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DIALOGO CON ROBERTO ROSSI TESTA

IL PRONTO SOCCORSO DELLA KUNDALINÎ

  

28/3/2006

Roberto - Sto finendo di leggere il tuo prezioso lavoro sugli Shivasûtra e durante la lettura mi è spontaneo pensare allo stato della "mia" kundalinî. Hai per caso indicazioni di pronto soccorso? Un pronto soccorso che tenga conto delle condizioni presenti e permetta di fare qualche passo iniziale nella direzione giusta?

28/3/2006

Dario - Il pronto soccorso della Kundalinî...

Guardare senza compassione, momentaneamente impartecipi, le proprie debolezze, e invocare seccamente, senza parole, col solo dirigersi, l'emersione del profondamente Implicito, del mai vissuto perché pre-vissuto, dello Scontato.

Lasciare da parte ogni fede e adesione e invocare nelle proprie carni e densità psichiche la Dea ignota madre del nostro rinascere. Essa però vivificherà come maschera ingannevole ogni cosa che non si sia abbandonata. Lo splendore della Shakti emerge davvero solo nel vuoto; se no ogni velo di pensiero ne prende vita e ti offusca. La divina Shekhinà non coesiste con la presenza di piccoli idoli interiori. Non coesiste con le qelippòth. Tali idoli sono la corona di teschi di Kalî; chi non ne accetta come neonata psiche la distruttrice danza, avrà per sé solo un teschio, dimentico della propria natura.

Kalî sorge se invochi il fuoco che distrugge i piccoli meschini sentimenti; sorge una volta, due, mille. Non è altro che Rùach Elohìm. Benefica, è la Vergine. Distruttrice, è Mâyâ. Sorge attraverso il labirinto delle viscere (da Yesòd a Rachamìm), è tutt'uno con l'amore da sempre inespresso, pre-umano e post-umano, e perciò così potente. Sale verso l'alto, verso la mente, le cui rigidità irride e trapassa. Nel suo sorgere, la mente è fatta tutt'uno col profondo amore che non ha pari con l'amore del mondo. Essa è in realtà il riconoscimento della sovrannaturale maternità della morte.

28/3/2006

Roberto - Grazie. Mi hai detto quello che già sapevo, e lo dico senza presunzione, ma ben sapendo che proprio questo rende tutto più difficile e grave. Però la ripetizione giova, e giova soprattutto quando ti viene da un altro che per un momento unisce la sua invocazione alla tua.

  

  

 

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