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DIALOGO CON DANIELA ROSI

DI SOGNI E MARABUTTI

  

16/12/2004

Daniela - Mi chiedo se possa esistere una guida di interpretazione dei sogni basata sulle credenze dei marabutti. Chiedo questo perché, in seguito alla conoscenza di un ragazzo senegalese di cui sono diventata molto amica, mi capita di fare sogni legati all'Africa assolutamente diversi nella simbologia da quelli che da sempre faccio. È come se d'improvviso fossi ammessa a una memoria collettiva che non appartiene certo alla mia cultura. Per formazione, per il lavoro che svolgo, sono portata a lavorare sull'interpretazione dei miei sogni, ma non ho alcun aggancio di comprensione circa questo "vissuto onirico africano".
Forse il tutto può apparire un po' strano. Certo! appare strano anche a me. Lei che ne pensa?

17/12/2004

Dario - Quanto lei dice mi suona assai curioso, quasi vicino a certi racconti delle compagne di Castaneda, e non mi spiacerebbe saperne di più. L'Africa è ancora, almeno in parte, tra le terre del sogno. Mi ricordo ancora quando anni fa un conoscente africano mi raccontava come un fatto reale la storia del genio in bottiglia nella profondità di un lago. Certo ci sarà stata in ciò una compiacenza del raccontare, ma anche un'apertura singolare per noi europei.
Mi pare che dei sogni parli lungamente Ibn `Arabî nelle Illuminazioni della Mecca, e qualcosa ci dev'essere in italiano o in francese, ma al momento non mi viene in mente molto.
Si può cercare nei racconti e, per delineare un po' l'ambiente islamo-africano, giova forse conoscere lavori come Il Saggio di Bandiagara di Amadu Hampâte Bâ (edizione L'Ottava - ignoro se si trovi ancora).
Di cose contigue al sogno parlano se non ricordo male Il Giardino dei Fiori Odorosi di `Abdallâh al-Yâfi`i (io ne ho una vecchia edizione Ismeo ma ce ne dev'essere una recente) nonché Vite e detti di santi musulmani di Virginia Vacca (classici della religione UTET, ma forse c'è anche un'economica). Sono poi quasi sicuro che ne parli a più riprese Corbin.
Per condurre uno studio adeguato dal punto di vista che le interessa, credo si dovrebbero anche studiare i talismani e in genere le pratiche taumaturgiche. Qui ci si muove su un terreno spinoso assai, come sempre quando ci si occupa di occultismo. Ma se si usa criterio si può forse capire qualcosa. A leggere il francese e ad aver la pazienza di scaricare grossi file pdf, si trovano diverse vecchie testimonianze sulle confraternite nel sito della Bibliothèque Nationale Française (http://gallica.bnf.fr).
Se si legge il francese si può anche leggere (tratto dal seguente indirizzo: http://sommeil.univ-lyon1.fr/articles/savenir/societe/bonheur.html [10/6/2011: link non più attivo]) questo passo a firma « P.D. » che forse parrà interessante:

Le bonheur par le rêve

Un des premiers ouvrages musulmans consacrés aux rêves s'intitulait :
Pour rendre le monde plus heureux par l'interprétation des rêves.

