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NOTA SUI MARABUTTI

Dario Chioli

 

Assai diffuso è in Marocco - donde è passato nel resto del Nordafrica - il culto dei “marabutti” (“murâbitûn” in arabo, “mrâbtîn” in dialetto), voce con cui si indicò in origine una particolare sorta di missionari, spesso armati, che abitavano in fortilizi detti “ribât” imitati poi dagli ordini crociati europei, dove le pratiche ascetiche si mescolavano agli esercizi militari, ma che in seguito furono più spesso mistici, guaritori, santi taumaturghi venerati dal popolo. Lo si può far risalire alla metà dell’XI secolo, quando uno di loro, `Abd Allâh ibn Yâsîn (morto nel 1059), assalì dal Senegal il Marocco. Egli aveva istituito un “ribât” in un’isola del Senegal, organizzandovi una quantità di armati. Quando fu sufficientemente forte, passò all’attacco e i suoi generali berberi ottennero un completo successo militare, politico e religioso. Tra questi c’era Yûsuf ben Tâshfîn, il generale - sposo di una Zaynab di ammirato talento politico - che nel 1062 fondò Marrakesh e che sopra tutti si distinse, sicché finì per occupare tutto il Marocco e la Spagna e per fondare il regno degli “Almoravidi”, termine derivato appunto da “al murâbit”. Gli Almoravidi furono peraltro ben presto soppiantati dagli Almohadi, ma intanto il culto dei marabutti era istituito e seguitò a svilupparsi. Da allora in moltissime località sorsero mausolei a memoria dei personaggi religiosi di più venerata memoria. I marabutti ed i loro discendenti furono e sono tuttora ritenuti dotati di capacità taumaturgiche e accreditati di miracoli straordinari operati in virtù della forza spirituale della benedizione - in arabo “bàrakah” - proveniente dalla propria santità o, per trasmissione, da quella dei propri ascendenti. Ebbero altresì spesso grande importanza sia all’interno delle confraternite sufi sia sotto il profilo politico-sociale.

 

[Dicembre 2000]

 


Nota. Scrissi questo breve centone di dati per un'iniziativa editoriale che non andò in porto. È stato composto con particolare cura ma non fornisce alcuna informazione che non sia già nota. Tuttavia lo riporto qui perché, come suol dirsi, né mangia né beve, e penso che potrebbe incuriosire qualcuno.

 

 

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