Zen Abuses  (ABUSI DELLO ZEN)

di Ming Zhen Shakya, 21 maggio, 2000.  

Zenmar, questo irreprensibile oracolo del DARK-ZEN, raccomandò gentilmente che io leggessi la Relazione di Dottorato di Caryl Gopfert: "Le Esperienze Studentesche del Tradimento nella Relazione Insegnante/Discepolo nello Zen buddhista". "È un manuale per come non si deve insegnare lo Zen" disse Zenmar. Poiché io valuto le opinioni di Zenmar, io acquistai una copia dell’opera.  

La relazione, un trattato di Psicologia Transpersonale, ha molte sezioni tecniche in cui l'autrice definisce gli specifici tradimenti che lei ha studiato e passa in rassegna l’attinente relativa letteratura. Ma poi registra anche le personali dichiarazioni dei suoi informatori in cui essi riferirono le loro esperienze con i superiori ecclesiastici che li avevano sfruttato e, in vari casi, ne avevano abusato sessualmente. Dopo, l’opera assume lo strano fascino di un rottame stradale, le macchine contorte che a noi non piace vedere, ma da cui non possiamo distogliere lo sguardo.  

Quelli di noi che insegnano lo Zen e sentono le solite storie di orrore, possono provare a indovinare quali Centri Zen, e maestri collegati, sono coinvolti negli scandali trasgressivi che gli informatori di Caryl Gopfert riferiscono. Il fatto che così tante istituzioni siano possibili candidati ci dice molto sullo stato dello Zen negli U.S.A. ed in Europa, oggi. (Sì, lo so. La maggior parte dei colpevoli possono sempre infischiarsene, e questo non è anche parte del problema?)  

Io ho avuto alcune esperienze che avrei voluto condividere con Caryl Gopfert - non da far includere nel suo studio, ma solo a scopo di commiserazione.  

Io ho conosciuto anche alcuni veri maestri in vita mia e non ne ho mai incontrato uno che non abbia insistito che un novizio dovesse perseguire la sua istruzione formale. Infatti, in Taiwan io conobbi una novizia che ogni settimana prendeva l'autobus in città proprio per prendere lezioni di pianoforte. Il suo maestro aveva insistito che lei non trascurasse questa disciplina mentre studiava per diventare monaca. Tutti i maestri in buona fede insistono sul completamento di un corso accademico di studio. Un sacerdozio senza istruzione non serve a niente. Bisogna tenerlo a mente....  

Negli anni settanta, io passai una settimana in un Centro Zen dove dividevo una stanza con una fresca novizia buddhista, diplomata di recente presso una scuola di nursery, che aveva un problema professionale. Lei aveva sostenuto i suoi esami di autorizzazione ed era passata in tutti salvo una sezione di essi; e a norma di legge nello stato in cui aveva dato l'esame, lei aveva sei mesi per riprovare quell’unica sezione. Se lei lo avesse passato, avrebbe ottenuto la licenza. Se lei non riusciva o non rifaceva il test in quel dato tempo, doveva aspettare un anno e poi rifare la domanda per ripetere di nuovo l’intera prova. Chiaramente, a lei conveniva ripetere la piccola parte dell'esame che aveva fallito. Per me, doveva esservi una certa urgenza perché era passato solo un mese dal periodo di tolleranza; ma per lei, non era poi così urgente. La ‘nursery’ era solo una delle due opzioni di carriera disponibili a lei: a lei era stata anche promessa una posizione come insegnante ed assistente amministrativa nel Centro di Zen.  

Una volta io ero stata assistente medica ed avevo una conoscenza elementare dei termini medici, e così mi offrii di aiutarla nel suo studio gratis durante la sera. Io avrei letto una domanda da un manuale di studio e lei avrebbe dato la risposta. Noi stavamo avendo insieme una piacevole esperienza – ridevamo, gemevamo o ci consolavamo a seconda delle sue risposte - quando all’improvviso si sentì bussare alla porta. Lei andò a rispondere - io sentii la voce di un uomo - e poi mi disse che doveva uscire. Dovevamo rimandare di studiare al giorno dopo. Però la dilazione era preoccupante perché lei aveva chiaramente bisogno di stabilire un tempo duraturo allo studio.  

Io potei vedere varie prescrizioni in bottigliette sul suo comò: gocce da prendere al mattino e tavolette per poter dormire. Io mi chiesi come la Madre Superiore del monastero prendesse tutto questo... se lei stava prestando a questa ragazza l'attenzione di cui essa aveva bisogno. Mi sembrò anche strano che sebbene lei stesse preparandosi ad essere una insegnante di Zen, i pochi libri presenti sulla sua mensola erano soltanto popolari libri di Alan Watts e simili.  

