tue labbra, e fammi vedere in che modo puoi dire ciò che vuoi dire" 

Ta-tien disse, "Io non ho nessuna di tali cose". 

"Bene, in tal caso, puoi entrare dalla porta!".

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Tao-wu chiese: "Quale è l'insegnamento ultimo del buddhismo? " 

Shih-t’ou rispose: "Non lo comprenderai finché non lo avrai!". 

"C'è in esso qualcosa in più, da cui si può ricevere una nuova svolta?" 

"Il cielo si espande senza limiti e nulla ostruisce il volo libero delle bianche nubi." 

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"Cos’è lo Zen? " chiese un monaco. 

"Mattoni e pietre" 

"E cos’è il Tao?" 

"Un pezzo di legno." 

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 Qualcuno [1] chiese a Ma-tsu: "Come si disciplina un uomo nel Tao?" 

Il Maestro rispose: "Nel Tao non c’è nulla da disciplinare in sé. Se vi fosse una qualche disciplina in esso, l’esecuzione di tale disciplina significherebbe la distruzione del Tao. Allora uno sarebbe come uno Sravaka. Ma se non vi fosse una qualche disciplina nel Tao, uno rimarrebbe un ignorante." 

"Da che genere di comprensione un uomo raggiunge il Tao?" 

Riguardo a ciò, il Maestro diede il seguente sermone: 

"Il Tao nella sua natura è fin dall’inizio perfetto ed autosufficiente. Quando un uomo si scopre non ostacolato nella sua gestione buona o cattiva degli affari della vita, egli è noto come uno che è disciplinato nel Tao. Evitare il male ed essere unito a cose buone, meditare sul Vuoto ed entrare in uno stato di samadhi --questo è fare qualcosa. Coloro che corrono verso gli oggetti esterni, invece, si allontanano sempre più [dal Tao]. 

[1. Questi mondo sono tutti presi dal famoso libro noto come “Detti degli Antichi Nobili” (Ku tsun-hsiu yu-lu), I° fasc.] 

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Lasciate soltanto che un uomo esaurisca tutti i suoi pensieri ed immaginazioni che egli possa avere nel triplice mondo. Quand’anche una sola minima immagina-zione è entrata in lui, questa è il suo triplice mondo e la fonte di nascita e morte in lui. Quando non c'è nessuna traccia di immaginazione, egli ha rimosso ogni fonte di nascita e morte, e allora lui possiede l’impareggiabile tesoro appartenente al Dharmaraja  (il Re del Dharma). Tutta l’immaginazione coltivata fin dai tempi più remoti da un essere ignorante, insieme con la sua falsità, adulazione, arroganza, auto-presunzione, e le altre cattive passioni, sono riunite nel corpo dell’Unica Essenza, e tutto si fonde insieme. 

"È detto nel sutra che molti elementi si combinano per fare questo nostro corpo, e che la crescita del corpo significa solo la crescita comune di tutti questi elementi e che la scomparsa del corpo significa soltanto anche quella degli elementi. Quando quest’ultimi sorgono, essi ora non dichiarano che devono crescere; quando essi scompaiono, ora non dichiarano che devono scomparire. 

“Similmente è con i pensieri, un pensiero segue l’altro senza interruzione, il prece-dente non aspetta il successivo, ognuno è indipendente ed inerte. Ciò è chiamato il Sagaramudra-samadhi, "Meditazione-Impronta dell'Oceano" in cui sono incluse tutte le cose, come l'Oceano in cui si svuotano tutti i fiumi quantunque diversi in taglia, lunghezza, ecc. In questo grande oceano di acqua salata, tutte le acque in esso partecipano di un unico e stesso gusto. Un uomo che vive sul mare, vive su tutti i fiumi che si versano in esso. Un uomo che naviga nel grande oceano usa tutte le acque che si sono svuotate in esso. 

"Uno Sravaka è illuminato, eppure sta andando fuori strada; l'uomo ordinario è fuori dal corretto Sentiero, eppure in un certo modo è illuminato. Lo Sravaka viene meno nel percepire che la Mente così com’è in se stessa non conosce stadi, né causalità, né immaginazioni. Disciplinando se stesso nella causa egli ha ottenuto il risultato e dimora nello stesso Samadhi del Vuoto per molti kalpa. Quantunque a suo modo illuminato, lo Sravaka non è affatto sulla buona strada. Dal punto di vista del Bodhisattva, questo è come soffrire una tortura infernale. Lo Sravaka si è seppellito nel vuoto e non sa come uscire da questa sua quieta contemplazione, perché non ha la visione profonda (insight) nella stessa Buddha-natura. 

“Se un uomo è intelligente e di carattere superiore, sotto l'istruzione di un direttore saggio, egli vedrà subito nell'essenza delle cose e capirà che questa non è una questione di livelli e processi. Egli avrà un immediato insight nella sua propria Natura Originaria. Perciò nel sutra si legge che gli esseri ordinari cambiano nei loro pensieri ma lo Sravaka non conosce simili cambiamenti [il che significa che lui non esce mai della sua meditazione di quiete assoluta]. 

"'Andare fuori strada' sembra contrastare con 'essere illuminati'; ma quando non c’è principalmente un andare fuori strada non c'è nemmeno un’essere illuminati. Poiché tutti gli esseri da tempi senza inizio non sono mai stati fuori dalla essenza stessa del Dharma; dimorando per sempre nel mezzo dell’essenza del Dharma, essi mangiano, si vestono, parlano, rispondono; tutto il funzionamento dei sei sensi, tutti i loro atti sono della stessa essenza del Dharma. Quando non sanno  capire come risalire alla Fonte essi seguono i nomi e le forme, permettono alle confuse immaginazioni di sorgere, e coltivano tutti i tipi di karma. Fate che una sola volta, con un solo pensiero, essi ritornino alla Fonte ed il loro intero essere sarà della mente di Buddha. 

