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Andreina Acquarone
LE LETTERE D'AMORE DI ALBINO
Alla mia nipotina Eleonora, che ha sempre
voluto molto bene ai suoi nonni.
Torino 11/8/2006
Alcuni mesi fa, dopo la morte di mio marito Albino, ho riletto alcune lettere che egli mi aveva scritto più di quarant'anni addietro, mentre ero in vacanza al mare con i nostri bambini.
Le avevo riposte in una scatola insieme ad altre e per tanti anni erano rimaste lì.
Con molta fatica, per via della mia quasi cecità, le rilessi, e fui colpita da alcune frasi molto belle e significative. Mi venne un nodo alla gola e fui colta da una profonda commozione. Non me le ricordavo più.
Ho perciò pensato di trascrivere le frasi più belle, più colme di significato, per poterle leggere con più chiarezza tramite un ingranditore e poter così ricordare Albino con queste sue poche ma eloquenti parole, anche se esse non furono mai da lui dette a voce, accompagnate da un sorriso, da uno sguardo intenso ed amoroso, come dovrebbe fare ogni tanto un marito che ama la propria moglie, tanto più se lei ha quattordici anni meno di lui...
* * *
I SUOI MESSAGGI
1) «Quando vedo tutti quei letti vuoti, mi prende la malinconia. Come vedi, non è la tranquillità che ci rende felici, ma l'essere uniti. Quando sei qui, sbraiti continuamente, ma poi alla sera, mentre i bambini dormono e li vedo tranquilli, io mi sento meglio. Noi due, con tutti i nostri difetti, ci vogliamo troppo bene per stare così a lungo separati. I bambini, loro, si divertono, ma io e te siamo fatti per stare insieme, specie ora che sei più matura. Ancora otto giorni, poi sarete a casa. Saluti e baci a tutti. Il tuo maritino».
2) «Vi saluto e bacio tutti. A te, mia mogliettina, con tutto il mio Amore».
3) Dopo esserci venuti a trovare al mare nel fine settimana:
«Ho detto a G. ed a F. che noi due ci vogliamo tanto tanto
bene e che siamo fatti l'uno per l'altra, e che ti ho trovata un po' diversa,
dopo venti giorni che non ti vedevo; e che non sarei più tornato a casa.
Cara moglie, ora vado a dormire in questo forno. Penso che dormirei molto meglio
nel tuo letto, accanto a te, con quell'arietta fresca proveniente dal mare, ma
comunque mancano solo più pochi giorni».
4) «E tu, cara moglie, ti ricordi che hai un marito a Torino? Con tutto il mio amore. Bino». (*)
5) «E tu cerca di non ingrassare troppo e di non farti troppo guardare dai pappagalli».
(*) Diminutivo di Albino, pronunziato alla piemontese: binu.
* * *
UN MESSAGGIO NON RECEPITO
Sono poche e semplici parole, ma come tutte le cose semplici sono colme di significato.
Rivelano amore, nostalgia, solitudine, speranza, un pizzico di gelosia e, inaspettatamente, considerando il carattere orgoglioso di Albino, rivelano pure una sorta di umiltà, perché vi si intuisce un bisogno mai espresso prima di rendermi partecipe dei sentimenti che lui provava per me, nonostante tutti i nostri difetti, i nostri dissidi, le nostre reciproche manchevolezze e incomprensioni.
In queste sue poche frasi esprime sentimenti buoni, dimostrando che mi vuol bene così come sono e che spera di stare sempre vicino a me e che io gli voglia bene e a mia volta lo accetti così com'è.
Se tanti anni fa avessi meditato sul contenuto di queste sue lettere, saremmo stati forse più felici e sereni. Allora non recepii il messaggio ed ora me ne dolgo, anche se il rammarico è adesso del tutto inutile.
«SEMPRE CON TE»
Quando scrissi La storia della mia vita, (*) ricordai le parole che Albino mi disse prima di morire: «Quando io morirò, tu devi morire con me».
A questa richiesta, che sentii come un'imposizione, risposi di no: sarei morta quando sarebbe giunta la mia ora.
Ci ho pensato spesso e continuo a pensarci.
Allora ebbi la netta impressione che Albino non volesse separarsi da me, infatti rifiutò fermamente di togliersi la fede nuziale, anche se rischiava di perderla essendo molto dimagrito. Spiegò che quella fede era per lui il simbolo della promessa fattami davanti a Dio cinquantasei anni prima: «Sempre uniti nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi» – la stessa promessa che feci anch'io, e che come lui ho sempre mantenuto.
Ebbene, rileggendo attentamente le sue lettere e riflettendoci bene, si è rafforzata in me l'idea che Albino proprio non volesse separarsi da me, neppure secondo quanto espresso nella nostra reciproca promessa: «finché morte non ci separi». Lui aveva deciso altrimenti.
