Testimonianze

 

Prove tecniche di un abbandono

di Daria

 

 

Non so davvero più quale sia la pretesa che ho verso me stessa, cos'altro posso chiedermi?
Ho soddisfatto così tanti dei miei desideri, compreso quello di non realizzare i miei desideri, che non so più a cosa agganciarmi per cercare di soddisfarmi.
Finalmente oserei dire, la fatica dell'essere schiavi è qualcosa che non si può sopportare per sempre, o almeno io non ci riesco.
Ho bisogno che nessuno lo sappia forse, perché non voglio che sia reale per tutti quanto lo è per me, sarebbe una sorpresa troppo grande.
Stasera ho lasciato che una zanzara mi mordesse sul viso, ero persa dentro di me ed ho sentito il suo pungiglione affondare nella mia pelle, il minuscolo dolore lancinante che faceva impazzire migliaia di pori vicini a quell'enorme voragine.
E lei si nutriva.
Ho lasciato che si nutrisse del mio sangue per riuscire almeno una volta a donare qualcosa a qualcuno senza che sia così oneroso, o senza che ciò che dono venga rifiutato a priori nonostante mi fosse stato chiesto e commissionato.
Forse dovevo ancora qualcosa a qualcuno e sapendolo ho preferito dare al primo essere che fosse disponibile a prendere davvero, fosse anche per necessità fisiologica.
L'elaborazione lenta e coscienziosa della consapevolezza di essere un essere qualunque, ecco, forse è un nuovo punto di partenza.
L'elaborazione puntigliosa della falsità con cui spesso interpeto le cose in un modo molto più semplicistico del dovuto, solo perché sono semplici per me.
E' incredibile come alcune volte le spiegazioni siano così magistralmente nascoste fra i meandri delle nostre follie, da non lasciare il benché minimo dubbio riguardo al fatto che non esistono, eppure ci sono, è una legge imprescindibile.
Senza una soluzione non esisterebbe un problema.
Ricordo bene che mi piaceva iniziare le mie frasi esprimendo subito un concetto che mi indicasse come l'unica in grado di possedere la mia verità, e l'unica che ha davvero l'obbligo morale di crederci e di metterla in pratica. Mi piaceva nascondere dietro a questo concetto così universalmente democratico, la mia vera volontà di trasportare chiunque avessi davanti sulla barca della felicità.
Mentivo a me stessa e al mondo con lo scopo di donare la felicità a chi non la voleva. Non riesco più neanche in questo, non riesco più a dare al mondo qualcosa di mio, perché non ho più niente da dare.
Non ho più niente.
E' stato tutto davvero impegnativo, non avevo da gestire solo un dolore, erano diversi.
C'era la mancanza, quella dominava tutto, ma anche i desideri che bussavano forte ad ogni ora del giorno e della notte per svegliarmi e portarmi di nuovo in un mondo di sogno, c'erano i sensi di colpa a pungermi le ossa ad ogni passo, c'era la paura di sentirsi arrivare addosso la sofferenza altrui, c'era l'oppressione di non sapere come eliminarla pur essendo in grado di farlo, l'oppressione di non poter prendere ramazza e scopettone e andare a pulire casa degli altri. Ad ognuno la sua, devo ricordarlo sempre.
A volte non riesci a concepire l'idea che la vita ti tolga l'opportunità di dare senza volere nulla in cambio, sembra troppo cinico. Eppure capita anche questo, e molto più spesso di quanto si immagini.
C'è stata la scoperta dell'amore verso ciò che odiavo, la scoperta dell'idiozia del sapere che può essere solo una stupida finzione se inizi ad amare e desiderare ciò che fino a ieri hai odiato e disprezzato.
Piccola ignobile mente corrotta, controsensi così macroscopicamente evidenti che per giustificarne l'esistenza non puoi far altro che convincerti che sia tutto vero.
Come ora amo infinitamente l'idea di essere un'idiota, proprio perché lo sono.
E' vero, non sai mai quando arriverai in una meta ancora sconosciuta, non puoi saperlo. Ma sai quando manca poco; allora smetti di dosare le energie, smetti di trattenere qualcosa in previsione di altro.
Smetti di aver paura di rimanere senza, anche se non sai bene senza cosa, cosa sarebbe utile tenere e cosa no.
E finisci per tenere tutto ciò che è rimasto dopo che hai gettato via tutto, è l'unica soluzione giusta. Non l'unica possibile, ma l'unica giusta.
Sarà vero che non ho più niente da dire?Spesso ho pensato che non mi sarei mai stancata di voler condividere me stessa col mondo, non credo ci siano emozioni più simili all'Amore.
Probabilmente è così davvero, non mi sono affatto stancata, ho solo capito che è sciocco il pensiero di condividere qualcosa.
Con chi? Non c'è distinzione fra me e il resto, siamo una cosa sola, come le cellule di uno stesso corpo.
Tutto ciò che è mio è già di chiunque, a prescindere dalla mia volontà.
Non c'è nulla da condividere con nessuno.
Esiste solo essere sempre presenti, come i guardiani di un tesoro inestimabile.
Fin quando non esisteranno più ladri... e poi ancora finché non sarà sparito anche il tesoro.