ZEN PER PROFITTO  del Ven. Chuan Yuan Shakya, OHY  

Nello Stato delle Hawaii, così tanto è posseduto dalle famiglie di missionari che in precedenza vennero a predicare i Vangeli, che di loro si dice che essi vennero a fare il bene - e fecero molto bene, davvero. 

Noi tutti siamo abituati a vedere i religiosi diventare ricchi, mentre celebrano le virtù della povertà. Quando si cantano inni nelle comuni condivisioni, il coro più conosciuto può essere 'la fratellanza' ma il verso poco familiare è una prescrizione per la primogenitura, una Ancestrale Clausola di 'primo venuto, primo nel diritto', - un opportuno diritto stipulato in statuti societari che conferiscono beni comuni ad un’unica élite, con poco controllo. ‘Senza scopo di lucro’ non necessariamente significa che non dà profitto. 

Noi abbiamo le Tivù. Conosciamo gli effetti. Molti di noi precisamente arrivarono al buddhismo perché sembrava così libero dalle cavillosità evangeliche. Niente ritratti autografati di Gesù Cristo per noi. Niente crocefissi irti di chiodi e ciglia gocciolanti per spronarci verso una generosità evasiva. 

Lo Zen sembrava essere un affare privato, una comunione tra due cuori, uno saggio ed uno bramoso, libero di astuzia, e non più venale dell’insegnamento del Vecchio Maestro Huang-Po ad essere gentili, fare incondizionatamente il bene e non negoziare 'marchi’ – del tipo come poter attraversare una guida di carta di riso sul pavimento senza lasciare alcuna impronta. 

Ma poi la travolgente "Associazione-Zen" arrivò giù per il Sentiero, rotolando e schiacciando tutte quelle solitarie e libere Cavallette. La guida di carta di riso divenne un tappeto rosso per il privilegiato; e la direzione che stava prendendo era quella venale che noi avevamo cercato di evitare. 

Come i Centri di Zen proliferarono, i loro amministratori - quelli che azionano quella rotolante macchina "Associazione-Zen" – cominciarono a prospettare dollari e scoprirono nei ‘monaci-senza-casa’ e rinchiusi, una grossa possibilità di raccolta di fondi. Ritagli di stampa e depliant proclamavano che essi stavano cercando di "fare il bene"; la spiacevole probabilità è che essi stavano cercando di far bene." 

Noi conosciamo, anche qui, l’effetto. Quando, per esempio, il lavoro è ottenuto da persone che lo offrono come una donazione religiosa ad organizzazioni senza scopo di lucro, il lavoro e i diritti tributari sono aggirati. E così questi amministratori (non posso chiamarli ecclesiasti), commerciando sulla reputazione della nostra religione innocua come intenzione, rivelano i loro piani per salvare 'anime svantaggiate' della società. Essi arruolano persone senza fissa dimora, uomini che sono privi di famiglia, amici, e soldi - ma che siano tuttavia robusti - e promettono loro che i loro stracci saranno scambiati con il glorioso vestiario del Sangha. Gli uomini, nel loro abbandono, sospendono i loro dubbi e ci credono. 

  

Gli amministratori del Centro danno poi a questi uomini i richiesti nomi di Dharma e la tessera come membri, protezione e cibo spartano (nel gergo carcerario sarebbe "tre pasti caldi ed un tetto") ed un piccolo stipendio ogni mese. In cambio, come parte del loro addestramento e come atto di devozione buddhista, gli uomini sono costretti ad offrire il loro lavoro a beneficio della comunità Zen. Mani inattive, sono l'officina del diavolo… 

Una volta, io stetti come ospite pagante in un Centro Zen, che dava ospitalità ad alcuni di queste 'anime svantaggiate'. Ogni mattina essi venivano svegliati alle 3, e trasportati in una panetteria a sfornare pane e pasticceria per il Centro ed il suo complesso istituzionale. I loro prodotti approvvigionavano anche una panetteria di vendita al dettaglio e un negozio di caffè, la cui operatività per ammissione era dovuta alla migliore classe di anime svantaggiate, che erano similmente provviste di nome di Dharma, protezione, cibo, ed un modesto stipendio. Siccome il Centro Zen serviva solamente cibo vegetariano, i vegetali erano vitali per il menu e per soddisfare questo requisito fu adattata nella campagna una "fattoria d’ortofrutta"; e naturalmente a molte più anime svantaggiate furono dati nomi di Dharma, alloggio, mensa ed un modesto stipendio per lavorare nella fattoria. Questa impresa, essendo sufficientemente produttiva, permise di aprire un ristorante vegetariano, ed ancor più anime svantaggiate furono arruolate per far funzionare il ristorante. E così via. Io ricordo che il primo compito assegnatomi come "lavoro da ospite" fu di pulire bottiglie di champagne e bicchieri usati per una festa del personale amministrativo della sera precedente. Loro stavano celebrando qualche cosa... la nascita del Buddha, credo. 