D'altronde lo dimostra il fatto che in quel suo ultimo anno di vita, nonostante il suo comportamento verso di me fosse estremamente penoso per entrambi, se pure vissuto in modo diverso, nei suoi momenti di tranquillità Albino mi voleva sempre vicino, con la sua mano stretta fra le mie e i suoi occhi nei miei occhi, con uno sguardo di rimpianto perché non voleva starmi lontano, mi voleva accanto a sé, come era sempre stato nella nostra vita. Voleva dividere la sua sorte con la mia per l'eternità.
(*) Autobiografia non pubblicata su web.
PAURA DELLA MORTE?
Si potrebbe pensare che il suo potesse anche essere un desiderio dettato dalla paura della morte, ma questo non si potrà mai sapere. Chi può mai asserire di capire con certezza quello che passa nella mente di chi sa di essere giunto alla fine dei suoi giorni?
Quello che so per certo è ciò che sento dentro di me ossia una sensazione molto profonda che Albino voleva avermi con sé anche dopo la sua avventura terrena.
Sempre con te, egli pensava, anche nella morte e nell'aldilà, e sepolta accanto alla sua tomba. Ma io non acconsentii. Gli sono stata vicino e fedele per tutta la vita, come lui del resto, finché morte non ci ha separati.
MI MANCA
Anche se Albino non è più qui col suo corpo fisico, io sento che mi è sempre vicino, come mai lo è stato prima, e più il tempo passa più capto la sua presenza.
Una presenza consolante, protettiva anche quando dormo, perché lo sogno spesso e sempre con uno sguardo dolce e un accenno di sorriso sul volto.
Sento che un giorno lo ritroverò e non ci separeremo mai più. Non tanto per la stretta delle nostre mani, ma in perfetta unione di spirito e per sempre.
Tutto sommato le mie sensazioni passate mi sembra che finora si siano sempre rivelate esatte. E se anche qualcuno non ci crederà, basta che lo sappia io, come credo che ora lo sappia pure lui, il mio maritino, possa Iddio accoglierlo nel suo regno.
PENSATO E RIPENSATO
Pur tra molte esitazioni, ho voluto rendere pubbliche queste pagine pensando che potevano far capire a qualcuno che a volte da piccole cose, come qualche frase scritta in una lettera, possono nascere, o rinascere, delle grandi cose che possono renderci più felici e farci comprendere ciò che non si era mai capito prima.
«PIANGERAI INVANO»
Una nota aggiuntiva
Oggi non sto molto bene, mi sento triste e sola, penso al passato e di colpo mi viene in mente che spesso Albino, dopo avere avuto con me qualche screzio, mi citava una frase, sentita non so dove né da chi: «Mi cercherai e non mi troverai e piangerai invano». (*)
Ebbene è proprio così. Vorrei che mio marito, col quale ho vissuto cinquantasei anni, fosse ancora qui con me a tenermi compagnia, a raccontarmi per l'ennesima volta tutte le sue vicissitudini e ad esprimermi le sue opinioni, quasi sempre in contrasto con le mie.
Mentre ricordo tutto ciò, mi pare di sentir provenire dall'altra stanza il rombo delle macchine da corsa delle gare automobilistiche che egli amava guardare in televisione, che a me non interessavano affatto, e che inoltre con tutto quel rombare mi risultavano sommamente fastidiose.
Ora invece ne sento la mancanza, mi farebbe compagnia, perché saprei che Albino sarebbe lì vicino, ne capterei la presenza protettiva.
Mentre ci penso, mi viene un nodo alla gola e sento che le lacrime fanno capolino tra le mie ciglia, ma so bene che «piangerò invano» perché lui non tornerà mai più. L'ho cercato e non l'ho trovato, concordemente alla frase citata da Albino tante volte, come fosse una predizione che purtroppo si è avverata.
Se Albino dall'aldilà mi può vedere, forse gli verrà di dire: «Te l'avevo detto, come sempre ho avuto ragione». Ma chissà, può darsi che, dovunque egli ora si trovi, senza di me si senta triste e solo, esattamente come mi sentirei io se me ne fossi andata prima di lui.
Spero che, quando sarò approdata anch'io all'altra sponda, lo troverò ad aspettarmi, senza doverlo più cercare, e che sarà per sempre e non dovrò più piangere invano...
(*) Cfr. Giovanni 7,34: «Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove sono io, voi non potrete venire». Tuttavia in seguito Gesù dice a Pietro (13, 36): «Dove vado io, non puoi seguirmi per ora; ma mi seguirai più tardi»
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