Testimonianze

 

La Vipassana libera?

di Marco Angelucci

 
 

La Vipassana libera? E’ equivalente a dire: “L’introspezione, l’osservazione e la comprensione profonda della “realtà”,così come essa è”,e quindi la susseguente attivazione della lucida e retta comprensione della vera natura delle cose può liberaci ? La Vipassana può essere definita una tecnica meditativa? Quando lo spazio della consapevolezza abbraccia ogni momento della giornata e la Prajna è di conseguenza omnipervasiva di quale tecnica meditativa stiamo parlando?La rimozione dell’ignoranza e il risveglio alla verità non sono la stessa cosa?” Il fondamento della meditazione di visione profonda è la convinzione che vedendo chiaramente il mondo e la nostra identità psico-somatica come privi di un sé, impermanenti, e fondamentalmente dolorosi, raggiungeremo in qualche modo automaticamente la retta comprensione e liberazione. Ma quante volte sperimentiamo questa comprensione nella nostra vita quotidiana senza che accada nulla? (A.K.).

E’ evidente che qui A.K.stà parlando di una “sperimentazione”(?)che non ha niente a che vedere con la visione profonda e l’apertura alla Prajna, ma fà riferimento alle forze gravitazionali del solito sistema egocentrico.”

Dobbiamo renderci conto chiaramente che le comprensioni della Vipassana si verificano solo nella mente. È la mente che osserva la mente e la mente non può andare certamente al di là di se stessa, poiché essa opera sempre nel passato psicologico. La comprensione è importante, ma non è in grado di liberare; non possiede il potere della trascendenza”(A.K.)

L’occhio della Prajna viene qui spacciato per dramma paranoico!Dobbiamo come praticanti stare attenti,fino a quando la Prajna non è pienamente instaurata, a verificare costantemente le parole di chi parla del Dharma tramite i strumenti del Dharma stesso. Vi lascio con le parole del Maestro Chi-I del monastero Hsiu Ch’an del monte T’ien T’ai, tratte da “Samatha-Vipasyana“per i principianti (T’ung Meng Chih Kuan):”Poiché ora la sua mente è raffinata,egli si sente il corpo vuoto e calmo,pieno di gioia e felicità.Ora può darsi che,per effetto di questa mente raffinata,sia tentato di scivolare nell’eterodossia. Se non sa che il calmare la mente è inteso a porre fine a tutta l’ingannevole falsità,può darsi che egli si appassioni a quest’ultima e le si attacchi come al reale.”Quindi l’occhio sempre aperto della Prajna (“saggezza trascendente”)è l’unica guida e il Maestro di questa nostra funzionalità umana attraverso le sirene dei “Maestri illuminati”.

Riporto una testimonianza sulla Vipassana, tratta da un articolo del Maestro S.N.Goenka,che vale molto di più di tutte le possibili "chiacchiere"sul tema: "Straordinario!" Parlando con voce sommessa,com'era suo solito,il dott.Om Prakash ripetè:"E' veramente straordinario. Ho visto morire tante persone,ma mai così".Si riferiva alla mia zia e madre adottiva,Ranni Devi. Bisogna dire che la sua malattia e la sua morte furono fuori dell'ordinario. A 75 anni riferì la cosa in modo casuale. Immediatamente chiamai il nostro medico e mio grande amico,Om Prakash,che era diventato parte della nostra famiglia. Egli visitò mia madre e poi,prendendomi da parte mi disse:”Potrebbe essere un tumore al fegato;vi sono tutti i sintomi,eccetto uno,che in questo caso è il dolore insopportabile. E di solito, il disgraziato paziente continuerebbe a piangere e a lamentarsi. Nessuno potrebbe sopportare il dolore di questo tumore per mesi interi,senza farne parola a nessuno, mentre ora tua madre è così tranquilla. Dovrò esaminare la cosa più a fondo”.