Dans les années cinquante, l'ethnologue Bohumil Holas étudia "quelques recettes employées au Sénégal pour provoquer les rêves", recettes qui seraient encore utilisées aujourd'hui. Holas montre qu'une tradition s'est installée très tôt dans le monde musulman pour "domestiquer" les rêves des croyants. Pour provoquer les rêves au Sénégal, il faut d'abord trouver le "bon lieu". Comme pour la prière, il est essentiel que l'endroit où l'on se couche soit propre. La nuit, la proximité des tombes est recommandée, et pour les femmes celles des grands marabouts. Si tous les mois du calendrier lunaire sont favorables au rêve, nisan (avril) est, semble-t-il, le plus propice. Bien sûr, rêver sur commande est le résultat de techniques préparatoires. Il est recommandé de citer des versets du Coran avant de se coucher, notamment ceux du premier livre saint, le Fatiha, qu'il faudra dire sept fois, ou de prononcer cent fois "Que Dieu me pardonne" ou encore d'égrener vingt et une fois de suite les neuf noms de Dieu. Aux récitations s'ajoute la gestuelle suivante: chuchoter son désir particulier en cachant la bouche de la main droite, puis de se coucher sur le côté droit, cette même main sous l'oreiller. Si cela ne suffit pas à entrer dans le rêve, certaines plantes communes au Sénégal peuvent y aider: la racine de bakis ou le sindiégne. Dents serrées au moment ou l'on s'endort, une solution d'eau salée ou quelques fumigations de miel et d'encens donneront des visions de terreur: démons, morts et êtres surnaturels assurés. On peut aussi se couvrir le visage de kaoulane (kaolin), de myrrhe liquide ou s'enduire de toute autre potion opiacée pour rejoindre et résister aux mauvais djou (esprits), à condition bien sûr de s'être protégé par quelques talismans que l'on aura pris soin de placer dans et sous sa couche, pour que tous ces voyages nocturnes restent favorables au croyant.

Mi chiede cosa penso di tutto ciò. Ebbene io reputo la via del sogno una via percorribile ma difficile. È la via arcaica di un mondo dove tutto è simbolo, o può facilmente rimanifestare il simbolo. Inoltre chi la percorre rischia forse di sottovalutare l'etica, mentre l'unica guida reale nel sogno è la propria assunzione di responsabilità etica. Chi mente da sveglio, ancor più mente oniricamente. Parlo naturalmente di un'etica reale, pienamente fatta propria, non di un'etica convenzionale. Per la stessa ragione, essendo il sonno fratello della morte, pare potersi ipotizzare che il destino post mortem del mentitore sia uno tra i più confusi, e quello del veridico tra i migliori.

Comunque il fatto che lei si trovi a percorrere vie di questo mondo nell'ambito di un legame di intima amicizia, mi pare una circostanza positiva, pur tenendo presente quanto ho appena detto.

20/12/2004

Daniela - Amadu Hampâte Bâ lo conosco attraverso L'interprete briccone, libro che ho apprezzato moltissimo. Amo molto la letteratura sia del Mali che del Senegal, così come conosco Castaneda (tutta una generazione lo conosce), tuttavia io ho una formazione assolutamente occidentale ed un approccio alla vita fin troppo "positivista". Cosa di cui talvolta anche mi dispiaccio. Il mio interesse nei confronti dell'occultismo nasce, perciò, più per ragioni di studio storiche che per un interesse nei confronti della pratica. Infatti lavoro in un centro di riabilitazione per malati neurologici (l'équipe terapeutica condivide questa tesi : "la malattia è una delle dimensioni del sapere") e studio in particolare il rapporto che esiste tra la creatività artistica e la malattia. Per questo motivo mi sono occupata di occultismo, in rapporto cioè alla nascita dell'interesse per le produzioni psichiatriche da parte delle Avanguardie del '900 e in particolare del Surrealismo. Questo nuovo mondo onirico mi colpisce perché mi capita, da sempre, che se incontro uno sciamano, un uomo che gli altri riconoscono come sensitivo o dotato di poteri straordinari, questi sempre mi indicano come una persona vecchia e bambina ad un tempo e avvolta da una grande protezione celeste. Ho sempre sorriso di queste cose, ma questa dimensione con l'Africa nera mi spiazza di più. Non più tardi di qualche giorno fa, il mio amico di Dakar mi ha inviato un messaggio evidentemente non sollecitato da me. La sua era la risposta ad un messaggio inviatomi da un altro mio amico circa le energie che guidano l'anima, ma lui, mi creda, di questo messaggio non era al corrente...

21/12/2004

Dario -  Tutto ciò è curioso assai. 
Anche la malattia come dimensione del sapere mi pare una buona definizione: qual è del resto la conoscenza reale che non è in qualche modo o tempo partorita con dolore?
Essere vecchi e bambini a un tempo, poi, e per giunta protetti dal cielo, è invidiabile, perlomeno per chi ne intuisce il senso.

  

  

 

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