Traduzioni di Dharma

Solidarietà


(Note di Daria)

Per la miseria, stasera è davvero difficile, tanto che ho avuto l’istinto di rimboccarmi le maniche prima di iniziare a scrivere. Non sto capendo nulla, che succede?

Il problema vero non è neanche tanto questo (per quanto non capire non sia proprio una mia abitudine), quanto il fatto che non è ancora arrivata la fine. Del periodo stranamente ingrato intendo. E’ iniziata da una decina di giorni, forse qualcuno in più, non ho capito cosa fosse sin dall’inizio. Aiuto.

Ho di nuovo quella strana sensazione che porta via tutto, come faccio? Si salvi chi può!
Nonostante io abbia passato ore ed ore ad analizzarla quando si è presentata la volta scorsa, non mi ricordo assolutamente la parte appena antecedente a quella fantastica. Il che mi porta si a pensare che stia per accadere qualcosa di fantastico, ma non sono ancora nella fase del poterne vivere le sensazioni e goderne. Il che umanamente mi porta ad avere dei dubbi… voglio dire, sembra proprio come l’altra volta, ma… lo è? Com’era Dio Santo? Com’era?

Mi ricordo alla perfezione tutto il dopo, lo stato di non felicità (e non di infelicità), di non azione, di non pensiero, mi ricordo alla perfezione tutta la perfezione, persino la mancanza del bisogno di cibo. Tutta me stessa era impegnata in ciò che era, non poteva fare altro, corpo compreso. Ora, negli ultimi 10 giorni ho di nuovo rasato il prato, di nuovo c’è stato qualcosa di troppo importante che è stato preso e gettato al vento.

“E’ quell’albero!”. Qualcosa deve essere partito da questa affermazione. Sono di nuovo in quell’incubo inevitabile della paura di sganciare ancora del peso, ho paura, tanta.
Così tanta che cerco di attaccarmi persino a ciò che mi fa soffrire, sempre meglio di niente.
Vorrei poterlo condividere con qualcuno, stasera mi pesa, mi pesa davvero, anche se non riesco a non pensare all’idiozia delle mie parole, a quanto sia sciocca questa paura, sarebbe come piangere un morto prima ancora che muoia.

Forse, sforzandomi di ricordare, mi viene in mente che l’unica differenza sostanziale rispetto alla scorsa volta è che oggi non ho più dubbi sul da farsi, mi ricordo che spesso e volentieri mi sono chiesta se valesse la pena o no lasciare andare tutto. Evidentemente prima si trattava della paura di scegliere la cosa migliore, ora della paura di affrontarla, perché questa domanda non me la pongo più, so esattamente cosa devo fare.

E’ che il dopo è già qua, come quel cartellone con le facce di tutte quelle persone, ti ricordi? Sono già completamente piena, e cerco con tutte le forze sia di rimanere incollata al terreno sopra al quale mi trovo, sia di lasciarmi andare e fare un altro tuffo nel mare di assoluto che ho già vissuto. Dipende dal momento.

Non sto scegliendo, sto solo agendo in modo sconfusionato per la mia assoluta incapacità o impossibilità persino di scegliere cosa fare. Sono come paralizzata, non riesco a sentire niente, a dire niente, non riesco a darmi retta neanche per un minuto. Eppure sono estremamente fiduciosa nel fatto che mai come in questi momenti le scelte che si fanno sono sempre giuste, perché sono naturalmente e fisiologicamente spontanee, istintive, ovvie. Non sono inquinate da niente, perché non c’è niente.

Basti pensare che sono quasi 3 giorni che tengo la mia testa ferma sul concetto di Solidarietà e di come nel mio mondo, probabilmente, la Solidarietà non è altro che il mio modo di essere…. quando sono sola.

E’ che non sento sul collo l’alito insistente della fobia della stasi, non mi sento ferma pur non muovendomi, per questo so di non averla ancora avuta vinta su di me, so che per me c’è ancora speranza, anzi, so che sta accadendo tutto ciò che deve.

Il fatto è che lo stomaco si accorge sempre se sta succedendo qualcosa, e stasera è pieno di sé… lo era anche ieri e durante i giorni appena passati. Di nuovo? Di nuovo? Vorrei tanto piangere, ho davvero tanta voglia di piangere.

Non sono triste però. Un po’ stanca, questo si… anche un po’ sola quando non mi accorgo di non esserlo… per fortuna non capita spesso.

Ho creato una serie di azioni riprovevoli in questi ultimi giorni, e non posso neanche dire di non essermene accorta, non posso neanche giustificarmi con la scusa di qualche strambo sentimento che ti trascina nei vortici in cui la coscienza sparisce.

Niente di tutto ciò. Ho agito nella piena consapevolezza, ho agito consapevole del fatto che stavo sbagliando.

Volevo sbagliare, e provare i gusti diversi di ciò che ottenevo sbagliando. Se avessi mosso un solo dito avrei potuto evitarlo, invece non l’ho fatto. Perché? Non lo so, il perché. Perché ho paura, credo. Perché ho paura di non sbagliare più.

