Testimonianze

E' il cuore che sceglie
ciò che si mangia

di F. Libero Manco (Associazione Vegetariana Animalista)

Ogni scelta, ogni azione nasce prima nella mente, da un pensiero astratto, mai disunito dalla parte emotiva della persona. Non è possibile separare le componenti fondamentali dell’entità umana, (fisica, mentale, emotiva, spirituale) che interagiscono simultaneamente, come non è possibile che uno dei componenti sia assente del tutto. Tra la mente, la sfera emozionale e la dimensione spirituale ci può essere una differenza di livello, di grado, di intensità e quando prevale la parte razionale su quella emozionale e spirituale la persona si può manifestare insensibile verso la sofferenza degli altri e spesso crudele. Anche il senso critico può essere limitato, offuscato dalla propria egoistica visione delle cose, ma mai assente del tutto. Da questo si può dedurre che il modo di alimentarsi di un individuo, la scelta del cibo che mangerà, rispecchia fedelmente la sua evoluzione integrale.
Mangiare frutta oppure carne non è la stessa cosa, sono sostanze diverse che producono effetti differenti: l’una è il dono benefico e pacifico della natura che produce benessere, pace e vita, è cibo benedetto, ricco di energia cosmica, dei raggi caldi e benefici del sole; l’altra è cibo intriso di sofferenza, il risultato di una violenza che produce dolore e morte. Di fronte alla possibile scelta tra frutta o carne la mente fa percepire la differenza di sostanza tra i due alimenti ma è il cuore che fa scegliere all’individuo l’alimento che soddisfa il suo egoistico piacere.

La carenza di senso critico da parte del popolo e l’incapacità di valutare gi effetti (a breve e a lunga periodo) delle proprie scelte è stata da sempre causa di grandi sventure, ciò che ha favorito l’insorgere delle più feroci tirannie. Quando il macellaio stacca un arto ad un povero animale o il cuoco sviscera un pesce o la massaia seziona un pollo, la scarsa sensibilità e l’incapacità di condividere il dolore della vittima li rende incapaci di considerare la differenza sostanziale tra un animale e un sacco di patate. Ma l’insensibilità viene da lontano: dipende dal proprio stadio evolutivo, da fattori genetici, dalla cattiva educazione, dalla banalizzazione dei crimini attraverso i mass-media, films e video giochi violenti, dalle droghe, dallo svilimento del sesso, dalla mancanza di ideali positivi, dal vuoto dell’esistenza e, tra le ultime, dalle musiche hard rock, heavy metal, techno che danneggiano il sistema nervoso ed anche il senso morale dell’individuo. A tal proposito interessanti sono stati gli esperimenti di Findehorn e di Masaru mediante i quali hanno dimostrato che queste musiche facevano addirittura morire le piante.

            Io non credo nella santità di tanti uomini canonizzati dalla Chiesa che non hanno avuto né l’intelligenza di capire che il comando “Non ammazzare” non era riferito solo all’essere umano, né la sensibilità di estendere il sentimento dell’amore anche agli animali. Dio non può contraddire se stesso: o è un dio di misericordia oppure è indifferente alla sorte delle sue stesse creature. Ma ritengo che Dio possa rendere santo chi vuole e che molti animali, per gli stessi meriti dell’uomo, possano essere santificati. La decisione di essere vegetariani si sviluppa sempre su un “terreno” già fertile: ad alcuni basta una sola e prima nozione di etica animalista per aderire totalmente all’ideale della non violenza universale; chi invece ha bisogno di maturare a lungo tale decisione e chi, purtroppo, infischiandosene del dolore e della vita degli altri esseri viventi (e anche del danno che la carne produce) continua tutta la vita ad alimentarsi in modo sbagliato, con alimenti scavafossa (come dice il dr. Valdo Vaccaro). Ciò che maggiormente impedisce all’individuo di aderire alla nostra filosofia è la difficoltà ed il rifiuto a rinunciare a certi “piaceri” della gola: scopo principale di esistenza per gran parte di coloro che non guardano oltre il loro ristretto ed egoistico campo visivo.

