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Gianluca Ricci

IL MIO VECCHIO AMICO

         

         


Questa storia non è farina del mio sacco: ho raccolto, rielaborato, corretto uno scritto scolastico di una ragazza di quattordici anni iscritta ad una scuola media del circondario di Assisi. Correva l’anno 199... Il testo risultava profondamente scorretto: ortografia e punteggiatura sconosciute, regole grammaticali e sintattiche ignorate, competenze lessicali inadeguate… Eppure era pieno di vita, di luce interiore. Io mi sono comportato come uno di quegli artigiani che tagliano e preparano i diamanti grezzi. L’ho ripulito, sgrossato, sfaccettato e reso idoneo alla lettura. Forse qualcosa di più di un semplice scrivere da ghost writer.

G. R., gennaio 2010


   

Il giorno non finiva mai. Erano solo le quattro del pomeriggio e fuori faceva già buio. Era arrivato l'inverno. Io, seduta nel mio letto, ero immersa nei miei pensieri, nei miei sogni, di quelli che non si realizzano mai.

Ripensavo alle bellissime giornate trascorse d'estate al mare con i miei amici. Eppure mi era piaciuto ricominciare la scuola. Nuovi professori, nuovi compagni, ma c'era qualcosa che non mi convinceva e, così, dopo pochi mesi eccomi qua a ritornare indietro con la memoria verso quelle giornate calde, a quelle serate passate insieme agli amici. Un'estate diversa da tutte le altre e che non dimenticherò mai.

Era sabato sera e proprio allora ebbi il mio primo colpo di fulmine. Di innamoramenti ne avevo avuti tanti prima, ma come questo, no.
Lui era seduto lì, sul sellino del suo scooter, davanti alla porta della mia pasticceria preferita. Non era la prima volta che lo vedevo. Ci incontravamo tutte le estati, quando tornavo in vacanza dai miei parenti. Ero ancora piccola e non sapevo cosa fosse la bellezza, soprattutto quella dei ragazzi. Un maschiaccio come me stava bene con tutti: avevo in mente molte cose, meno che mai i ragazzi. Adesso le cose erano cambiate e mi sembrava di cominciare a capire tutto. Beh, lui era lì, sullo scooter ed io, come tutte le sere, passeggiavo con le mie amiche.

Ad un tratto mi sono girata e mi sono accorta che la faccia di quel ragazzo non mi era del tutto sconosciuta. Da quel momento la mia mente non cessò di pensare, di sforzarsi di ricordare chi era quella persona tanto misteriosa. Dopo cinque minuti le mie amiche avevano notato che in me c'era qualcosa che non andava. Tra di loro anche Martina, quella che conoscevo - si può dire da sempre - fin dall'infanzia e con la quale ho sempre passato tutto il tempo delle mie vacanze. A lei non era sfuggito il mio sguardo fisso verso la pasticceria. Ad un certo punto, un'altra delle mie amiche mi chiese:

«Hai così tanta voglia di un pasticcino?»

Voltarmi e guardarla con occhi di fuoco fu una cosa sola, ma poi mi trattenni pensando che, manifestando i miei dubbi, i miei sentimenti, avrei fatto una figura da idiota e me ne uscii dicendo che sì, avevo proprio voglia di un dolcetto e che volevo entrare in quella pasticceria, poiché non c'ero mai stata.

Martina non la bevve e, non appena mi fu vicina, mi sibilò:

«Ma che ti sta succedendo?»

Avevo deciso di non dirle niente, tanto più che eravamo tutte insieme. All'uscita, mi ritrovai di nuovo davanti al suo sguardo: lui era ancora lì e mi guardava, mi guardava in un modo curioso, come se avessi avuto qualcosa che non andava. Non sapevo proprio che fare. Credo che sarei impazzita se non avessi chiesto a Martina chi fosse quel ragazzo che mi tornava in mente.

«Come? – lei mi rispose, – Fino a ieri quel tipo non ti è piaciuto affatto. Non l'hai potuto mai soffrire, anzi gli facevi dietro le linguacce, che lui del resto ha sempre ricambiato, quando non te ne accorgevi... Il bello era quando, da piccoli, vi prendevate in giro urlando, correndo intorno alla vasca dei pesci che c'è ai giardinetti. Proprio non ti ricordi? Beh, a dire la verità, adesso è passato molto tempo, ha diciotto anni e si è fatto davvero un bel ragazzo».

Io però non riuscivo a capacitarmi come quella persona facesse parte dei miei ricordi e mi sforzai di ricordare.

«Quel ragazzo lì, – esclamai all'improvviso – non sarà per caso Daniele?»

Martina sembrò contenta che mi fosse tornata la memoria:

«Vedo bene che la mia amica inizia a far funzionare il cervello!»

«E come avrei potuto dimenticarlo! Oddio, devo proprio esserti sembrata una stupida! A pensarci, mi viene da ridere».

Tuttavia avevo come l'impressione che anche lui si fosse accorto di me, no, che si fosse ricordato di me. Per un po' non ci pensai più, almeno per tutto il tempo necessario per arrivare al parco comunale. E lì, proprio lì, me lo ritrovai di nuovo davanti agli occhi che passeggiava fingendo indifferenza, senza degnarmi neppure di un'occhiata.