E’ davvero l’unica risposta che ho trovato. Non ho nessuna giustificazione ai miei comportamenti, cosa si fa in questi casi? Condanna diretta? Ci sto, così risparmiamo tempo.
Forse per questo è già arrivata la galera, ma va bene, mi piace pagare i miei debiti, mi da modo di capire come e perché mi sono indebitata, e stavolta è tanto palese quanto assurdo.
Probabilmente come al solito la causa sono i miei meriti… e non è davvero il momento giusto perché io lo dica in termini positivi…. Però arriverà, ne sono sicura, mi è bastato vedermi uscire in giardino, accendere la fiamma e ricordarmi un fatto importante: i problemi non esistono.

Adesso come la mettiamo???


 

Girovagando fra le paure…

Ne ho già viste così tante di caricature di questa vita, che davvero ad un certo punto mi sono detta che non ne valeva più la pena, ed ho seguito il mio consiglio.

Ovviamente fatta eccezione per quelle caricature talmente pregne di ironia, che fanno sempre si che il gioco valga la candela.

Sono felice come sempre, anche se conta sempre di meno e questo è ciò che accresce il tutto ogni giorno.

Stasera forse ho trovato il vero motivo di milioni di morti inutili, forse ho davvero visto l'inevitabile e giusta forza del male.

Forse è proprio 'inutile' la parola più inutile che esiste, al momento non riesco a pensarne altre meno utili.

Cosa mai può essere definito inutile?Non è una parola un pò troppo arrogante?

La morte ad esempio, troppo spesso si sente parlare di morti inutili o senza senso.

La morte non è inutile, è giusta. E' la giusta ed esatta conseguenza della nascita.

C'è gente che ha ucciso senza pietà la Sacralità infinita di altrettanti infiniti Dei, ve lo ricordate?Non ci insegnano altro da quando siamo nati.

Ma poi quella stessa gente, e noi che abbiamo soltanto letto di loro, siamo rimasti stupiti nel vedere i loro simili trasportati da altri verso la stessa sorte.

Non è ingiusto questo? E non è inutile quello stupore?

E' atroce, lo so, il concetto fa male al petto quando cerchi di conficcarlo a forza nel cuore.

Come al solito però, basta guardare il risvolto della medaglia per rilassare un pò i muscoli: i carnefici potevano evitare di vendicare la morte di un Dio?

Forse si, chissà, ma anche loro avrebbero dovuto avere sembianze diverse da quelle umane, togliere la vendetta dalla rosa delle possibilità di scelta diventa quasi un atto di cinismo di fronte all'enorme debolezza dell'uomo, che così sarebbe costretto ad assumersi le responsabilità che gli spettano di diritto e di dovere (in teoria).

La follia sta nel non accorgersi che le responsabilità tornano indietro come i boomerang.

I soliti vigliacchi, niente di nuovo, come se poi avesse mai portato a qualcosa di buono esserlo. E non lo dico con disprezzo, non potrei mai, visto che lo sono anch'io.

Ho guardato davvero a fondo, ora posso dirlo con certezza a me stessa: non sono spaventata. Da niente.

Avrei proseguito volentieri la mia seria di parole seguite da un punto aggiungendo un: mai.

Ma non è così purtroppo.

Concettualmente non c'è più nulla che mi metta paura, ma fisiologicamente c'è ancora qualcosa che non mi permette di non spaventarmi mai.

E' questo il punto preciso in cui mi trovo, non ho dubbi (se non quelli di routine che ti fanno accorgere di eventuali errori).

Non so e non mi interessa quanto sia elevato questo punto, ho la fortuna di aver smesso di gareggiare con il mondo da tanto tempo, però sò che è un punto comodo e da cui si gode di un ottimo panorama, credo che mi sarà più che sufficiente per quel poco tempo necessario a riprendere le dovute forze per ripartire.

Si parte in fretta qua, invitando chiunque ma senza aspettare nessuno.

Spesso e volentieri penso a energie particolari che vorrei liberare scrivendo il mio pensiero, ma scegliere fra tutte quelle che hanno creato un'immagine è difficile, trovo molto più rilassante trovare il filo conduttore che lega i pensieri a quell'immagine che è la stessa ogni volta.

L'immagine è sempre l'unica possibile, cambia solo la distorsione che le viene assegnata dai miei occhi di volta in volta. Volevo sapere qualcosa di me stasera, ho saputo semplicemente che ieri sapevo già tutto. Non temo, non amo.

Vedo e Amo.


 

COMMENTO di Aliberth: Ripeto il commento fatto sulle precedenti NOTE di Daria: Non è successo anche a voi di chiedervi di che cosa stia parlando Daria? A me succede ogni volta… eppure, ogni volta, resto stupefatto… Lei parla a, e con se stessa, ma lo fa in un modo come se parlasse a tutti e come se tutti possano ascoltarla… Così, ascoltare i suoi ‘voli pindarici’ è bello e molto riflessivo; aiuta a guardarsi dentro… In ogni modo, io credo di capire, credo di capirla… Lei sta mostrando l’anima, anzi, la ‘Notte-Oscura’ dell’anima… Non tutti hanno il coraggio di rifletterci sopra… Ma lei sì… Grazie, Daria…