Testimonianze

 

Se almeno...

(Wings of freedom, ali di libertà)

note di Daria Ungari (da Facebook)

 

 
 
Guarda, neanche mi spiego come sia potuto succedere, le gambe hanno fatto un passo dietro l'altro, senza neanche chie-dere il permesso.
Ogni passo è stato motivato, certo, e non sono certo stata ingannata dalla mia voglia di camminare, ma ho perso il contatto con quel filo che trasformava ogni singolo passo nell'ultima fantastica camminata della mia vita. Non che sia un problema, non è come smarrire la via, è più come distrarsi a guardare il paesaggio.
Sarò rimasta troppo sbalordita all'idea di vincere una battaglia durata quasi 10 anni, non lo so... non so neanche se si può chiamare vittoria quando arriva dopo 10 anni di sconfitte, ma non importa, al momento è quello che è. Stasi tranquilla e pacifica.
Un pò è stata la follia umana a portarmi in questa situazione assurda, quindi se vogliamo vederla sotto i canoni razionali e a cui siamo normalmente abituati, non è stata neanche colpa mia. Ero lì, seduta su una comoda poltrona ad aspettare la fine di qualcosa che già da tempo era stanca di esistere, chi si aspettava quest'ondata di furore improvviso, questo schiaffo in faccia carico d'odio amorevole? Chi si aspettava di essere di nuovo costretta dopo tanti anni e sotto altre vesti, ad incontrare di nuovo quel mostro mangia-tutto che si porta via fino all'ultimo brandello di dignità umana?
Io no, no di certo, pensavo che certe cose non esistessero più. Almeno non nel mio mondo. Dal lato diametralmente opposto invece, non posso non ammettere di essere stata sempre e comunque io a stuzzicare una reazione, a voler vedere se scavando fino in fondo avrei trovato una verità che ancora oggi non so se esiste davvero o se l'ho inventata per lasciarmi cullare un pò visto che da anni, e per anni, sono stata costretta a vivere in una follia che non volevo. O per meglio dire, sono stata costretta a non poter vivere la vita sana che anelavo... che poi è la stessa cosa.
Poi c'è la via di mezzo, il lasciare accadere (o cadere) qualcosa solo perché vuoi, e non perché ne hai bisogno. E in questi casi non vai tanto a cercare di chi sia la colpa, perché di solito è un merito, e sai benissimo a chi appartiene oltre che a te.
Saper arrivare quando è giusto e nel modo più consono, come fa ad essere una colpa? Sembra quasi un miracolo quando succede di riuscire anche solo per un attimo a guardare una direzione e vederci le stesse indicazioni, mi fa piacere essermelo meritato, ne vale sempre la pena, comunque vada. Sono circondata da ottimi motivi a quanto sembra, non resta che scegliere i migliori e vivere il resto.
Dovevo scrivere qualcosa mentre tutto accadeva, me l'ero detto, sapevo che tralasciando avrei dimenticato l'essenziale, ma cosa potevo farci se la mia mano era bloccata da quel qualcosa che stava per arrivare e che non capivo pur vedendolo venirmi incontro? Ero ferma, e almeno questa non è una colpa, ne sono sicura.
Anzi, forse rimanere fermi è l'unico modo davvero sicuro di non avere colpe. Ci ho provato davvero a buttare giù almeno un promemoria di ciò che avevo visto, e infatti oggi spolverando un pò riesco a riprendere qualcosa e a portarlo sotto ai miei occhi, ma non è tutto, e mi chiedo quanto ci vorrà perché ogni cosa trovi finalmente la sua giusta collocazione.
Ho molto da dire, molto da esprimere, molto da far capire. Il fatto di non poter vedere tutto scritto nero su bianco non ha impedito il solito e indispensabile processo di valutazione che pone sotto al microscopio le particelle troppo piccole da osservare ad occhio nudo; ho già visto concretamente cosa può e cosa non può arrivare, l'analisi razionale è alla portata di tutti, il resoconto di ciò che sarà stato è già chiuso nel cassetto dei miei ricordi, ora si tratta solo di vedere se apparterrà ai ricordi di questa vita o della prossima... o di un'altra.
