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COMPLOTTI, GURU E MIRACOLI

Alfredo Cosco & Dario Chioli 

   

   

Alfredo Cosco, 1/11/2009

È da un po' di tempo che mi imbatto in persone "complottiste". Mi dicono che l'influenza A H1N1 è stata creata per farsi vaccinare e col vaccino fare cose tremende (ti risparmio i dettagli, ma comunque si parla di controllo mentale o fisico o di qualcosa del genere). 

Più che altro dipingono un futuro a tinte fosche, microchip nel cervello, cerchie oscure che governano il mondo, piani di dominio. E sciorinano tutta una serie di dati tetri. 

Vorrei chiederti: secondo te c'è qualcosa di vero? C'è anche una sola possibilità di dittatura mondiale, schiavitù di massa o altri orrori? E l'ultima influenza farebbe parte del piano?


Dario Chioli, 1/11/2009

No, non credo che vi siano particolari complotti in relazione all'influenza A H1N1. Caso mai posso pensare che le case farmaceutiche ne gonfino l'importanza per farsi comprare dai governi miliardi di vaccini.

Teniamo presente che le varie entità distruttive variamente constatabili o celate nel mondo, per fortuna, non sono in grado di armonizzarsi tra loro oltre un certo limite, sono reciprocamente conflittuali, e prima o poi si scontrano tra loro. Se così non fosse, sarebbe un bel problema...

Quanto alla dittatura mondiale, in realtà una dittatura economica e culturale c'è già da secoli (destra e sinistra sono due facce di una sola medaglia, che però è senza faccia, perché non appare), e coloro che provano a metterla concretamente in discussione finiscono perlopiù morti o emarginati. 

A coloro che ne parlano soltanto invece non succede niente, perché delle parole non importa più niente a nessuno, anzi è possibile che molti di coloro che insistono sul complotto siano funzionali al sistema perché a forza di parlarne rendono la cosa familiare all'orecchio del pubblico e perciò innocua... il complottismo è anche una forma di intrattenimento...

Il "sistema" poi è quello di un'usura generalizzata, mentitrice, smisurata e omicida, quella del demone Mammona insomma. Ora, chi sono gli schiavi di tale sistema? Coloro che lo accettano. Perché è il demone a vincere, non i suoi servi, se non in maniera estremamente provvisoria (i servi infatti muoiono). Chi invece nel suo intimo rifiuta questa logica, e nel suo vivere non vi si conforma, potrà essere vittima di un sacco di avversità e angustiato da molti problemi, ma la sua anima si libra ben al di sopra di questo piano.

Quanto alla schiavizzazione tramite microchip e condizionamenti vari, direi che la maggior parte della gente non ha bisogno di essere asservita con mezzi tanto sofisticati: si adegua di buon grado alla mentalità del Grande Fratello, assume volentieri come propria l'etica-spazzatura che le viene propinata e dorme della grossa senza esservi forzata...

Non c'è altra soluzione, altra liberazione, se non quella che passa per la ricerca, l'impegno, l'approfondimento interiore, l'assunzione di responsabilità. Questo spiritualmente corrisponde a un processo di smaltimento del superfluo, di sempre maggiore semplificazione. Chi alla fine riesce a identificare il proprio intento spirituale, non è in realtà più soggetto a nulla. E quando lo spirito è semplice, non c'è più ombra in lui e i fantasmi non appaiono più.

Ed essi nel nostro mondo infuriano proprio perché temono questo: di accorgersi che per qualcuno – i migliori – essi non esistono neppure. In fondo lo sanno, e per nasconderselo drammatizzano.


Alfredo Cosco, 8/11/2009

Ogni volta che ho posto questioni a persone che spesso erano definiti o si autodefinivano "maestri di saggezza", "guide", "cultori", "strumenti del divino" o "semplici" studiosi ispirati, ho quasi sempre ricevuto risposte scarne e frettolose. A volte cose come «il saggio non parla» o «capirai al momento giusto» o «le domande sono su un piano mentale» o «limitati ad essere, il resto non esiste» o «le tue domande sono frutto dell'ego» o «è così importante capire?» o, in altri casi, scarnissime risposte, secche secche. 

Soprattutto una irritabilità di fondo... In un convegno, a una domanda che mi sembrava sensatissima posta da una ragazza, l'oratore, che si richiamava a una discendenza yogi indiana, le disse: «Perché porta la sua spazzatura nella mia casa?»

Lei aveva le lacrime agli occhi, ti assicuro che ci rimasi male, mi sembrava una umiliazione davvero gratuita. 

