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NAIADI CENTAURI E ALTRI DESTINI

Dario Chioli

 

NAIADI

Tutti sanno che le Naiadi sono le ninfe che abitano le sorgenti. E quando le sorgenti cessano di zampillare, le Naiadi muoiono. Ma non muoiono perché vogliano morire o perché non sappiano evitarlo; muoiono perché dimenticano che il tempo passa e perciò, quando la sorgente smette di sgorgare, prima che si accorgano di invecchiare sono già bell'e morte. Altrimenti, certo, o cercherebbero la sorgente smarrita o ne farebbero un'altra. Sennonché, poiché dormono quasi sempre, prese dai loro sogni, non si accorgono di niente, e trapassano dal sogno alla morte senza neanche accorgersene. E tosto che muoiono nel loro mondo, nascono nel nostro, ed è per questo che ogni tanto nascono delle bambine proprio bellissime. Il mondo in genere le spreca, e non sa chiedere ai loro lucenti occhi i segreti dei mondi paralleli. E sappiate che vi è un momento ogni anno, per i primi sette anni della vita di queste bambine, in cui esse si ricordano del mondo che hanno lasciato. E se qualcuno ne chiedesse loro novella, esse la conterebbero. All'ottavo anno però accettano l'oblio, poiché il ricordo dei regni perduti è troppo doloroso.

 

CENTAURI

Di quei bambini poi che vengono al mondo strillando come dannati, la verità è questa. Furono un tempo Centauri, e rincorrevano fuggevoli ninfe; ed essendo più veloci, vollero raggiungerle. Ed ecco le afferrarono, ma esse si mutarono in stelle, e i Centauri si trovarono di colpo in cielo e grande fu il loro spavento. E per lo spavento caddero in terra, e molto si adirarono contro le stelle, e scagliarono frecce contro di esse e, cosa che certo noi non potremmo, con le frecce le raggiunsero. Ma come le stelle furono trafitte, i Centauri morirono al loro mondo e nacquero al nostro, poiché avevano trafitto il proprio stesso cuore. La delusione li fa gridare, il rimpianto lamentare. E se gli si chiedesse la ragione, essi un poco si calmerebbero e risponderebbero, anche se in una lingua difficile ed irosa. Ma bisogna chiederglielo proprio mentre stanno nascendo.

 

ALTRI CENTAURI

Vi son poi di quelli che, anche se glielo chiedi al momento giusto, non ti diranno niente, perché son cocciuti assai e s'ostinano, ora che sono uomini, a ritenersi Centauri, così come già prima, che erano Centauri, s'ostinavano a ritenersi altra cosa. E certo, se un dì nascessero vitelli o anemoni di mare, si ostinerebbero a ritenersi uomini.

E son molte le razze che si ritengono sempre per quel che sono stati e mai per quel che sono. E in questo modo non si può ben dire se mai davvero siano qualcosa giacché, proprio allorquando lo sarebbero, essi certo non vorranno ammetterlo. Solo lo ammetterebbero domani, quando più non lo fossero. Ed è per questo che scrisse Salomone che fece Dio le cose semplici, e l'uomo le complicò.

 

IL FRATELLO CELESTE

Di quelle madri poi che muoiono dando al mondo un figlio, è certo che generano, oltre al figlio conosciuto, anche un altro, sconosciuto e simile al primo. E il fratello sconosciuto assiste quello visibile, e i due spesso si conoscono bene. Quasi sempre però giungono i distruttori della bellezza a rovinare l'opera delle madri, e in tal modo l'orfano è più solo al mondo. Il fratello sconosciuto, infatti, viene da codesti idioti infingardi nascosto con molta ombra e pertanto, stanco di non essere più veduto, se ne va per conto suo. E tosto che se ne va per conto suo, il fratello accecato sente un vuoto nel cuore. E accade che taluno ricerchi la ragione di quel vuoto e pervenga, ancor nella sua breve vita, a riabbracciare il fratello. E grande è la loro gioia.

È anche vero, in effetti, che dopo che morì la prima madre e questa storia una volta si verificò, chiunque nasca è come un orfano al mondo, e può cercare il fratello celeste. E pure è vero che il tempo in cui morì la prima madre è prima ancora del tempo stesso. Tuttavia chi direbbe per questo che la mia storia non è vera?

 

SILFIDI

Anche accade che talora s'intrufolino nel nostro mondo le Silfidi; ma presto se ne tornano donde son venute. E sono quei bambini che, noi diciamo, muoiono prima del tempo. E invece son fuggiti indietro, perché sono così leggeri che il nostro mondo non può contenerli. Soffi levissimi sono infatti le Silfidi: un accesso di umana idiozia può bastare a sconvolgerle fino alla morte, e il nostro cattivo gusto prima o poi compie tale opera malevola. Ma esse non ce ne vogliono, e solo tornano indietro; e forse anche hanno imparato da noi qualche buffa storia.

 

IL DIO FANCIULLO

Di un uomo che ha vissuto cento anni, libero, autosufficiente, ragionevole, che mai ha proclamato le opinioni dei demagoghi e mai ha consentito al falso, nemico dell'inganno e signore della propria interiore pace, che può dirsi? Ch'egli, dall'altra parte del mondo, diviene un dio fanciullo. E chi di qua lo vedesse, lo vedrebbe con la barba bianca e vestito di bianco, come un antico senatore romano. Ma egli di là vede se stesso come un infante e passa il tempo scherzevolmente. Molti dei nostri contrattempi sono opera di tali burloni. E sono contrattempi per far pensare, ma per loro soltanto giochi di fanciullo.

 

[25.X.1982]

  

  

Nota.
Il detto di Salomone è parafrasato da Qohéleth 7, 29.

  

  

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