Il fatto non passò inosservato alle mie amiche, alle quali non sfuggì neppure che lui, sotto sotto, mi guardava insistentemente.

A me tutto questo faceva piacere, non lo posso negare, ma non poteva bastarmi. Desideravo conoscerlo meglio, incontrarlo un'altra volta. E così fu, ma non subito. Dovettero passare due sere, prima di incontrarlo di nuovo, anche se continuavo a vederlo ogni giorno, come se ci fossimo dati un appuntamento. Alla fine non resistetti più e chiesi a Martina, che lo conosceva bene, se non le dispiacesse rinnovare le presentazioni. Lei non fu d'accordo, troppo macchinoso ed ingenuo, ma le venne in mente un'idea alternativa, che mi sottopose subito:

«Adesso ce ne stiamo qui, tanto so che fra poco Daniele deve passare. Quando sarà vicino a noi, farò finta di far cadere lo zainetto per terra e lui non potrà far a meno di fermarsi per aiutarci. Così ne approfitterò per presentartelo. Ok, ti va bene?»

Cominciammo a prepararci. Martina si mise a cercare nello zainetto e, quando lui arrivò e fu alla nostra altezza, rovesciò il contenuto per terra, tanto che entrambe ci chinammo a raccogliere le cose sparse ostacolando il transito per la strada. Daniele riconobbe Martina e la salutò, poi gentilmente ci aiutò a recuperare quanto era caduto.

Ci alzammo guardandoci negli occhi. Allora mi presentai e mi sembrò che lui fosse compiaciuto di quella mia ingenuità. Poi, quasi ci avesse ripensato sopra, mi disse:

«Però, mi aspettavo un altro tipo di saluto da te!»

Scoppiammo entrambi a ridere. Quella sera stessa, dopo aver fatto insieme una passeggiata, ci sedemmo su una panchina. Ci raccontammo un bel po' di cose, tutto quanto era accaduto negli otto anni, duranti i quali ci eravamo persi di vista. Il tempo volò via rapidamente ed io dovevo tornare a casa e lui anche.

Ci salutammo con la certezza che ci saremo rivisti anche domani, domani e domani ancora...

Il tempo per me aveva un gran valore. Passava troppo in fretta, i giorni volavano via come il vento. Le vacanze stavano per finire e mi era rimasto solo un venerdì sera.

Ero pronta a fare l'ultimo giro con Martina. In qualche modo ero contenta, perché sapevo che Daniele doveva partire per Milano e quindi entrambi ci saremmo dovuti allontanare allo stesso modo dai nostri luoghi d’origine. Avevo paura che lui non venisse più a salutarmi, invece mantenne la promessa. Aveva una faccetta triste, come tutti coloro che sanno che l'estate sta finendo.

Appena mi vide, si diresse verso di me e tirandomi per un braccio mi portò a sedere su una panchina. Ecco, sì, il momento che aspettavo da tanto era arrivato. Mi fece capire che gli interessavo, ma io non sapevo che fare in quell'istante eppure non potevo farmi scappare un ragazzo bello e simpatico come lui. Per la prima ed ultima volta ci dichiarammo reciprocamente, promettendoci di mantenere i contatti.

La nostra storia iniziò così, anche se iniziò solo l'ultima sera. Io ne fui contenta ugualmente. Sapevo che quella storia, cominciata in modo bellissimo, poteva terminare solo nello stesso modo. Ci scambiammo gli indirizzi ed io decisi di salutarlo prima di scoppiare in una valle di lacrime…

Ecco, così è finita la mia estate. Per me è stata la prima e vera estate, passata bene, con una persona che prima non amavo, ma a cui adesso ho imparato a voler bene davvero.

    

   [gennaio 2010]

   


Gianluca Ricci è nato il 17 novembre 1950 a Perugia dove attualmente risiede. Dopo essersi laureato in lettere moderne si è trasferito per motivi di lavoro per circa un decennio in provincia di Bergamo. Ha insegnato italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di I e II grado. 

Sono stati pubblicati alcuni suoi volumi di poesia:

Su SuperZeko, poi, sono riproposte con il consenso dell'autore alcune Poesie inedite degli anni 2005-2007, già pubblicate da Enrico Cerquiglini nel suo blog «Tra nebbia e fango» (http://enricocerquiglini.splinder.com/tag/gianluca_ricci), e Vigoroso è il moto del cielo (Poesie 2010-2012), già pubblicato da Midgard Editrice, mentre sono pubblicate in prima edizione la raccolta del 2008 Nova. Amor sacro ed amor profano ed altre cose ancora, quella del 2009 L'Uno vacante. Ancora citazioni, haiku, koan, aforismi e quant'altro..., Avessi ancora qualcuno (2011-2012), e le opere in prosa Koan all'italiana (2009), Il micio curandero & altri racconti (2009-2010), Le fiabe svoltate (cioè all'incontrario) (2010), Quando i ragazzi raccontano (2010), Tre viaggiatori (2010). Vi ha inoltre pubblicato Me le ha raccontate la mamma..., una raccolta di storielle e filastrocche apprese da sua madre Alda Rebecchi.

Il suo indirizzo di posta elettronica è etsi.omnes.non.ego@gmail.com.

   

 

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