"O Monaci, che ognuno di voi veda nella sua propria Mente. Non memorizzate ciò che io vi dico. Per quanto eloquentemente io possa parlare di ogni tipo di cose innumerevoli come i granelli di sabbia del Gange, la Mente non mostra aumento; anche quando nessun discorso è possibile, la Mente non mostra una diminuzione. Potete parlare sempre così tanto di essa, ed è ancora la vostra propria Mente; Potete non parlare affatto di essa, ed è sempre e solo la vostra stessa Mente. Ed anche potete dividere il vostro corpo in numerose forme, ed emettendo raggi di luce sovrannaturale, compiere i diciotto miracoli, eppure ciò che avrete ottenuto è dopo tutto nulla più che le vostre proprie ceneri morte. 

"Le ceneri morte, quando sono completamente bagnate, non hanno vitalità e sono paragonate allo Sravaka che si disciplina nella causa allo scopo di raggiungere il suo risultato. Le ceneri morte, ma non ancora bagnate, sono piene di vitalità e sono paragonate al Bodhisattva, la cui la vita nel Tao è pura e per niente colorata di male. Se io comincio a parlare dei vari insegnamenti dati dal Tathagata, non ci sarà mai fine, per quanto lontano attraverso i secoli io possa andare. Essi sono come un’infinita serie di anelli concatenati. Ma una volta che voi avrete avuto un insight nella Mente-Buddha, nulla nella Conoscenza vi sarà impedito di ottenere. 

"Io vi ho trattenuto abbastanza a lungo, statevi bene!".

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Un certo giorno P'ang, il discepolo laico, quando Ma-tsu apparve sul pulpito disse: "Ecco il Corpo Originale insieme con la Rivelazione! Alzate i vostri occhi su di lui!" Ma-tsu lo guardò dall’alto in basso. Fang disse, "Che meraviglia! Guardate come il Maestro suona bene il liuto senza corde!" Il Maestro lo guardò dal basso in alto. P'ang fece un inchino, ed il Maestro ritornò nella sua stanza. Fang lo seguì e disse, "Tempo addietro, saresti diventato matto, non è vero?". Qualcuno chiese: "Cos’è il Buddha?". Ma-tsu rispose: "La Mente è il Buddha, e non c'è altro!". 

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Un monaco chiese: “Senza ricorrere alle quattro asserzioni e ad un’infinita serie di negazioni, puoi dirmi direttamente quale fu l'idea del nostro Patriarca di venire dall'Occidente?" 

Il Maestro disse: "Non ho voglia di risponderti, oggi. Vai alla Sala Ovest e chiedilo a Shih-tsang!". 

Il monaco andò alla Sala Ovest e vide il prete, che indicando la sua testa con un dito, disse, "Oggi mi duole la testa e non sono capace di spiegartelo. Ti consiglio perciò di andare da Fratello Hai (1)". 

Il monaco allora lo chiese ad Hai, e Hai disse: "Quanto a quello, io non lo so!". 

Il monaco alla fine ritornò dal Maestro e gli disse della sua avventura. Allora il Maestro disse: "La testa di Tsang è nera, mentre Hai è bianco." 

[1.Hui-Hai, in giapponese Ho-koji. Egli fu uno dei più grandi discepoli di Ma, e per ulteriori notizie, vedi il mio “Saggi sullo Zen”, I, II, e III.] 

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Un monaco chiese: "Perché tu insegni che la Mente non è altro che il Buddha?" 

E Ma-tsu: "Per far si che un bambino smetta di piangere." 

"E quando ha smesso di piangere, cosa diresti? " 

“Né mente, e né Buddha." 

"Che insegnamento gli daresti, che non sia in questi due gruppi?" 

"Io gli direi, 'non è una cosa qualunque’.” 

"Se inaspettatamente incontri la persona che è in lui, cosa faresti?", chiese il monaco alla fine. 

"Lascerei che egli realizzasse il Grande Tao!". 

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Il Maestro chiese a Pai-chang, uno dei suoi principali discepoli: “ In che modo, tu insegneresti agli altri?" 

Pai-chang alzò il suo hossu (il bastone). 

Il Maestro ribatté, "È tutto qui? Non hai nessun altro modo?" 

Pai-chang mise giù il suo bastone. 

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Un monaco chiese: "Come si mette un uomo in armonia col Tao?" 

"Io sono già fuori dell'armonia", rispose Ma-tsu. 

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Tan-yuan, uno dei discepoli personali di Ma-tsu, ritornò dal suo pellegrinaggio. Quando vide il Maestro, egli tracciò un cerchio sul pavimento e dopo avere fatto degli inchini, rimase in piedi davanti al Maestro. Ma-tsu disse: "Quindi tu desideri diventare un Buddha? " 

Il monaco disse: "Io non conosco l'arte di mettere i miei occhi fuori dal fuoco." 

"Io non sono uguale a te!" 

Il monaco non seppe dare una risposta. 

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Un giorno, nel primo mese del quarto anno di Chen-yuan (788), mentre stava camminando nel bosco a Shih-men Shan, Ma-tsu osservò una caverna con un pavimento piatto. Allora disse al suo monaco attendente, "Il mio corpo soggetto alla decomposizione ritornerà a questa terra fra circa un mese". Nel quarto giorno del secondo mese, egli fu indisposto come aveva predetto, e dopo un bagno, si sedette a gambe incrociate e trapassò. 

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VI°) IL SERMONE DI HUANG-PO,

DAL "TRATTATO SU L'ESSENZA DELLA TRASMISSIONE DELLA MENTE" (DENSHIN HOYO) 

Il Maestro[1] disse a Pai-hsiu: 

I Buddha e gli esseri senzienti [2] scaturiscono entrambi da un’Unica Mente, e non c'è altra realtà che questa Mente. Essa è esistente fin da tempi senza inizio; non conosce né nascita né morte; non è né blu né gialla; non ha forma né non-forma; è oltre le categorie di essere e non-essere; non può essere misurata con l’età, col vecchio o nuovo; è non é lunga né corta; né grande né piccola; perché  trascende tutti i limiti, parole, tracce, ed opposti. Essa deve essere presa proprio com’è in se stessa; quando da parte nostra viene fatto un tentativo di capirla col nostro modo di pensare, essa è sfuggente. È come lo spazio i cui confini sono ogni oltre metodo di misura; qui non si può applicare nessun tipo di concettualità. 

