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IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Dario Chioli

 

I l dialogo si svolge tra il Signore Iddio e non meglio specificati Angeli, nel giorno del Giudizio Universale.

"Signore Iddio! C'è un ateo!"

"Ebbene?"

"Se non ci vede, come faremo a giudicarlo?"

"Fatevi riconoscere dunque".

"Ma come fare? Gli abbiamo volteggiato attorno mille volte, abbiamo fatto cento prodigi per lui solo, e lui ha detto ch'eravamo solo dei buffoni, degli illusionisti, e che in realtà il mondo così com'è è molto più attraente di tutti i nostri prodigi".

"Davvero non è un idiota questo ateo. Portategli dunque fiori e frutti e cose reali, e ditegli che Dio vuole parlare con lui, tanto per vedere se riesce a convincerlo che esiste".

"Siamo andati".

"Ebbene?"

"Ha preso i fiori e se ne è adornato, ha preso i frutti e se li è mangiati, ha accettato  la realtà e l'ha vissuta ben bene. Poi ci ha detto che era contento e che gli bastava quello. Gli abbiamo fatto notare che eri Tu che gli avevi mandato tutte quelle belle cose, e che quindi aveva se non altro il dovere di ringraziarti. Ma lui ci ha dato degli sciocchi e si è messo a dormire".

"Davvero non è un idiota questo ateo".

"Ma come faremo a giudicarlo, se non si accorge di Te?"

"Andate da lui e lusingatelo con tutte le più lusinghiere promesse, dicendo che qui troverà ogni cosa, solo che venga".

"Già l'abbiamo fatto, ma ci ha detto che non vale la pena cercare altrove quando vi sono così tante belle cose nel posto dove se ne sta di solito. Gli abbiamo fatto andar male tutti gli affari per dimostrare la tua potenza, ma lui ha dato dell'imbecille a se stesso e ha detto che noi non avevamo colpa, e che insomma non sempre tutto va perfettamente, e che se non c'è un po' di malanni non val la pena neanche il bene. E poi ci ha mandati via dicendo che aveva da fare".

"Perbacco, non è proprio un idiota questo ateo".

"Il guaio più grande è che è assolutamente convinto di quel che dice. Bestemmia senza darsi pensiero alcuno, e dice che tutte le parole, volgari o sacrosante, hanno tutte la stessa scarsissima importanza".

"Eh, quest'ateo non ha capito male il mondo".

"Ma come faremo a giudicarlo, Signore?"

"Ebbene, andrò da lui come un uomo. Che Dio sarei se non potessi essere anche un uomo a mio piacimento? Andrò da lui come un uomo e mi farò amare come un uomo, e poi lo porterò qui e lo salverò senza che lui lo sappia".

"Senza che sappia che Tu esisti, Signore?"

"E che? Forse che se Io mi faccio uomo non sono sempre Io? In verità, o Angeli, non dovreste bestemmiare con tanta facilità! È pur vero che, come dice quell'ateo, le parole hanno scarsissima importanza, ma lui è un uomo e voi siete Angeli!"

"Ma insomma, Signore, per farti amico di quell'uomo dovresti rinnegare Te stesso!"

"E come è possibile rinnegare la realtà? E Io che so benissimo che esisto perché mai, se lui mi chiede di dire Dio non c'è, non dovrei poter dire Dio non c'è? Il vostro discorso è invero come quel pazzo che credeva di chiudere in un otre il vento e di poterlo poi scatenare dall'otre a suo piacimento: mi vorreste forse rinchiudere in un otre di parole per fare il danno di quel saggio ateo? In verità questo modo di pensare non mi piace. Tacete dunque, e Io andrò da quell'ateo come un uomo e lo attirerò a Me senza tante parole e lo salverò come solo Iddio sa fare".

 

[16.I.1976]

 

 

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