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Dario Chioli

MARINA

Poesie dei diciotto anni

    

   

Sommario

1974SabbieCristina
Bambino nudoChimeraIl pensiero di Dio
Innanzi a uno specchio d’acqua in cui si riflette la lunaL’immagine riflessaCome una donna che sveli il chiaro corpo
Nel silenzioLo sbadiglioRidente donna
AzotoIl sonnoDentro il vento e l’acqua
Anima madreIl casoIl pigro
Tu non fuggi e non gridiPauraLa mia ultima forma
Ballata del vento e della baiaLa paceLa soglia
Pensieri in fugaIl riso dell’ira 
Eolo soffiaIrosi amori1975
Le nostre oreEppureMemorie notturne al nascere dell’anno
Domani riposeròPer i fiumi del cieloQuesta notte
La casa e il tempoVoci d'uccelliNuovo anno
A lidi profondiLa corda 
ManiMarina 

    

   
 

Bambino nudo

Bambino nudo
in seno alla madre nuda:
e la luce si dispiega
in mille fonti,
in cento bagliori,
in completo calore.

31.I.1974

   

   

Innanzi a uno specchio d’acqua in cui si riflette la luna

Profondo è l’abisso dell’acqua;
la mano improvvisa v’immergo.
Esplode il riflesso di luna:
in mille uccelli s’invola.

31.I.1974

   

   

Nel silenzio

Nel silenzio
cade una parola.
Se n’impossessa l’anima:
sino al nulla la scruta.

31.I.1974

   

   

Azoto

Caldi libecci
percorrono le strade.
Penetra il soffio
dentro cocci d’anima.
Tratto a mezz’aria,
mi dissolvo in azoto.

6.2.1974

   

   

Anima madre

Anima madre, oscura donna
che conduci il mio essere
alla casa del sogno, eri tu sola
a mostrarmi il castello in mezzo al mare.

Mi si apriva la mente
e i pensieri assistevano umili,
mentre la casa del presente svaniva
e un coro remotissimo si udiva.

E la rossa lieve arena del mare
sosteneva i miei passi, ed il mio cuore
poteva nel profondo penetrare.

Pioveva una pioggia così lieve e calda
mentre sentivo il canto in lontananza
che agli scogli abissali, ai gorghi era sottratto.

22.2.1974

   

   

Tu non fuggi e non gridi

Ti afferro, donna, e non fuggi.
Correvi, e t’afferro, e non fuggi.
Ti entro in casa, ti entro in cuore,
disserro i segreti più veri.

Tu non fuggi e non gridi,
arrossisci in silenzio.
Quest’umana finzione è già nuda,
non rimane cortina.
Non ripara più nulla,
arrossisci in silenzio.

Non c’è un mare che copra,
non c’è un’onda che corra ululando.

22.2.1974

   

   

Ballata del vento e della baia

Baia e vento, baia e vento,
su dal mare sale un’onda,
verso il buio l’onda grida,
nell’abisso l’onda cade.
 
Baia e vento, baia e vento,
fuori il mondo si dissolve,
corre in alto, cade in basso,
gira e turbina e s’avvolge,
dieci barche sono in volo,
mille venti e mille pezzi,
l’orizzonte scolorisce,
aghi neri il turbinio.
 
Baia e vento, baia e vento,
corsa e canto dei marosi,
corsa e canto delle spume,
inquieta è questa baia,
inquieta questa calma:
tutto è morto, tutto nasce,
lo spettacolo d’un’orgia.
 
In silenzio noi mediocri
ce ne stiamo zitti e fermi,
al riparo d’una baia
timorosi già tremiamo,
e piangiamo d’una goccia
che negli occhi ci è caduta.
 
Baia e vento, baia e vento,
corre in alto, cade in basso,
verso il buio l’onda grida,
nell’abisso l’onda cade.

24.2.1974

   

   

Pensieri in fuga

Muta è la parola,
ricolmo di canti il silenzio;
pensieri in fuga
ci portano le arie montane,
e cori del cielo ed angeli
gridano nella notte e nell’ombra.

5.III.1974

   

   

Eolo soffia

Il cielo gioca a palla
con le nuvole.
Eolo soffia.
Le sue guance gridano
ipotetiche guerre.