Ultimamente, essi cominciarono a provare emotivamente interesse per l'impiego dei detenuti di prigione. Benché siano già esistenti delle legittime organizzazioni buddhiste che dedicano il loro servizio nell'offrire letture e guida a uomini e donne carcerati e che sono state ben accolte, alcuni Centri Zen hanno deciso che questa cura non è sufficiente per salvare questi prigionieri. Essi vogliono fare barba e capelli ed aguzzano le forbici. 

Depliant patinati, inviati su scala nazionale, ci chiedono di vergognarci: tutti questi carcerati, che cercano disperatamente la salvezza e non solo una mera salvezza, ma la salvezza buddhista - e negli Stati Uniti non c'è un solo prete buddhista che abbia il minimo di preoccupazione per loro. (Io non posso citare esattamente il depliant perché lo diedi al responsabile della prigione che io visito regolarmente). La necessità per cittadini volontari e, chiaramente, per le donazioni al "ministero" proprio del Centro Zen furono acute. Io non ricordo se essi accettavano pure carte di credito o no. 

Altri Centri di Zen si unirono alla corsa all’oro di voler salvare tutti questi crudeli potenziali buddhisti. Un Sangha che aveva una fattoria grande come un paese che sembrava come se si fosse messa sotto la protezione dello Sceriffo Taylor e il Deputato Fife in Mayberry - (con un tasso di criminalità annuale di 1 crimine per milione di abitanti) - è stato realmente emorragico. 

Precisamente, quali sono poi le spese di un volontario nel prendersi cura dei prigionieri? Non il cibo. Non il vestiario. Non il ricovero. Non cure mediche. I libri possono essere ottenuti gratuitamente dalla Società della Promozione buddhista, un gruppo giapponese che funziona come la Gideon Bible Society. Forse materiale fotocopiato? Ci sono macchine fotocopiatrici nelle biblioteche delle prigioni, e ai prigionieri non sembra mancare l'abilità di usarle. Chiedete a qualunque corpo giudiziario e sarete informati delle risme di materiale fotocopiato ad uso "interno" che accompagnano le denunce dei prigionieri. E se il volontario desidera servire il Dharma in accordo al suo Voto di Bodhisattva, non potremmo supporre che egli possa offrire al Dharma il costo della sua benzina e l’occasionale libro o materiale fotocopiato che lui può voler distribuire? 

Qualcuno meno cinico di me potrebbe chiedere, "Qual’è il danno? Perché non dare ad un'anima svantaggiata un'opportunità di riabilitazione? Con o senza credenziali monacali, che c’è di sbagliato nel fatto che una persona visiti le prigioni, e volendo aiutare i detenuti estenda loro il Dharma?" 

Il danno sta nella scoperta della duplice intenzione; il danno sta nel mangiare il frutto di un albero avvelenato. Cosa accade a tutte quelle anime svantaggiate che intraprendenti Centri di Zen hanno ripulito e salvato? 

Uno o due sono ben mantenuti come prova del successo; ma la percentuale più grande, in breve se ne va. Essi vanno via non perché all’improvviso la rispettabilità sembri un’idea malvagia, ma perché scoprono di esser stati trattati peggio degli schiavi che essi pensavano di essere: ma trattati da babbei. 

Cosa pensavano gli amministratori? Forse supponevano che poiché a qualcuno mancava una casa gli fosse mancata anche l'intelligenza, e fosse pure cieco circa il loro modo di vivere? Le persone conoscono la differenza tra il cotone e la seta; tra una Volkswagen e la Mercedes; tra glop istituzionali e pasti da buongustaio. Questi lavoratori vanno via perché si parlano l'un l'altro e colui che porta sulle sue spalle il Principe Zen sulla porta di prima classe della linea aerea sa bene quale sia la differenza di prezzo per un biglietto in pulmann. E così, inevitabilmente, arriva a realizzare che essi non sono sfruttati per il bene pubblico, né per la loro propria auto-restaurazione, ma per l'arricchimento di quella élite. Essi sanno però di aver avuto ancora fiducia e di nuovo sono stati ingannati - ma questa volta è peggio: prima si stavano ingannando mogli o avidi datori di lavoro o tizi confusi e scelti dal governo richiamati alle armi. 