Soltanto questa Mente Unica è il Buddha, che non deve essere segregato dagli esseri senzienti. Ma dato che noi lo cerchiamo all’esterno in un mondo di forma, più noi lo cerchiamo più esso si allontana da noi. Cercare il Buddha in se stessi, o pensare che la Mente lo possa cogliere -- questo è impossibile in eterno. Noi non comprendiamo che appena i nostri pensieri cessano e ogni tentativo di formare le idee viene dimenticato, il Buddha si rivela davanti a noi. 

Questa Mente non è altri che il Buddha, e il Buddha non è altro che gli esseri senzienti. Quando la Mente assume la forma di un essere senziente, essa non soffre di nessuna diminuzione; quando diviene un Buddha, non aggiunge nulla a sé. Anche quando noi parliamo delle sei virtù della perfezione (le paramita) e gli altri diecimila atti meritori numerosi come i granelli di sabbia del Gange, essi sono già tutti nell'essere della Mente stessa; non sono cose in più che possono essere aggiunte ad essa per mezzo di discipline. Quando operano le condizioni, essi si  stabiliscono; quando le condizioni cessano di operare, restano nella quiete. Quelli che non hanno una definitiva fede in questo, nel fatto cioè che la Mente è Buddha, e tentano di conseguirla per mezzo di discipline legate alla forma, stanno dando corpo ad errate immaginazioni; essi deviano dal corretto Sentiero. 

Questa Mente non è altri che il Buddha; non c'è Buddha aldifuori della Mente, né c’è alcuna Mente aldifuori del Buddha. Questa Mente è pura e, come lo spazio, non ha specifiche forme [da cui possa essere distinta dagli altri oggetti]. Non ap-pena fate sorgere un pensiero e cominciate a formarvi un'idea di essa, rovinate la realtà stessa, perché vi attaccate alla forma. Fin da tempi senza inizio, mai non c’è stato alcun Buddha che abbia avuto attaccamento per la forma. Se cercate lo Stato di Buddha praticando le sei virtù della perfezione e gli altri diecimila atti di merito, questa è la via graduale [al conseguimento della Buddhità]; ma fin da tempi senza inizio non c'è mai stato alcun Buddha il cui conseguimento fu ottenuto così. Quando avrete un  profondo ‘insight’ dentro la Mente Unica, vi troverete che non c’è nessuna realtà particolare [che si possa chiamare Mente]. Questa irraggiungibilità non è altro che il vero Buddha stesso. 

I Buddha e gli esseri senzienti scaturiscono dalla Mente Unica e tra loro non ci sono differenze. È come lo spazio, dove non ci sono complessità, né è soggetto alla distruzione. È come il grande sole che illumina i quattro mondi: quando sorge, la sua luce pervade tutto il mondo, ma con ciò lo spazio non guadagna più illuminazione. Quando il sole cala, l'oscurità regna dappertutto, ma lo spazio non condivide questa oscurità. Luce e oscurità si danno il cambio l'un l'altra e preval-gono alternativamente, ma lo spazio stesso è una vasta vacuità e non ne soffre. 

Similmente si può dire della Mente che costituisce l'essenza del Buddha come pure quella degli esseri senzienti. Quando ritenete che il Buddha sia una forma di purezza, luce ed emancipazione, e gli esseri senzienti una forma di oscurità, contaminazione e trasmigrazione, non avrete mai un'occasione abbastanza lunga [malgrado tutti i vostri sforzi] per ottenere l’illuminazione; per quanto a lungo voi possiate aderire a questo modo di comprendere, sarete sempre legati alla forma. E in questa Mente Unica non c'è una particolare forma da metterci la mano sopra. 

Quella Mente che non è altri che il Buddha, non è compresa dai buddhisti attuali; e a causa della loro incapacità di vedere nella Mente così com’è, essi immaginano una mente accanto alla Mente stessa e cercano il Buddha in una forma esteriore. Questo modo di disciplinarsi è un errore, non è la Via dell’Illuminazione. 

È meglio fare offerte ad un uomo spirituale che sia libero dall’attaccamento alla mente, che fare offerte a tutti i Buddha delle dieci direzioni. Perché? Perché essere liberi dall’attaccamento alla mente significa essere liberi da tutte le forme di immaginazione. 

La Talità, come si esprime interiormente, può essere paragonata ad un pezzo di legno o di pietra; essa se ne resta immobile, non scossa; mentre esteriormente è come lo spazio, nulla è ostruito o trattenuto. La Talità, che è libera sia da attività che da passività, non ha direzioni, non ha forma, in essa non c'è né guadagno né perdita. Coloro che agiscono [selvaggiamente] non osano entrare in questo Sentiero, perché hanno paura di cadere in un vuoto, in cui non c'è nessun sicuro sostegno su cui sorreggersi. Essi battono in ritirata non appena se lo trovano di fronte. Essi di regola sono ricercatori di erudizione e comprensione intellettuale. Davvero molti sono tali cercatori, come i capelli, mentre coloro che vedono nella verità sono pochi, come le corna. 

Manjusri corrisponde a ‘li’ (ragione o principio) e Samantabhadra a ‘hsing’ (vita o azione). Li è il principio di vera vacuità e non-ostruzione, hsing è una vita di inesauribile distacco dalla forma. Avalokitesvara corrisponde all’amore perfetto e Sthamaprapta alla perfetta saggezza. Vimala-kirti significa "nome incontaminato"; l’incontaminato è l’Essenza e il nome è la forma. Essenza e forma non sono due cose diverse, da cui Vimala-kirti ("puro-nome"). Tutto ciò che è rappresentato da ciscuno dei grandi Bodhisattva è presente in ognuno di noi, perché esso è il contenuto della Mente Unica. Tutto sarà bene quando saremo tutti risvegliati alla verità. 