            Le motivazioni di chi sceglie un prodotto alimentare invece di un altro possono essere molteplici: c’è chi diventa vegetariano per motivi etici, chi salutistici, chi ecologici, chi economici. L’aspetto salutistico richiede conoscenza del problema: se non si è preparati in tal senso si rischia di finire con le spalle al muro, a meno che non si resta su posizioni generali, cioè la semplice, lampante e inconfutabile dimostrazione della nostra ottima salute. Chi sceglie di essere vegetariano per motivi salutistici (una ristretta cerchia di individui) lo fa perché già vittima di gravi malattie o per paura di incorrere alle molte patologie dichiaratamente correlate al consumo di prodotti di derivazione animale. Mentre la stragrande maggioranza dei giovani, che non si cura affatto della salute, è più incline a considerare l’aspetto etico del problema: ritiene la malattia un fatto che principalmente riguarda gli adulti e gli anziani. Se non si è vegetariani per amore e per motivazioni etiche raramente si riesce ad essere coerenti e per lunghi periodi in tale scelta di vita. L’aspetto etico è il nostro fiore all’occhiello, la nostra forza, il cardine del movimento universalista, l’aspetto più evoluto del pensiero dei grandi uomini di spiritualità che fin dall’antichità hanno gettato le basi per questa grande rivoluzione d’amore universale: la chiave per aprire ogni cuore, ciò che renderà vincente la nostra battaglia in difesa dei più deboli e consentirà all’uomo di realizzare un mondo migliore.

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------                                                                                               

COMMENTO di ALIBERTH – Malgrado la evidente visione ‘dualistica’ del buon Franco Libero, egli ha perfettamente ragione. In questo mondo ‘samsarico’ le cose stanno proprio così… C’è chi mangia carne per gusto di mangiarla e c’è chi proprio questo gusto non lo prova. Inoltre, poi c’è chi si mette dalla parte dell’animale che viene mangiato, mentre normalmente alcuni altri animali (proprio quelli più pericolosi) questo rischio non lo corrono ma, anzi, sono essi stessi predatori e carnivori… Come mai? Proprio per questo ho parlato di visione ‘dualistica’. Perché questo è quello che accade, anzi che è costretto ad accadere, in questo mondo ‘samsarico’ condizionato dal ‘KARMA’. Questo è il significato di ‘visione-dualistica’. Cioè, il vedere il mondo solo nel suo aspetto-effetto finale. Se si potesse conoscere, e comprendere, la genesi di come il mondo è stato costretto ad essere, si capirebbe facilmente che questo scenario in cui le cose appaiono così ‘preformattate’ non può essere frutto di una scelta occasionale. Ma è il risultato karmico di scelte, e azioni conseguenti, fatte da tutte le menti che sono entrate nella manifestazione e dai successivi risultati-evento, obbligati dalla legge di ‘Causa ed Effetto’. Con questo, voglio dire che non vi è assolutamente scampo dalla presunta ‘realtà’ delle cose così come ci appaiono, e così come poi sono per noi. Quindi, dico che è impensabile che il carnivoro possa ‘improvvisamente’ divenire vegetariano se PRIMA non comprende il PERCHE’ egli si trova ad essere carnivoro. Qui, sta il vero problema. Far capire alle persone, e dunque alla gran massa di carnivori, il vero male che deriva dal mangiare la carne degli altri esseri. Non solo e non tanto per i malanni fisici che possono arrivare in questa vita attuale, quanto la più terribile conseguenza del diventare in qualche altra vita successiva gli stessi animali che poi verranno a loro volta mangiati. Cioè, da predatori diventare le prede, da mangiatori di esseri ad esseri mangiati, da assassini a vittime, da ricchi a miseri poveri, da dominatori a dominati, e così via. Credere fermamente a queste metapsichiche verità spirituali, sarebbe il vero e giusto modo per ‘convertire’ coloro che, in questa vita, continuano a commettere errori e delitti, come quello del mangiare intemeratamente la carne dei nostri fratelli animali, non conoscendo che prima o poi, ‘chi di spada ferisce, di spada perisce’, come giustamente dicevano le Sacre Scritture.