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DIALOGO CON GLI INTERNAUTI

SU EUGENIO SIRAGUSA, SIMEON TOKO E IL CULTO DI KIMBANGU

   

8/9/2002 

Un internauta mi invita a scaricare da Internet gli scritti del «contattista» Eugenio Siragusa, che considera un maestro, e a leggerli senza deriderlo. 

9/9/2002

D. Ch. - I testi del Siragusa li ho scaricati e cercherò di farmene un'idea. Non è mia intenzione prenderla per pazzo, capisco troppo bene – e troppo condivido – il desiderio di trovare esiti dalla profanità del mondo corrente, soluzioni insomma meravigliose. Tuttavia non posso fare a meno dell'uso determinato e impietoso della ragione, che sola è in grado di difenderci dalle approssimazioni, che alla lunga risultano deludenti e dannose.
Tendo a vedere nei racconti ufologici, magiche e più in generale meravigliose tracce e storie di destini personali, indicazioni criptate di personali vie da percorrere. Leggerò pertanto con attenzione. Quanto al ritenere chicchessia un maestro, questa è una scelta personale che non si può imporre, se viene utile va bene, anche se io non mi precipiterei troppo a scommettere che altri ci risolvano i problemi di conoscenza. Sembrerebbe consigliabile accettare di non sapere, piuttosto che voler credere a tutti i costi qualcosa di incerto. Questo detto in generale, naturalmente.

16/10/2002 

Lo stesso mi manda del materiale su Simeon Toko e il culto di Kimbangu, e mi chiede cosa penso, dopo averlo letto, del Siragusa. 

17/10/2002

D. Ch. - Molte grazie per il suo articolo. Effettivamente non avevo mai sentito parlare di Simeon Toko e non mi ricordavo del culto di Kimbangu (anche se ho scoperto un capitolo di Introvigne su di esso nel libro Le nuove religioni che ho da anni).
Che devo dirne? Il mondo africano è estremamente affascinante, ma non lo conosco molto, purtroppo. È difficile valutarne le tradizioni, perché da un lato – africano – c'è una certa tendenza all'esagerazione e dall'altro – europeo – una tendenza alla riduzione. L'occidente – non solo la Chiesa – ha infinite colpe nell'incomprensione attuale, ma anche gli africani ci hanno messo del loro.
L'articolo che lei mi manda mi ha incuriosito, però non riporta se non cose miracolose su cui è difficile esprimersi senza esserne stati testimoni o senza un dossier veramente convincente. Per valutare un insegnamento bisogna invece avere altri dati, o meglio ancora essere di persona dove vengono insegnati.
Tutti i culti che vengono detti sincretisti – Vodu, Umbanda, Candomblé, Chiesa di Kimbangu eccetera – sono difficilissimi da capire per chi non abbia vissuto la storia della liberazione dal colonialismo. La loro teologia integra elementi tradizionali africani e altri cristiani in un complesso apparentemente inestricabile.
Comunque quel che conta è, in chiunque, se in lui prevale l'amore. Tutto il resto – segreti, magie, miracoli – non è nulla senza l'amore. E se non c'è amore, spesso – o sempre – c'è l'odio.
Leggendo Introvigne, ho visto che si dice che la chiesa di Kimbangu sostenesse Mobutu. Forse dunque anch'essa si è compromessa col potere, come ogni gruppo che abbia raggiunto una certa estensione. Introvigne è un cattolico, è vero, quindi "di parte", ma ho constatato spesso che i dati che lui riportava erano esatti e quindi tendo a tenerlo in considerazione.
Quanto a Simeon Toko, come le ho detto, mi ha incuriosito, e cercherò altre notizie (se ha qualcos'altro da mandarmi, sarò contento di leggerlo). I culti messianici sono una cosa strana, ne sono sorti parecchi anche altrove, per es. in Brasile, e in genere in ogni luogo dove la gente soffrisse acutamente. Perciò vanno tenuti in considerazione, perché non si deve trascurare la sofferenza né disistimare le forme con cui si cerca di alleviarla. È troppo facile irridere, da intellettuali "puliti", quel che ci è estraneo perché non abbiamo sofferto. Bisogna ascoltare, aprirsi, cercare ogni forma di amore. Le cose dette valgono meno: Dio è amore e amore è Dio. Se amore c'è, quel che ne viene è giusto, anche le parole sono giuste, in quel preciso momento, in quel preciso luogo. Perché sono giuste le parole che danno amore, quando e solo quando danno amore. Non sono vere in assoluto, ma solo quando vengono dall'amore. Le parole di Gesù poterono utilizzarle innumerevoli assassini; ma non erano allora veramente le parole di Gesù, ne erano solo l'ombra, la scorza vuota, in quanto erano senza amore, avevano perso la propria anima.
Per Siragusa vale lo stesso: non m'interessano tanto tutta la complessa cosmologia e gli arcani di cui narra – molti elementi dei quali mi paiono di origine teosofica – ma vorrei capire quanto amore ha dato e ha da dare. Non quanti segreti, quante meraviglie. Ma quanta tolleranza, quanto sostegno, quante carezze e ascolto ai bambini ed ai sofferenti, quanta comprensione verso la paura e la debolezza. Non quanti pensieri e detti sull'amore, ma quanto amore effettivamente manifestato nella sua propria vita.
Io so poche cose, ma una di queste è che, più di ogni dottrina, è meraviglioso entrare nel tempio interiore dell'amore. E l'amore è secco e dolce, non ha tante parole, ma sono parole vive, non ha tanti pensieri, ma sono pensieri che aprono il cuore, non ha tante iniziative, ma sono iniziative che medicano l'anima.
Le assicuro – ma forse lo sa già – che un momento di tenerezza conta più di cento volumi di misteri.
La tenerezza rimane, cristallo di memoria immortale, nella nostra anima, mentre i misteri svaniscono insieme alla mente nel momento della morte.

   

      

 

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