I buddhisti attuali guardano all’esterno, anziché internamente nelle loro proprie menti. Essi si trovano attaccati alle forme ed al mondo - il che è la negazione della verità. Riguardo ai granelli di sabbia del Gange, il Buddha si riferisce così: queste sabbie sono calcate e calpestate da tutti i Buddha, Bodhisattva, Sakrendra, e altri deva, ma le sabbie per questo non è che siano più felici; inoltre esse sono calpestate anche da buoi, pecore, insetti e formiche, ma per questo non è che esse si rattristano; poi esse possono nascondere dentro di sé ogni tipo di tesori e sostanze profumate, ma con questo non sono bramose; e possono anche essere sporcate da ogni tipo di lordura e materiale mal-odorante, ma non li rifiutano. Un atteggiamento mentale di questa natura è quello di uno che si ha realizzato lo stato di mushin ("essere liberi dall’attaccamento mentale")[3]. 

Quando una mente è libera da ogni forma, essa vede che non c'è distinzione tra Buddha ed esseri senzienti; e una volta che questo stato di mushin è raggiunto esso completa la vita buddhista. Se i buddhisti sono incapaci di vedere nella verità di mushin senza interporre qualcosa, tutta la loro disciplina portata avanti da eoni non li renderebbe abili a raggiungere l’illuminazione. Essi sarebbero sempre schiavi della nozione di disciplina e meriti, così teneramente curati dai seguaci del Triplice Veicolo, essi non realizzerebbero mai l'emancipazione. 

Nel conseguimento di questo stato di mente (mushin), alcuni sono più rapidi di altri. Ci sono alcuni che giungono tutto in una volta ad un stato di mushin solo ascoltando un discorso di Dharma, mentre ci sono altri che lo raggiungono soltanto dopo aver superato tutti i livelli del Sentiero del Bodhisattva, come le dieci tappe della fede, le dieci tappe della tolleranza, le dieci tappe della disciplina e le dieci tappe della rivoluzione. Nel conseguimento di mushin può essere richiesto più o meno tempo, ma una volta raggiunto, esso pone fine ad ogni disciplina, ad ogni realizzazione, e non c'è realmente nulla di raggiunto. È la verità e non falsità. Se questo mushin è raggiunto in un solo pensiero o raggiunto dopo aver superato le dieci tappe il suo effetto pratico è lo stesso e non c'è problema sul fatto che uno sia più o meno profondo dell'altro. Solo che il primo ha superato lunghi periodi di dura disciplina. 

Commettere il male o praticare la bontà - ambedue sono conseguenze dell’attac-camento alla forma. Quando il  male è commesso a causa dell’attaccamento alle forme, uno dovrà soffrire la trasmigrazione; quando è praticata la bontà sulla base dell'attaccamento alle forme, uno dovrà superare una vita di stenti e fatiche. È meglio quindi vedere subito tutto nell'essenza del Dharma, come avete ascoltato in questo discorso. 

Con ‘Dharma’ si intende la Mente, perché non c’è nessun Dharma che è separato dalla Mente. La Mente non è altri che il Dharma, perché non c’è nessuna Mente che sia separata dal Dharma. Questa Mente, in se stessa, è non-mente (mushin), e tuttavia non c'è nessuna non-mente. Quando da una mente è cercata la non-mente, questo vuol dire renderla un oggetto particolare del pensiero. C'è solo la testimonianza del silenzio, che va oltre il pensiero. Perciò è detto che [il Dharma] elimina la strada alle parole e pone fine ad ogni forma di attività mentale. 

Questa Mente è la Sorgente, il Buddha assolutamente puro nella sua natura, ed è presente in ognuno di noi. Tutti gli esseri senzienti, per quanto malvagi e degene-rati, non sono a tal riguardo diversi dai Buddhas e Bodhisattva -- sono tutti di una unica e sola sostanza. Soltanto a causa delle loro immaginazioni e delle false discriminazioni, gli esseri senzienti seminano il loro karma e raccolgono il suo risultato, mentre nella loro stessa essenza-Buddha, non c’è niente che la riguardi; l'Essenza è vuota e permette che tutto le passi attraverso, essa è sempre quieta e immobile, illuminata e pacifica, e produttrice di beatitudine. 

Quando dentro di voi sorgerà una profonda intuizione (insight) di tutto questo, voi comprenderete immediatamente che tutto ciò di cui avete bisogno è già là nella sua perfezione, ed in abbondanza, e non c’è nulla che sia del tutto mancante in voi. Potete anche esservi disciplinati nel modo più sincero e diligente possibile per i tre passati asamkhyeya-kalpa, e potete aver superato tutti i livelli del sentiero del Bodhisattva; ma quando in un solo ed unico pensiero arriverete alla realizzazione, fin dal primo Buddha stesso, non c’è altro che questo che voi siete, e nient’altro. La realizzazione non avrà aggiunto nulla in voi oltre questa verità. Quando vi guarderete indietro ed osserverete tutte gli sforzi disciplinari che avete superato, scoprirete solamente che essi sono stati nulla più che inutili atti fatti in un sogno. Perciò, il Tathagata disse di non aver ottenuto niente quando ebbe l’illuminazione, e che se egli avesse realmente ottenuto qualcosa, il Buddha Dipankara non avrebbe mai potuto testimoniarlo. 