28.III.1974

   

   

Le nostre ore

Quest’ora già fugge, e non sappiamo frenarla.
Le ore future anch’esse fuggiranno
e ad una ad una quelle che ci paiono lontane saranno vicine,
e ad una ad una le ore inattese ci domineranno,
ché la nostra attesa è di cose
un giorno più lontane oltre il limite della vita.
Il deserto del presente c’inaridisce l’azione
e intanto la luce del noatro mondo si abbassa,
mentre pensiamo a come un giorno agiremo,
e cosa quel giorno faremo ai quattro venti
dell’anima nostra gridiamo, e passiamo,
distratti dal gioco pietoso, ogni anno,
e ogni anno parliamo di un’ora vicina,
e vicino il passato è soltanto.

8.IV.1974

   

   

Domani riposerò

Ti vedrò domani, Dio,
domani riposerò.
Di questa lieve danza
l’ultima nota già
viene nell’aria.

12.IV.1974

   

   

La casa e il tempo

La casa e il tempo
governano l’uomo.
Egli ha paura
delle strade e degli anni.

15.IV.1974

   

   

A lidi profondi

Che posso dire di te,
dolce amaro me stesso?
Che dirò di te,
docile duro me stesso?
Quale onda mai troverò
che voli nell’aria e trascini
così lontano la tua anima,
lontano su mari inattesi sconosciuti,
a lidi profondi conducendo
la sconvolta mente dell’uomo
che è infelice e non sa
in quale luogo dirigersi,
in quali mani, in quale grembo
il capo porre, consolandosi
della stanchezza dei giorni troppo lunghi,
passati uguali nel gelo delle notti
di terre oscure, poco e mal solcate
da impraticabili sentieri abbandonati,
solo percorsi da vaganti lupi 
e spettri solitari in veste d’uomini
che urlano al vento?

21.IV.1974

   

   

Mani

Con mani decise
ci oscurano il volto.
Mordiamo la polvere,
per non mordere le mani.

21.IV.1974

   

   

Sabbie

Nella mano accumulo sabbia,
dalla mano disperdo sabbia;
con la mano la sabbia benedico,
con la mano la sabbia maledico.
Su dai fiumi ho tratto la sabbia,
giù dai monti ho tratto la sabbia,
dalle serre ho asportato la sabbia,
e le stelle in sabbia ho frantumato.
Il mondo intero tutto si è insabbiato,
si è ricolmato totalmente il mare;
sabbia ora sono il fiume e la palude;
dov’era ghiaccio, in sabbia s'è cambiato.
Che vorticosa cada oppur leggera
giù dal cielo la pioggia, subito s’asciuga,
giacché ogni fluido questa sabbia prosciuga,
sabbia che copre la galassia intera.
Il caos mi getta dentro gli occhi sabbia
e sabbia ruota attorno al sole e sabbia
nel sole brucia e sabbia ancora spegne
le brevi luci del mio breve giorno.
Tutta insabbiata è la città del mondo,
e aggiunge sabbia dentro sabbie ardenti,
sabbie che penetrano il cuore degli uomini,
sabbie che vanno bruciando il mio cuore.

6.V.1974

   

   

Chimera

Ora ho noia qui in me
e nulla mi sorregge se non tu, Chimera,
che ombrosa raccogli apparenze nel mio cuore
e te ne fai figura,
quasi fossero un manto di fili intrecciati e colorati
e non il pesante, cosciente,
doloroso carico del tempo.

18.V.1974

   

   

L’immagine riflessa

Questa semplice forma del tuo viso,
o dello specchio immagine riflessa,
quante inestese profondità,
disordinati fermenti, inconclusi mondi, ricordi,
tra queste ciglia e il ciuffo di capelli dimostra
e, tra le ironiche labbra, desiderio.

18.V.1974

   

   

Lo sbadiglio

Ha sonno tutto il mio essere stasera.
Rughe di noia corrono dagli occhi
fin giù dentro i polmoni
trasmutando
in sbadiglio la forte inspirazione.
E dalla bocca fugge,
pure lui stanco,
Eolo stesso,
dio di questa vita.

18.V.1974

   

   

Il sonno

Non è rimasto nulla,
ogni barriera al sonno ha ceduto.
Così debole è l’uomo che gli basta
un così debole moto di stanchezza
a morire.

18.V.1974

   

   

Il caso

Se siano buoni o cattivi
questi che ho attorno, non so.
Se siano forti o deboli, non so.
Chi siano, non so. Se debba
saper chi sono, non so.
Il caso mi guida, o è forse il caso
la tua divina impareggiabile esperienza?

18.V.1974

   

   

Paura

Chi incontrerà i tuoi occhi,
o Dio così grande?
Chi berrà acqua dalle tue mani,
o Dio troppo ristoratore?
 