Armeggiare fra passato, presente e futuro diventa quasi una routine giornaliera, quando si vedono tutti e 3 allo stesso tempo.
Ricordare, vivere, immaginare. A pensarci davvero onestamente, che differenza c'è? Le emozioni spesso sono le medesime, e dal momento che non facciamo altro che voler vivere di quelle, a cosa serve viverle se possiamo averle solo pensando? Troppo difficile tralasciare il corpo credo. E che male c'è? A questo punto non mi resta che constatare che l'unica soluzione possibile sia viverle con la stessa importanza con cui le si pensa... questo si, può andare. Sono sicura, andiamo, inutile perdere tempo. Non mi sono mai piaciute le perdite di tempo.
L'unico motivo per non iniziare subito a muovere un passo dietro l'altro può essere il rispetto dei tempi altrui, non trovo altre giustificazioni ai ritardi. Come se avessimo tutto questo tempo da sprecare, quello va già impiegato per scegliere la direzione, quanto può rimanerne per guardarsi intorno e vedere se c'è qualcuno che ha scelto la stessa che hai scelto tu?
Ho già iniziato a preparare un nuovo volo pindarico, accartoccio le ali così da sentire più forte lo stimolo ad aprirle.
Chi voglio prendere in giro quando felice e gioiosa disfaccio le mie valigie e metto in ordine i vestiti nell'armadio?
Chi mi sta intorno sa ormai quasi quanto me che è indispensabile acquistare al più presto un nuovo biglietto e partire, non riesco più ad impedirmelo neanche da sola, non ci sono mai motivi per restare per quanto mi sforzi di trovarli. Neanche la morte lo è. Per questo ora mi sembra così strano.
Eppure non è niente di inaspettato, è statisticamente normale che ciò avvenga. Statisticamente scontato direi.
Voglio dire, l'unico motivo per cui non dovrebbe accadere sarebbe se fosse già accaduto, invece non è così.
Aspetta, dammi il tempo di inspirare qualcosa di forte, così posso continuare a prendere a pugni quella parte che mi impedisce di esprimere tutto. Sembra assurdo dover combattere contro se stessi per parlare, ma in fondo invece è assolutamente normale: chi può censurarti meglio di chi conosce ogni tua mossa?
Basta poco tempo, credimi, ormai so farlo bene. Sono quasi pronta a dare qualsiasi cosa a chiunque, davvero.
E' strano sentirsi a casa fra le parole di uno sconosciuto, ma purtroppo o per fortuna a volte capita anche questo. Eccomi pronta a continuare, ho preparato tutto ciò che serviva per sentirsi di nuovo liberi e per sentircisi per sempre.
La libertà forse è vera solo quando è infinita, o la sua verità si limita all'attimo della sua esistenza, o alla morte di chi la sperimenta.
Ho bisogno di qualcosa che restituisca voce e forma alle mie mani, la abbrustolisco fra le ceneri di ciò che abbiamo mangiato a pranzo....senza neanche farle il funerale.
Continuano ad arrivare foto ed immagini di un pomeriggio che in realtà è esistito solo per pochi secondi, il tempo che dura una bolla di sapone prima che un bambino arrivi per scoppiarla, eppure non posso aspettare di vederle, magari riusciranno a rendere la giornata più reale invece di lasciarla intrappolata fra le ragnatele dei miei sogni più irrealizzabili...come se poi esistessero sogni irrealizzabili, tutto è alla mia portata, tutto.
Sarà meglio ridare un'occhiata agli sbagli fatti e agli abbagli presi prima di continuare, sarà meglio essere sicuri di aver costruito bene le basi prima di procedere alla distruzione di un'immagine.
Immagine che inevitabilmente andrà distrutta. C'è solo da capire, prima che sia troppo tardi, se lascerà il posto ad un'immagine migliore.

 

COMMENTO di Aliberth: Anche a voi è successo di chiedervi di che cosa stia parlando Daria? A me succede ogni volta… eppure, ogni volta, resto stupefatto… Lei parla a se stessa, però lo fa in un modo che permette a tutti di ascoltarla… e ascoltare i suoi ‘voli pindarici’ è molto bello, molto riflessivo; aiuta a guardarsi dentro… Grazie, Daria…