È detto ancora dal Tathagata che questo Dharma è perfettamente uguale e libero da irregolarità. Con Dharma si intende anche Illuminazione (Bodhi). Cioè, questa Mente pura che dà origine a tutte le cose è perfettamente simile in tutti gli esseri senzienti, in tutte le Terre-di-Buddha, ed anche in tutti gli altri mondi, insieme con montagne, oceani, ecc., cose con forma e cose senza forma. Esse sono del tutto simili, e non ci sono segni di distinzione tra questo e quell’oggetto. Questa Mente pura, Fonte di tutte le cose, è sempre perfetta, illuminante e onni-pervadente. Le persone sono ignoranti di ciò, e prendono tutto quello che esse vedono o sentono o pensano di sapere per la Mente stessa; e quindi la loro intuizione è velata ed incapace di penetrare nella stessa sostanza, che è chiara ed illuminante. Quando realizzate intuitivamente ‘mushin’, [cioè, senza che nulla intervenga], la sostanza stessa vi è rivelata. È come il sole che si rivela nel cielo, la sua illuminazione penetra le dieci direzioni e non c'è nulla che possa interferire col suo passaggio. 

Per questa ragione, quando i seguaci dello Zen non vanno oltre il loro mondo dei sensi e dei pensieri, tutti i loro atti e movimenti sono privi di significato. Ma quando i sensi e i pensieri sono annichiliti, tutti le vie d’entrata alla Mente sono bloccate e nessun ingresso diventa possibile. La Mente originaria sarà riconosciuta insieme al lavorìo dei sensi e dei pensieri, solo che essa non appartiene a loro, né però è indipendente da loro. Non costruite le vostre visioni sui vostri sensi e pensieri, non portate avanti la vostra comprensione basata su sensi e pensieri; ma allo stesso tempo non cercate la Mente aldifuori dei sensi e pensieri, non attaccatevi al Dharma rifiutando i sensi e pensieri. Quando voi non sarete più né attaccati e né distaccati da essi, quando non dimorerete più in essi e né vi aggrapperete ad essi, allora potrete godere della vostra libertà perfetta e non ostruita, ed avrete il vostro luogo di illuminazione. 

Quando le persone imparano che ciò che è trasmesso da un Buddha ad un altro, è la Mente stessa, esse immaginano che vi sia un particolare oggetto noto come ‘mente’, che loro tentano di afferrare o comprendere; ma questo significa cercare qualcosa aldifuori dalla Mente stessa, o creare qualcosa che non esiste. In realtà, è solo Mente. Voi non potete perseguirla mettendole su un'altra mente; per quanto a lungo possiate andarle dietro, attraverso centinaia di migliaia di kalpa, mai non vi sarà alcun tempo in cui potrete dire di averla. Solo quando avrete un risveglio immediato allo stato di mushin, voi avrete la vostra propria Mente. È come quel potente uomo che stava cercando la sua gemma, che era nascosta all'interno della sua fronte: finché lui la cercava fuori di sé nelle dieci direzioni, non l’aveva mai trovata; ma una volta che un saggio gli indicò dove essa era nascosta, l'uomo percepì immediatamente che la sua propria gemma era stata là da sempre. 

Il fatto che alcuni seguaci dello Zen falliscano nel riconoscere il Buddha è dovuto al loro non saper riconoscere dov’è esattamente la loro propria Mente. Essi la cercano esteriormente, applicando ogni tipo di esercizi, che essi sperano di padroneggiare per gradi, continuando così a fare diligentemente esercizi per tutti i secoli. Eppure essi non riescono a raggiungere l’illuminazione. Nessun tipo di lavoro può essere paragonato con un immediato risveglio ad uno stato di mushin

Quando sarete arrivati ad una più decisa comprensione del fatto che tutte le cose nella loro natura sono senza possedimenti, senza ottenimenti, senza dipendenza, senza una costante dimora, senza condizionamento reciproco, sarete diventati liberi dal mantenere un’immaginazione, che equivale alla realizzazione del Bodhi. Quando avrete realizzato il Bodhi, avrete realizzato che la vostra propria Mente è il Buddha. Allora scoprirete così che tutte le azioni di lunghi secolari eoni sono state nient’altro che vere discipline. Quando quell’uomo recuperò la gemma nella sua propria fronte, il ricupero stesso non aveva avuto niente a che fare con tutti i suoi sforzi sprecati nella sua ricerca all’esterno. Perciò il Buddha dice, "Io non ho raggiunto nulla con la mia Illuminazione!”. Poiché egli si preoccupò del fatto che noi potessimo non-credere in ciò, egli fa riferimento ai cinque occhi [4] ed alle cinque asserzioni[5]. Ma tutto ciò è verità, e non falsità, perche questa fu la sua prima vera asserzione. 

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NOTE:

1. Huang-po, Wobaku Ki-un in giapponese, morì nel 850. 

2. Una delle prime lezioni nella comprensione del buddhismo è di sapere ciò che si intende con ‘Buddha ed esseri senzienti’. Questa distinzione va avanti in tutti i rami dell'insegnamento buddhista. Il Buddha è un illuminato, uno che ha visto nelle ragioni dell’esistenza, mentre gli esseri senzienti sono gli innumerevoli esseri ignoranti e confusi nella mente, oltre che pieni di difetti contaminanti. L'oggetto del buddhismo è che tutti gli esseri senzienti possano raggiungere l’Illuminazione come il Buddha. La domanda è se essi siano della stessa natura di quest’ultimo; altrimenti, essi non potrebbero mai essere illuminati come lui. La spaccatura spiri-tuale tra i due esseri, apparentemente troppo larga per un passaggio, spesso è messa in dubbio, se mai possa esservi negli esseri senzienti qualcosa che potrebbe trasformarli in Buddha. La posizione del buddhismo Zen è che la Mente Unica pervade tutti, e perciò non c'è nessuna distinzione tra i Buddha e gli esseri senzienti, e che per quanto concerne la Mente i due sono di un’unica natura. Allora, cos’è questa Mente? In questi sermoni Huang-po tenta di risolvere questa domanda per il suo discepolo Pai-hsiu. 