Questa volta le bugie partivano dalla bocca di "preti." 

Ricordo la mattina che un tale lavoratore aveva deciso di farla finita. Lui trascinò lentamente una sedia attraverso il pavimento della sala da pranzo emettendo uno stridulo, raschiante rumore, con la sua faccia arcigna come il suono che stava emettendo. La notte prima, egli era andato per sbaglio giù nel corridoio proibito dell'edificio e camminando aveva visto ciò che lui descrisse come una "orgia". "Io pensavo di aver trovato rifugio nel Buddha", disse malinconicamente. "Ma non fu così". La vita all’esterno disilludeva meno ed era molto più onorevole. 

Per tutto il suo lavoro, egli stava  peggio di quando era venuto, perché lui aveva mangiato il frutto dell'albero avvelenato. Lui era stato portato a credere di aver trovato la sicurezza; un luogo a cui "appartenere"; leaders ed insegnanti in cui avere fiducia che lo avrebbero guidato sul Sentiero della rettitudine; una famiglia suppletiva che l'avrebbe abbracciato con braccia forti che non gli avrebbe mai portato sfortuna e che si sarebbe preoccupata di lui se si fosse ammalato o fosse diventato disabile o vecchio. L’emetico per questo veleno era l’amara verità del famoso detto Zen: "Niente lavoro, Niente cibo". La malattia avrebbe consegnato l’uomo ad una clinica pubblica dove molto probabilmente lui non sarebbe stato ancora accolto. Noi abbiamo un affare da mandar avanti… 

Io non incontrai nessuno che fosse stato lì abbastanza a lungo per verificare le vantate sistemazioni per le persone anziane. 

Sostenere la scusa del servizio ai prigionieri solitari è ancora un altro mezzo di sfruttare persone che vogliono essere utili. Qui, quando l'avidità è presentata come altruismo, quando il meretricio deruba la comprensione del semplice, si trova l’ambiente adatto per la tragedia. 

C'è una vecchia storia su un sant’uomo che stava seduto in riva ad un fiume e vide uno scorpione precipitare nell'acqua. Egli lo raccolse e lo depositò per terra e ne fu punto. Qualche attimo più tardi, lo scorpione precipitò di nuovo nell'acqua e di nuovo il sant’uomo lo liberò e venne punto di nuovo. Ciò si ripetè per la terza volta ed un uomo che stava osservando tutto questo si stupì nel vedere ancora il sant’uomo entrare nell'acqua per salvare lo scorpione. "Perché continui ad aiutare questo scorpione se poi esso persiste nel pungerti?" chiese l'uomo. E il sant’uomo rispose, "E’ il dharma dello scorpione pungere, così come il dharma di un essere umano è di aiutare una creatura nel bisogno." 

Le persone buone riflettono sulle loro proprie vite e, forse, sono grate di non aver dovuto mai pagare completamente per i loro errori, nel modo stesso in cui invece li stanno pagando gli uomini in prigione. Oppure sono estremamente grate per il fatto che le persone consanguinee furono così benigne ed efficaci nell’allevarle ed istruirle così che ad esse fu risparmiata l'occasione per seri errori. Una persona il cui dharma è di essere utile, aiuta. Nel prestar servizio in prigione, tuttavia, essa non sa come o quando potrà essere punta. 

I depliants delle "Associazioni Zen" prometteranno di fornire al volontario civile tutto ciò che egli richiederà per condurre un servizio nelle prigioni. Perché... egli condurrà sessioni di meditazione, servizi liturgici e presiederà delle classi sulla dottrina buddhista. Per una persona di buon cuore, ciò sarà veramente invitante. Quale esperienza può esservi più rimunerativa del portare un Compassionevole Bodhisattva al disaffezionato? Chi avrebbe possibilmente da obiettare? 

Ma proprio come ciascun Stato ha il suo proprio sistema penale, esso ha pure il suo proprio servizio ministeriale carcerario e voi potete scommetterci la fattoria, gente, che il servizio non solo è Cristiano, ma anzi Cristiano Fondamentalista. I buddhisti sono benvenuti più o meno come i nudisti. 

