Naviganti
Naviganti che percorsero l’ombra
hanno scoperto l’isola.
Su di essa, raccontano, fiori bianchi
dal calice di smeraldo suggono api dorate.
Nel loro miele divino intingono mani e bocca
i bambini immortali che raggiunsero il sole.
Oh potessi d’un tratto dimenticar me stesso
e me stesso raggiungere, fino alle radici:
albero sorgerei, protenderei i rami
per gettar mele rosse sulle vivide labbra.
25.2.1986
Il tamburo magico
Càpita a volte che un segno del cielo
compensi per un attimo o forse per sempre
il doloroso impatto del cristallo infranto
che è stato ed è l’anima nostra immortale.
Sembra allora che si possa rifare
il luminoso racconto, la splendida dimora.
Liberi moveremmo, fieri del nostro anello
che governa le stelle e i recessi del cuore.
Eppure non vi è alcuno che non abbia dolore,
ché tenebra ci scuote e ci affascina sapienza,
e per strane plaghe di sogno l’uomo è spaventato
dal suo intimo essere e invoca, ottenebrato,
che il velo duri eterno, ed eterna paura.
Poss’io svelarmi il cuore e danzare rapito
al suono del tamburo magico della notte.
25.2.1986
E il ladrone morì
Fango e anima restano,
semi di terra e cielo,
e di coloro che furono
l’eterno sbocciar d’un fiore.
Tali fiori taluno
credette di nascondere:
venne un bimbo e glieli rapì
e il ladrone morì.
E noi anche aspettiamo,
o fanciullo del sogno,
ansiosi di capire
il tuo gesto infinito.
23.III.1986
Davanti ai suoi verdi occhi
Forse accadrà quel che tu speri,
viandante.
Rapito nei tuoi pensieri,
fuor d’essi,
incontrerai le stelle.
Girerai l’angolo
e vedrai Dio.
Rimani integro, allora.
Persisti, di fronte al fuoco.
E anche ricordati di me,
davanti ai suoi verdi occhi.
4.VI.1986
Dietro il paravento
Dietro il paravento
occhi neri ci guardano,
chiedono passione.
Esseri del sangue vengono
con infinito lamento a chiederci
che divorar ci possano. E noi
quasi daremmo in pasto
carne e mente all’abisso.
Pur si leva d’in basso
la ragione di fuoco
che in danza flautata si oppone
all’invida morte, e restiamo
nel deserto dei sensi
arsi, in silenzio,
col ricordo d’armonie che furono.
4.VI.1986
Nel mattino del mondo
Quante cose potrebbero chiederti,
quante cose potrebbero dirti;
ma nessuno ti parla e tu sei
sempre solo al mattino del mondo,
mentre si spezzan l’acque e tu
stai di fronte alla morte,
dolce fanciulla splendente
prima che cada nel mondo.
4.VI.1986
Danza l’anima mia
Poiché t’ho chiesto, morte, il tuo segreto,
e tu hai danzato in una folle danza,
io t’ho ascoltata, oh sì t’ho ascoltata.
E or nel segreto - nessuno lo sa -
danza l’anima mia, danza l’anima mia.
4.VI.1986
Chi il tuo amore pretende
Tu suoni la nota incantata
che lega i paurosi. Ti inseguo,
o mia anima, o Moira,
osservando il bambino che finge
esser sole e leone di morte.
Ho veduto, non v’era nessuno
più forte di lui, perché molti
hanno ucciso leoni, ma proprio
quell’antico animale del cuore
assai pochi lo seppero avere
sotto il ferreo polso.
Ed i più, troppo vecchi per vivere,
son prostrati a pregarti; ma ami
chi il tuo amore di forza pretende.
Il tuo cuore, mai sazio d’incanti,
si rallegra del fuoco.
4.VI.1986
Ali del fondo
Per quanto lontano tu vada,
mai così lontano andrai
come entro te stesso.
Ventimila miglia di terra puoi girare,
ma l’abisso infinito oscuro
in mille secoli non puoi scandagliare.
Mentre gli uomini viaggiano per acque conosciute,
ali del fondo getta la mia mente
e il cuore germoglia occhi fin dentro la notte.
Sangue di stelle nelle vene del mio pensiero:
bevo alla coppa di un sogno
in ebbra regale compagnia.
15.VI.1986
Il figlio delle stelle veloce
Non vi è alcun luogo dove non possa vederti.
Non vi è stanza nel vasto mondo donde non ti chiami.
Sorgi, amor bruciante, fuor dagli abissi del cuore:
non altri che te, non altri che te amo.
Fenice in volo, te, libera sul mondo, guardo,
e il mio cammino si fa di fantasime dissipatore
e il sole, il figlio delle stelle veloce,
ferma i suoi raggi sopra le verdi colline del mondo.
10.VII.1986
Lo sguardo furtivo
Quando la morte serrò il mio cuore
con le sue mani di rubino e di vento,
come mi piacque, amore, ch’io potessi morire
ma lo sguardo per te, furtivo,
non potesse svanire.