3. Mushin, in Giapponese, e wu-hsin, in Cinese. Il termine letteralmente significa "non-mente" o "non-pensiero". E’ molto difficile trovare una parola inglese che gli corrisponda. Il significato di "inconscio" gli si avvicina, ma la connotazione di esso è troppo psicologica. Mu-shin è decisamente un'idea Orientale. “Essere liberi dal-l’attaccamento mentale" è piuttosto una circumlocuzione, ma l'idea è brevemente denotare quello stato di coscienza in cui non c'è brama, ‘conscia o inconscia' che sia, per un'ego-sostanza, o un'entità-anima, o una mente che formi un tutt’uno strutturale della nostra vita mentale. Il buddhismo considera questa brama la fonte di ogni male morale ed intellettuale. Essa è l'agente disturbante non solo di una vita individuale ma della più ampia vita sociale. 

4. I cinque occhi sono: (1) l'occhio fisico, (2) l'occhio paradisiaco, (3) l'occhio della saggezza, (4) l'occhio del Dharma, e (5) l'occhio del Buddha. 

5. Nel Sutra del Diamante (Vajracchedika), il Buddha fa cinque asserzioni in merito alla verità del suo insegnamento. 

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VII°  SU: “I TRE INVALIDI” di GENSHA [1] 

Commento preliminare 

Quando sono stabiliti cortili e cancelli, poi ve ne saranno due, tre, una molteplicità; Quando si avanza una profonda dissertazione sui più alti soggetti dell'intuizione, se ne apre completamente un mondo di sette, otto. In qualunque modo visioni ed opinioni possano essere presentate, esse saranno fatte a pezzi, così che tutti gli ostacoli perfino quando sono fatti di catene dorate, sono con successo spazzati via. Quando gli ordini provengono dai quartieri più alti, tutte le tracce sono ripulite, non lasciando niente che si possa rintracciare. E quando noi c'incontriamo con un simile koan? Eccone uno che ha un occhio sulla fronte per vederlo. [2] 

Caso illustrativo 

Gensha diede il sermone seguente: 

"È asserito da tutti i degni Maestri del tempo presente che loro stanno lavorando per il beneficio di tutti gli esseri”.

 [--Ognuno tiene un negozio secondo i suoi mezzi.--Alcuni sono ricchi ed altri sono poveri.] 

"Essendo questo il caso, cosa farai tu se all’improvviso ti appaiono davanti tre tipi di invalidi?”

 [--Battendo le erbacce, vogliamo spaventare i serpenti. - Quanto a me, ciò mi fa spalancare gli occhi e chiudere la bocca. - Noi tutti dobbiamo battere perfino un ritiro per tre mila ji.] 

"Quelli che sono ciechi non ti vedono, anche se imbracci un maglio o un hossu ”.

[--Ciechi nel cuore!.-- Ciò non è altro che “beneficiare tutti gli esseri.-- Non neces-sariamente coloro che non riescono a vedere.] 

"Quelli che sono sordi non ti sentono, anche se parli a voce alta!”.

[--Sordi nel cuore!-- Ciò non è altro che 'beneficiare tutti gli esseri.-- Non necessa-riamente solo i sordi.--Che qualcosa ancora non è udita.] 

"Quelli che sono muti non possono parlare, per quante cose sottostanti possano avere all’interno!”.

[--Muti nel cuore!-- Ciò non è altro che 'beneficiare tutti gli esseri.-- Non necessa- riamente solo i muti.--Che qualcosa ancora non è stata detta.] 

"Che trattamento stai andando a dare a tali persone? Se non sai come trattarli, si deve dire che il buddhismo non sa fare i miracoli!".

[--sì, è vero, in questo mondo - Io sono pronto ad offrirmi, a mani giunte.—Il "Beneficio" è già stato dato!--"Allora egli lo colpì".] 

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Un monaco chiese ad Ummon (Yun-men) di essere illuminato.

[--È anche importante andare a chiedere.--Colpiscilo!] 

Ummon disse, "Fai le prostrazioni!".

[--Appena il vento soffia, l'erba si piega.-- Ch'ua!] 

Allorché il monaco si alzò dalle prostrazioni,

[--Il bastone di questo monaco è rotto!] 

Ummon lo colpì con la frusta, ed il monaco indietreggiò. Ummon disse, "Sei forse  cieco?"

[--Cieco nel cuore!- Non dire che questo monaco è debole-di-vista!.] 

Ummon ora gli disse di avvicinarsi, ed il monaco si avvicinò. Ummon disse, "Sei forse sordo?"

[--Sordo nel cuore! - Non dire che questo monaco è sordo nei suoi orecchi.] 

Ummon continuò ancora, "Ma tu comprendi?"

[--Perché non gli dà del foraggio da mangiare?-- Peccato che egli poi non emise più una parola!] 

"No, maestro, non capisco”, fu la replica.

[--Un doppio koan!—Che peccato!] 

Ummon disse, "Sei forse muto?"

[--Muto nel cuore!—Che eloquenza! – Non dire poi che questo monaco è muto.] 

Il monaco ora afferò il punto.

[--Stringere i lacci della borsa quando il ladro è scappato.-- Quale vecchia ciotola c’è dopo?]. -

 

Note di  Commento

Gensha dà questo sermone dal suo punto di vista, in cui è ora in grado di vedere, dopo anni di studio dello Zen, nella assoluta nudità senza inutili orpelli intorno a se, del tutto spogliato dalle immaginazioni e libero dal concettualismo. In quei giorni vi erano molti monasteri Zen che rivaleggiavano tra di loro. Gensha era solito dare questo sermone ai suoi monaci: 

""È asserito da tutti i degni Maestri del tempo presente che loro stanno lavorando per il beneficio di tutti gli esseri”. "Essendo questo il caso, cosa farai tu se all’improvviso ti appaiono davanti tre tipi di invalidi?” "Quelli che sono ciechi non ti vedono, anche se imbracci un maglio o un hossu ”. "Quelli che sono sordi non ti sentono, anche se parli a voce alta!”. "Quelli che sono muti non possono parlare, per quante cose sottostanti possano avere all’interno!”. "Che trattamento stai andando a dare a tali persone? Se non sai come trattarli, si deve dire che il buddhismo non sa fare i miracoli!".