Il "maestro" aggiunse dopo, a conferenza finita, parlando con alcuni rimasti, che la verità a volte fa male ed è dolorosa e deve abbattersi come un martello se necessario.

Insomma, mi interesserebbe la tua opinione su tutto ciò.


Dario Chioli, 8/11/2009

Caro Alfredo, io ho scritto un libretto intitolato Come far fuori il proprio guru e vivere felici, e da ciò si può agevolmente capire cosa tendo a pensarne. Il problema è che questi pseudoguru sono spesso persone magari con qualche conoscenza che però scambiano l'energia che viene loro dall'altrui considerazione per energia propria, per cui sviluppano degli ego mostruosi privi di umiltà e senso del limite. 

Questo lo si nota benissimo, se si vuol vederlo, precisamente quando qualcuno li contesta. 

La reazione corretta ad una contestazione sarebbe analizzare se abbia qualche base e cercare nel dialogo un mutuo arricchimento. Ma per costoro non è ovviamente così. Essi non vedono gli altri, e prendono ogni obiezione per un delitto di lesa maestà, come idioti che si trincerino dietro la nobiltà, la ricchezza, le imprese dei propri avi per giustificare la propria inettitudine e aridità emotiva. 

Quando poi uno è preso in mezzo a queste follie, cede facilmente alla tentazione di usare il martello: con tutto il suo potere – pensa – perché non dovrebbe usarlo? Allo stesso modo accetta facilmente soldi: tutta venerazione per il suo lignaggio...

E così il mondo è pieno di insegnanti di meditazione che si arrabbiano per la minima cosa, di maestri che pretendono l'altrui venerazione senza concedere neppure il rispetto umano, di santoni che approfittano degli altri per evitare di lavorare.

Se il mondo non fosse anche pieno di gente che è disposta a subirli piuttosto di impegnarsi in una seria ricerca, costoro potrebbero al massimo aspirare a svolgere il ruolo di buffoni del villaggio globale.

Altra cosa naturalmente va detta per quei rarissimi maestri che sono davvero compenetrati da Dio, come Ramakrishna, che però aveva addirittura dei malesseri fisici se si voleva metterlo a contatto col denaro. Ma non è che ce ne siano molti come lui...


Alfredo Cosco, 15/11/2009

Che ne pensi dei miracoli?


Dario Chioli, 15/11/2009

Caro Alfredo, mi chiedi cosa penso dei miracoli. Non è facile rispondere.

Miracolo significa "cosa ammirevole", quindi per sé evoca l'idea di una congiuntura di eventi singolare, la cui stranezza può ben derivare dalla nostra ignoranza, ma non nel senso puramente razionalistico. 

Credo che la causa razionale ci sia sempre, ma di un ordine diverso da quello normalmente considerato. Nulla cioè avviene senza essere governato dal Logos, ma tale Logos si manifesta in forme infinitamente più sottili di quelle riconosciute comunemente. 

La Ragione di Dio è ben più vasta di quella dei razionalisti. Ci sono operazioni al limite che rientrano in disegni più complessi di quelli delle leggi naturali. Temo che la mente umana non ci arrivi, se non sia potenziata dalle energie divine. Per i santi può essere diverso, in quanto percepiscano flussi di benedizione (e maledizione) che la gente ordinaria non coglie, e siano essi stessi in grado di attrarre e distribuire tali benedizioni.

Al miracolo poi non necessariamente si deve trovare un significato nel miracolato, può essere che il suo senso si estenda ad altri, segua vie più intricate dentro la mente e il cuore degli astanti, o di coloro che magari saranno coinvolti in seguito.

Insomma, dubito che si possa davvero decrittare il miracolo a nostro uso e consumo. Lo si può magari constatare (piccoli miracoli di preghiere esaudite, di improvvisi flussi di grazia, di serenità subitanee), ma mai determinare volontariamente, se non si è addivenuti ad essere tutt'uno col divino, stato in cui peraltro decide non tanto la volontà dell'uomo, quanto quella divina con cui s'è fatto tutt'uno. 

In tale stato l'uomo abdica alla propria volontà separata, perché si accorge che lo stato della volontà propria è in superficie rispetto allo stato della volontà divina, stato quest'ultimo, in cui soltanto, lui trova la propria ragion d'essere. In un certo senso, fondamento reale dell'io è la volontà divina, in essa trova compimento ogni natura individuale.

Questa identità del volere divino e del nostro fondamento ontologico è in verità il principale miracolo. Per chi raggiunge questo stato, lo spirito di sistema, l'ideologia scompaiono, e tutto è meraviglia e unicità. Tutto è miracolo.

   

 

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