Quando io protestai con uno dei scrittori di depliant delle "Associazioni Zen", che egli si era sbagliato quando diceva che non c'erano preti buddhisti che facevano il servizio carcerario, io non ricevetti risposta, anche se poi nel suo invio successivo, la sua esposizione fu modificata. Ora mi si informa che non ci sono cappellani carcerari nelle prigioni Americane. Bene, un cappellano, da qualunque dizionario, è una persona - ecclesiastico o laico - che conduce un servizio in una cappella. Quando sto conducendo servizi nella cappella della prigione, io sono cappellano. No, io non sono il "cappellano interno regolare". Ma via, siamo ragionevoli. Non-ostante la sincera indignazione dello scrittore di depliant, sarebbe davvero strano considerare minoritaria una funzione ecclesiastica come un cappellano a "tempo pieno" in ogni prigione Americana. Se fossimo in Turchia o Arabia Saudita o Iran,  noi potremmo trovare prigioni ma pochi cappellani cristiani. 

Un religioso volontario, per riuscire nel suo programma spirituale, non solo deve passare il suo corso di stato di "comportamento in prigione" - il fare e non fare nel comunicare direttamente con i detenuti, un abito accettabile, ecc. ma a lui deve anche essere dato accesso alla cappella della prigione. E questo può essere un problema insolubile. 

Il cappellano che prepara l'orario di cappella può non desiderare di perder tempo per credi estranei. La sua riluttanza è frequentemente garantita. Tutti i culti - dalle Streghe agli Adoratori del Peyote, su per giù, desiderano del tempo in cappella così da poter abbindolare meglio il loro pubblico. Sfortunatamente, a causa degli eccessi del buddhismo Tantrico di stile Americano, noi buddhisti siamo percepiti spesso come pazzi per il sesso, per l’uso di droghe, e come adoratori del diavolo. Perfino i buddhisti più conservatori fra noi - quelli che davvero osservano i Cinque Precetti - devono spianare la loro strada attraverso il trincerato regime. 

Inoltre, il personale di prigione è riluttante nell’aprire i cancelli ai volontari civili proprio perché i borghesi si sono spesso coinvolti personalmente con i prigionieri, ed il loro coinvolgimento può minacciare le operazioni di routine della prigione. 

Per il personale carcerario la minaccia è il contrabbando, in particolare, di droghe. I responsabili delle prigioni odiano la droga allo stesso modo di come ne proviamo antipatia noi. Le droghe creano dipendenza e le persone per ottenere ciò che crea dipendenza rubano. Quando gente che è già in prigione ruba, noi abbiamo quello che matematicamente può esser chiamato una reazione a catena. Nella vita civile abbiamo paura di una persona drogata che sia in preda a furia omicida, però noi abbiamo i mezzi per sottrarci da questa persona. Le prigioni sono sovraffollate e quando, "nel cortile", qualcuno si fa di droga, - qualcuno le cui inclinazioni omicide sono andate oltre la minaccia e documentate da un verdetto - la situazione è ben più fastidiosa. Tenere la droga fuori dalle prigioni è ciò che i responsabili tentano di fare. La droga non solo crea più fastidii e lavoro per essi, ma crea anche un effetto piuttosto deprimente sulla popolazione carceraria che non la usa. Il mondo di Hollywood è lesto nel biasimare le guardie corrotte; ma quelle guardie sono professionisti con pensioni da proteggere; infatti lavoratori civili, come insegnanti accademici o apprendisti di programmi commerciali; vari consiglieri di gruppi per il trattamento di abuso di alcol e droga; e insegnanti di religione, fra gli altri volontari, sono assai più disponibili a entrare in quel genere di relazioni amichevoli che furbi utilizzatori di droga sanno come sfruttare. 

Un appartenete al clero di solito ascolta parecchie confessioni di gente sfortunata - ed avendo avuto la susseguente esperienza di misurare la sincerità di quelle confessioni – sa come essere circospetto. Il volontario non ha nessuna tale risorsa di esperienza ed i suoi fondamenti di simpatia sono facilmente attivati. Un certo individuo pentito soffrirà di un certo dolore, forse un mal di denti, che lo spietato servizio medico rifiuta di alleviare. Il volontario non può sopportare di vederlo soffrire e la prima cosa che farà è di fargli scivolare del buon vecchio antidolorifico che egli aveva nel suo cassetto delle medicine. Forse la madre di quel tale tizio è morta e lui non può dormire dal dolore. Che danno c’è nel dargli alcune pillole per trovare pace nella sua perdita? Essendo stato creato il precedente, ne consegue una pressione per espanderlo. Quando un volontario buddhista si è compromesso nel diventare una fonte di droga, dove è il beneficio? Uno sciocco non ha autorità spirituale. 