29.VII.1986
Dello strappamento dell’essere
Piccolo viaggio è stato,
pochi dì t’ho lasciato;
eppure entro me uno iato
tra presente e passato
per qualche ragione strana
ha egualmente creato.
Meravigliosa certo, arcana
questa passione, inumana
se basta a toglier fiato
alla mente, al passato.
Per non averti veduto
così poco tempo, ha ceduto
entro di me la costanza
che univa l’interna stanza
dove l’ignoto giace
con l’apparenza che piace.
Come qualcosa mi fosse confitto
dentro il cuore, od invitto
un Eroe di ritorno, un Sole vivo
che mi bruci le piaghe onde soffrivo
si facesse davanti, disfacendo
quel ch’illusione va sempre tessendo.
La ragione che mente, il vecchio dire
quasi di te non parla, onde soffrire
io possa questo acuto dissennato
senso di chi in due è strappato
e guarda specchio e guarda gli occhi e il viso
per ritrovar consiglio di sorriso,
e nello specchio giace, sfinge muta,
un’immagine piatta, bruta.
O viandante, se al paese vai
della mia amata, quando là sarai
avvisala che soffro gran dolore.
Amor violento sforza la mia mente,
batte l’abisso, storna duramente
ogni passione cui fosse legata.
Se molto dolce non è l’amata,
rapisce ogni cosa il vento,
sire feroce e violento.
29.VII.1986
Il giardino
Getto dalle mie mani di corallo marino
gemme senza fine, perle di sangue immortale
fin dentro il giardino dell’Amico, entro il suo acquario
di pesci volanti e tartarughe antiche.
24.VIII.1986
La Porta del Sole
Non vado per dove andavo,
non credo quel che credevo.
Io penetrerò la Porta del Sole,
invero entrerò dove pochi sono entrati.
E forse nessuno, nessuno
è sulla mia libera strada.
24.VIII.1986
Il Quarto
Nella notte il mio destriero di vento cavalca sogno.
O sogno cavaliere di cavalli di morte!
O figlio di astuta follia!
Il Quarto di là da sogno e morte,
l’Occhio d’Abisso Sole,
mi guarda.
26.IX.1986
Hallowe’en
Ade dai sette occhi,
Madre dei nove rami,
spezzate, fratelli,
i nostri legami.
Scendete, fratelli Morte,
aprite le vostre porte,
aprite le porte del destino
verso il mondo divino.
Scendete, fieri fratelli,
Ade e Selene belli,
scendete, sorella e fratello
con bastone ed anello.
Scendete qui, portateci lì.
Fratelli amanti, in terra
scendete senza guerra;
guidateci al vostro regno
con splendido segno.
Ade dai sette occhi,
Madre dei nove rami,
spezzate, fratelli,
i nostri legami.
31.X.1986
Seguo l’uccello bianco
Seguo l’uccello bianco
nel suo libero volo infinito.
Parole vastissime ha il mondo.
20.XI.1986
Il cavaliere
Or sono mill’anni un cavaliere
libero cavalcava nel deserto.
E ai tuoi figli diremo, amor mio, che la morte
non colse che poche parole perdute
che il vento dal cielo, felice,
ne sperse; che l’uomo
pur scruta nel sogno suo alto,
come un libero falco, la preda.
20.XI.1986
L’arca
Volgi il viso, o seguace del misterioso regno,
verso la bianca fiamma della fine del mondo.
Saliremo l’arca che il sire dolce mostrerà,
vedremo il sogno che il mondo oscuro non saprà,
e adageremo le nostre stanche membra
infine nei liberi campi del silenzio.
20.XI.1986
Se cerchi ebbrezza
Bevi, se cerchi ebbrezza.
Bevi, se cerchi ardore.
Ma nel cammino del vivere riguardati,
che nella notte l’occhio non ti chiuda
colei che comanda l’oblio.
20.XI.1986
La mandragora rossa
Sorgi e danza, sorgi e danza
luce di morte,
sole dell’oscuro.
O dissolvente fuoco,
o acqua prodigiosa,
quando, ti chiedo, oh quando
il nobile cigno, il santo,
la figura di stella
scesa all’orto buio del mondo,
leverà col suo strappo possente
la mandragora rossa del destino?
Quando, sire dolce, oh quando
potrò infine danzare,
nudo fauno e cavallo
per le steppe centauree e volare,
possente aquila libera,
tra i paesi del sogno?
Quando, sorella nera, oh quando
ti guarderò negli occhi ed in segreto
tu porrai fiori,
inghirlandando amore,
tra le vene dolenti del mio essere?
23.I.1987
La danzante forma amorosa
Quel che fugge non sono - certo sono
quel che nome non coglie - sono vento
prima che soffi il dio - angelo sono
dai suoi occhi sfuggito - sono un’onda
del gran fiume fluente - dell’abisso
nel palazzo di pietra son la freccia
che dal sogno ti uccide, la danzante
forma amorosa - abito il tuo cuore.
23.I.1987
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