Se qui le persone lo capiscono semplicemente facendo riferimento al cieco, al sordo, al muto, esse stanno vanamente brancolando nel buio. Perciò, si dice che non devi cercare il significato nelle parole che uccidono; ti viene richiesto di entrare direttamente nello spirito stesso di Gensha, quando capirai il significato. 

Poiché di solito Gensha metteva alla prova i suoi monaci con questa asserzione, un monaco che da qualche tempo stava con lui un giorno l'avvicinò nonappena venne sù alla sala del Dharma, e gli chiese: "Mi permetti di presentarti il mio modo di ragionare sul tuo sermone sui tre invalidi?". Gensha disse, "Sì, puoi farlo!”. Ed allora il monaco rimarcò, "Statti bene, o maestro!" e lasciò la stanza. Gensha disse, "Non così, non così!”. Possiamo quindi vedere che questo monaco aveva pienamente capito Gensha. 

Più tardi, Hogen (Fa-yen, morto nel 958) fece questa dichiarazione: "Quando io ascoltai il maestro Jizo (Ti-tsang) far riferimento al commento di questo monaco, compresi anch’io il sermone di Gensha sui tre invalidi." 

Io ora chiedo a voi "[Ecco un enigma per voi, o monaci!] Se quel monaco non capì Gensha, come fu che Hogen fece questa sua asserzione? Se quel monaco capì Gensha, perché quest’ultimo dichiarò, 'Non così, non così'? " 

Un giorno Jizo disse a Gensha, "Ho detto che tu hai dato un sermone sui tre invalidi, non è così? " Gensha rispose, "Sì." Jizo allora disse, "Io ho occhi, naso, orecchie, e lingua; che tipo di trattamento mi daresti?" Gensha fu completamente soddisfatto con questa richiesta da parte di Jizo. 

Quando Gensha viene capito, voi realizzerete che il suo spirito non dovrà essere cercato nelle parole. Vedrete anche che coloro che comprendono si rendono naturalmente distinguibili dal resto. 

Successivamente, quando un monaco andò da Ummon (Yun-men, morto nel 949) e gli chiese del sermone di Gensha, Ummon fu pronto nel dimostrarlo nel modo seguente, perché lui aveva completamente capito Gensha. Ummon disse al monaco, "Fai le prostrazioni". Quando il monaco si rialzò dalle prostrazioni, Ummon lo colpì con la frusta, ed il monaco indietreggiò. Ummon disse, "Sei forse  cieco?". Ummon ora gli disse di avvicinarsi, ed il monaco si avvicinò. Ummon disse, "Sei forse sordo?". Ummon continuò ancora, "Ma tu comprendi?". "No, maestro, non capisco”, fu la replica. Ummon disse, "Sei forse muto?". Il monaco ora afferò il punto.

Se questo monaco di Ummon avesse avuto una qualche comprensione di Gensha, avrebbe dato un calcio alla sedia del Maestro quando gli fu detto di fare le prostrazioni, e non c’era più da preoccuparsi. Nel frattempo permettetemi di chiedervi se Ummon e Gensha capirono entrambi il problema nello stesso modo, o no. Io vi dico che la loro comprensione è diretta verso un unico punto. Il fatto che gli antichi Maestri vennero fra noi e crearono ogni tipo di espedienti è stato perché essi desideravano vedere qualcuno afferrare il loro gancio ed essere tirati su. Perciò fecero amari commenti per farci vedere il vero evento di questa vita. 

Il mio proprio Maestro Goso (Wu-tsu, morto nel 1104) soleva dire questo: "Ecco uno che sa parlar bene ma non ha la comprensione; ecco un altro che capisce ma non è capace di parlarne. Quando questi due si presentano davanti a voi, come li distinguerete uno dall'altro? Se sapete fare questa discriminazione, non potete aspettarvi di poter liberare le persone dalla loro schiavitù e attaccamenti. Ma se sarete in grado, io lo vedrò e, nonappena entrerete dalla mia porta, io vi porgerò un paio di sandali ed attraverserò molte volte l'interno del vostro corpo perfino prima che voi lo capirete. Nel caso, tuttavia, che voi non riuscirete ad avere un insight su questa questione, che bisogno c’è di andar in cerca di una vecchia ciotola? Meglio andarsene!" 

Volete sapere qual’è il significato ultimo di queste complicazioni in merito al cieco, al sordo, ed al muto? Vediamo cosa dice Seccho riguardo a ciò. 

I Commenti di Seccho in Versi 

Cieco, sordo, muto! [--Anche prima che una parola sia emessa.--I tre organi sensoriali sono perfettamente sani.—E’ già finito un paragrafo!] 

Infinitamente oltre la portata di immaginativi trucchi! [--Dove desiderate cercarli?—C’è niente qui che vi permette i vostri calcoli?-- che relazione hanno dopo tutto?] 

Aldisopra dei cieli e sotto i cieli! [--Perfettamente libero è l’operato della Verità.--Tu hai detto!] 

Come è risibile! Come è scoraggiante! [--Cosa c’è di così risibile, così scoraggiante?--parzialmente brillante e parzialmente scuro.] 

Li-lou non sa come discriminare il giusto colore. [--Che cieco!--un buon artigiano non lascia traccia.-- Cieco nel cuore!] 

Come può Shih-k'uang riconoscere il motivo misterioso? [--Sordo nelle orecchie – non c'è nessun modo di apprezzare il più grande merito.--Sordo nel cuore!] 

Come si può paragonare la vita con questo?-- Sedendo quietamente da solo sul balcone, [--Questo è il modo di andare avanti.--non cercate di trovare il vostro sostentamento in una caverna di fantasmi.--Rompete subito questo barile pieno di pece!] 