La minaccia al volontario è di un diverso ordine. Ai volontari è proibito avere contatti esterni con prigionieri o le loro famiglie. Però questi hanno dei nomi e loro scrivono lettere. Appena parlano con i prigionieri, essi parlano di loro. Ma le regole della prigione proibiscono a questi volontari anche di sapere la natura dei crimini di un prigioniero. Io stesso, come prete, ricevo un avviso quando un colpevole di reati di sesso verrà rilasciato nelle relative vicinanze del mio indirizzo; ma ciò non è similmente notificato ai volontari. Inoltre, quando un prigioniero ha pienamente scontata la sua colpa, egli viene rilasciato senza la parola di un supervisore del dipartimento. Quale di queste istituzioni di "Associazioni-Zen" si preoccuperà mai di informare il volontario che qualcuno che è stato condannato di assassinio o stupro o abuso di minore, qualcuno che lui ha aiutato nella prigione, possa un giorno presentarsi all’ingresso della sua casa? 

Forse un ex-detenuto può chiedere di avere in prestito soldi o ottenere un lavoro. Un prete votato alla povertà non ha né le opportunità di lavoro né i soldi da dare alla sua richiesta, se non un semplice sorriso. Ma il volontario può non essere così privo di mezzi. Un prete vive fra quelli che sostengono i suoi scopi; la famiglia di un volontario può non essere così indulgente. 

Un volontario può inconsapevolmente anche dar credito ad una gerarchia del crimine. Dei prigionieri possono essere stati spinti a confessargli i loro crimini, e lui può facilmente attenuare tali crimini, come rapina a mano armata o aggressione, come atti mossi da bisogno finanziario o passione. Tuttavia, egli può non essere così sanguinario come lo stupro di un bambino o l’assassinio. Un prete è legato dai suoi voti nel non far differenze tra atti criminali. E se lui è un prete esperto - uno che è passato attraverso l’orrenda Notte Oscura dell’Anima (e non la piccola Notte Oscura dei Sensi) - non sarà impressionato da tali differenze. In ogni caso, un prete, come agente del Bodhisattva della Compassione, può non decidere chi è autorizzato a ricevere il perdono e chi non ha la qualifica per riceverlo. 

Nei ministeri carcerari, c’è un pedaggio da pagare. Talvolta paga il prigioniero; e talvolta paghiamo noi. Un laico può stancarsi del suo servizio e può trovare una ragione per abbandonarlo. Nella neve o sotto il sole (non ci sono alberi che danno ombra negli spiazzi delle prigioni) gli uomini stanno aspettando di essere scortati alla cappella, e lui non viene. Essi sono delusi, feriti in un modo che noi non possiamo capire. 

Noi veniamo toccati in altri inaspettati modi e stranamente ci rattristiamo. Alcuni mesi fa, uno degli uomini del mio gruppo, mi parlò emozionato di questa "opera d’arte computerizzata veramente precisa" che lui aveva visto. "Se tu la fissi in modo corretto, vedrai apparire delle cose", lui disse. Quanto tempo ci sarebbe voluto che quell'arte di computer sarebbe stata popolare? Io pensai ad una mosca presa nell’ambra. Qui, sospesa nel tempo, l'esperienza era fresca e nuova. In quel momento noi capiamo il potere del dramma: parole scritte su una pagina possono non portare il suo isolamento così pienamente come vedere passare la sua gioia nella novità di quello che c’era all’esterno di noi. 

Ci sono altri pedaggi che il casuale volontario può non essere disposto o capace di pagare. Nel corso di una lotta per ottenere più tempo di cappella (che io ottenni in grande tramite l'intercessione dell'ufficio del Governatore e d’un Giudice Federale) mi impegnai per ferire quei Cristiani Fondamentalisti che consideravano la inter-religiosa cappella come loro chiesa privata. Essi si offesero dicendo che là vi erano stati condotti gli "adoratori del diavolo". 

