Testimonianze

Il potere unificante
 dell'etica...

Per salvare gli animali occorre rendere migliori gli esseri umani
Di Franco Libero Manco

 

 

Nella comune accezione quando si parla di giustizia, di amore, di pace, di rispetto per l’altro, quando si parla di quel sacrosanto diritto alla libertà di ogni individuo, si intende un codice comportamentale che riguarda solo gli esseri umani. Quasi mai la gente comune pensa che tali principi di civiltà e democrazia debbano coinvolgere anche agli animali con i quali condivide il pianeta e dai quali è condizionata la sua stessa vita. Come nel tempo dello schiavismo ogni diritto era automaticamente riferito ai bianchi: i negri, gli schiavi, gli ebrei, gli zingari era come se non esistessero, come oggi succede nei confronti degli animali. L’estensione del diritto a tutti gli uomini è avvenuto in virtù di una relativa evoluzione mentale, morale, civile e spirituale del genere umano. Fare in modo che tali principi siano estesi anche al regno animale (cui noi umani apparteniamo) è il nostro compito precipuo, la nostra sfida e la nostra meta. Ampliare la sfera del diritto è il frutto di una coscienza più evoluta, matura sotto il profilo della saggezza, di una coscienza più giusta e sensibile degli attuali livelli di condivisione. Senza evoluzione della coscienza, senza una nuova conquista dei valori fondamentali del civile comportamento e dello spirito umano, nessun ampliamento della sfera del diritto è possibile.

            Ecco dunque che la possibilità di liberare gli animali dalla tirannide umana passa inevitabilmente attraverso il miglioramento interiore della specie umana. Solo se l’uomo sarà migliore, di come è adesso, gli animali saranno salvati, risparmiati, liberati, affrancati: dalla liberazione della sconfinata massa di schiavi/morituri l’uomo salverà se stesso, dalla sua stessa violenza fratricida. Il passaggio dall’etica antropocentrica all’etica biocentrica della visione universalista della vita salverà non solo gli animali dall’egoismo e dalla malvagità umana ma anche gli uomini da sempre in assurde lotte di intolleranza a causa di una coscienza collettiva incapace di condividere la sofferenza del prossimo e di accettare il diritto all’esistenza dell’altro. Insegnate agli uomini a rispettare gli animali ed essi smetteranno di uccidersi tra di loro: questa è la condizione per la pace.

            Ma rendere l’uomo migliore è la cosa più difficile dell’universo: si risolverebbero tutti i problemi ora conosciuti. Ma come rendere l’uomo migliore? Abituandolo ad imme-desimarsi, a far propria, a percepire e condividere la condizione dell’altro, a valorizzare le differenze, parlando al cuore più che alla mente, evidenziando il parallelismo esistente tra vita umana e vita animale, tra sofferenza umana e sofferenza animale, tra il terrore di un uomo condotto al patibolo e lo spavento di un animale nelle mani del macellaio, tra la perdita di un bambino di una donna e la sottrazione alla mucca del suo vitello, tra la necessità di esistere dell’uomo e quella dell’animale, tra la disperazione per privazione della libertà di un uomo e l’angoscia per la prigionia di una animale, evidenziando l’analogia esistente tra la perfezione e la complessità sconvolgente dell’organismo umano come quello dell’animale, tra la similitudine tra la gamba di un suino e quella di un uomo, tra il fegato di un’oca e quello di un essere umano, tra la sconvolgete capacità percettiva degli occhi di un volatile e quelli di un umano, tra la strabiliante funzione del cervello, dei reni, del cuore, della milza, dei polmoni degli uomini e degli animali.

            Ma la convinzione più deleteria da superare è “Sono soltanto animali, e la loro vita non ha il valore della nostra, la loro sofferenza è relativa e poi anche se così non fosse, così è sempre stato: come si fa a rinunciare alla carne?”. Se l’umanità vincerà questa battaglia contro il carnivorismo e contro ogni disprezzo e violenza a danno degli animali e della natura; se vinceremo (come sicuramente vinceremo) la nostra battaglia per il biocentrismo, per l’evoluzione integrale, per la consapevolezza dell’individuo sulle proprie risorse di curare la propria salute fisica, mentale, morale e spirituale;  se vinceremo (come credo che vinceremo) la nostra battaglia per il diritto alla vita, al rispetto e alla libertà di tutti i viventi, non sarà perché avremo dimostrato scientificamente (sarà anche per questo ma non per questo) che l’alimentazione innaturale industriale a base di cibi inadatti e morti, che i prodotti carnei e i suoi derivati sono la causa delle peggiori patologie umane, (le industrie degli allevatori di animali e macellai, le onnipotenti industrie chimico-farmaceutiche-petrolifere che danno lavoro a milioni di individui sarà difficile fargli cambiare mestiere);  né perché l’umanità sarà consapevole che gli allevamenti di animali sono la causa della distruzione delle foreste, dell’inquinamento, della fame nel mondo e dell’enorme spreco di risorse umane, economiche ed energetiche (sarà anche per questo, ma non solo per questo); se un giorno vinceremo la nostra battaglia sarà perché la coscienza umana sarà passata da uno stadio di primordiale insensibilità e violenza verso la condizione dell’altro, in senso lato, ad una cultura di solidale condivisione, di rispetto e di valorizzazione della vita in tutte le sue manifesta-zioni; sarà perché uccidere animali per mangiare il loro corpo sarà considerato  un fatto indegno per un essere civile, evoluto, maturo, intelligente; sarà perché l’essere umano avrà finalmente una coscienza in grado di percepire la disperata sofferenza degli animali allevati per essere uccisi e si rifiuterà di essere complice di questo fratricidio.

            Un giorno l’abominevole pratica vivisettoria sarà abolita non perché sarà stato accertato e condiviso da tutti che tale pratica è inutile quanto dannosa per la stessa salute degli umani (sarà anche per questo ma non per questo) ma perché sarà considerato mostruoso e criminale condividere solo l’idea di poter torturare un altro essere vivente per i presunti vantaggi di un altro vivente. Un giorno la caccia sarà abolita e una società migliore dell’attuale si vergognerà delle precedenti generazioni che hanno accettato l’idea che qualcuno potesse uccidere per divertimento. Un giorno anche la pesca sarà abolita non perché l’umanità sarà finalmente consapevole che il pesce, come tutti i prodotti animali sono dannosi per la salute umana (sarà anche per questo ma non per questo) ma perché sarà considerato un crimine violentare e uccidere nel modo più crudele e drammatico le creature del mare. Così come ogni altra forma di maltrattamento, di coercizione, di violenza sarà abolita non quando la legge lo imporrà con la forza del diritto il rispetto del mondo animale ma quando l’essere umano sarà finalmente consapevole che tra noi e gli animali c’è solo una differenza di forma non di sostanza, e che in questo mondo o ci si salva tutti o nessuno. (www.vegetariani-roma.it - www.universalismo.it)