Io osservo cadere le foglie ed i fiori sbocciare mentre le stagioni vanno e vengono. [--Che stagione pensate che sia, ora? - Non considerate questo come far-niente. – Oggi, il mattino è seguito dalla sera; domani, il mattino è seguito dalla sera.] 

Seccho ora rimarcò: "Lo capite, o no? "

[--"Ripetuto nel gatha".]

Una sbarra di ferro senza un buco!

[--Eccola la tua confessione!—E’ stato un male esser rilasciato così facilmente,--"Poi lui colpì"]. 

Il Commento di Yengo su Seccho 

"Cieco, sordo, muto! 

Infinitamente oltre la portata di invenzioni immaginative! " 

In questo, Seccho ha eliminato tutto quello che vedi, insieme con quello che non vedi, quello che senti, insieme con quello che non senti e quello di cui puoi dire,  insieme a ciò di cui non puoi parlare. Tutti questi sono completamente spazzati via, e tu ottieni la vita del cieco, sordo, e muto. Qui tutte le tue immaginazioni, espedienti e calcoli sono una volta per tutte eliminati, essi non possono più far uso di ciò che si trova nel punto supremo dello Zen, cioè dove noi abbiamo la vera cecità, la vera sordità, ed il vero mutismo, ciascuno nel suo aspetto senz'arte e senza effetto. 

"Aldisopra dei cieli e sotto i cieli! 

Com’è risibile! Com’è scoraggiante!" 

Qui Seccho con una mano alza su e con l'altra mette giù. Ditemi cos’è che lui trova risibile, e cos’è che trova scoraggiante. È risibile che dopotutto questo muto non sia muto, che dopotutto questo sordo non sia sordo; è scoraggiante che uno che non è affatto cieco sia cieco per tutto ciò, e che uno che non è affatto sordo sia sordo a tutto ciò. 

'Li-lou non sa come discriminare il giusto colore." 

Quando uno non è capace di discriminare tra il blu ed il giallo, rosso e bianco, è certamente un uomo cieco. Egli visse nel regno dell'Imperatore Huang. Si dice che sia stato capace di discernere la punta di un esile capello ad una distanza di cento passi. La sua vista era straordinaria. Quando l'Imperatore Huang fece una gita al Fiume Chih, lasciò cadere il suo prezioso gioiello nell'acqua e disse a Li di recuperarlo. Ma egli fallì. L'Imperatore fece cercarlo a Ch'ih-kou, ma anche lui non riuscì a localizzarlo. Più tardi fu ordinato a Hsiang-wang di trovarlo, e lui lo trovò. Quindi: 

"Quando Hsiang-wang va giù, la preziosa gemma splende più brillante; 

Ma dove cammina Li-lou, le onde arrivano fino al cielo." 

Quando noi ci eleviamo a queste più alte sfere, anche gli occhi di Li-lou sono incapaci di distinguere quale è il colore corretto. 

"Come può riconoscere il motivo misterioso Shih-kuang?" 

Shih-kuang era figlio di Ching-kuang di Chin, nella provincia di Chiang, nella dinastia Chou. Un suo altro nome era Tzu-yeh. Lui poteva completamente distinguere i cinque suoni e le sei note, e poteva anche sentire le formiche lottare sull'altro lato di una collina. Quando Chin e Ch'u andarono in guerra, Shih-kuang poteva dire, solo quietamente suonando le sequenze del suo liuto, che l'impegno sarebbe stato di sicuro sfavorevole per Chu. Nonostante la sua straordinaria sensibilità, Seccho (Hsueh-t'ou) dichiara che di non essere capace di riconoscere il misterioso motivo. Dopo tutto, uno che non è affatto sordo è realmente sordo nei suoi orecchi. La nota più squisita nelle sfere più alte è davvero oltre la portata dell'orecchio di Shih-kuang. Dice Seccho: "Io non sarò Li-lou, né Shih-kuang, ma.. 

"Che vita si può paragonare con questa?--sedendo quietamente da solo sul balcone, 

Io osservo le foglie cadere, i fiori sbocciare mentre le stagioni vanno e vengono". 

Quando uno raggiunge questo stadio di realizzazione, vedere è non-vedere, sentire è non-sentire, predicare è non-predicare. Quando l'affamato mangia, quando lo stanco si riposa. Lasciate che le foglie cadano, lasciate i fiori fiorire come piace a loro. Quando le foglie cadono, io so che è l'autunno; quando i fiori sbocciano, io so che è primavera. Ogni stagione ha le sue proprie caratteristiche. 

Avendo pulito tutto davanti a te, Seccho ora apre un passaggio, dicendo: "Hai capito, o no?". Lui ha fatto tutto ciò che poteva per te, è esaurito, capace solo di girare in tondo e presentarti questa sbarra di ferro senza un buco. Questa è la più significativa espressione. Guarda e vedi con i tuoi propri occhi! Se esiti, avrai per sempre perso il segno. 

Yengo (Yuan-wu, l'autore di questa nota di commento) allora alzò il suo hossu e disse, "Lo vedi?". Col bastone colpì poi la sua sedia e disse, "Lo senti?". Infine, scendendo giù dalla sedia, disse, "E’ stato detto qualcosa?". 

NOTE:

1. Hsuan-sha, 835-908. Questa è una traduzione letterale del Caso LXXXVIII del Pi-yen Chi, che è uno dei più importanti e più popolari testi di Zen. Le parole in parentesi quadre nel "Caso Illustrativo" e nei versi di Seccho, sono di Yengo. Quanto alla natura e composizione del Pi-yen Chi, vedasi “Saggi Zen”, Serie II, p. 237 e segg. 

2. Questo Commento ha lo scopo di far sì che il lettore abbandoni il suo punto di vista relativo e abituale, così da poter giungere alla base assoluta di tutte le cose.] 

 

 

 

 

 

 

 

(Tradotti dall’Inglese da Aliberth (A. Mengoni, per i meditanti del Centro Nirvana)