La sera dopo la giovane mi disse ancora che aveva un appuntamento e che non poteva studiare. Lei si mise abiti civili e si truccò un pò. Ma siccome il Centro Zen era in un quartiere malfamato - c'era stato recentemente un omicidio sulla strada - io le ricordai di stare molto attenta quando andava fuori. Lei sembrò un po' sorpresa. "Io non sto andando fuori", disse. L’appuntamento era 'in una casa'.  

Io lessi un pò e poi mi addormentai. Verso mezzanotte io fui svegliata dalle mani di un uomo che mi toccavano. Spaventata, io gridai, "Che diavolo stai facendo!". Non era una domanda. Nel bagliore della luce notturna io potei vedere la testa calva di un monaco.  

Lui si era innervosito, chiaramente, e si scusò, dicendo che lui non aveva capito c'era un ospite che divideva la stanza. Io gli dissi che la monaca residente era fuori per la notte, e lui spiegò che sarebbe andato via e che non avrebbe fatto ritorno fino alla notte seguente. Lui pensò che l’avrebbe sorpresa e mi chiese se io potevo consegnarle il messaggio che lui sarebbe ritornato presto e che stava nella sua stanza. Io dissi che glielo avrei detto, e lui andò via.  

Io mi rimisi a dormire e circa all’una di notte, lei ritornò, con un viso assai stanco. io le diedi il messaggio e lei strillò, "Oh... è tornato!" e con ciò lei se ne andò dalla stanza.  

Io precipitai di nuovo nel sonno e, poi, circa alle 4 di mattina, proprio dopo che la campana aveva fatto il giro per svegliare il clero per la sessione di meditazione del mattino, lei ritornò nella stanza. Questa volta lei sembrava realmente sbattuta. Lei si spogliò dei suoi vestiti e, nuda, si buttò sul suo letto in tempo per sentire il secondo, finale suono di campana. Immediatamente lei saltò su, andò al suo armadio e tirò fuori i suoi abiti buddhisti. Aprì una bottiglietta delle sue medicine e dai suoi movimenti si poteva dire che era proprio esaurita e sfinita. Sbadigliando, io dissi, "Che ora è?" E lei con asprezza rispose, "Non si deve parlare prima dei servizi di mattina!". Io borbottai un’inelegante frase di comprensione. "Ah, noi possiamo…, ma non possiamo parlare!"  

Lei uscì fuori ed io risi pensando alla sua meditazione-seduta fatta nei suoi vestiti senza essersi nemmeno fatta il bagno. Poi non fu più divertente.  

Lei aveva parlato dei suoi genitori; ed io pensai a loro, a come dovevano essere stati sollevati nel sapere che lei era al sicuro in tale luogo santo, con lei che spediva un po’ di denaro extra da spendere, e dicendo orgogliosamente ai loro amici che la loro figlia stava per diventare una monaca buddhista. Forse con i loro occhi della mente potevano vederla inginocchiarsi in una cappella ornata di fiori, con il sole mattutino che splendeva sul suo viso volto all’insù.  

C’è chi potrebbe dire che nessuno la costrinse a servire i monaci. A questi io direi che il giorno in cui per i monaci buddhisti è perfettamente accettabile comportarsi come sporchi mezzani, e predatori sessuali, è il giorno in cui tutti noi dovremmo abbracciare una sola religione - qualunque religione – poiché la nostra non è più qualificata per quella descrizione.  

Lei era un bella ragazza ed io spero che lei riesca a rimettere insieme la sua vita per passare il suo esame di nursery. Io non l’ho più vista dopo quei fatti perché lei si spostò ad una stanza più privata ed una altra ospite arrivò al posto suo.  

Io non so come sarebbe stata la sua vita se alcuni mesi prima lei non fosse venuta a quel Centro Zen; ma è difficile immaginare che sarebbe stata peggiore se lei fosse andata altrove. A parte la sua storia sessuale, l’elemento pernicioso fu un altro: lei era stata portata a credere che il Centro Zen fosse la sua casa, che lei là sarebbe stata bene e poteva compensare la perdita della sua carriera di nurse ottenendo lo status di monaca, una insegnante di religione.  

Come le tristi storie di Caryl Gopfert indicano, questa opportunità di carriera, quando offerta da Centri di Zen, troppo spesso ha molto più in comune con la più antica professione del mondo.  

E noi, in quanto buddhisti, dovremmo almeno essere mortificati e essere rattristati da una serie così di abusi in corso.  

Nota del Redattore Americano: La Relazione di C. Gopfert (#AAT9934565) si può ricavare da UMI Dissertation Services 1-800-521-3042 o dal loro sito web. LLL  

/Tradotto in Italiano da Alberto Mengoni)