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Gianluca Ricci

VIAGGIATORE NEL TEMPO

   

      

Scrivo queste note a futura memoria. Le forze mi stanno mancando e desidero soltanto che questo veicolo Sfera-tempo possa riportarmi in fretta alla mia epoca per essere curato e restituito ad una vita normale. Probabilmente, questo è stato il mio ultimo viaggio. A differenza delle volte precedenti ho preteso troppo. Ho voluto dimostrare a me stesso che niente mi era impossibile e forse sono stato punito per aver osato troppo. Di solito viaggiare nel tempo mi ha portato a contatto con i momenti più decisivi della storia dell’umanità, anche se qualcosa o qualcuno non mi permetteva – ne sono sempre stato certo – di intervenire nelle faccende passate. Sentivo che la mia presenza era considerata un intralcio, mentre una voce interiore mi intimava di restare estraneo altrimenti si sarebbe alterato tutto lo sviluppo delle cose già avvenute e conosciute ed io stesso forse non sarei mai potuto esistere.

Così anche quest’ultima volta sono partito rassegnandomi ad essere solo uno spettatore. Mi ero proposto, però, una meta tremendamente ambiziosa. Avevo puntato gli indicatori spazio-temporali del mio veicolo sull'Anno Zero-Zero, ora Zero-Zero, località Betlemme, Palestina. Potevo scegliere una data ed un luogo qualsiasi e l’ho fatto anche se il momento ed il posto non erano davvero senza significato. Perché assistere alla Natività, vedere nascere addirittura Gesù Bambino? Orgoglio? Il bisogno di rinsaldare la mia fede vacillante? La superbia di vantarmi davanti a tutti quasi fossi io il quinto evangelista? Il fatto è che Dio in questi nostri tempi ci parla così poco direttamente o forse noi siamo diventati tutti sordi. Basta, mi sono detto, andiamo proprio a vedere di persona…

Nessuno, fino ad oggi, si è dimostrato interessato a verificare se quel giorno abbia nevicato davvero o se i pastori di cui narrano le cronache erano tutti dei veri, rudi pecorai e se i Re Magi, partendo dalla Persia, arrivarono poi in tempo seguendo la stella cometa… Io non avrei potuto portare con me neppure un cioccolatino da offrire, per non alterare il continuum spazio-temporale, figuratevi l’incenso, l’oro e la mirra…

Ho rispettato tutte le procedure e mi sono mantenuto fedele alle regole del viaggio. I comandi di bordo hanno reagito regolarmente. Come sempre, il veicolo si è posto sulla verticale del luogo prescelto, avviandosi ad eseguire immediatamente la necessaria curvatura spazio-tempo. Effettuata la manovra, a motore spento, ho cercato di abbandonare il veicolo per avvicinarmi assumendo una mimetizzazione standard, in questo caso dietro un cespuglio di rose selvatiche. Qualcosa però deve essere andato storto. Il portello di apertura del veicolo non si è neppure aperto ed io non sono riuscito a scendere. La mia tuta sembrava essersi incollata al sedile. Nel frattempo, per cause ancora sconosciute, lo scafo della Sfera-tempo è diventato trasparente, dandomi l'impressione di essersi dissolta completamente. Un bel grattacapo per gli ingegneri della manutenzione. Bloccato sulla poltrona di comando, ho visto scivolare per più di tre ore accanto a me le figure dei pastori, le sagome delle bestie da soma, l'ombra delle greggi. Ho gridato per farmi aiutare, per far aprire i portelli dall'esterno. Nessuno si è accorto della mia presenza né la mia richiesta d'aiuto è stata sentita. La piccola folla adunatasi lì nei pressi ha ceduto il passo solo a tre personaggi, vestiti in un modo sfarzoso e sgargiante, proprio come sono rappresentati ancora oggi i Magi. Grazie a queste regali presenze ho compreso come fossi veramente giunto dove volevo arrivare. Dal fondo di una costruzione semplice, forse una capanna, forse una grotta, scavata ed utilizzata come stalla, si irradiava una luce intensa e dolce, inspiegabile secondo le normali leggi fisiche.

Ho cominciato anche io a pregare, avevo paura, volevo muovermi, andare a vedere. Forse laggiù avrei potuto trovare una risposta alle mie domande e alle mie inquietudini. Niente. Ho passato la notte in quelle condizioni. Poi alla mattina tutto è tornato normale e la prima cosa che ho notato è stata una scritta, non di mio pugno sul diario di bordo: 

«Perché mi hai veduto, o Tommaso, hai creduto. Beati coloro che non mi hanno visto ed hanno creduto!»

Bisognerà indagare ancora?

   [dicembre 2009]

   


Gianluca Ricci è nato il 17 novembre 1950 a Perugia dove attualmente risiede. Dopo essersi laureato in lettere moderne si è trasferito per motivi di lavoro per circa un decennio in provincia di Bergamo. Ha insegnato italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di I e II grado. 

Sono stati pubblicati alcuni suoi volumi di poesia:

Su SuperZeko, poi, sono riproposte con il consenso dell'autore alcune Poesie inedite degli anni 2005-2007, già pubblicate da Enrico Cerquiglini nel suo blog «Tra nebbia e fango» (http://enricocerquiglini.splinder.com/tag/gianluca_ricci), e Vigoroso è il moto del cielo (Poesie 2010-2012), già pubblicato da Midgard Editrice, mentre sono pubblicate in prima edizione la raccolta del 2008 Nova. Amor sacro ed amor profano ed altre cose ancora, quella del 2009 L'Uno vacante. Ancora citazioni, haiku, koan, aforismi e quant'altro..., Avessi ancora qualcuno (2011-2012), e le opere in prosa Koan all'italiana (2009), Il micio curandero & altri racconti (2009-2010), Le fiabe svoltate (cioè all'incontrario) (2010), Quando i ragazzi raccontano (2010), Tre viaggiatori (2010). Vi ha inoltre pubblicato Me le ha raccontate la mamma..., una raccolta di storielle e filastrocche apprese da sua madre Alda Rebecchi.

Il suo indirizzo di posta elettronica è etsi.omnes.non.ego@gmail.com.

   

 

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