Paura ho, di troppo gioire.
Paura ho, di non morire.
Paura ho, e tuttavia vorrei
temere ancora.

18.V.1974

   

   

La pace

In ginocchio, se servisse, vorrei gettarmi.
Ma questo spirito che da me vuol fuggire
non nel nodo dei ginocchi svanisce,
non nel nodo della gola,
non nelle lacrime degli occhi.
Vorrebbe me stesso, il mio corpo,
gli occhi, l’anima lontano portare,
ma tuttavia il corpo è terra,
e par persino terra l’anima,
e nulla se non il sonno che venga
a me intristito dà pace.

29.V.1974

   

   

Il riso dell’ira

Ecco, i giorni dell’ira vengono, atroci e spenti,
e con vasti disprezzi e incommensurabili rigetti
bruciano la nera porta dell’anima,
e il vento che penetra i vuoti ne scopre la cavità profonda
e l’agonia fantastica di orribili schiavi sconvolge il cuore,
e iroso riso è, del tutto, l’occhio cieco e profondo.

13.VII.1974

   

   

Irosi amori

Irosi amori perduti,
le costernate rabbie di giganti
che persero la chiave della grandezza,
qui nel nostro giorno di uomini folli
si celano sotto aggrovigliati veli nel cuore,
o nella gola chiusa, ora impazzita nel grido.

13.VII.1974

   

   

Eppure

Per queste musiche forti
il cui ignoto nome dissolve le armonie
in eco più violente,
per questi pozzi scordati e abbandonati
in cui si perse l’amoroso grido,
per tutta la mia esistenza
sublime un istante e un istante colma di stanchezza,
per gli eterni ritorni e le ininterrotte rincorse,
per tutto quello che è cercato e quello che è perso,
affermo che è il mondo una congerie vuota,
senza senso, infida.
Eppure è vuoto tanto il cuore
senza questi fantastici spazi
che il grido dell’ira si perde
in amorosa dolcezza.

13.VII.1974

   

   

Per i fiumi del cielo

Dio, mi hai tratto dai sentieri dei folli,
mi hai condotto per i fiumi del cielo.
Cento uccelli vi passano in volo;
dentro ogni piuma cadente
è composto il tuo nome.

27.VII.1974

   

   

Voci d'uccelli

Cantano gli uccelli
e nessuno li sente.
Gridano le loro voci
e nessuno s'accorge.
I linguaggi di terra
attraversano l’aria.
I linguaggi dell’aria
attraversano il mio cuore.
I linguaggi del mio cuore
non li ode alcuno.

31.VII.1974

   

   

La corda

La corda che mi fermava
s’è rotta.
L’ha tagliata Qualcuno,
o s’è rotta gravata dal mio peso?
 

31.VII.1974
 
 
 

Marina
 

La mia prima donna fu bambina,
e a tutt’oggi è la sola che soddisfi
il mio cuore in cerca di dolcezza
nel passato.
Si chiamava Marina.
In lei m’immergevo tanto che non vedevo
più nulla se non lei
quando d’un tratto mi recavo sul balcone e guardavo
se lei c’era, e se c’era mi vestivo
come pareva più bello, meno usuale,
e poi guardavo fisso lei
e solo a me ancora riservavo
qualche pensiero, per dedicarlo a lei
sull’altare del tempo e della luce.
Non saprei dire come poi finisse,
era lontana e mai non l’accostai;
solo dai nostri balconi un po’ distanti
ci parlavamo a gran fatica un poco.
Così distante ella era che pareva
già un po’ lontana nel tempo e a poco a poco
più non guardammo con gli occhi tra di noi.
Ma come è il tempo un gioco strano e vario,
ora di nuovo la vado ricordando,
perché m’offriva il suo costume nuovo,
partecipava con me a strane immagini,
per quello spazio che ci divideva
e per l’unione assoluta che causava,
per il suo cielo lucente e inaccessibile
e il suo sorriso vivo, grato, bello.

3.VIII.1974

   

   

Cristina

Cristina si chiamava
la seconda mia donna,
e per me fu un tocco strano,
che non ero più un bimbo, che cercavo
qualcosa di diverso e più preciso.
Fu, Cristina, l’amore di un giorno,
perché non la vidi che un giorno,
poi più non la conobbi:
così strano e timido ero
che ognuno mi passava davanti
e mi sembrava difficile accodarmi,
impossibile credere.