Il prigioniero responsabile di avermi inizialmente coinvolto nella prigione, fu uno con cui io avevo corrisposto attraverso la posta. Io gli avevo spedito una copia del nostro manuale del 7° Mondo. Egli era un uomo colto, parlava il tedesco e fu lieto di vedere la parola Wehrmacht sulla prima pagina. Anche i miei genitori di solito parlavano tedesco ma ciò che io avevo una volta imparato da bambino, lo avevo dimenticato da tempo. Benché io tentassi di assicurarlo che nella mia memoria rimanevano poco più che il contare ed alcune strofe di Lili Marlene, egli in effetti mi citò Goethe. Io ricordo di essermi stupito per il suo interesse verso il buddhismo esoterico e i concetti Taoisti. Una volta, camminando attraverso il cortile, lui recitò le famose righe finali di Faust, "Alles Vergangliche Ist nur ein Gleichnis; Das Unzulangliche, Hier wird Ereignis; Das Unbeschreibliche, Hier ist’s getan; Das Ewig-Weibliche Zieht uns hinan". (Tutto ciò che è transitorio è solo una parabola; l’incompleto è qui completato; l’indescrivibile è qui compiuto; l’Eterno Femminino ci conduce più in alto!".) 

Lui paragonò i versi al Capitolo VI° del Tao Te Ching di Lao Tzu: "La Conca dello Spirito non muore mai. Essa è stata chiamata la Donna Misteriosa. E l’Ingresso della Donna Misteriosa è la base da cui sprizzarono cielo e terra. È dentro di noi tutto ciò che c’è; Utilizzalo come ti pare; non diventerà mai asciutto!" (traduzione di Waley.) 

Io non seppi proprio cosa dire. Io ho discusso di buddhismo con accademici che non avrebbero mai fatto questo collegamento, testimoniando Goethe e Lao Tzu che cantano insieme i versi come un duetto. 

Ma la gerarchia di atti criminali può esistere tanto fra i detenuti che fra i volontari. Il suo era uno dei crimini inaccettabili e quindi egli fu messo separato dagli altri prigionieri. La sua storia criminale era breve e tragica. Da ciò che io fui in grado di rappezzare insieme dalle lettere scritte a mano che mi spedì, lui aveva portato sua moglie e il figlioletto ad un picnic, e lì aveva bevuto troppo. Guidando poi verso casa aveva avuto un incidente e i suoi furono uccisi. Egli, come poi lui ammise, ebbe "un profondo scoppio" emotivo e cominciò a molestare i bambini. 

Con solo pochi mesi ancora da scontare sulla sua sentenza, adesso egli era là, dissacrando la cappella con la sua presenza. Qualcuno aveva rotto un manico di scopa sul suo cranio e infilato il pezzo rotto nel suo collo. Quando lui si fu ripreso fu portato ad una lontana prigione di massima sicurezza per la custodia protettiva che significava che gli sarebbe stato permesso di uscire dalla sua cella solamente alcune ore a settimana. Nei giorni vuoti, lui mi scrisse lunghe lettere contrite circa il suo passato. Lui non riusciva a capire perché aveva fatto ciò che aveva fatto. La sua vergogna ed il suo dolore erano un profondo abisso attraverso il quale stava precipitando e pregava di poter un giorno toccare il fondo, così da poter iniziare la lunga scalata per uscir fuori dal tunnel. Però, a 30 giorni dalla sua scarcerazione, trovò un lavoro e mentre sedeva sul suo posto di lavoro, gli scoppiò un vaso di sangue nel cervello e lui morì. Aveva 36 anni. 

Il Karma è karma. Io non so quanto del mio spianare la via nella cappella della prigione permise la reazione a catena che portò quel manico di scopa sulla sua testa o se quell’incidente avesse niente a che fare con la sua morte. Io so soltanto che ascolto molto spesso l’ottava di Mahler... molto, troppo spesso... quando il Coro Mistico canta i versi finali di Goethe, io smetto di fare qualsiasi cosa che sto facendo, perché la mia visione si appanna ed io mi scopro a piangere. Io non sono portato ad un facile sentimentalismo, come può attestare chiunque mi conosca. Forse quando una persona è motivata dal denaro e dal potere, è immune al dolore. Lo scorpione non teme la sua propria coda. Ma per il resto di noi la sua coda è là, e aspetta di pungerci.. di nuovo... di nuovo... e di nuovo. 

 

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Tratto dal Sito Web: http.//www.darkzen.com/

 

(TRADUZIONE di Alberto Mengoni per conto del Centro Nirvana)