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INTERPRETAZIONE ANAGOGICA DEI DATI LINGUISTICI: POVERTÀ E SOVRANITÀ SPIRITUALE

Dario Chioli

 

Premessa

Vi è, per il ricercatore della verità interiore che paragoni le varie tradizioni spirituali, una peculiare difficoltà che, superata, può esser fonte di molta luce: la difficoltà di scorgere la sostanziale identità di espressioni fondamentali di due lingue e tradizioni diverse, pur in presenza di una vera e propria sinonimia delle medesime; tale incapacità rende l'interpretazione assai più fiacca di quanto non sia auspicabile; superata, illumina d'una luce nuova ciò che l'abitudine e la pigrizia mentali avevano svilito.

Sulla povertà

Un esempio piuttosto chiaro si ha allorché si considerino in parallelo la prima parte del versetto 5,3 del Vangelo di Matteo: Makárioi hoì ptokhoì tô pneúmati; e l'espressione coranica (sura XXXV, versetto 15 o 16 secondo le edizioni) al-fuqarâ' ilâ-Llâh.

L'espressione di Mt 5,3 viene generalmente tradotta: Beati i poveri di spirito oppure Beati i poveri in spirito (nella Vulgata: Beati pauperes spiritu - poveri a cagion dello spirito; (1) Lutero: Selig sind, die da geistlich arm sind - poveri spiritualmente), (2) mentre l'espressione araba dice i poveri verso Dio: Voi siete poveri verso Dio ovvero: voi siete bisognosi di Dio (Bonelli). (3)

L'espressione povero di spirito ha finito per diventare nel linguaggio comune quasi un sinonimo di imbecille; per ben che vada, non se ne dà che un'interpretazione etica, o banalmente psichica. Invece, si manifesta qui una categoria fondamentale dell'esperienza spirituale: l'uomo deve liberarsi del mondo profano per essere vuoto, pertanto povero e necessitante, ma anche ardente e timoroso, di fronte a Dio.

Legate al termine ptokhós, la parola ptóa vale "spavento, terrore" ed anche "eccitamento, passione, ardore"; ptésso vale "spavento, fo sbigottire" ed anche "mi appiatto, mi acquatto, mi rannicchio per timore, sbigottisco, pavento"; ptóx vale "timido, pauroso".

Ptokhós poi vuol dire, oltre che "indigente, povero", in primo luogo "mendicante" e ptósso vuol dire, oltre che "mi rimpiatto, mi rannicchio" anche "vado mendicando" (definizioni del Rocci). (4)

Egualmente l'arabo faqîr, che nella lingua comune è passato a indicare il derviscio mendicante, vale one who is in need, either physical or spiritual - qualcuno che è bisognoso, fisicamente o spiritualmente (Gibb-Kramers). (5)

Questi è pertanto l'uomo che, svotato del mondo e dell'eccesso del proprio ego, mendicante rispetto allo Pneuma, allo Spirito, bussando alla porta che dal proprio cuore dà a Dio quale un vero derwîsh ("cercatore di porte", in persiano), auspica la felicità (gr. makaría) d'esser riempito di Spirito (gr. Pneûma, ar. h), spera che questo soffi, quivi attratto dal vuoto, nel vuoto dell'uomo, recandovi la sovrana potestà celeste, ovvero, con parole greche, he basileía tôn ouranôn (nel seguito di Mt 5,3) o, in arabo, al malakût ("la Sovranità permanente, il regno celeste e angelico" - T. Burckhardt). (6)

Sulla sovranità

Si noti infine che in traduzione va perso il carattere femminile di Basileía tôn ouranôn ("Regno dei cieli" in italiano, Himmelsreich per Lutero, kingdom of heaven per la Revised Version, (7) royaume des cieux per Louis Segond (8) e la Bible de Jérusalem ). (9) Così nessuno saprà riconoscere, che assai non ricerchi, da queste parole apparentemente così generiche, la sefirà decima e ultima della tradizione ebraica: Malkhùth, Regno, detta altresì Shekhinà, Presenza di Dio, quando ed in quanto venga, Gratia gratis data, a ricongiungersi alla sefirà prima, Kèther, Corona, alla fine del processo di abbandono e svotamento che ha come conclusione, a Dio piacendo, il rifluire nel ricettacolo (ar. qâbil) del cuore (ar. qalb) della pienezza divina, del Pleroma, che ivi si unisce quale Gnosi allo gnostico, quale potenza (sanscr. çakti) all'eroe, così trasformando un rigido cadavere (sanscr. çava) in vita divina (Çiva). Il mendicante, avendo in tal modo conseguito la trasformazione dei propri vincoli in strumenti di liberazione, raggiunge infine la Corona, la sfera sovrumana (sanscr. sahasrârapadma), la regalità restituita dell'uomo originario.

 

[1993]

 

 

(1) Novum Testamentum Graece et Latine a c. Eberhard Nestle, Erwin Nestle e Kurt Aland, United Bible Societies, Londra-Stoccarda 1969.

(2) Die Bibel oder die ganze Heilige Schrift des Alten u. Neuen Testaments nach der deutschen Übersetzung D. Martin Luthers, Basler Bibelgesellschaft, Basilea 1946.

(3) Il Corano, trad. di Luigi Bonelli, Hoepli, Milano 1976.

(4) Lorenzo Rocci, Vocabolario Greco-Italiano, Dante Alighieri-Lapi, Città di Castello 1958.

(5) H.A.R. Gibb - J.H. Kramers, Shorter Encyclopaedia of Islam, Brill, Leiden 1974.

(6) Titus Burckhardt, Introduction aux doctrines ésotériques de l'Islam, Parigi 1969, trad. it. Introduzione alle dottrine esoteriche dell'Islam, Mediterranee, Roma 1979.

(7) The Holy Bible. The Revised Version. Oxford University Press, Londra 1955.

(8) La Sainte Bible qui comprend l'Ancien et le Nouveau Testaments traduits sur les textes originaux hébreu et grec par Louis Segond, La Maison de la Bible, Ginevra 1952.

(9) La Sainte Bible traduite en français sous la direction de l'École Biblique de Jérusalem, Éd. du Cerf, Parigi 1961.

 

 

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