3.VIII.1974

   

   

Il pensiero di Dio

In verità il mio pensiero di Dio è difficile,
perché non so io chi sia, qual nome abbia,
come s’accosti, di quali intenzioni
abbia intessuto il nostro futuro,
quali mondi e strade ci competano
e infine quale sia la più giusta preghiera.
Solo è Dio per me il respiro del mondo
per cui profondità inestese vanno lontano estendendosi
nell’inconcepibile nulla.
O come il ricordo di noi stessi che ci smarrimmo
dopo aver visto il complesso di ciò che non può smarrirsi,
di ciò che resta in noi come incompresa
indistruttibile semenza.
O come la morte di tutto ciò che è vero per noi
e della logica stessa nei cui alvei camminiamo,
così almeno crediamo, ma forse non è vero,
poiché nessuno sa cosa sia il mondo,
corrente fiume o alveo inaridito,
nube temuta od anelata pioggia,
e le speranze di cui nessuno ha registro,
e la tristezza di ricordare allegrie
che già si mutano in lacrime,
e lo scoglio nel mare su cui credemmo, sognando,
baciare il volto d’un uomo,
e la donna con gli occhi cercata
e abbandonata appena ci è venuta accanto,
forse per paura di vivere, paura di credere,
perché si ama morire ogni tanto
e ci son giorni in cui la più gran gioia
è disciogliersi in pianto.
In verità ho trovato che è falso ogni pensiero,
e sogno di un giorno è il morire,
sogno di una vita il vivere,
ed esser chiusi nella luce,
questo soltanto è Dio,
questo soltanto è spirito,
questo soltanto è idioma che significa.
E di quanto sappiamo,
di quanto speriamo,
di quanto infine anche vediamo,
non resta che una breve parola
nel vuoto di un sonno smarrita.

14.VIII.1974

   

   

Come una donna che sveli il chiaro corpo

Oh vedere una luce che trapassi
l’anima mia immersa nell’azzurro.
Come una donna che sveli il chiaro corpo
guardare uccelli in volo nel tramonto.

17.X.1974

   

   

Ridente donna

Poni la mano sotto l’acqua e ascolta
il chiaro freddo che riempie il vuoto,
come una dolce parola che ti lanci
ridente donna nel nuovo mattino.

17.X.1974

   

   

Dentro il vento e l’acqua

Dove posarsi, è domanda assai difficile,
perché non puoi posare in nessun luogo.
Poni il tuo piede dentro il vento e l’acqua:
ti reggeranno, e tu potrai dormire.

17.X.1974

   

   

Il pigro

Cosa che è ferma e tu non la puoi smuovere,
per vanità non dedicarle il cuore.
Dispera il pigro, senza proseguire
la propria strada, per non inciampare.

17.X.1974

   

   

La mia ultima forma

Padre, quando l’ultima nota avrò cantato
e la danza del tempo avrà deposto
la mia ultima forma,
concedimi ch’io fugga come donna
che si svesta del tempo nell’ignoto.

7.XI.1974

   

   

La soglia

A questa soglia, Signore, come sono giunto?
Quale corrente ho varcato per trovarti in quest’isola?
I dadi della mia scommessa si son rivolti verso il buio,
a indicare l’eternità.
Le carte del mio destino hanno sbiancato le figure,
nella purezza dell’abbandono.
Una bimba mi è corsa accanto, rideva,
ed io con lei ho riso.
Quale prodigio è questo,
che io parli parole che non credevo esistere?
Donde ho tratto semenze per i campi del mio spirito?
L’aratro stava col vomere coperto di polvere,
eppure il campo è stato arato,
qualcuno ha impresso orme di amore
accanto ai tralci delle vigne,
e in questa soglia, Signore,
qualcuno ha mormorato benedizioni.

7.XI.1974

   

   

Memorie notturne al nascere dell’anno

La solitudine di questa vasta
stupita notte,
i fuochi passeggeri dentro il cielo
illanguidito,
il tempo e le parole
dentro il tempo.
Tutto è fermato, tutto
è rinnovato.
Eppure corre lontano
il mio pensiero,
ed io dentro lo spirito ricordo
notti pensose.

1.I.1975

   

   

Questa notte

Questa notte oramai non so parlare.
Cosa che passa, senz’anima
muta sparisce.

1.I.1975

   

   

Nuovo anno

Nuovo anno è arrivato
ma il passato
pesa coi giorni suoi
duro stridendo,
e la fucina dei ricordi forgia
nuovi ricordi
con cui s’imprime in mente la stagione
degli anni vecchi,
e il tempo, il tempo strano
sposo e sovrano,
corre alla morte, matrimonio eccelso
liberatore.

1.I.1975
  

   

    

   

 

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