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Gianluca Ricci

IL LAMENTO DEL TACCHINO (UNA QUASI FIABA...)

         

      

Non chiedete ad un tacchino di credere a Babbo Natale: lo fareste piangere disperatamente… Forse solo la paura di una nuova influenza aviaria lo potrebbe salvare. Tutti in questi giorni si stanno preoccupando del cenone e di cosa mangiare durante le feste. Certo che la crisi economica ci fa pensare un po’ più in piccolo, ma tanto è: il nostro tacchino continua a tremare.

Non sarebbe meglio, egli pensa, – se i tacchini sanno pensare – andare tutti in chiesa e dare concretezza a quei pensieri di pace che ognuno dice di nutrire? Ahi, nutrire… brutta parola! Glù, glù, glù… Anche io – gorgoglia – sono contro il consumismo. Bisogna davvero che tutti comincino a fare una dieta ed allora vediamo di iniziare proprio dall’arrosto! Pensate a quanta gioia regalereste a tante famiglie che io conosco molto da vicino. Lo zio Mario, la cugina Gertrude, Marietta, che giusto ieri ha festeggiato i primi tre chili di peso… Io non ci tengo alla tintarella artificiale, lampada o non lampada al quarzo. Se voi volete arrostirvi sotto una fonte di calore artificiale fate pure: io desidero tenermi ben strette tutte le penne sul groppone. E, se volete cospargervi con l’olio per non scottarvi, fatelo pure, purché non sia d’oliva! 

Ma guarda un po’! Uno se ne stava tranquillo nelle praterie di un mondo tanto sconosciuto che hanno dovuto chiamarlo Nuovo di zecca – oddio, qualche freccia da schivare c’era, ma quei pellerossa erano talmente buffi con tutti i loro colori sulla faccia e sul corpo che li vedevamo subito in tempo per schivarli! Uno, dunque, se ne stava tranquillo che subito un altro umano, appena arrivato, pensa di allevarti per buttarti a tradimento in pentola, farti a fettine, accompagnarti con le patate o qualsiasi altra verdura. Io, le erbette, le vedrei meglio dentro la mia pancia e non sotto l’ala destra o la zampa sinistra. Non è così che si consuma l’insalata, maleducati! Adesso dovrò darmi alla macchia, ma con questo freddo star fuori di notte è come dormire nel frigorifero. Oh, no! Che brutta parola ho detto di nuovo, frigorifero, scusatemi, non so più quello che dico… Beh, spero che tutti possiate cambiare gusto: non è bello vivere per imparare nuove cose? Ecco, date anche a me questa possibilità. E ricordatevi: anche io tengo famiglia!

   [dicembre 2009]

   


Gianluca Ricci è nato il 17 novembre 1950 a Perugia dove attualmente risiede. Dopo essersi laureato in lettere moderne si è trasferito per motivi di lavoro per circa un decennio in provincia di Bergamo. Ha insegnato italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di I e II grado. 

Sono stati pubblicati alcuni suoi volumi di poesia:

Su SuperZeko, poi, sono riproposte con il consenso dell'autore alcune Poesie inedite degli anni 2005-2007, già pubblicate da Enrico Cerquiglini nel suo blog «Tra nebbia e fango» (http://enricocerquiglini.splinder.com/tag/gianluca_ricci), e Vigoroso è il moto del cielo (Poesie 2010-2012), già pubblicato da Midgard Editrice, mentre sono pubblicate in prima edizione la raccolta del 2008 Nova. Amor sacro ed amor profano ed altre cose ancora, quella del 2009 L'Uno vacante. Ancora citazioni, haiku, koan, aforismi e quant'altro..., Avessi ancora qualcuno (2011-2012), e le opere in prosa Koan all'italiana (2009), Il micio curandero & altri racconti (2009-2010), Le fiabe svoltate (cioè all'incontrario) (2010), Quando i ragazzi raccontano (2010), Tre viaggiatori (2010). Vi ha inoltre pubblicato Me le ha raccontate la mamma..., una raccolta di storielle e filastrocche apprese da sua madre Alda Rebecchi.

Il suo indirizzo di posta elettronica è etsi.omnes.non.ego@gmail.com.

   

 

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