Due giorni dopo il dott. Om Prakash ritornò con il dott. Min Sein,un medico famoso a Rangoon.Dopo aver visitato mia madre,questo medico disse più o meno la stessa cosa:”Tutti i segni sono quelli di un tumore in fase avanzata. Ma la paziente è così calma,sembra non soffrire affatto,tanto che è difficile asserire che sia affetta da cancro;dovremo fare altri esami prima di formulare una diagnosi.”Quando i medici se ne andarono,Illaichi Devi chiese a mia madre: “Com’è il dolore che senti?”.La risposta ci fece rimanere allibiti. La mamma disse:”E’ molto più forte dei violenti dolori del parto,ma a che serve lamentarsi? Io osservo il dolore con equanimità. Non è quello che Guruji (Sayagyi U Ba Khin)ci ha insegnato ?” La mamma era una eccezionale meditatrice di Vipassana.Al centro di meditazione del mio venerando maestro si teneva ogni mese un solo corso di dieci giorni,che aveva inizio il primo venerdì del mese. Da quando aveva intrapreso il sentiero di Vipassana,sei o sette anni prima,la mamma non aveva perso un solo corso. Recentemente,poi,aveva seguito un corso speciale di trenta giorni;l’equanimità si era così radicata in lei da non permetterle in alcun modo di lamentarsi. Dopo una serie di esami,entrambi i medici conclusero che si trattava veramente di un tumore,allo stadio terminale. Qualsiasi genere di cura sarebbe stata inutile ed avrebbe soltanto aumentato il dolore;continuarono però a somministrarle dei palliativi. Alle 3 della sua ultima notte,la mamma disse all’infermiera che l’ora della sua morte era ormai prossima,e chiese di far venire i suoi figli.Ci recammo tutti nella sua stanza ed io telefonai subito al dottor Om Prakash.Non era ancora andato a dormire,perché due ore prima era stato chiamato al capezzale di un altro paziente che stava morendo. Venne immediatamente. Chiamai anche Sayagyi e,provvidenzialmente, venne 

anche lui,con Madre Sayama.Il dottor Prakash constatò che il polso non si sentiva più. Alla mamma non rimanevano che pochi minuti,quando,inaspettatamente disse:”Voglio sedermi”.Il dottore era contrario,diceva che era meglio che lei rimanesse distesa,perché se si sedeva il dolore sarebbe aumentato. Ma la mamma insistette e,ritenendolo il suo ultimo desiderio,l’aiutai a fare quello che voleva. Con nostro grande stupore,fece lo sforzo di incrociare le gambe e iniziò a meditare. La sua forza dhammica era veramente eccezionale. Qualche minuto prima il suo polso era impercettibile,ed ora era lì a meditare a gambe incrociate!

Per rafforzare la sua determinazione le dissi,in birmano: “Tai ma,anaissa,anaissa (zia mamma,anicca,anicca)”. Lei alzò la mano destra e,toccandosi la cima della testa disse:”Sì figlio, anaissa,anaissa”. Abbassò la mano,mi guardò,guardò il dottor Prakash,Sayagyi e Madre Sayama.Poi rivolse lo sguardo in alto e spirò.

‎Assistere ad una morte del genere aveva lasciato sbalordito il dottor Prakash.Erano le 4 e 20 circa. Togliemmo il corpo della mamma dal letto e lo disponemmo sul pavimento,secondo l’usanza indiana. Avremmo dovuto attendere l’arrivo degli altri prima di procedere al funerale. I parenti che abitavano a Rangoon e gli altri membri della comunità sarebbero giunti per le 8,30. Durante le ore di attesa, tutti noi,compreso il dottor Prakash,rimanemmo in un salotto attiguo,e continuammo a parlare di quella morte insolita. Si avvicinavano le 8 e 30,ora in cui avremmo dovuto procedere verso il luogo della cremazione. Prima di deporre il corpo nella bara,occorreva lavarlo e rivestirlo. Illaichi Devi si recò nella camera della mamma per assolvere a questo compito,ma ritornò immediatamente con la strabiliante notizia che la mamma era ancora viva! Il dottor Prakash esclamò:”Com’è possibile?” Illaichi Devi spiegò che il corpo della mamma era ancora caldo e flessibile,senza alcuna rigidità cadaverica. Ritornammo tutti nella camera della mamma,con il dottor Prakash..

Egli esaminò il cadavere con attenzione e disse che,anche se la mamma certamente non era viva,il corpo era veramente ancora caldo. Il viso era straordinariamente tranquillo,come illuminato da uno splendore divino:la mamma sembrava semplicemente addormentata. Fu allora che il dottor Prakash pronunciò quello “Straordinario!”. Eravamo indubbiamente di fronte ad una morta,ma quale miracolo era questo? Io ero senza parole. Terminata la cerimonia funebre,ritornammo a casa. In famiglia eravamo tutti meditatori di Vipassana,perciò nessuno piangeva. Io continuai a meditare per quasi tutto il tempo,per mantenere l’atmosfera del Dhamma.Prima di sera,tutti i meditatori di Vipassana della città si erano radunati per una seduta di gruppo di un’ora: vi erano anche Sayagyi e Madre Sayama.Alla fine dell’ora giunsero altri membri della comunità che non erano meditatori e,con il permesso di Sayagyi,parlai del Dhamma per un’ora. Alla fine il dottor Prakash mi si avvicinò e disse che voleva fare un corso.”Dimmi quando vi sarà il primo corso”,chiese….